Capitolo Sette
Il sangue si attaccò fra le pareti della gola. Scendeva viscoso, come se lo avesse masticato sotto ai denti. Seung Hyun si tamponò le narici per fermarlo. Seduto a gambe incrociate nella propria stanza, con la mano libera immergeva una stoffa bianca in una bacinella d'acqua. Il setto nasale era ancora integro, ma la mandibola doleva. Non aveva visto il bastone di Baek Soo piombargli addosso e questo era stato il risultato.
Dopotutto, Seung Hyun stesso si era alzato quando aveva superato i limiti del proprio corpo e aveva iniziato a vedere solo ombre nere. Se l'era cercata e ora toccava a lui prendersi cura dei pezzi rimasti. Un vero guerriero – se tale voleva diventare, per suo padre – non si sarebbe mai cacciato in una situazione per lui insuperabile, ma avrebbe trovato il modo di stancarsi il meno possibile e di raggiungere l'obiettivo senza eccessivi sforzi. Frantumare i muscoli e le ossa lo avrebbe lasciato solo privo di utilità. Il sacrificio, così elogiato da molti, era per lui uno spreco.
Seung Hyun sollevò lo specchio dorato e incontrò la figura di Baek Soo. Seduto sulla soglia che separava la stanza dal corridoio esterno stringeva un ginocchio al petto. La linea dei baffi emergeva sulle labbra imbronciate e le palpebre si stendevano come un velo sugli occhi.
«Sto bene, Baek Soo.»
«Stare bene e sentirsi bene sono due cose diverse» la sua voce si piegò come un filo d'erba.
«Ciò che intendo dire è che non sei costretto a rimanere qui. Il tuo tempo è interamente dedicato a me, come maestro d'armi. Non hai una vita che appartiene solo a te?»
Continuò a guardarlo dallo specchio, abbandonando il panno insaguinato fra le gambe. Non era suo desiderio allontanarlo, ma temeva che Baek Soo avrebbe finito per diventare solo un'ombra. Gli aveva già sottratto molto, per continuare a sottrargli altro ancora.
Lui sollevò solo una palpebra e ne seguì una risata cristallina, pura come il ghiaccio che si scioglie dalle montagne.
«Questa è la vita che ho da vivere, Seung Hyun.»
Abbassò lo specchio e si voltò per coglierlo con la coda dell'occhio.
«Insegnarmi come si tiene in mano un'arma per volere del Generale, è davvero tutto qui?»
Baek Soo inspirò e aprì anche l'altra palpebra. Lo sguardo grondava di disappunto.
«Non è tutto qui, per me è tutto. Prima di incontrare il Generale Kim io non ero nulla. Eseguire i suoi ordini è un onore, non un peso. Inoltre, tu sei l'erede designato e non posso permettere che suo figlio macchi il nome di questa famiglia.»
Seung Hyun gettò la stoffa insanguinata nella bacinella. Vi mescolò le mani per nasconderne il tremore. Non avrebbe mai mancato al suo dovere.
Mandò giù la saliva rappresa, dove ancora si contorcevano grumi di sangue. Fili di capelli impolverati scivolarono sulle guance e lo aiutarono a mascherare la tensione. Doveva trovare un modo per dimostrare che lui sarebbe stato sempre leale.
Lo scrosciare della porta, insieme al tamburo di passi metallici, lo richiamò dalla parte opposta. Sulla soglia affacciata al corridoio emergeva la figura di suo padre, altero e scostante, con il suo cipiglio perennemente in ombra. Lo studiò, passando le ferite che Seung Hyun aveva sul viso, una ad una, e quelle tumefazioni che presto sarebbero diventate viola. Non disse nulla a riguardo e si fece avanti.
Baek Soo si precipitò in piedi e si inchinò, intrecciando le mani, ma rimase al suo posto. Quando Seung Hyun provò ad alzarsi, il Generale indicò di non farlo. Si accomodò davanti al soban che una domestica aveva lasciato al suo ritorno, dove era stato versato del tè ancora integro, ormai freddo e imbevibile. L'odore floreale risaliva alle narici. Il Generale ne versò un po' in una ciotola.
«Sabunim[1], chiederò che venga servito altro tè» lo scongiurò Baek Soo, rimanendo con la schiena piegata.
