Capitolo 9


La sua vita era tranquilla.
Marco non face che auto convincersi di questo per tutto il tragitto verso casa.
Ma se era così, perché continuava a tenere le labbra serrate e tamburellare in continuazione il manubrio della sua auto, con le dita?
«Dannazione!» imprecò, dandosi subito dopo dell'idiota allorché sua figlia era al suo fianco. Fortunatamente dormiva ancora profondamente, per notare il malumore del padre.
Marco fece un respiro profondo. La verità era che la sua vita era tranquilla, prima, dell'arrivo di Sofia.
Quella ragazza, col suo carattere impetuoso, col suo comportamento così altalenante da non sapere mai cosa aspettarsi era destabilizzante.
Destabilizzante per colui che adesso conduceva una vita senza imprevisti e tranquilla. Avendo, deliberatamente scelto questo, correva il rischio che qualcuno potesse capovolgere tutto il suo sistema.
No, pensò scuotendo la testa, non lo avrebbe permesso. Nonostante quella donna lo attraesse ed era indubbiamente una boccata d'aria fresca per la sua vita così lineare, non poteva permettersi imprevisti.
Si voltò verso Anna, che continuava a dormire beata.
Lo doveva proprio a lei, meritava una vita serene, meritava tutta la sua attenzione.
Quello che era successo quel pomeriggio era stato solo un errore, un errore che non avrebbe più commesso.
In breve tempo, raggiunse la sua casa, ma notò immediatamente qualcuno di fronte al suo cortile. Inizialmente pensò fosse Sofia, ma essendo impossibile che abbia raggiunto casa prima di lui, s'irrigidì immediatamente.
Non appena fu vicino allentò la tensione, riconoscendo chi fosse, ma nonostante ciò non fu felice di quella presenza.
Semi seduto sul sedile della sua moto, una BMW F 800 Adventur, un uomo fissava Marco con u mezzo sorriso che quest'ultimo riconobbe immediatamente e che continuava a infastidirlo come l'ultima volta che si erano visti.
«Che ci fai qui?» gli disse Marco, non appena spense la macchina e uscì da lì.
L'altra continuò a sorridergli, indifferente al tono infastidito dell'altro. «Bè, ho pensato che se non fossi venuto io, era improbabile che tu facessi l'incontrario.» Lo squadrò dalla testa ai piedi, mentre Marco non distoglieva mai lo sguardo dal suo.
«Hai pensato bene» disse semplicemente quest'ultimo, in tono laconico, ma l'altro non sembrò dargli peso e anzi ci rise sopra.
«Oh andiamo! Ti sarò mancato almeno un po', fratello.»
Marcò inarcò un sopracciglio. «Ne rimarresti deluso, nel sapere la mia risposta» lanciò l'ennesima frecciata, trattenendo un sospirò, consapevole che l'aspettava una lunga serata.



