Capitolo 7


Un tiepido sole stava riscaldando il villaggio di Helgö già alle prime luci del mattino, accarezzando con dolcezza, la terra bagnata di rugiada e gli abitanti già in frenetico movimento.

La giovane Kadlin camminava attraverso la piazza osservando distrattamente i carri del mercato, mentre con la mente pensava alla giovane mamma e al suo bambino. Immersa com'era nei suoi pensieri, non si accorse subito del bel guerriero che le stava andando incontro.

"Buongiorno, Kadlin!" la salutò Alrik con un sorriso.

La giovane sollevò lo sguardo nella sua direzione e per un attimo parve non riconoscerlo, perché impiegò molto più tempo del consueto per rispondere.

Senza poterlo evitare, infatti, si era lasciata distrarre dalla di lui figura imponente, osservandolo in modo attento, come ancora non era successo.

Il guerriero di Birka indossava un pantalone in cuoio marrone, che evidenziava la muscolatura delle gambe e una tunica in lino scuro fermata in vita da una spessa cintura, che delineava le spalle ampie e inglobava la spada. I lunghi capelli biondi erano stati intrecciati e gli ricadevano sulla spalla destra, mentre la barba era stata accorciata e disegnata sul suo volto. Quello che più l'aveva rapita, però, fu il colore dei suoi occhi: un cielo in burrasca che splendeva con una luce diversa.

"Non mi saluti?" inquisì lui quando le fu dinanzi.

Quella mattina emanava un particolare profumo di vegetazione e mare che la stordì.

Cosa mi sta succedendo?

Ovviamente, non diede sfoggio del proprio turbamento.

"Cercavo di ignorarti" rispose senza riuscire a trattenere il sorriso che stava irrompendo sulle sue labbra.

"Me ne ero accorto" accettò lui lo scherzo continuando a sorriderle.

Perché non la smette di sorridermi in quel modo? Pensò lievemente confusa.

"Stai andando da Gudrik e sua moglie?" le chiese.

"Esatto" confermò ricominciando a camminare.

Quell'insolito turbamento che le stava confondendo la mente e il corpo non era un bene e preferì muoversi per tentare di allontanarsi da esso.

"Ti dispiace se vengo con te?" domandò con interesse, come se quella mattina la cosa più importante fosse vedere il contadino e sua moglie.

"Non credo che li infastidirà la tua presenza" rispose stando attenta a non inspirare troppo il suo profumo.

Povera me!

"Alrik!" una voce gracchiante li costrinse a fermarsi.

Si voltarono e, davanti a loro trovarono Edgar, impettito e con occhi iracondi.

"Edgar, hai qualche problema?" replicò Alrik guardandolo dall'alto in basso, poiché lo superava in altezza.

"Mi chiedevo, se non sei interessato alla nostra Kadlin, perché sei sempre attaccato al suo drappo?" sibilò spostando lo sguardo da lui alla giovane.

"E tu, non dovresti lasciare che ti segua ovunque, è fastidioso per i tuoi ammiratori" rimproverò poi la ragazza con tono duro.

La risposta di Kadlin fu preceduta da una risata leggera.

"Edgar, vorrei ricordarti che per il momento io appartengo solo a mio padre. Inoltre, non credo che parlare con Alrik sia un problema. È un amico di mio padre e per tanto lo rispetto, se la cosa ti crea fastidio, puoi sempre abbandonare come hanno fatto altri prima di te."

"Ti assicuro che il tuo atteggiamento mi tenta" replicò l'uomo stringendo i pugni.

"Non sto facendo niente di male e non ho di che giustificarmi" ribadì lei, senza cedere.

"Vedremo" brontolò ancora Edgar, infastidito dalla sua testardaggine, ma ugualmente girò sui talloni e andò via.
Non poteva discutere in quel momento, doveva prima sposarla e poi le avrebbe insegnato come stare al suo posto.

"Lo hai proprio fatto arrabbiare" sorrise Alrik, divertito e orgoglioso di come aveva saputo tenergli testa.

"Ben gli sta!" sorrise convinta. "Non sta certo a lui decidere i miei amici."

Amici! Che strano sentire pronunciare questa parola dalla tua bocca.

Il richiamo degli uomini che sorvegliavano la palizzata coprirono la risposta del guerriero, il quale prontamente si interruppe, prestando tutta la sua attenzione a quel grido.

"Maledizione!" imprecò, poi, afferrando la giovane per le spalle. "C'è un posto sicuro?"

"Non abbiamo rifugi" spiegò la giovane, sentendo salire la tensione man mano che aumentavano le urla degli assedianti.

"Non importa. Raduna le donne e i bambini e allontanatevi il più possibile da qui" ordinò con decisione "e ti prego, stai attenta" si raccomandò con preoccupazione, come se veramente tenesse a cuore la sua vita.

Kadlin annuì. Non c'era bisogno di perdere tempo in spiegazioni. Alrik doveva andare ad armarsi e così anche lei. Si voltò e corse nell'addestramento delle spade, dove già molte madri avevano fatto il loro ingresso.

Quello era il ricovero in caso di attacco o meglio, il posto più lontano dalla palizzata.

Le urla dei bambini e il pianto delle donne le strinsero il cuore, ma non poteva attardarsi nel consolarli. Non ce n'era il tempo.

Si nascose dietro un telo e si cambiò. Indossò un pantalone in cuoio, una corta tunica, una cotta di maglia e un rivestimento in cuoio spesso creati appositamente per lei. Legò i capelli, calzò un sottile copricapo in ferro e impugnò la sua spada.

"Dove stai andando?" le chiese la serva inglese, assiepata lì dentro con tutti gli altri.

"A fare il mio dovere", confermò, "non mi nasconderò mai, se Helgö verrà invaso, io sarò lì fuori a combattere.
La serva assentì indietreggiando di un passo.

Kadlin, invece, avanzò verso l'uscita consigliando di chiudersi dentro e, quando fu all'esterno, in mezzo alle grida e al caos della preparazione allo scontro, si sentì pronta per la battaglia.

*Mio spazietto*
Carissime guerriere, siete pronte per il prossimo capitolo? Siete un po' preoccupate? Si accettano commenti :-D
A presto!

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