Capitolo 10

«Ti senti bene Sofia? Sembra che tu ti sia scontrata con un palo.»
All'ennesima battuta di Crist, la donna fece una smorfia, pentendosene subito dopo allorché sentì una fitta sul naso dove aveva messo un cerotto. Bene, nel voler riprendere le sembianze di una donna, ora sembrava a tutti gli effetti uno di quei ragazzini monelli e ribelli.
Bè era un gran passo, da segretaria sessantenne a questo era un gran cambiamento.
«Ha ha ha» fece una finta risata, in risposta alla provocazione del ragazzo. «Ne avrai ancora per molto?»
«Solo fino a che non avremmo finito» rispose l'altro.
«Oh, allora ne avremo davvero per molto» mormorò Sofia, mentre riempiva l'ennesimo barattolo di conserva.
Era giù da un'ora che riempivano i barattoli di conserva di diverso genere, tra peperoni e melanzane.
Dopo un inizio di giornata, particolarmente piacevole, continuava con un pomeriggio entusiasmate in compagnia di vari ortaggi. Ah, e anche Crist.
Lena e il loro adorabile capo rosso erano usciti per occuparsi di varie faccende, prima dell'apertura, e loro si ritrovavano in cucina.
«Hey, devo pur passare il tempo, dopo la giornata entusiasmante di ieri. Ne avevo proprio bisogno per ritornare nella realtà» il tono di Crist, anche se detta a mo di battuta, suonò malinconica persino alle orecchi di Sofia.
«Non ti piace lavorare qui?»
«Oh, ma certo! Chi non adorerebbe riempire dei barattoli di conserva in compagnia di una bionda?» Entrambi risero, per poi il ragazzo schiarirsi la gola.
«Sono debitore a Biagio, che mi ha permesso di lavorare qui, così che potessi scappare da ciò che mi avrebbe potuto offrire mio padre, ma come ben sai le mie prospettive sono alquanto diverse.»
Nel nominare il padre, il pensiero di Sofia cadde su ciò che aveva visto. «Crist...» si fermò, non sapendo esattamente cosa dire. Come poteva dire con tranquillità di aver visto, presumibilmente il padre, dargli un ceffone? Per non parlare del suo sguardo pieno di rancore e rabbia che aveva lanciato. Al ricordo sentiva ancora il cuore battere forte.
Il ragazzo in questione guardò con curiosità la donna, aspettando che parlasse, ma notando il suo silenzio la sorprese ridendo.
«Non riesci nemmeno a dire ciò che ti passa per la testa?» disse con improvvisa freddezza, per poi lanciarle un sorriso sghembo. «Come ad esempio il fatto che mi hai visto con mio padre.»
«Era tuo padre allora?» disse improvvisamente, per poi arrossire sentendosi un idiota rendendosi conto di aver ammesso la cosa.
«Ti ho visto proprio mentre lui usciva da casa» confessò lei alla fine. «Ma come hai fatto a capirlo?»
L'altro alzò le spalle «Ti ho visto attraverso la finestra pedalare ad alta velocità e ho dedotto che avevi visto.»
Si creò un momento di silenzio, prima che Sofia si decidesse a parlare. «So che non dovrei intromettermi, ma sento l'esigenza di chiedertelo: per caso tuo padre ha la tendenza a farlo spesso?»
L'altro alzò le spalle di nuovo, indifferente alla cosa. «Non era così fino a due anni fa. Succede.»
Sofia lo fissò scioccata. «Succede? Crist ma come puoi dire questo? Questa si chiama violenza domestica...»
«Non è così, fidati Sofia. E comunque presto potrò andare via e andrò avanti.»
Sofia lo fissò con tristezza. «Capisco che tu voglia difenderlo, ma deve esserci qualcosa che si possa fare... che fai?» mormorò con voce atona alla fine, interrompendosi notandolo avvicinarsi a lei.
«Crist... forse ho esagerato non volevo offendere nessuno, ma...» gemette allorché gli prese il viso tra le mani, inchiodandola al tavolo.
