Capitolo Venti

Irresponsabile, e persino egoista. Non era nulla di diverso, Kang Jo. Come aveva potuto fare una cosa simile a Min Rin: accettare i suoi sentimenti? Poche notti prima aveva dimenticato il peso che portava sulle spalle, di suo padre e del nome di lei. Anziché allontanarla si era lasciato andare, senza pensare alle conseguenze.

Quando sarebbe arrivato il giorno in cui il Ministro Choi avrebbe trovato il modo di far affondare il clan dei Park – e sarebbe giunto – Min Rin lo avrebbe odiato. Esattamente come Seung Hyun cinque anni prima.

Cancellò il sapore del bacio di lei, e tornò a occuparsi della ronda mattutina insieme ai Nangdo che lo seguivano per Seorabeol. Con la testa china, i capelli erano appena scossi dal vento. La fascia sulla fronte quel giorno era più stretta del solito, come se avesse premuto sui pensieri.

«Doryeonim[1], fate attenzione!»

Uno dei Nangdo lo afferrò per la spalla e lo trascinò indietro. Kang Jo si tolse di mezzo prima che un carro attraversasse la strada. Su di esso era seduta una donna con un copricapo velato, un uomo incappucciato da cui scendevano fili bianchi fra i capelli, e nel mezzo un bambino, intento a masticare una caramella di riso.

Eun.

Il fiato scomparve. Persino la ferita alla spalla pulsò di nuovo. Non importava cosa Seung Hyun gli avesse raccomandato: non poteva lasciarsi scappare una nuova occasione.

Ordinò ai Nangdo di proseguire la ronda senza di lui. Recuperò un cappello di carice e lo calcò sulla testa. Balzò sui tetti delle case e seguì il carro che aveva rallentato una volta immerso fra la folla. Lo superò per poi saltare su un banco di caramelle di riso. La polvere bianca si sparse a terra in una nube fumosa, colpendo le ruote del carro. Prima che il venditore potesse afferrarlo per un orecchio, e punirlo, sfuggì alla sua presa.

Le ruote, inumidite di polvere, avrebbero lasciato una lunga scia da seguire.

*

Quando Kang Jo tirò le redini il cavallo si fermò. Le ultime orme bianche, ormai sbiadite, avevano attraversato un villaggio ai confini di Silla. La terra, lì, non rendeva. Persino i contadini se ne erano andati, quando si erano accorti che non avrebbe fruttato. La grande distanza dai fiumi, poi, doveva rendere quel posto invivibile.

Dunque era lì che i Ribelli si nascondevano. In un luogo che nessuno avrebbe cercato. Scrisse una breve lettera da mandare a Seorabeol, incidendo la carta con una pietra scura, utilizzata dai Hwarang nei momenti in cui le comunicazioni erano necessarie. La infilò nella sacca stretta al cavallo e lo picchiò per farlo tornare indietro. Animali come lui erano addestrati per tornare al punto di partenza anche senza cavaliere, e una volta rientrato a Seorabeol i suoi Nangdo se ne sarebbero occupati, come aveva lasciato detto.

Si introdusse nel villaggio tenendo la testa china, con il cappello di carice a coprire il volto.

La donna dal copricapo giallo scese dal carro, aiutata dalla persona incappucciata. Insieme ad Eun entrarono in una casa fatiscente.

Kang Jo li seguì, saltando sul tetto. Non vi era nessuno, fra le strade infangate, ormai la notte aveva preso preso il posto del giorno. Solo la luna illuminava timidamente un luogo che sembrava più adatto ai fantasmi.

Scese sulla paglia ruvida e accostò un orecchio verso il basso. Lì sotto doveva esserci una finestra aperta, perché le voci arrivarono con facilità. Quando provò a scendere di più, la paglia giocò un brutto scherzo e vi scivolò sopra. Il movimento repentino provocò un rumore soffocato, ma udibile. Trattenne il fiato, ma non abbastanza da smettere di respirare. Dovevano averlo scoperto, perché qualcuno uscì di casa.

