4.
La mattina seguente la mia sveglia era stata il sole, una luce intensa e calda si era posata sul mio viso, era una bellissima sensazione ed anche il sole era una gran fonte d'ispirazione.
Mi feci una doccia e andai a fare colazione, successivamente tornai di nuovo nella mia stanza, quel giorno volevo solo stare sola a rilassarmi, anche se i pensieri non mi mollavano nemmeno per un secondo e proprio a causa di ciò alla fine mi ritrovai a fare una passeggiata, stare ferma evidentemente non faceva per me.
C'era un bel freschetto quella mattina, tante persone per strada, bambini che giocavano prima di andare a scuola, era tutto così sereno.
Mi venne in mente quando andai per la prima volta a scuola: tutti i bimbi piangevano ed io ero l'unica che rideva, sapevo che i miei genitori sarebbero tornati, non avevo paura di affrontare una piccola novità, loro sarebbero corsi subito per proteggermi.
Come cambiano le cose.
Andai in un parco e mi sedetti su una panchina, volevo stare tranquilla e guardare l'ambiente circostante.
L'autunno era imminente, si notava dai colori del paesaggio e dalle foglie che man mano cadevano...
Durante l'autunno infatti c'è chi vede nascere i colori e chi morire le foglie, è così anche nella vita alla fine.
Stetti molto su quella panchina, a fissare il vuoto, non mi concentrai su alcun pensiero, su alcun dettaglio, osservavo e basta.
Col passare delle ore molte persone si sedettero accanto a me e tutti mi rivolsero un sorriso cordiale, che ricambiai, siamo così abituate noi persone a nascondere il dolore, le preoccupazioni, dietro un sorriso...
Non c'è cosa più sbagliata.
Nascondere le proprie emozioni porta alla creazione di un vuoto interiore che difficilmente se ne andrà, dite ciò che sentite, dite a quella persona che la amate o che la odiate oppure ditele che la odiate perché non riuscite a smettere di amarla.
Dite alle persone ciò che sentite per loro, che sia rabbia, amore, o qualsiasi altro sentimento.
Non pentitetevi mai delle vostre emozioni e smettetela di vivere una vita nei rimpianti e nella paura.
Non fate mai finire la giornata senza un sorriso, una risata e non fate finire la vita senza averla resa straordinaria.
Tra questi pensieri la cognizione del tempo e della realtà, ciò che mi fece "risvegliare" fu un signore, di circa 70 anni, il quale si sedette accanto a me, anche lui mi rivolse un sorriso cordiale, ma rimase a guardarmi per qualche attimo di più, la mia espressione confusa gliene fece rendere conto.
«Scusami cara, non volevo farti imbarazzare, ma mi ricordi la mia amatissima moglie quando era giovane»
Disse.
«Oh» riuscì a dire solo questo questo e sorrisi facendogli capire che poteva pure raccontare se lo desiderava, ho sempre adorato star a sentire gli anziani, hanno quasi sempre una bella storia da raccontare e possono comprendere i giovani più di quanto si pensa.
Così iniziò il suo racconto, che durò ben un'ora ma ero talmente affascinata che non mi resi nemmeno conto del passare del tempo.
«Lei era una bellissima ragazza, di buona famiglia, intelligente, dolce, studiosa, era la figlia perfetta.
Io ero solo uno qualsiasi, un poveraccio a confronto, ma si sa l'amore non ha confini.
Lei ha scelto me ed io ho scelto lei, nonostante avessimo il mondo contro, nonostante le difficoltà.
Qualche anno dopo riuscimmo a sposarci, pur essendo giovani sapevamo che quello era il nostro destino...»
Si interruppe, gli occhi stavano diventando lucidi, aspettai, gli lasciai il suo tempo perché sapevo bene che a volte essere consolati fa solo più danni, perché in quei momenti non hai bisogno di un: "Ei, non piangere, andrà tutto bene", ma solo di un abbraccio che ti faccia capire che puoi lasciarti andare invece, che puoi mollare la presa per qualche attimo perché ti terrà a galla quella persona.
L'uomo mi racconto delle meravigliose avventure che aveva vissuto con la moglie ed il suo amore chs nonostante il passare degli anni era ancora così vivido nei suoi occhi.
«Che dire...quella donna pazza, piena di vita e con un fuoco che ardeva costantemente dentro di lei mi ha salvato in tutti i sensi, ha migliorato la mia vita ed ha migliorato anche me.
Mi sono innamorato di lei fin dal primo momento, dal primo instante
in cui il mio sguardo ha incontrato il suo mi son detto "ci apparteniamo", ero dipendente dal suo sorriso il quale ormai era la mia medicina.
Eravamo molto diversi, ma lei mi completava e le emozioni che provavo quando mi stava accanto, quando mi parlava erano ogni volta sempre più intense della volta precedente.
Ci siamo conosciuti, ci siamo ottenuti, ci siamo amati, ci siamo amati tanto.
Ma accade, che pur non volendolo, anche le cose belle finiscano, ma questa è un'altra storia, te la racconterò un'altra volta.»
L'uomo si alzò ed andò via, io per qualche strana ragione non lo fermai nonostante fossi estremamente curiosa di sapere la fine di quella storia d'amore, ma forse da un lato preferivo non saperla, la fine di qualcosa può fare terribilmente paura.
Il mio stomaco iniziò a farsi sentire, per cui andai in un piccolo ristorante, mi sedetti ad uno dei tavoli e mangiai il più lentamente possibile: quel giorno ogni movimento mi sembrava una fatica estrema, era tutto faticoso, pesante.
Decisi di tornare in hotel e speravo più di qualunque altra cosa di riuscire a dormire, chiudere gli occhi e sprofondare in un sonno profondo dove né i pensieri né i sentimenti potevano raggiungermi, non volevo sentire nulla in quel momento, volevo pace.
Era vero, non era successo nulla in particolare quel giorno che mi facesse sentire così, ma si sa, esistono giorni belli e giorni meno belli, giorni in cui tutto ciò che un tempo hai represso torna a galla per affogarti e tu nuoti, nuoti così tanto e combatti, poi però ti fermi un attimo a pensare, a chiederti perché, a quale scopo e la risposta non è mai concreta, forse ciò che ti fa lottare è solo la speranza, oppure il fatto che per tutta la tua esistenza non hai fatto altro che questo: combattere, essere forte perché dovevi.
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