Capitolo Quattro [Parte I]
I sacchi di sabbia legati alle caviglie diventavano più pesanti ogni giorno che passava, da quando Seung Hyun era stato punito. Nonostante se la fosse cavata, di fronte al Ministro Choi, il Generale lo aveva rimproverato duramente. Le natiche bruciavano ancora per le percosse ricevute, ma non quanto il suo animo ferito. Quella paura che risaliva lungo la schiena, all'idea di non essere meritevole di una tale fortuna, lo attanagliava. Non importava quanto il suo corpo avesse sofferto. Poteva spezzarlo, piegarlo finché non si fosse rotto in mille pezzi, ma non si sarebbe arreso. Aveva accolto la punizione come fosse stato un grande onore e da allora, dal pranzo al tramonto, non faceva che correre lungo tutto il confine del campo d'addestramento. I soldati lo fissavano dalle loro postazioni, nessuno rideva della sua condizione, come era accaduto con Baek Soo, ma lo incoraggiavano a non arrendersi.
Quel giorno, però, il sole aveva picchiato più forte del solito. Senza bere, la lingua si era attaccata al palato e il respiro si era fatto più stretto. Mancava poco al tramonto, ma le ginocchia non lo sostenevano più. Arrancava, con quei tremendi sacchi, e il sudore si era appiccicato fin sotto le palpebre. Non vedeva più la terrabattuta sotto ai piedi, ma angoli oscuri di buio che si materializzavano come pozzi vuoti in cui rischiava di cadere.
Baek Soo, con le braccia incrociate, sosteneva il proprio peso alle mura del campo. Rideva ogni volta che lo vedeva passare. Non per deriderlo, ma per spronarlo. Aveva uno strano modo di prendersi cura di lui. Era anzi inspiegabile che lo facesse: dopotutto, aveva preso il posto a cui ambiva. Seung Hyun si era accusato per questo, solo un po'. In fin dei conti, non era sua la colpa.
«Un vero amico non interromperebbe il ciclo di punizioni consegnando un po' d'acqua, non è così?» lo provocò, quando gli passò accanto.
Seung Hyun cacciò indietro la saliva amara ed annuì. Non c'era più nessuno al campo: i soldati lo avevano lasciato deserto, ma Baek Soo continuava a controllarlo. Come se ve ne fosse stato bisogno: non avrebbe ingannato suo padre, per nulla al mondo.
Quando l'ultima goccia di sole scivolò via e la sera estiva si materializzò nel cielo ancora chiaro, le gambe di Seung Hyun non ressero più. Crollò in ginocchio e attenuò la caduta, sostenendosi con le mani. Tossì, sputando via i respiri incastrati in gola. Il sudore scivolò giù come gocce di pioggia. Davanti agli occhi si trovò un secchio d'acqua. Quando sollevò il mento, a fatica, Baek Soo era chinato su di lui per controllare che stesse bene. Rideva ancora, come avesse rubato il sole per trattenerlo nel cuore. Seung Hyun, per qualche strana ragione, dimenticò la stanchezza.
«Ottimo lavoro, indovino. Bevi, o finirai per collassare.»
Non se lo fece ripetere. Si sedette fra la polvere e distese le gambe, nonostante fossero scosse dal dolore. Afferrò il secchio e vi si immerse per risucchiare tutta l'acqua che lo stomaco era in grado di contenere. Poi, vi infilò la testa e un brivido di piacere passò dietro la schiena. Nel mentre, Baek Soo aveva preso a slacciare i sacchi di sabbia, con una delicatezza che solo un fratello poteva avere.
«Perché sei così gentile?»
«Ho motivi per cui dovrei comportarmi diversamente?»
Seung Hyun annaspò, lisciando i capelli umidi sulla testa. Emanava un cattivo odore e la terra si era sparsa sulla pelle fino a prudere.
«Credevo ambissi a prendere il mio posto.»
«Parli troppo candidamente, indovino» sorrise Baek Soo, continuando a rimanere piegato su di lui «non ho mai ambito a nessun posto che non fosse quello che mi sono guadagnato da solo. Sono un soldato fedele di tuo padre. Nascondere che, di tanto in tanto, abbia sognato di diventare un membro della sua famiglia, vorrebbe dire ingannare me stesso. Sono un sognatore senza ambizione, vivo la vita con semplicità, ma non piango sul destino che non mi appartiene. Inoltre, sarebbe sciocco riversare su di te una ipotetica frustrazione.»
La dolcezza con cui Baek Soo si era espresso fece pentire Seung Hyun di avergli attribuito qualsivoglia rancore. Gli piaceva, ecco tutto. Per questo aveva temuto che lo avrebbe odiato, per avergli sottratto via un sogno.
«Aigoo, via quell'espressione seria. Dovresti sorridere, ogni tanto» lo rimproverò, colpendolo alla testa.
Seung Hyun corrugò la fronte e sbuffò. Non era così semplice, sorridere. In tutta la sua vita non ne aveva mai avuto occasione di farlo davvero, col cuore, perciò si limitò a scrollare le spalle. Si alzò in piedi e afferrò il secchio da riportare al proprio posto. Non voleva lasciare il campo in disordine.
