27.

Mattias si avvicinò ad Hero e lo spinse, lui cadde a terra.
Il cuore iniziava a battermi più forte che mai.
Successivamente si avvicinò a me e mi prese per la vita, le sue mani toccarono i miei glutei.

Mi liberai dalle sue braccia e aiutai Hero ad alzarsi.

Mi voltai verso Mattias, che ufficialmente mi stava facendo innervosire.

«Questo è stato un gran sbaglio tesoro»
Dissi guardandolo dritto negli occhi.

Lui era confuso ed io non mi resi conto di ciò che successe dopo: sentii improvvisamente qualcuno urlare per lo spavento, qualcun altro faceva il tifo.

Vidi del sangue, quando tornai ad essere lucida mi resi conto che stavo colpendo Mattias.

Lo stavo riempiendo di pugni, mi ritrovai le mani sporche di sangue.

«Prova di nuovo, anche solo un'altra volta, ad avvicinarti a lui e finirà molto peggio»

Hero mi prese per le braccia e mi portò fuori sotto lo sguardo scioccato di tutti.
L'adrenalina che avevo in corpo non mi faceva sentire ancora dolore.

Vidi una fontanella dove andai a sciacquarmi le mani.

Dissi a Nora e a Mark di venire lì.

«Portatelo voi a casa, io me ne vado»
Tutti rimasero sorpresi da questa mia frase.

«Aspetta Mery»
Disse Hero, ma in quel momento provavo solo rabbia.

«Aspettare che? Cosa diamine ti costava rispondere ieri? Perché diamine ti sei dovuto ubriacare in questo stato? Per colpa tua mi sono ritrovata a picchiare una persona, avevo il sue sangue sulle mie mani, tutto questo perché tu volevi bere per dimenticare come se avessi ancora quindici anni.
Cosa diamine ti costava parlarne con me? Io mi sono fidata di me, ho messo il mio cuore in mano a te e tu preferisci passare la serata con degli sconosciuti che non provavano minimo interesse per te»

Io avevo gli occhi lucidi, lui aveva gli occhi lucidi, Mark e Nora erano confusi.

«Per favore portatelo a casa»
Ribadii.
E me ne andai.

La rabbia svanì e fu sostituita da un gran stanchezza: desideravo solo dormire.

Chiamai un taxi per arrivare al più presto a casa.

Arrivai e decisi di telefonare Nora per sapere se fosse arrivata a casa ed onestamente soprattutto per sapere se Hero fosse a casa, non fraintendete sapevo già che Nora era al sicuro con Mark.

«Sei arrivata a casa? Lui dov'è?»
E proprio quando lo chiesi sentii lui gridare il mio nome, mi affacciai alla finestra ed erano tutti e tre davanti alla mia porta.

Scesi in fretta.

«Non voleva minimamente andare a casa, continuava a dire il tuo nome»
Disse Nora ridendo.

Chiesi a Mark ti aiutarlo ad andare in camera mia, doveva dormire.

«Ragazzi potete restare anche voi se vi va, ormai è tardi»

I due accettarono l'invito.

«Dovreste dormire insieme, è un problema? Non ho molto spazio»
E per la prima volta ero contenta non ci fosse troppo spazio, ero certa che Nora avrebbe apprezzato.

«Non è un problema tranquilla, anzi grazie dell'ospitalità»
Disse e Mark e gli rivolsi un sorriso.

«Se avete fame Nora sai dov'è la cucina»
Lei annuì.

Salii in camera seguita da lei, presi una coperta e la distesi a terra, all'unisono lei ed Hero chiesero cosa stessi facendo.

«Non è ovvio?»
Chiesi perplessa.

«Non vuoi dormire con me? Sei proprio cattiva»
Disse Hero con una voce da bambino offeso.

Nora rise e tornò giù.

«Se tu dormi a terra ci dormirò anche io io»

«Stai lì, hai già fatto troppi casini»

Mi misi a terra, lui iniziò a urlare di mettermi a letto, stavo impazzendo.

Cedetti alla fine.