Era stata colta così di sorpresa, che non reagì nel momento in cui la baciò. Okay, questo non se l'aspettava. Per niente!
Sgranò ancor più gli occhi allorché lo sentì farsi più esigente con le sue labbra. Fece per scostarlo con delicatezza, ma si rese conto che era più robusto di quanto non sembraste, nonostante fosse un ragazzino di diciassette anni. Oh mio dio, pensò sgomentata, stava baciando un minorenne!
O meglio, un minorenne la stava baciando, ma ciò sarebbe stato difficile da spiegare in questura quando l'avrebbero arrestata.
Finalmente Crist si scostò, lasciandola respirare di nuovo dopo quell'assalto improvviso.
«Crist...» mormorò il suo nome, ma non sapeva cos'altro dire. Non sapeva che pensare dopo quel gesto. In quel momento tanti pensieri le passavano per la mente e da quelle, prese il fatto che forse il ragazzo avesse un debole per le donne più grandi di lui e ciò potrebbe spiegare il malumore del padre. Che si fosse innamorata di lei?
Oh no!
Certo avevano passato tanto tempo insieme e spesso lui l'aveva guardata con occhi luccicanti mentre raccontava di Milano. Che avesse confuso il suo interesse per altro? Come aveva fatto a non accorgersene?!
Era stata così presa da Marco da non rendersi conto della situazione e così far intendere a quel povero ragazzo qualcosa che non esisteva?
Era una persona orribile!
«Come immaginavo, non ho sentito nulla.»
«Mi dispiace sono una persona orribile!» Urlò quasi Sofia, sentendo solo in un secondo momento la frase appena espressa da Crist.
Cosa?
Sofia lo fissò di nuovo, notando che si grattava il meno con la mano, pensieroso. «A quanto pare non è cambiato niente.»
La donna fece per dire qualcosa, ma la sua bocca si asprì per poi richiudersi. Che stava succedendo? Che la botta di stamane fosse stata molto più brutta di quanto non ricordasse? O davvero qui c'era qualcosa che non andava?
«Ti prego Crist, spiegarmi che sta succedendo» lo pregò.
L'altro alzò con molta disinvoltura le spalle. «Sono gay» disse con disinvoltura. «L'ho sentivo da qualche anno, ma fin'ora non ho mai avuto modo di testarlo, così ho colto l'occasione per spiegare a te perché mio padre è così.» Fece un sorriso biricchino. «Due piccioni con una fava.»
Sofia rimase ancora una volta ammutolita, ma non per le preferenze sessuali del ragazzo, ma nel rendersi conto di quanto la sua mente prendesse pensieri sopra le righe senza riuscire a fermarli.
«Quindi tu non sei... atratto o hai provato qualcosa...» si fermò notando il suo sguardo ingenuo. «Non importa» mormorò lei, sentendosi ancora una persona orribile, per i suoi brutti pensieri.
«Comunque sia, come ti ho detto, presto andrò via» continuò Crist «e potrò conoscere gente che la pensa diversamente da mio padre, vivere una vita diversa e non sentirmi più inadeguato.»
Sofia, ritornando alla realtà, si concentrò sulle parole del ragazzo. «Posso chiederti in quanti lo sanno?»
«Credo in pochi, dato che mio padre non ci tiene a fare girare la voce e poi ci sono Lena e Biagio.»
«Oh... un attimo» disse, pensando all'ultima frase detta del ragazzo. «Perché allora non hai baciato Lena?»
Crist emise un finto brivido. «Sei impazzita? Come minimo mi darebbe un pugno sul viso se solo ci provassi.»
L'altra mise le mani sui fianchi, inarcando un sopracciglio. «Ragazzino sono molto più pericolosa di quanto non immagini. Ho una mira con i tacchi, ineguagliabile.»
Crist rise a quelle parole. «Non ne dubito. Ma pensavo che tu avresti compreso, prima di reagire d'impulsività.»