Il giorno dopo alla buon'ora, Sofia si svegliò con la ferma decisione di cominciare ad allenarsi sul serio. Dato che, tra il lavoro al pub e i lavori alla pasticceria, il suo tempo libero era molto limitato e aveva deciso che si sarebbe presa almeno una mezz'ora ogni mattina per andare a correre.
Aveva acquistato una tuta con Lena, quel giorno in cui erano andate a fare shopping insieme, consapevole più che mai di essere fuori esercizio.
Si fece una coda sulla chioma bionda e si guardò allo specchio più determinata che mai.
«Bene! Sono pronta per l'allenamento.»
Ignorò le occhiaia che aveva trovato appena sveglia, di fronte allo specchio.
Non aveva chiuso occhi e non solo per ciò che era successo il giorno prima, ma anche perché era stata svegliata da strani rumori, la scorsa notte. Per paura che fossero dei topi, era rimasta in allerta per quasi tutta la notte.
Si era svegliata alle prime luci dell'alba, rinunciando a dormire, approfittandone per fare un po' di jogging.
Uscì da casa con esitazione, impaurita del fatto di trovarsi qualche topino alla porta.
Fortunatamente nessuna visita indesiderata alla porta, così uscì più sicura e inevitabilmente lo sguardo le cadde sulla casa al fianco alla sua.
La vide ancora lì. Una moto.
La sera prima, quando era arrivata a casa, l'aveva vista di fianco al mezzo di Marco, ma non aveva dato gran peso alla cosa, pensando che fosse semplicemente un cliente che andasse a chiedere una ordinazione di persona dato che Marco possedeva una serra.
Invece era rimasto a dormire lì. Marco aveva un ospite.
Allora anche un uomo delle caverne poteva avere degli amici. Rise, non riuscendo a trattenere quel pensiero cattivo. Chissà chi era.
La curiosità era forte, ma non doveva dimenticare il perché fosse uscita e quindi si avviò.
Ben presto si rese conto di quanto fosse stata una cattiva idea.
Raggiunse il paese con il fiatone e vide con sollievo la fontana dove sedette sul gradino, facendo profonde boccate d'aria.
«A.. . quanto... pare... ne avevo... bisogno...» disse col respiro accelerato, guardandosi poi in torno. Nonostante fossero solo le sei del mattino, molta gente era già ben sveglia e si preparava alla nuova giornata.
Proprio in quel momento due signore anziane passarono alla sua destra e Sofia, notandole lanciarle uno sguardo, rivolse loro un sorriso. «Buongiorno!»
Le due le lanciarono un veloce sorriso, per poi muoversi più velocemente di quanto si aspettasse, considerando la loro età.
«Bè è già un inizio» sorrise, anche se non proprio convinta. Doveva proprio fare qualcosa per quel problema.
Stette ancora un po' li seduta, quando notò qualcuno uscire da un vicoletto, correndo.
Portava anch'esso una tuta con pantalone nero e una canotta bianca.
Girò intorno alla fontana e fu lì che Sofia lo riconobbe, o meglio, riconobbe il suo sedere ben evidenziato dalla tuta.
Marco!
Sofia si alzò immediatamente, tentata inizialmente di nascondersi dentro la fontana. Diamine, come minimo avrebbe pensato che lo stesse stalkerando!
Ma con sollievo, se poteva considerarlo così, l'uomo non le lanciò nemmeno un'occhiata continuando con la sua corsa e ricominciando a salire verso casa.
Ora che ci pensava lo aveva visto arrivare dalla parte opposta a dove stavano le loro case e ora stava risalendo come se niente fosse. Ma non era un semplice botanico? Il massimo del suo peso giornaliero doveva essere qualche vasetto di ceramica. Come riusciva ad avere quella resistenza fisica?
Il suo sguardo cadde su di lei, alle sue cosce che sembravano improvvisamente più grosse e il suo ventre più gonfio.
«Cazzo!»
Cominciò a correre nella sua stessa direzione, ben intenzionata a dimostrare a lui... no! A se stessa, che poteva farcela.
Lo trovò in salita e sembrava aver rallentato il ritmo. Allora anche lui era umano!
Okay Sofia, quella era la tua occasione!
Avrebbe mostrato indifferenza e avrebbe percorso quel tratto di strada verso casa, senza la minima traccia di fiatone e con tale charme lo avrebbe superato e andata dritto per la sua strada.
Sì, certo.
E ciò che pensò nell'istante in cui inciampò, dopo soli cinque passi, cadendo di faccia a terra. Insuperabile charme, non c'è che dire.
Marco, sentendo il suo grido di sorpresa, si era voltato nell'istante in cui la vide risollevarsi ginocchioni, con le mani poggiate sul naso.