Kang Jo si arrampicò sulla parte superiore del tetto, ma prima di passare dalla parte opposta, una freccia lo sfiorò al fianco. Voltandosi riconobbe lo stesso uomo che giorni prima aveva tentato di ucciderlo fra i vicoli di Seorabeol e puntava contro di lui la stessa balestra.

Si coprì il volto col cappello di carice, lo ignorò, nel tentativo di saltare sul tetto più vicino ma una mano lo fermò per il bavero della jeogori. Perdendo l'equilibrio rotolò dalla parte opposta della casa, trascinando con sé l'assalitore.

Piombò a terra, mugugnò di fastidio per il colpo alla spalla, ma quando schiuse le palpebre si stupì. Su di sé ritrovò il peso di una ragazza. Cacciò via il cappello di carice, raddrizzando la schiena. La strattonò per le braccia nella speranza di essersi sbagliato.

«Min Rin» sussurrò.

Lei, resasi conto di chi avesse avuto davanti, si mise in ginocchio. I lunghi capelli neri scendevano in vita sullo stesso abito che aveva visto indossare alla donna del carro.

«Cosa ci fai qui?» lo sgridò, ciononostante avvolse le mani fra le sue.

Kang Jo si liberò dalla sua presa. Strisciò indietro, costernato. Era questo che Seung Hyun avrebbe voluto evitare? Se avesse perseguito i Ribelli, avrebbe causato problemi a Min Rin.

Nel rialzarsi in piedi, si ritrovò puntata in viso la balestra del Capo dei Ribelli, che aveva appena fatto il giro della casa. Aiutò Min Rin a sollevarsi da terra, con una tale accortezza che poteva sussistere solo avendo una certa coincidenza.

«Il desiderio di morire deve essere impellente se ci hai seguiti» commentò l'uomo. Il trucco che circondava gli occhi rendeva lo sguardo più terrificante di quanto non fosse.

Min Rin si parò davanti alla balestra con le braccia aperte.

«Goo Myung, non ti permetto di...»

«Agasshi[2], non posso fare altrimenti. Ogni infiltrato è destinato a perire per la sicurezza del villaggio.»

«Non conosciamo le sue intenzioni.»

«Basta sapere che sia il figlio di chi vuole la nostra fine.»

Goo Myung unì le mani alle labbra e fischiò. Un gruppo di uomini sopraggiunsero e Kang Jo non poté che piegarsi quando lo gettarono a terra per legarlo.

Non osò opporre resistenza. Ciò che aveva scoperto dilaniava ogni consapevolezza. Ciò che aveva scoperto avrebbe segnato la sua fine per sempre.

Guardò di sottecchi Min Rin, mentre lo tiravano in piedi. Lei non ebbe il coraggio di voltarsi nemmeno una volta, dopo che lo trascinarono via.

*

Il bruciore alla spalla non era nulla quanto quello che infiammava i pensieri. Kang Jo era rimasto da solo in un magazzino di comodo, dove erano raccolti sacchi di provviste che non sarebbero durate nemmeno per metà di un inverno. Lo avevano legato ad una sedia e le corde segavano i polsi, le caviglie. Non aveva nemmeno provato a liberarsi, sebbene lo avessero completamente disarmato, i nodi sarebbero stati facilmente sciolti dalle sue abili mani di Hwarang. Solo, non voleva.

La porta scricchiolò in un rumore fastidioso. Lì comparve la luce timida di una lanterna. Kang Jo sollevò il mento per guardare in quella direzione. Min Rin era appena entrata. I lunghi capelli neri scendevano sulla veste in un manto di vergogna, e timore. Si preoccupava per lui o aveva paura di lui? E dire, che pochi istanti prima si era sentito in colpa per aver ricambiato i suoi sentimenti. Chi, alla fine, aveva sorpreso chi?

«Non permetterò loro di farti del male» mormorò Min Rin. Si avvicinò, appendendo la lanterna a un chiodo della parete.

Kang Jo socchiuse le palpebre nella sua fastidiosa immobilità.

«Dovrebbero invece. Non possono fidarsi di me.»

Gli occhi di lei si inumidirono di lacrime. Si piegò alla sua altezza e strofinò una mano sotto la naso per nascondere i singhiozzi.

