Capitolo 13
Ciò che era successo portò Sofia a ripensarci per tutto il tragitto verso casa, maledicendo Marco ad ogni pedalata.
Fino a poche ore fa, gli era sembrato così dolce così preso dal momento e il giorno dopo spunta nella sua pasticceria, furioso e ordinandole di non uscire col fratello per chissà quale ragione.
Idiota, idiota, idiota!
L'unica cosa che in quel momento le dava una gioia, oltre un bel bagno caldo, era il ricordo di averlo colpito in quella testa vuota.
Se avesse immaginato le sue intenzioni, lo avrebbe colpito più forte! Come quando si aprivano i cocchi, giacché la consistenza era al quanto simile.
Nonostante l'aspettasse una cena fuori con un bell'uomo, si preparò continuando ad avere un espressione accigliata.
Per l'occasione poteva finalmente vestirsi con un abito viola, aderente nei punti giusti e un bel paio di tacchi.
Sembrava un paradosso ma in quel momento, riflessa allo specchio, si sentiva bene. Nonostante avesse scelto una vita meno rigida e fatta di comodità, il piacere di indossare un bel abito alla moda era ineguagliabile a volte .
I suoi capelli chiari avevano preso di nuovo vita, non più legati da una coda stretta, ma onde morbide che scendevano fino a metà schiena e il trucco enfatizzava gli occhi scuri. Certo a parte il cerotto sul naso, che era come un pugno in un'occhio, ma era un piccolo dettaglio.Proprio in quel momento, il suo cellulare cominciò a squillare. Sorrise allorché vide il nome della persona che in quel momento poteva aiutarla a superare quella che era stata una giornata orribile.«Hey stronzettta!» la salutò.
«Andiamo al dunque» tagliò corto Alessia, con la sua solita praticità che da sempre la distingueva. «Quando ho letto il messaggio non volevo crederci. Stai davvero uscendo con il fratello del tuo vicino?»
«Mi spieghi perché il tuo tono è così sorpreso?»
«Forse perché è l'altro fratello che ti piace?» ribatté la stronzetta. Sapeva dove colpire, e forte.
«Si può sempre cambiare idea» mormorò Sofia «e poi è molto simpatico, più di quell'eremita.»
«Sì, ma è l'eremita che ti crea quei brividi l'ungo la schiena...»
«L'unico brivido provato fin'ora è stato quello di scoprire dei topi in casa» tagliò corto Sofia, stufa di quella battaglia di cui, era sicura, avrebbe vinto l'amica.
Poco dopo una mezz'ora, e dopo aver dibattuto ancora con Alessia affinché cambiassero discorso, Sofia si dedicò agli ultimi ritocchi prima di sentire un suono alla porta d'ingresso.
Si precipitò all'entrata e aprendo, come si aspettava, trovò Filippo.
Quest'ultimo impeccabile, con un completo composto da giacca e pantalone color ghiaccio e camicia nera, unito al suo sorriso di chi sapeva affascinare.
«Buonasera, signorina» iniziò, lanciandole un'occhiata d'apprezzamento.
«Filippo, sei puntualissimo. Grande errore» emise ironica, guardandolo con simpatia.
L'uomo fece un respiro esagerato, scostandosi i capelli dalla fronte. «Mi dispiace, so che non è la prassi, ma ero troppo impaziente di vederti.»
Sofia sorrise, lusingata, anche se doveva ammettere che dentro di sé sentiva un leggero disagio, sotto il suo sguardo spacciato.
Non sei più abituata a queste attenzioni tutto qui, cercò di darsi una spiegazione plausibile Sofia.
«Ho trovato un ristorante adatto per le nostre esigenze» stava dicendo Filippo, mentre Sofia usciva da casa.
«Abbiamo delle esigenze di ristorazione?» chiese Sofia, inarcando un sopracciglio.
«Ovviamente! Solo il meglio per la donna che sta al mio fianco.»
La luce del tramonto illuminava l'abitazione del suo vicino, notò mentre si avvicinavano, e fu lì che vide uscire Marco con Anna.
Quest'ultima fu la prima a notarli, mentre scendeva i tre scalini per correre verso di loro.
«Ciao Sofia! Come sei elegante» le fece i complimenti la ragazzina, guardandola ammirata.
«Ciao Anna, grazie» sorrise Sofia, per poi alzare lo sguardo verso Marco che si stava avvicinando, non proprio con entusiasmo, al trio.
Sofia non sapeva se salutarlo o no, dopo quello che era successo quella mattina. Ma la risposta le arrivò ben presto, giacché Marco sembrava concentrato a tutto ciò che lo circondava, tranne che a lei.
Bene, pensò indispettita, se lui preferiva mantenere il broncio lo avrebbe fatto anche a lei.
«Guarda Sofia» la richiamò, aprendo il palmo della mano e mostrandole un piccolo seme.
«Papà finalmente mi farà coltivare la mia prima pianta di fiori.»
«Oh, ma è grandioso» emise con entusiasmo, notando la felicità di Anna.
«E' un seme di tagete» spiegò l'altra, mentre notò lo zio alzare gli occhi al cielo.
«Tuo padre non poteva scegliere fiore più noioso» commentò Filippo, sbuffando. «Perché non un iris o una bella rosa. Hai una serra magnifica, potresti farle coltivare qualcosa di esteticamente più bello.»
Per la prima volta Marco sposto lo sguardo verso di loro e nei suoi occhi verdi, Sofia vide uno scintillio pericoloso.