«Vorresti imparare a maneggiare la sciabola?» gli domandò Baek Soo, che lo accompagnò lungo il percorso, con le braccia incrociate dietro la schiena.
«Non sapevo fossi un maestro di spada» farfugliò Seung Hyun, accostando il secchio accanto al pozzo.
Baek Soo tossì e pestò un piede a terra.
«So maneggiare qualunque tipo di arma, se è per questo. Sono ancora giovane, ma il Generale Kim mi ha insegnato bene. Inoltre è lui che mi ha chiesto di impartirti le prime lezioni.»
Seung Hyun, affacciato sul pozzo, si voltò a guardarlo colmo di stupore. Suo padre aveva davvero intenzione di cominciare a istruirlo come un soldato. Temeva che quel momento non sarebbe mai arrivato. Non importava se non fosse stato lui stesso ad educarlo, doveva dimostrare di essere un allievo capace. Si inginocchiò, nonostante le caviglie flaccide che reclamavano pietà, e lo pregò con tutta la voce che aveva in corpo.
«Prenditi cura di me, Baek Soo Hyungnim[1]! Prometto che non rimarrai deluso e che seguirò ogni tua parola!»
Baek Soo storse il naso.
«Potrei trarne vantaggio...» scoppiò a ridere.
Seung Hyun sollevò la testa, scoraggiato, e sospirò. Non era poi così sicuro di essere caduto in buone mani. Quando si rialzò provò a spolverare via la fanghiglia incastrata sugli indumenti. Le luci della sera si erano fatte più scure e presto sarebbe sopraggiunto il buio. Non si aspettava di vedere suo padre varcare il campo, di ritorno dai suoi impegni. Quel giorno era stato richiamato dal Ministro Choi. Non aveva dimenticato ciò che era accaduto una settimana prima, né il consiglio sulla migliore strategia per stroncare superstiti stanchi, ma affamati di vendetta. Da allora non era stato più messo a parte di nulla e ne era felice.
Socchiuse le palpebre non appena riconobbe un'ombra attraversare il campo. Rimase stupito quando intravide la figura di Kang Jo, il figlio del Ministro. Al limite della soglia vi erano alcune guardie di scorta. Il ragazzino, appena lo intercettò, corse verso di loro.
«Credo sia qui per vedere te, attenderò più avanti. Non tardare, ho il compito di riportarti a casa» si raccomandò Baek Soo, prima di allontanarsi e lasciarli soli.
Seung Hyun si sedette sul bordo del pozzo. Aveva pensato spesso ai datteri, quel sapore dolce continuava a stuzzicargli il palato. Kang Jo si fermò davanti a lui, teneva nascosto qualcosa dietro la schiena. I capelli sciolti sulle spalle erano pettinati con cura e una fascia azzurra passava attorno alla fronte. I suoi occhi, anche quel giorno, erano furbi e sottili, ma amichevoli.
«Non ho dimenticato la promessa» sorrise Kang Jo, alzando solo un angolo delle labbra «ma non mi è stato permesso allontanarmi da casa prima di questo momento. Hai scontato una punizione dura?»
Sfrontato. E dire che Baek Soo poco prima lo aveva rimproverato di parlare troppo candidamente.
«La punizione si trascinerà ancora a lungo, ma non ricordo di quale promessa parli.»
Kang Jo si rabbuiò. Si inchinò, inchiodando la schiena a metà.
«E' colpa mia se sei finito nei guai, dovrei ricevere una doppia punizione e scontarla al tuo posto.»
«Credevo che il coraggio consistesse nel dividere la punizione, non nel raddoppiarla e sopportarla in solitudine.»
In nessun modo voleva sottrarsi alla responsabilità.
«Allora mi hai ascoltato» ridacchiò Kang Jo, tornando con la schiena dritta. «Anche se non ricordi nulla della promessa.» Svelò ciò che nascondeva. Gli consegnò un libro giallo, rilegato con la massima cura. «Qui troverai tutto l'occorrente per imparare a scrivere. Puoi iniziare copiando i primi ideogrammi e io ti insegnerò a riconoscerli.»
Seung Hyun schiuse le labbra. Fissò il libro che con cortesia gli era stato porto. Doveva scrollarsi via quell'atteggiamento scontroso che si era cucito addosso, vivendo al villaggio. Si inchinò più volte e accettò il prestito.
«Ti ringrazio per essertene ricordato.»
«Tra amici funziona così, credo. Passerò domani mattina alla dimora del Generale Kim, per organizzare la nostra prima lezione. Tieni pronto l'inchiostro, ne verserai un bel po'.»
Kang Jo si inchinò e senza che potesse rispondere svanì dal campo. Seung Hyun fissò il libro pesante, consumato, che gli era stato affidato. Fino ad allora aveva vissuto solo col bagaglio delle proprie esperienze, ma l'idea di poter imparare qualcosa di concreto, lo rendeva felice della sua nuova condizione.
***
Note: [1] Hyungnim: Tipo di appellativo utilizzato da un ragazzo nei confronti di uno più grande, traducibile con "fratellone".
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