Capitolo 11
«Trovato qualcosa di diverso in paese?»
«Mmh, forse.»
Marco distolse l'attenzione da una pianta, particolarmente rara e che necessitava di parecchie cure, ma l'affermazione del fratello lo incuriosì così tanto da attirare la sua attenzione.
«Davvero?» chiese molto sorpreso.
Suo fratello Filippo veniva a trovarlo così raramente, sia perché Monteferrante non era di certo un luogo che avrebbe potuto attirare l'attenzione di un tipo come lui, sia perché, doveva ammettere Marco, non era stato molto presente per lui dalla nascita di sua figlia.
Aveva, volontariamente, mantenuto le distanze da suo fratello e anche se aveva le sue ragioni, non poteva negare a se se stesso un senso di colpa grande come una roccia che opprimeva il suo petto.
Filippo, nonostante tutto, non aveva smesso di cercarlo e quando aveva la possibilità veniva a trovarlo. Cosa di cui gli era molto grato, nonostante la sua apparente freddezza nel accoglierlo in casa.
Filippo era l'unico suo familiare più stretto che gli era rimasto.
La loro madre era stata una donna forte che, nonostante la malattia che da anni la perseguitava, era riuscita con grande difficoltà a dare la luce Marco e Filippo. Purtroppo pochi anni dopo la nascita di quest'ultimo si era ammalata, sovrastandola.
Suo padre, un tipo non di facile conversazioni e dal carattere introverso, lo era diventato maggiormente dopo la morte della moglie.
Questo è stato solo uno dei motivi per cui il rapporto tra Marco e il padre si è era rotto.
«Diciamo che stasera ho voglia di uscire» stava nel frattempo dicendo, in modo evasivo il fratello. «In realtà ho bisogno di sapere dove si trova un certo Pub... Il Ritrovo» disse dopo averci pensato.
Marco non poté mascherare la sua sorpresa a quelle parole. «Più volte ho cercato di portarci, ma tu ti sei sempre rifiutato.»
L'altro alzò le spalle. «Bè adesso ho un motivo per farlo e poi in altre occasioni avevamo cose più importanti di cui occuparci.»
Marcò inarcò le sopracciglia, dubbioso. «Perché, adesso vorresti farmi credere che non hai niente da dirmi?»
«Forse una o due...»
Suo malgrado Marco rise.
«E anche» aggiunse il fratello, «di qualcos'altro...»
Marco ritornò ad essere serio, fissando il fratello accigliato. «Di che si tratta?»
Vide Filippo stringere le labbra, come se fosse in difficoltà a parlarne. «Ti aveva già accennato l'ultima volta della questione» sospirò, «ebbene a quanto pare quella donna sta facendo sul serio.»
Marco non ebbe bisogno di chiedere a chi si riferisse. Il solo pensare a lei gli venne lo stimolo di gettare tutto a terra con un colpo di braccio. Si trattenne a stento, afferrando il tavolo con le mani cercando di sfogare tutta tensione nella presa ferrea.
Filippo fissò la schiena irrigidita del fratello con dispiacere.
«Marco, ti avevo già detto che tutto questo...» mormorò indicando la serra e la casa dietro a esso, «Non può bastare a nascondere il passato. Sapevi che questo momento sarebbe successo. Perché non cerchi di trovare un accordo con quella donna...»
«Tu non la conosci!»
La voce calma, seppur gelida di Marco, fermò Filippo.
«Tu non sai di cosa è capace... di cosa è stata capace...» Marco sentiva la rabbia montare a solo ripensarla...
«Forse, se tu ti decidessi a parlare, potrei aiutarti.» la voce di Filippo si era fatta fredda come quella
«Quello che serviva sapere è uscito fuori tanti anni fa» Marco si voltò verso l'altro, fermamente deciso a chiarire il punto. «Il resto, non ha importanza. Riguarda solo me.»
«Magari se ne parlassi con papà...» cercò di dire Filippo, anche se si pentì immediatamente della sciocchezza fatta, dalla reazione dell'uomo.
«Soprattutto lui» volle chiarire Marco «non saprà mai i dettagli.»
Ritornò a concentrare la sua attenzione sulla pianta, chiarendo che per lui la discussione terminava qui.
«Marco...»
«Ho del lavoro da fare» tagliò corto.
«E non vuoi dirmi niente riguardante a ciò che ti ho detto?»
«Quella donna ha già provato e ha fallito...» gli ricordò.
«Sì, ma questa volta sembra essere molto sicura » lo informò Filippo.
Ci fu un silenzio tombale per alcuni secondi, coperto solo dal cinguettio degli uccelli.
«Me ne occuperò io...»
«C'è di mezzo Anna, non puoi... »
«E, appunto per questo, dico che me ne occuperò io!» gli urlò. «Me ne occuperò io e solo io, come ho fatto per gli ultimi dieci anni.»
Il respiro di Filippo lo sentì accelerare, come se anche lui stesse trattenendo la rabbia. «Forse se ti fossi affidato un po' di più alla tua famiglia, a me, non saresti stato solo.»
Poco dopo, Marco sentì i suoi passi mentre usciva dalla serra.
«Vado a prendere io Anna da scuola, sai ho parecchio da recuperare con lei» detto ciò uscì, lasciando Marco solo, con i suoi pensieri e nuove preoccupazioni.
Come sempre, d'altronde.
Con la fine dell'estate, le serate al pub erano piùcalme e non fu difficile per Sofia notare l'entrata di Filippo. Era alto comeil fratello e, essendo uno straniero,la sua presenza venne notata da molti compensali.
Sofia aveva appena servito un tavolo, quando l'uomo si avvicinò a lei. «Hey!»
«Hey» rispose lei con lo stesso entusiasmo. «Alla fine sei venuto.»