«I tageti sono perfetti proprio perché adattabili per chiunque voglia iniziare a coltivare. Sono piante che danno grandi soddisfazioni a chi vuole cominciare. Solo un inetto in questo campo può dire una cosa del genere.»
Il velato insulto, fu abbastanza evidente per tutti tranne che per Anna che fissava entrambi gli uomini, perplessa.
Sofia si sentì particolarmente a disagio, notando soprattutto l'immediato irrigidimento di Filippo, al suo fianco.
«Bè, che posso dire» mormorò alla fine Filippo, ricominciando a sorridere come a suo solito, «non possiamo avere tutto nella vita, no?»
Non ne era sicura, ma Sofia credeva di aver intravisto molto più di quanto sembrava, in quella frase.
Ma non ebbe modo di analizzarla al pieno, dal momento che l'uomo le mise una mano sulla schiena.
«Noi andremmo adesso...» fece per fare il primo passo, ma vennero ancora una volta fermati da Marco.
«Hai intenzione di andare con la tua moto?»
Cosa? Pensò Sofia con sgomento.
«Ovviamente» confermò Filippo, con arroganza.
Che?
Sofia diede uno sguardo al suo abbigliamento e soprattutto la sua gonna succinta.
Come diavolo sarebbe salita in moto vestita così?
«Tieni.»
La voce di Marco venne seguita da un lancio di chiavi, che Filippo afferrò al volo.
«Per questa sera non ne ho bisogno, potete usare la mia auto» concesse a loro, incrociando il suo sguardo.
Sofia ebbe interiormente un sussulto. Che significava quel gesto? Come doveva interpretare quello sguardo?
Era mai possibile che quell'uomo riuscisse a confonderla così tanto?
Filippo, con sguardo rabbuiato, stava probabilmente per rifiutare e fu istantaneo per lei intervenire.
«Grazie!» quasi urlò, sotto lo sguardo sorpreso di Filippo, «effettivamente stasera fa un po' freddo e gradirei andare in auto.»
Intuì che il suo compagno non era proprio contento, ma comunque alla fine accettò, ringraziando Marco che annuì per poi avviarsi con la figlia verso la serra.
Sofia lanciò l'ennesima occhiata alle sue spalle, prima di avviarsi in auto.
«Sofia aspetta!»
Quest'ultima sentì il cuore batterle all'impazzata nel momento stesso in cui sentì la voce di Marco chiamarla.
Che volesse impedirle di uscire con Filippo? Forse aveva capito di provare qualcosa per lei...
L'uomo si avvicinò fino a che non alzò la mano verso il suo viso. Istintivamente Sofia chiuse gli occhi, aspettando con trepidazione il suo tocco.
Ma non appena sentì lo strappo del cerotto dal naso ebbe un sussulto e, sgranando gli occhi per la sorpresa, mise una mano sul setto nasale che era libero dall'intruso.
Marco la fissò con sguardo ironico, di chi sapeva esattamente cosa aveva appena pensato Sofia.
«Forse non me ne intendo di moda come te, ma sono certo che questo cerotto non si abbini col vestito.»
Brutto bastardo!
«E comunque credo che sia arrivato il momento di lasciar respirare la ferita, ormai è quasi guarita» continuò lui, ignorando lo sguardo inferocito della donna.
Sofia mandava lampi negli occhi, ma dovette mantenere il controllo per non dare soddisfazione a quell'eremita.
«Sono contenta nel sapere che la mia presenza qui ti abbia dato modo di farti una cultura sulla moda. Vedo per l'appunto che sei vestito adeguatamente» disse indicando con gli occhi la sua tuta da giardiniere, color marrone scuro.
L'altro la fissò dubbioso. «La mia tuta? Non vedo come potrebbe...»
«Oh credimi, ti sta a pennello» lo interruppe lei, fissandolo affinché capisse il doppio senso, per poi voltarsi con area altezzosa, sotto lo sguardo di Filippo che non si era perso nemmeno un attimo di quella bizzarra conversazione e non poté reprimere un sorrisetto a quell'ultima stoccata della donna.
«Buona serata, fratello» mormorò, seguendola.
«Mi dispiace, ma a volte Marco sa essere...» Sofia represse a stento un ruggito di frustrazione, rendendosi conto di odiare più se stessa dato che per l'ennesima volta si era aspettata qualcosa di inesistente.
Si toccò per l'ennesima volta il setto nasale, non sentendo più effettivamente dolore. Ma adesso il dolore si era spostato da un'altra parte.
Imbecille, bifolco bastardo!
«Figurati. Conosco Marco» stava nel frattempo dicendo Filippo, ignorando lo stato d'animo interno della donna.
«Scusami tu, per quel piccolo dibattito con mio fratello» spiegò l'uomo con tono di voce duro, non appena si avviarono con l'auto.
«Oh, figurati. Ho anch'io un fratello minore e so che vuol dire avere degli screzi con il proprio» mormorò l'altra con disinvoltura.
«Purtroppo il mio rapporto con Marco è molto più complicato di qualche screzio. Comunque, essendo anch'io il minore, non posso che essere solidale con il tuo» scherzò alla fine Filippo cercando di alleggerire l'atmosfera, anche se per Sofia l'iniziale frase era stata motivo di curiosità per lei. Cosa intendeva?
PICCOLO SPAZIO A ME!!!Bene, diciamo che la situazione sta diventando più intrigante con l'intrusione di Filippo. Potrebbe però dare informazioni molto interessanti, riguardanti Marco. Staremo a vedere!Per ora vi auguro una buona serata e, può darsi, che arrivi un'altro capitolo alla fine di questa settimana. Alla prossima!CIAOOO!!!!
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