L'invenzione
Appena finita la colazione Wolfram si mise al lavoro. Sophie si sedette su uno sgabello vicino a lui e lo osservò raccattare tutti gli strumenti sparsi per la casa.
Dopo un tempo che alla nostra compagna di avventure sembrò infinito, Wolfram cominciò a progettare. Pergamena e inchiostro alla mano, iniziò a tracciare linee sottili e precise; Sophie guardava affascinata le sue mani muoversi decise e leggere come foglie sospinte dal vento.
A un certo punto però Wolfram, con la lunga e larga manica del vestito, andò a sbattere contro il calamaio, che si rovesciò completamente sulla pergamena.
"Uffa, un altro foglio da buttare, devo ricominciare da capo!"
Con le mani tra i capelli, il vecchietto sembrava quasi sul punto di arrendersi, ma l'ottimismo costante di Sophie e la speranza che faceva brillare i suoi occhi lo incoraggiarono a ricominciare. Con impegno e concentrazione, alla fine della mattinata Wolfram riuscì con soddisfazione a terminare il progetto.
Durante il pranzo, i cui ingredienti possiamo fare a meno di elencare, Sophie cercò in tutti i modi di scoprire che cosa Wolfram aveva intenzione di creare, ma non riuscì a estrapolare nemmeno un indizio:
"Mi dispiace curiosona, ma deve essere una sorpresa, ti spiegherò quando avremo finito..."
E così, concluso il pranzo, Wolfram e la sua assistente cominciarono con entusiasmo a realizzare la macchina sulla base dei progetti dell'inventore.
Ci vollero un intero pomeriggio, qualche esplosione e molti altri pasticci, ma alla fine riuscirono nell'impresa.
Quando ebbero finito, nella stanza sembrava essere appena scoppiata una guerra: macchie di bruciato sul pavimento, segatura sparsa per la stanza, strumenti di ogni genere disseminati e fogli di pergamena stesi sul pavimento.
Wolfram si pulì gli occhiali dalla cenere e si riordinò la barba bruciacchiata; poi incrociò gli occhi di Sophie: uno sguardo di intesa e un sorriso colmo di felicità riempirono di soddisfazione il vecchio, le cui invenzioni non erano mai state apprezzate da nessuno.
Wolfram si chinò e raccolse il foglio di pergamena su cui era disegnato il progetto: era rappresentato un macchinario complesso, ma geometrico e preciso che non somigliava molto all'ammasso di ferraglia al centro della stanza...
"Beh, non è proprio come l'avevo progettato, ma penso che potrà funzionare ugualmente..."
A quel punto Wolfram si girò verso la bambina e si schiarì la voce; poi iniziò la spiegazione:
"Allora, Sophie, ti presento il "Teletimorviaggio"; ho pensato che, dato che mi hai detto che spesso ti avventuri sola nel bosco, devi essere pronta ad affrontare le cose di cui hai paura, se non vuoi trovarti di nuovo persa in una remota parte della foresta per essere fuggita da un animale feroce. E così ecco che questa invenzione capirà dai tuoi pensieri cosa ti spaventa. Dopo di che la macchina ti farà immaginare una situazione in cui ti ritroverai faccia a faccia con ogni tua paura; dovrai affrontarle una alla volta, con un piccolo aiuto. Infine, una volta superati tutti i tuoi timori, potrai, attraverso una mia vecchia invenzione, il teletrasporto, ritornare subito a casa. Cosa ne dici?"
Gli occhi di Sophie brillavano come mai prima e una lacrima di gioia le rigò la guancia; in un attimo avvolse Wolfram in un abbraccio...
"Grazie, grazie e mille volte ancora grazie; non avresti potuto inventare niente di meglio. Sei davvero la persona più speciale che io abbia mai incontrato."
Wolfram restò senza parole: il suo vecchio e arrugginito cuore stava ricominciando a battere grazie all'affetto che solo una bambina, letteralmente piovuta nella sua casa, era stata in grado di dargli. La strinse forte a sé e, con la voce tremante per le lacrime e gli occhiali appannati, le disse:
"Allora, piccola, sei pronta a tornare a casa?"
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