Volevo stargli lontana, così misi la coperta tra di noi, lui la tolse e mi tirò verso di sé: avevo la testa poggiata sul suo petto nudo ed in quel momento mi chiesi quando si fosse tolto la maglietta.

Mi accarezzava i capelli ed io iniziai a disegnare dei piccoli cerchi con le dita sul suo petto.

Si addormentò quasi subito, io restai ancora sveglia.
Nonostante l'odore d'alcol il suo profumo era ancora evidente: sapeva di vaniglia e di un qualcosa di esotico.
Aveva proprio un bel profumo.

Pov. Hero

Aprii gli occhi, avevo le palpebre pesanti ed un mal di testa lancinante.
Quando la vista non fu più offuscata vidi lei, che dormiva beatamente sul mio petto.

I capelli sparsi sul viso, gli occhi chiusi, le labbra rosse, il suo respiro calmo.

Avrei voluto svegliarmi più spesso con lei accanto.

Tentai di ricordare cosa fosse successo la notte scorsa, ma l'unica cosa di cui ero certo era che lei mi aveva aiutato e che aveva picchiato quell'idiota di Mattias.

"Oddio! Ha picchiato Mattias"

Non riuscivo ben a capire dove avesse imparato a colpire così bene, all'apparenza era così esile, tuttavia sapeva difendersi.
Ne ero orgoglioso.

Le tolsi i capelli dal viso e le diedi un bacio sulla fronte.

Lei si stiracchiò come una bimba ed i suoi occhioni si aprirono.

I nostri sguardi si incrociarono, lei senza volerlo sorrise, provo a nasconderlo però.

Fece per alzarsi ma la fermai.

«Resta ancora un po' con me»

Lei non disse nulla, rimase tuttavia sul mio petto.

Le dovevo delle spiegazioni.

«Volevo chiederti scusa per ieri, sono stato uno stupido»

Lei non rispose, probabilmente aspettava che continuassi.

"Puoi farcela"
Dissi a me stesso.

«Ero spaventato, quando ti sei fatta male alla testa ed ho visto il sangue sono andato nel panico ed in quel momento mi sono reso conto che se per una piccola cosa ho avuto così tanta paura di perderti, cosa succederebbe se accadesse di peggio.
Cosa accadrebbe a me se ti perdessi?
Ho avuto paura ed ho reagito nel modo peggiore possibile, sono andato alla prima festa possibile per bere e dimenticare.
Ma non ha funzionato, giuro che nemmeno per un attimo ho smesso di pensare a te.
Anzi, desideravo te vicino a me anche in quel momento»

Solo allora lei mi guardò, non parlò però.

«E sei stata incredibile con Mattias, non mi aspettavo fossi così forzuta»

Lei sorrise lievemente.

«Mi ha insegnato papà»
Disse finalmente ed io le accarezzai i capelli di tutta risposta.

«Ciò che ha detto quell'idiota era vero»

La sua espressione era interrogatoria.

«Mia madre, era una prostituta»
Dissi con esitazione.

Mi aspettai di vedere sul suo volto un'espressione disgustata, perplessa, ma ciò non successe.

«Lei non lo faceva perché voleva, l'ha fatto per crescere me e mio fratello.
Mio padre era un brav'uomo all'inizio, lavorava, fino a quando non è stato licenziato: la ditta per cui lavorava era fallita.
Fu un periodo tosto per noi, lui non riusciva a trovare lavoro ed a un certo punto smise di cercarlo.
Mamma poté fare solo quello per darci da mangiare e gliene sarò sempre grato.
Papà non era d'accordo, così se ne andò.
Rimanemmo soli, successivamente anche mio fratello se ne andò, odiava mamma e la considerava un mostro.
Ma lei non lo era, lei era dolcissima, ha fatto di tutto per i suoi figli.
Le cose però erano diventate pesanti da sopportare ed ai miei diciotto anni, certa che me la sarei cavata, beh...»

Presi un bel respiro.

«Mamma rinunciò, mamma si suicidò il giorno dopo il mio compleanno»

Vista offuscata e lacrime che bagnavano il mio volto.

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