Dopo l'iniziale sorpresa, stava cominciando a preoccuparsi mentre la raggiungeva. Ma non appena la sentì esprimersi con una serie di "merda" e altre varianti imprecazioni, sorrise. «Deduco che non ci sia niente di rotto.»
La donna sussultando per la sorpresa, sollevando il viso continuando a tenere le mani premute sul naso.
L'uomo s'inginocchio di fronte a lei alzando le sue di mani, sul suo viso. «Forza, fammi vedere come ti sei ridotta la faccia» disse cercando di trattenere la risata, fallendo allorché la donna lo incenerì con lo sguardo.
«Sto bene! Non è successo niente» borbottò attraverso le mani.
Marco provò di nuovo a scostarle le mani, ma Sofia non cedette. «Andiamo! Devi esserti come minimo rotta il naso, dovremmo vedere se stai perdendo sangue dalle narici e...»
«Non sono tua figlia, ok?»
Questa volta la voce della donna era forte e furiosa, nonostante le mani sul viso, e i suoi occhi esprimevano tutto il suo fastidio e anche... tracce di tristezza.
Marcò incrociò il suo sguardo, anche lui non più preso dall'ilarità, ma altrettanto concentrato e serio.
«Credimi, ne ho avuto la conferma ieri.»
Sofia sgranò gli occhi scuri, fissandolo stupita, mentre l'altro veniva coinvolto da quello sguardo profondo.
Marco, nonostante la comparsa del fratello, non era riuscito a smettere di pensare a lei e a ciò che era successo, nonostante i buoni propositi.
Era andato a correre proprio per distare la mente, esercitando il corpo, ma sembrava che il destino volesse in tutti modi coinvolgerlo in quel... non sapeva bene nemmeno lui come chiamarlo.
Con un sospiro d frustrazione, afferrò i piccoli polsi di Sofia e, finalmente, li scostò dal viso delicato.
«Sei stata fortunata, hai qualche graffio ma niente di rotto. Te la caverai» sentenziò in fine, per poi non riuscire a resistere alla tentazione di avvicinare la mano per accarezzarle la guancia soffice.
«Le tue guance, al tatto, sembrano dei marshmallow.»
Lo sguardo della donna si trasformo in truce. «Mi stai dicendo che sono paffute?»
L'altro sorrise suo malgrado, alzandosi. «No, idiota, solo che sono piacevoli da toccare.»
Anch'essa si alzò, guardandolo con sguardo pensierosa, prima di parlare. «Marco io... volevo parlare di ciò che è successo ieri. Credo...»
«E cosa sarebbe successo?»
Il suo tono di voce suono talmente genuini, che persino lui sembrava convinto. Quasi.
Sofia lo fissò, inizialmente tra lo stupito e l'imbarazzata, per poi ritrasformarsi di nuovo in furore.
«Niente, mi sono sbagliata» la sua voce era calma e fredda, mentre si allontanava con tale velocità che Marco fu tentato di gridarle di non correre così dato ciò che era appena successo.
Ma non gli diede nemmeno il tempo di pensarlo, giacché Sofia si fermò per poi voltarsi verso di lui.
«Marco» le urlò, ignorando che in quel momento stavano passando una coppia di signori. «Sei proprio un uomo delle caverne!»
Dopo quell'esplosione di collera, corse di nuovo verso casa, mentre la coppia di signori fissava prima lei, poi lui con un sorriso di derisione.
«Quella donna è un po' fuori di testa, non credi?» commentò uno avvicinandosi a Marco, che non aveva smesso di fissare Sofia, che si allontanava sempre di più.
«Tutti quelli di che vengono da qualche grande città, non stanno proprio bene» disse la sua il compagno, scatenando una grassa risata.
A quel punto Marco si voltò, linciandoli con il suo sguardo verde. «Non trovo il vostri modi migliori, signori.»
I due su bloccarono all'istante, fissandolo paralizzati sul posto, notando la freddezza nel suo sguardo. Fin'ora il botanico non aveva mai mostrato altro che cordialità, mantenendo sempre una, seppur distante, cordialità. Ma quella era la prima volta che si rivolgeva a loro in tono così freddo.
«Siamo una comunità dove accogliamo a braccia aperte chiunque, non è così? Allora dovremmo continuare a procedere in questa direzione. Buona giornata» e dopo quell'ultima frecciata corse anche lui verso casa, sotto lo sguardo ancora stupefatto dei due.




PICCOLO SPAZIO A ME!

Ciao ragazzi! Spero vi sia piaciuto e sopratutto gradito questa doppia uscita. A quanto pare a Monteferrante c'è aria di cambiamento e i nostri protagonisti non hanno idea di quanto!!
Alla prossima con un nuovo capitolo!

CIAOOOO!!!!

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