«Per quale motivo?» lo rimproverò con lo sguardo «Un soldato si adatta alla situazione che trova.»
Seung Hyun tolse le mani dalla bacinella e le asciugò sugli abiti intimi. Si accomodò davanti a suo padre, lasciando che i capelli piombassero ancora sulle spalle. Ormai detestava sentirne la morbidezza mescolata all'odore di terra e sudore.
«Non sarebbe più semplice adattare la situazione al soldato?»
Si morse il labbro inferiore quando si rese conto che suo padre era rimasto con la ciotola a mezz'aria. La linea degli occhi, già così minimi, mutò in fessure ancora più strette. Le sopracciglia ricamate dai primi fili d'argento ridussero lo spazio dello sguardo. Il sangue doveva bollire di continuo nelle sue vene di guerriero. Di rado il Generale non sorrideva ai suoi interventi, lo incitava anzi ad esporre le sue idee, ma in quel momento la severità della sua espressione rasentava il lutto.
«E' per il modo in cui guardi il mondo che lui si è interessato a te.»
Seung Hyun piegò la testa da una parte. Lui, chi?
«Ognuno di noi vive nell'abitudine, ci muoviamo in modo meccanico, i nostri stessi pensieri sono frutto di azioni già preordinate. Tu, invece, sin da quando sei arrivato qui hai dimostrato di pensare in modo diverso. L'acqua e il metallo scorrono in te, così come il legno e il fuoco appartengono alla mia nascita.»
«Sabunim, non vi affidate a ciò che vi dissi, le mie parole sono state dettate dall'ignoranza» intervenne Baek Soo che, mortificato, si avvicinò per sedersi accanto a loro.
«Devi sapere, Seung Hyun, che dopo averti accolto nella mia dimora, prima di convincermi a renderti mio figlio in modo definitivo, ho chiesto a Baek Soo di confrontare i destini legati alla nostra fortuna. Essi sono compatibili, l'acqua e il metallo che compongono la tua essenza saranno risolutive per me. Ci attenderà gloria sul nostro cammino.»
Di fronte a quella rivelazione Baek Soo chinò la testa e si voltò dall'altra parte. Seung Hyun lo fissò dal suo posto. Dunque, era lui il vero indovino. D'ora in avanti avrebbe cercato di nascondere il viso, per evitare che dai suoi lineamenti trapelasse qualcosa di oscuro, crudele e irrecuperabile. Per quanto non si ritenesse tale, non poteva sapere cosa un giorno sarebbe diventato.
«Il mio dovere è quello di servirvi, Sabunim» disse, finalmente, piegandosi in un inchino. Si rialzò lentamente, cercando gli occhi di suo padre, per sancire quel legame con maggiore forza. «Quale persona si è interessata a me?»
Il Generale abbandonò la ciotola sul soban, senza averla nemmeno sfiorata. Picchiò le dita possenti sul legno e reclinò in basso le labbra sottili.
«Il Ministro Choi Kwan Go ti vede sotto una luce positiva. In parte ne sono lieto, in parte questo mi preoccupa. Ciononostante ripongo estrema fiducia in lui, poiché condividiamo il medesimo sogno.»
«Quale sogno, Sabunim?» domandò, nella speranza di ricomporre piccoli pezzi che avrebbero fatto parte della sua vita.
«Un giorno te ne metterò a parte. Il Ministro ha espressamente richiesto la tua presenza fra due notti, quando i ribelli di Gaya attaccheranno il Palazzo Reale.»
Il sangue nella gola non era più così amaro.
Non sono pronto. Non posso essere pronto.
Seung Hyun si leccò le labbra e piegò la testa. Sopportare il peso dei sacchi di sabbia alle caviglie, per aumentare la resistenza, essere colpito da un bastone di legno e sentire le gambe fiacche era ben diverso dall'aderire all'azione vera e propria. Scendere in campo con occhi e orecchie pronte ad immergersi nella violenza. Era così presto e così ingiusto. Per un attimo, desiderò trovarsi al villaggio accanto al fiume, con il ghiaccio dell'inverno pronto a massacrare ogni singolo muscolo del corpo.
