32.
Passò un'intera settimana, mi era sembrata infinita, era come se il tempo non si muovesse più.
Andare al lavoro era stato difficile, non desideravo vederlo, avrebbe reso tutto più difficile.
Lo evitai e lui probabilmente evitò me, non ci incontrammo neanche di sfuggita.
Accompagnai Nora ad una visita medica per vedere se il bambino stesse bene.
Aveva deciso di tenerlo e di crescerlo con tutto l'amore che possedeva ed io avrei fatto del mio meglio per aiutarla.
A volte toccandosi la pancia diceva al piccolo o alla piccola che la zia Mery era accanto a loro e ciò mi scioglieva il cuore ogni volta, riuscivo a sorridere, ma quel sorriso non durava mai a lungo.
Andai ad un'altra seduta, la dottoressa era davvero competente, ma mi sentivo come se per il mio dolore non ci fosse rimedio.
Non feci nulla durante quei giorni, lavoravo, tornavo a casa, dormivo.
Non avevo le forze di fare nulla, tutto mi ricordava lui.
Nora provò più volte ad incoraggiarmi:
«Mery, parlaci, stai peggio senza di lui e non potrai evitarlo per sempre»
Ma io non me la sentivo, le mia vita era così tanto incasinata che ormai mi era sfuggita di mano.
Mi sembrava surreale tutto ciò che stava succedendo, pensavo che certe cose potessero accadere solo nei film ed invece avevano colpito proprio me in pieno volto.
Quando qualcuno ti delude è come se la terra che hai sotto i piedi svanisse e tu non avessi più nulla a cui aggrapparti, ma quella stessa persona, che ti ha fatto male, ti porge la mano e tu avrai paura che però ti lasci cadere nel vuoto.
A volte però, sorprendentemente, ti prende e ti tira su, e con tanta pazienza ricostituisce la terra sotto i tuoi piedi.
Ma non sempre siamo pronti a correre questo rischio, la paura a volte vince e le persone si perdono.
Sette giorni senza incontrarlo, senza un cenno e continuavo a pensare che se le cose non fossero andate in quel modo chissà quanti ricordi avremmo creato in quei sette giorni.
Andai a casa dopo una giornata estenuante, un'altra giornata passata a pensare a lui ed un'altra giornata senza reagire.
Nora ed Amalia preparavano la cena, io andai ad aiutarle, Amalia era pensierosa e iniziai a preoccuparmi.
«Stai bene?»
Le chiesi preoccupata
«Sì, tranquilla tesoro»
La sua risposta tuttavia non mi convinceva
«Non guardarmi così, sto bene, solo che sai a volte le mancanze tornano a galla»
Amalia era sempre così sorridente, così tanto che ci si dimenticava di quanto dolore potesse provare.
«Amalia, perché tu e tuo marito vi siete separati?»
Forse se fossimo arrivate alla radice del problema avremmo potuto trovare una soluzione.
«Quando avevo 32 anni rimasi incinta, non ce lo aspettavamo ma ne eravamo felici.
Tuttavia, sfortunatamente, persi il bambino, fu un dolore atroce per entrambi e c'è chi resiste di più e chi di meno.
Non condividemmo il nostro dolore l'uno con l'altro, ci comportammo come se solo uno di noi avesse perso il proprio figlio.
Il dolore cambia le persone e credo tu lo sappia tesoro»
Nora ed io ascoltavamo attenta ed io sentii una stretta al cuore, Nora si accarezzò lievemente la pancia istintivamente.
«Non voglio rattristarvi, finiamo di cucinare dai»
«Amalia, il dolore cambia le persone è vero, ma le unisce anche.
So che sarà passato tanto tempo, ma non puoi vivere chiedendoti come sarebbe potuta andare, devi riprenderti ciò che è tuo Amalia.
Come si chiama tuo marito?Dobbiamo trovarlo»
«Il mio amato Michael, oggi avremmo fatto 50 anni di matrimonio, sapete lui ad ogni anniversario mi portava a pattinare, lui lo odiava, ma sapeva che io lo adoravo»
Quel nome provocò in me una strana adrenalina, Michael, quel nome così famigliare, le storie così simili, come avevo fatto a non pensarci.
Tutto aveva senso, speravo di non sbagliarmi.
Presi di corsa il mio telefono ed uscii frettolosamente di casa.
«Torno presto, voi mangiate!»
Gridai sulla soglia della porta, lasciando loro due parecchio confuse.
Non potevo risolvere i miei problemi, ma forse potevo aiutare le persone che amavo.
Sarebbe stato un peccato sprecare così tanto amore.
In quel momento ero guidata totalmente dall'istinto, mi diressi in chiesa per vedere se Michael fosse lì, ma non vi trovai nessuno.
Mi fermai un attimo ed iniziai a riflettere come avrei potuto trovare una persona in una città così tanto grande.
Guardai il telefono e decisi di telefonare l'unica persona che era sempre riuscita ad aiutarmi, cliccare sul suo nome sorprese me e probabilmente anche lui.
Il cuore quasi mi si fermò quanto sentii la sua voce.
«Sono nella chiesa vicino casa, ti aspetto qui davanti»
Dissi e riattaccai.
"Pensi davvero che verrà dopo averlo evitato una settimana?"
Egoisticamente risposi alla voce nella mia testa di sì e non mi sbagliai, dieci minuti dopo Hero era davanti a me.
Aveva gli occhi gonfi e lucidi, capelli arruffati e delle occhiaie molto scure, nonostante tutto ciò mi sembrò incredibilmente bello e il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, ma non volevo dimostrare che la sua presenza mi facesse qualche effetto.
Gli spiegai rapidamente la situazione e lui si dimostrò subito disposto ad aiutarmi.
Durante il tragitto in auto non parlavo, sentivo i suoi occhi su di me ma non avrei retto il confronto: essere così vicina a lui mandava in tilt il mio cervello, il mio cuore, sentire il suo respiro mi faceva venire quasi la pelle d'oca, se avessi incontrato i suoi occhi sarei crollata.
Andammo nella piazza dove avevo incontrato Michael la prima volta, ma era impossibile individuarlo tra tutte quelle persone.
Andammo in così tanti posti che avevo perso il conto e le idee.
Risalimmo in macchina e mi fermai a riflettere.
«Non ti viene in mente un posto importante per lui? Magari te l'ha detto senza rendersene conto, oppure te l'ha detto Amalia»
Le parole di Hero accesero una lampadina nella mia mente.
«Ma certo! La pista di pattinaggio, lui portava Amalia lì ad ogni anniversario ed oggi è il loro 50esimo anniversario»
Neanche il tempo di finire la frase ed Hero mise in moto.
Arrivammo alla pista di pattinaggio, la quale stava per chiudere, entrammo di corsa e vi trovammo una sola persona: il caro Michael.
Lui si girò e quando mi vide sorrise.
Venne verso di me e notai i suoi occhi lucidi.
«Ero certo ci saremmo rivisti»
Disse lui sorridente.
«Michael devi venire con noi, so che sembra strano, ma devi fidarti.
Oggi sono 50 anni, vero?»
Dissi e speravo capisse.
Lui si commosse, si tolse i pattini e venne con noi, il suo cuore aveva già capito.
Arrivati davanti casa mia, una strana ansia pervase il mio corpo, speravo di non essermi sbagliata e di non peggiorare ulteriormente le cose.
Ringrazio chi sta continuando a leggere la storia, spero che possiate trovare un amore come quello di Michael e Amalia ❤️
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