«Non potevo di certo mancare all'appuntamento» rispose Filippo con l'aggiuntadi uno dei suoi sorrisi che, intuì Sofia, non dovevano mancare mai nella suaprassi di corteggiamento.
Lo fece accomodare a un tavolo e prese il suo block notes dalla tasca delgrembiule nero. «Dimmi pure, cosa ti porto?»
«Facciamo una birra e un appuntamento» attaccò immediatamente lui.
Sofia non si scompose. «Va bene per la prima, per la seconda è sospesa per untempo indeterminato.»
«Oh, andiamo! Solo una cena» insistette l'uomo, «giuro che sono un tipoapposto, puoi chiedere a mio fratello» scherzò.
«A dire il vero, non ho una grande simpatia per lui, quindi non so quanto ticonvenga» scherzo anche lei... all'incirca.
«Oh bè, neanch'io» ribatté Filippo, «ma almeno sapresti come rintracciarmi.»
Entrambi risero e Sofia dovette ammettere di sentirsi a suo agio con Filippo,nonostante non lo conoscesse per niente.
«Vado a prenderti la birra» disse congedandosi. «Ah! Vuoi una bionda o rossa?»disse, riferendosi alla birra.
«Direi che sono in predilezione per le bionde» commentò con uno sguardo che nonlasciva spazio ai dubbi.
Ignorando il doppio senso, Sofia sidiresse verso il bancone, dove venne immediatamente agguantata da Lena. «Eh,allora?»
«Cosa?»
«Cosa secondo te? Chi è quel tizio e da dove spunta?» Volle sapere la donna.
«E' il fratello minore di Marco» le disse.
Lena fissò prima lei e poi l'uomo, per poi di nuovo lei. «Davvero? Non credo diaverlo mai visto, se non di sfuggita.» Poi fece un sorriso furbo. «E devo direche ha un certo fascino» aggiunse, continuando a guardarlo.
«Se vuoi puoi servirgli tu la sua birra» fece Sofia, generosa.
«Non sia mai che ti tolga la possibilità di essere corteggiata» scherzòprendendo la birra e mettendogliela sul vassoio.
«Mi ha chiesto un appuntamento» ammise alla fine Sofia.
L'altra sgranò gli occhi, prima di colpire il bancone. «Ancor meglio! Cosaaspetti, donna? Un invito su busta? Corri da lui e accetta...» si fermò, notandoil suo sguardo distratto. «Hey, non farmi quella faccia» cercò di farlerialzare il morale. «Cogli l'attimo.»
Sofia le sorrise, grata per quella solidarietà. Lena era l'unica amica, a parteAnna, che avesse lì e fin da subito aveva percepito il suo interesse per Marco.
Era innegabile ormai. Quel'eremita le piaceva. Non era nei piani e aveva moltealtre cose di cui occuparsi, ma l'attrazione non conosceva vincoli.
Ma nonostante ciò, Lena aveva ragione. Doveva cogliere l'attimo.
Da mesi aveva dimenticato il significato della parola femminilità e Filippo, inun solo giorno, era riuscita a farle ricordare cosa voleva dire esseredesiderata. Molto più di quanto aveva fatto Marco.
Forse fu quel pensiero a darle la spinta che cercava per accettare l'invito acena dell'uomo, con gran piacere di quest'ultimo.
«Ci accorderemo per l'appuntamento. Non vedo l'ora» le disse, dopo essersiscambiati i numeri di telefono, facendogli l'occhiolino.
La serata andò avanti senza intoppi e Filippo andò via, ricordandoglil'appuntamento, mentre Sofia continuò a lavorare fino a mezzanotte.
Biagio si offrì di dargli un passaggio, come al suo solito, ma lei perl'ennesima volta rifiutò.
Ormai non aveva più paura di pedalare con la sua bici la notte.
Ben presto raggiunse casa e istintivamente il suo sguardo cadde sul'altra casa.La moto di Filippo era parcheggiata di fianco al mezzo di Marco e appunto notòdelle luci dietro casa, segno che dentro la serra doveva esserci ancoraquest'ultimo.
E quel qualcuno poteva essere solo Marco.
Come un fulmine pedalò verso la sua abitazione e si fermò per rimettere la bicia suo posto.
Non appena la posizionò, fu bloccata uno strano rumore. L'ennesimo in tre nottidi fila.
«Okay, credo che sia arrivato il momento di finirla!» sbottò Sofia, stufa dispaventarsi ogni notte a causa dei ratti che probabilmente infestavano casasua.
Andò verso il retro, dove aveva sentito provenire il rumore.
Si avvicinò alla parete camminando lentamente fino a che, quasi al'angolo,afferrò la scopa lasciata quella mattina in quel punto, pronta ad attaccare.
Ma si paralizzò allorché sentì il rumore metallico di qualcosa che cadeva inmodo rumoroso sul terreno.
«Andate via!» urlò a quel punto, agitando la sua arma improvvisata edecidendosi ad uscire allo scoperto.
«Via, via!» urlò, con ferocia, per poi paralizzarsi allorché non vide nessuno.Uno dei contenitore della differenziata era adesso a terra con tutti i rifiutisparsi.
Ecco qual'era il rumore, dedusse Sofia ancora non del tutto tranquilla. Infattisi mise di nuovo in allerta, poiché un atro rumore di foglie attirò la sua attenzione.Volto il viso dove c'erano dei cespugli e lì, poco dietro di loro, notò nelbuio due occhi luminosi che la fissavano.
Le sue gambe indietreggiarono, correndo via, dell'urlo di terrore che emise.«Schifo, schifo, schifo!» urlò disgustata, avendo adesso la certezza che quellebestiacce invadessero casa. Peggio di così poteva andare?
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