«Sabunim, non potete aver accettato. Seung Hyun è ancora un bambino, si troverà nel mezzo di una battaglia» la voce di Baek Soo irruppe in suo aiuto. Doveva aver compreso il suo stato d'animo.
«E tu sei ancora un ragazzo, ma per mio conto hai già svolto ardui compiti» aggiunse il Generale, voltando la testa da una parte. Con l'indice picchiò un punto sopra l'orecchio, dove i capelli avevano smesso di crescere e risaliva una cicatrice argentea, come la linea dritta di una strada. «Questa me la procurai quando avevo dieci anni. Tolsi la vita al soldato che aveva trafitto mio padre in battaglia, per vendicare la sua morte. Sono nato e cresciuto nella guerra. L'innocenza, qualità tanto decantata per i bambini, io non l'ho mai conociuta. Mia madre mi partorì fra le tende dell'accampamento, immerso nel metallo e nel sangue. L'innocenza, Baek Soo, esiste solo lì dove viene costruita. Perciò, mio figlio si unirà a noi.»
Seung Hyun schiuse le labbra e assaporò il refolo di vento che si introdusse dal giardino. Il Ministro Choi doveva avere in mente uno scopo preciso. Forse, voleva mostrare l'effetto che le parole potevano avere sulle azioni. Voleva metterlo in guardia.
«Quale sarà il mio compito, Sabunim?»
«Uccidere il Capo dei Ribelli di Gaya.»
Baek Soo richiamò l'attenzione su di sé. Si prostrò in un inchino, unendo le mani in una preghiera. I capelli neri avvolsero la nuca, scendendo fino al pavimento.
«Sabunim, vi prego di ripensarci. Non potete affidare a Seung Hyun un compito simile. Se morirà, ve ne pentirete.»
«Baek Soo!» gridò il Generale, battendo un pugno sul soban. La ciotola colma di tè cadde a terra e il liquido si versò fino ai suoi piedi, a formare campanule di pioggia, simili a gocce di sangue versato. «Non osare ancora mettere in discussione le mie decisioni. Questo è quanto il Ministro Choi ha predisposto e questo è quanto accadrà fra due giorni.»
Suo padre si alzò in piedi e rosso di ira uscì dalla stanza, scuotendo la porta a tal punto da far crollare granelli di polvere. Seung Hyun crollò a sedere. Le ginocchia si sciolsero come acqua da una cascata.
La morte l'aveva incontrata spesso, al villaggio. La morte con il nome del dolore, della malattia, della vecchiaia, impossibile a ristabilire la vita. La morte inferta da mano umana, però, era ben lontana dalla sua immaginazione.
Baek Soo, con una disarmante lentezza, raddrizzò la schiena e posò i pugni sulle cosce. Lacrime che contrastavano così tanto la sua indole ilare rimasero bloccate sotto le palpebre. La fascia azzurra si piegò sotto le vene di frustrazione.
«Mi dispiace Seung Hyun. Speravo che avendo te al suo fianco, il Generale avrebbe smesso di seguire il Ministro Choi come una tigre incatenata. Speravo di potermi rendere utile, di insaguinare le mie mani perché le tue rimanessero pulite, ma non ne ho il potere. Perdonami.»
Seung Hyun distese il viso per scacciare il tumulto nella testa. Per qualche strano motivo, quelle parole lo incoraggiarono, nonostante non avrebbero potuto salvarlo.
«Baek Soo» sussurrò «qualunque tipo di essere umano io sia costretto a diventare, tu non mi abbandonerai mai, vero?»
L'altro sollevò il mento e stirò le spalle. Era una richiesta d'aiuto. Una promessa che non sarebbe mai rimasto solo. Baek Soo annuì per sancirla.
**
Note: [1] Sabunim: Maestro.
Non ricordo se l'ho specificato nelle note dei capitoli precedenti, ma ho alzato l'età di Seung Hyun a undici anni, perché a nove compiere un omicidio mi sembrava un pochino presto. In realtà, considerando che a dodici ci si sposava e si entrava nei Hwarang avendone la possibilità, non è nemmeno così strano ma ho preferito lo stesso alzare un po' la soglia.
Diamo il via alle scommesse: Seung Hyun sarà in grado di togliere la vita a qualcuno? :3. La risposta arriverà tra una settimana!
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