Su quello aveva ragione, dovette ammettere Sofia. La sua impulsività andava per lo più con la sua mente, che con le sue azioni, come aveva appena dimostrato.
E a proposito di pensare, c'era qualcosa che non le tornava. «Ma allora perché tuo padre ha agito così, l'altra sera? Non capisco cosa c'entri con la tua situazione.»
Il ragazzo alzò le spalle. «Ormai ogni scusa è buona per rinfacciarmi il suo risentimento. Da quando gli ho detto la mia omosessualità, ha cercato di crearmi a modo suo delle regole molto restrittive, fatte di orari precisi da mantenere, la mia educazione, il mio vestiario...»
«Capisco... ma con quest'ultimo, posso notare che abbia fallito» lo fermò lei, cercando di prenderla sul ridere, scompigliandogli le ciocche viola. Ma in realtà non c'era niente su cui scherzare, dato che tutto ciò era orribile.
Conosceva bene il pensiero di molte persone su l'omosessualità e anche di come molti ragazzi, venissero per questo emarginati dai loro coetanei. Ma questo era ancora più orribile. Il padre stava facendo di tutto per rendere la vita del figlio un vero inferno.
«Perché fa questo?» chiese.
Crist non sembrava felice di parlarne, notando il suo irrigidimento, ma nonostante ciò lo fece. «Credo pensi che, così facendo, possa riportarmi "sulla retta via".»
«E così facendo cerca di opprimere la tua persona, Crist...» cercò di farlo ragionare Sofia. «questo è ancor peggio di quanto pensassi. Non puoi continuare così.»
«Sofia ti ho spiegato ciò perché tanto lo avresti scoperto presto» la fermò l'altro. Il suo tono aveva smesso d'essere allegro, ma molto più fermo e freddo, cosa che non aveva mai visto il lui.
«Ma non voglio che t'impicci. Riguarda me e la mia famiglia.»
Sofia avrebbe voluto dire tante cose, che doveva reagire, doveva ribellarsi... ma infondo chi era per dirlo?
Non aveva, in un certo senso, fatto la stessa cosa lei fino a pochi mesi fa?
La giornata passò velocemente, grazie all'arrivo di Biagio e Lena. Crist non le rivolse per tutto il giorno la parola, fino a che non se ne andò.
Sofia temette di aver rotto qualcosa che si era appena creato e ne fu dispiaciuta.
Tornò a casa con il cuore pesante. Era proprio vero, quando la giornata iniziava male, non poteva che peggiorare.
Il giorno dopo Sofia raggiunse la sua pasticceria non del tutto in forma. Aveva il corpo completamente indolenzito e anche se quella notte aveva dormito, aveva trovato il suo adorato dondolo rovinato, come se qualcuno lo avesse graffiato o mordicchiato fino a scucirlo.
Era più che mai sicura che dei topi la stessero circondando in casa.
«Hai!»
Sofia fissò, rossa in viso, l'ennesima unghia spezzata. «Ed ecco che una'altra briciola di femminilità se ne và per sempre» si lamentò, mentre toglieva l'ennesima asse che ricopriva la parete della pasticceria.
Da settimane, nel suo tempo libero, si rifugiava nella pasticceria per occuparsi di ogni faccenda adatta alla sua esperienza.
L'aveva ripulita da cima a infondo, tolto le varie attrezzature ormai andate, e acquistato quasi tutto ciò che le serviva per ricostruire a suo gusto la pasticceria.
Certo non era molto, ma se ciò le serviva a dimezzare il lavoro degli operari, e così i costi. Era soddisfacente.
Le sue mani si stavano riempiendo di calli e non vedevano una manicure ormai da più di un mese, ma non ne era pentita. Ogni tempo dedicato in quel negozio, era un avvicinarsi sempre di più al suo sogno.
L'unica cosa che in quel momento le dava speranza e felicità.