«Se decidessi di tirartene fuori, si fiderebbero.»

Se avesse avuto la forza di farlo avrebbe riso. Spostò lo sguardo verso il soffitto in legno e scosse la testa.

«Min Rin» calcò il suo nome perché suonasse avvelenato «tu sapevi quanto tempo ho trascorso nel tentativo di scovare i Ribelli, quanto tempo mi sono dannato per liberare Seorabeol dalla loro esistenza. E poi, scopro che sono legati a te?»

Lei si alzò di nuovo. Si abbracciò e si voltò dalla parte opposta. Ora non poteva vedere che la sua schiena, la sua esile corporatura.

«Non potevo dire nulla.»

La voce aveva tremato. Kang Jo si lasciò andare ad un sorriso tiepido. Certo, che non poteva.

«Temevi che ti avrei tradita?» la incalzò.

Min Rin tornò verso la sua direzione, le lacrime erano scese sulle guance. Vi era rabbia, ostinazione fra di esse. Nessuno la conosceva quanto lui. Poteva sembrare ingenua e avventata, ma era anche piena di rancore capriccioso. Ed eccolo lì che veniva fuori.

«Non lo so! Forse lo avresti fatto. Dopotutto mio padre difende i Ribelli e il tuo cerca di distruggerli!»

Quelle parole punsero come un ago conficcato nel cuore. Kang Jo sfregò i polsi fra le corde. Doveva rimanere vigile, ricordarsi che non era un sogno.

«Così hai ritenuto che mi sarei comportato come mio padre. Hai supposto che non ti avrei ascoltata e non ti sei fidata di me. Sei esattamente come Seung Hyun. Avete scelto di non fidarvi senza considerare ciò che sono, avete stabilito voi per me ciò che sarei diventato, senza darmi la possibilità di dimostrarvi che sarei disposto a fare tutto per voi!»

Non riuscì a trattenere il tono della voce, che era esploso in un rimbombo per tutto il magazzino. Il dolore che aveva provato cinque anni prima, quando Seung Hyun si era allontanato, era rimasto ancorato al corpo, allo stomaco, indebolendolo.

Min Rin tornò in ginocchio e scosse la testa. Il viso si era arrossato. Le labbra sottili sotterrate fra i denti.

«Temevo che mi avresti odiata.»

«Ma come posso odiarti, sciocca ragazza?» La voce si ammorbidì, lasciando che le grida precedenti si perdessero come echi fra le montagne. «Se esiste qualcuno che può farmi compiere una scelta tanto importante come quella di tradire di mio padre, quel qualcuno sei tu. Sarei disposto a tutto per te, anche se questo mi avvelenerà il cuore.»

Sciolse i nodi con estrema rapidità, col solo uso delle dita. Quando fu libero di muovere le braccia, la tirò a sé. Min Rin cadde a sedere su di lui, trovandosi con la testa sul suo petto. Kang Jo la avvolse, impedendo alle lacrime di traboccare. Sorrise nel momento in cui lei ricambiò la stretta.

«Ed è questo che volevo evitare, Kang Jo, che ti avvelenassi il cuore» disse, sollevando il viso per guardarlo meglio. «Non sono mai stati i Ribelli ad attaccare Seorabeol. Se... se te lo avessi detto tu, avresti scoperto che -»

«E' stato mio padre?»

Non ebbe bisogno di risposta. La rabbia montò dentro di lui con una tale voracità che avrebbe potuto farla esplodere in qualunque momento. Si morse le labbra fino a sentire il sangue scivolarvi attraverso. Il sorriso si spense in una smofia.

«Saperlo ti avrebbe spezzato il cuore, Kang Jo.»

«Saperlo mi avrebbe aperto gli occhi.»

La strinse di più a sé, nascondendole la terribile espressione che doveva avergli squarciato il viso. Da quel momento in poi non sarebbe rimasto nulla, nulla, del bambino che aveva tanto adorato il proprio padre.

**
Note: [1] Doryeonim: Signorino
[2] Agasshi: Signorina

Non manca molto ormai alla fine, solo cinque capitoli!

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