Emise un altro sbadiglio, cosi grande da farle lacrimare gli occhi. «Okay Sofia, prima ti sbrighi con i lavori di oggi, più ore avrai per dormire, prima di andare al pub» si auto incoraggiò, rimettendosi a lavoro.
«Buongiorno!»
Sgranò gli occhi, voltandosi verso il suono della voce.
Vide un uomo poggiato comodamente con le braccia, fasciate da una camicia chiara, sul davanzale della finestra che aveva aperto per far arieggiare l'interno. «Questa è una pasticceria?»
Sofia fissò l'uomo un po' sconcerta, mentre annuiva. «Si potrebbe definire così, anche se siamo ancora lontani dall'esserlo.»
L'altro inarcò le sopracciglia scure, guardandosi intorno. «Credo di essere arrivato in un momento sbagliato. State riverniciando le pareti?»
Sofia suo malgrado rise. «Direi qualcosa in più. Sto ricostruendo la vecchia pasticceria» spiegò.
L'uomo sgranò gli occhi chiari, mettendo una mano sui capelli semi lungi che toccavano il collo. «Volevo acquistare qualcosa per una persona, ma trovo difficoltà a trovare qualcosa, eppure è un posto così piccolo» scherzò, facendola di nuovo ridere.
«Già, me ne sono accorta.»
L'uomo alzò la mano, superando la barriera della finestra. «Sono Filippo Rossini, solo un ospite del luogo.»
Mentre Sofia prendeva la sua mano, cercò di rammentare il cognome, che non le risultava per niente nuovo. E dopo, l'illuminazione!
«Scusate la domanda, siete un parente di Marco Rossini?»
L'altro le sorrise. «Esatto. Precisamente suo fratello minore.»
«No, davvero?» chiese stupita, anche se guardandolo bene notava molte somiglianze in lui. Marco, nonostante fosse più abbronzato e con un vestiario decisamente meno alla moda, poteva notare tratti molto simili e gli stessi identici occhi verdi.
«Sì, lo so, siamo diversi. Io sono il più bello della famiglia.»
«E il più modesto, deduco. Sofia Vitali» si presentò lei, dovendo ammettere che era divertente. Molto più di quell'eremita.
«Bè Sofia, che dire, sono venuto qui per dei dolci e invece mi ritrovo solo una pasticcera...» diede un occhiata al'interno. «... con un bel po' di caos.»
L'altra alzò le braccia a mò di scuse. «Sono spiacente che abbia dovuto fare tutta questa strada da...»
«Torino» la informò Filippo.
«... da Torino, per poi rimanere a mani vuote.»
L'altro poggiò una mano sul mento, toccandosi il pizzetto. «in verità, sono qui anche per altro, ma se la signorina volesse scusarsi con una cena, ne sarei al quanto felice.»
Signorina. Decisamente più adorabile del fratello maggiore. «Mi dispiace, ma purtroppo la signorina in questione la sera lavora in un pub, quindi si ritrova a dover rifiutare l'offerta.»
«In un pub? Una pasticcera di giorno e una barista la notte, una combinazione intrigante» mormorò sotto il suo sguardo attento, che prese alla sprovvista Sofia. Ma diamine, dopo ciò che era successo con Marco le faceva più che piacere quel piccolo flirt.
«Vorrà dire che ci rincontreremo di nuovo lì. Dopotutto, si dia al caso che starò a Monteferrante per qualche giorno» decise l'uomo, dando un colpetto alla finestra, come se stesse dando sentenza e cominciando ad allontanarsi.
Sofia si avvicinò alla finestra, fissandolo sorpresa. « Si chiama Il Ritrovo e comunque io lì ci lavoro» gli rammentò.
«Infatti sarò un cliente» rispose l'altro sorridendole.
«Ma non sa neanche come si chiama il pub!»
Filippo non sembrò preoccupato e anzi, alzò le braccia disinteressato. «Lo scoprirò» disse semplicemente, sorridendo e indicando il naso. «Oh, bel cerotto!»
Sì, erano decimante fratelli. Avevano lo stesso, idiota, senso dell'umorismo.

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