23.
Io ed Hero decidemmo di andare, quei due potevano finalmente restare da soli.
Tornammo al lavoro, spiegammo a Juan che Mark aveva bisogno di qualche giorno di riposo, fortunatamente lui era sempre stato gentile e disponibile con tutti i suoi dipendenti.
Io tornai a ciò che dovevo fare ed Hero pure.
Sistemai un centinaio di libri sugli scaffali, spolverai e starnutii tante di quelle volte.
Mi ci vollero 3 ore per finire tutto, ero alquanto affaticata, non ero stata ferma un attimo.
Due braccia mi avvolsero da dietro ed un profumo famigliare mi invase le narici.
Mi voltai e ecco lì il mio eroe.
«Ti mancavo troppo eh?»
Disse ridendo e risi anche io.
«Credo che io mancavo a te visto che sei venuto a cercarmi»
Risposi io soddisfatta.
«Ottima risposta»
Mi fece l'occhiolino.
Si chinò verso di me e solo allora mi resi conto della differenza d'altezza che c'era tra noi due.
«Sei un gigante»
Dissi ridendo, mi sentivo una scema.
«Sei tu che sei una nana»
Feci la linguaccia e lui sorrise.
Aveva proprio un bel sorriso e due fossette ai lati delle labbra, quei capelli neri disordinati, era proprio bello.
«Vorrei baciarti»
Non avevo le farfalle nello stomaco sentendo quella frase, ma un intero zoo.
Mi guardai intorno.
«Non mi importa se ci vede qualcuno»
«Allora perché non mi baci?»
«Era proprio ciò che volevo sentire»
Alzò il mio mento con la mano e mi baciò, la sua mano andò sul mio fianco e mi fece avvicinare ancora di più a lui.
Lo allontanai lentamente con le mani.
«Dobbiamo tornare a lavorare adesso»
Dissi a malincuore.
Lui fece la faccia di un bambino triste ed io corsi via ridendo.
Durante le ore successive lavorai alla cassa.
Non era molto difficile, sorridevo cordialmente a tutti ed era bello come un semplice sorriso potesse cambiare la giornata ai clienti.
Nora mi mandò un messaggio chiedendomi se Hero potesse andarla a prendere all'ospedale e lui accettò senza la minima esitazione, era sempre disponibile per tutti.
«Tu vieni con me signorina e sali avanti»
«Sì, signore»
Risposi ridendo.
Andammo a prendere Nora alla fine del turno, lei era entusiasta di aver risolto con Mark, ma improvvisamente il suo sguardo si rabbuiò.
«Che c'è che non va?»
Chiedemmo io ed Hero all'unisono.
«Credo che voglia solo un'amicizia adesso e lo capisco, non è una notizia da tutti i giorni ma credo sia normale una parte di me sia delusa»
Mi girai verso di lei.
«Nora, dagli un po' di tempo.
Al posto suo altri sarebbero stati terrorizzati e avrebbero lasciato perdere.
Ma hai visto la sua reazione»
Nora posò la guancia sulla mia mano come una bambina e io gliela accarezzai.
«Dove ti porto Nora?»
Io guardai Nora aspettando la sua risposta.
«A casa, devo parlare con mia madre.
È il momento giusto»
«Vuoi che venga con te?»
Chiesi
«No, devo farlo da sola»
Nella sua fragilità era così tanto forte.
Nora indicò la strada ad Hero e prima di scendere la abbracciai forte.
«Telefonami dopo»
Le dissi preoccupata.
Speravo sua madre capisse e se non avrebbe capito l'avremmo aiutata noi a farlo.
«E noi che facciamo?»
Dissi io
«Beh io avrei qualche idea»
Mi baciò improvvisamente, un bacio diverso dagli altri, uno leggero e divertito.
«Mi piacciono le tue idee»
Ridemmo entrambi.
«Ti porto al mare»
Rimase un attimo zitta per la sorpresa.
«Cosa? Non c'è troppo freddo per andare al mare?»
Lui rise della mia espressione
«Ti porto al mare.
Abbiamo detto che dobbiamo conoscerci meglio e voglio iniziare dal mostrarti i posti che più amo.
Ci vorrà qualche ora di macchina, ma dovremmo arrivare in tempo per vedere il tramonto»
Sul mio volto vi era un sorriso a trentadue denti.
Strillai come una bambina.
«Mi piace vederti felice»
«Lo sono grazie a te»
Era stata io a dire quella frase?
Era incredibile come poco tempo prima mi sentissi il mondo crollare addosso e invece in quel preciso istante ero realmente felice.
Allora era vero che neanche il dolore peggiore dura per sempre.
L'inverno passa.
La pioggia si ferma.
Ed il dolore svanisce o perlomeno si affievolisce.
Stavo ridendo dopo tanto tempo e non perché mi sentissi obbligata, ma perché non riuscivo a trattenermi dal ridere, avevo la mente leggerà, riuscivo ad apprezzare ciò che avevo.
Stavo andando avanti.
E tutto questo grazie all'amore: un amore ancora immaturo, un amore che non sapevo fosse tale.
Perché in fondo è proprio l'amore che ci salva e non importa verso chi, se per un ragazzo o una ragazza, un animale, un famigliare, o noi stessi, questo sentimento ci fa andare avanti, vale la pena viverlo.
Le persone giudicheranno sempre le vostre scelte, alcuni vi diranno che siete troppo giovani per amare, che vi conoscete da troppo poco, ma chi ha detto che c'è un tempo per amare?
Io avevo conosciuto quel meraviglioso sentimento grazie ai miei genitori, quando persi il loro amore, non avrei mai più potuto immaginare che qualcuno potesse donarmene, ma lui lo stava facendo.
Era un sentimento nuovo e confuso, ma che non avrei mai più trattenuto per paura.
Durante il tragitto ci ritrovammo a cantare le canzoni che mandavano in radio a squarciagola, inizialmente le cantavo sotto voce perché mi sentivo in imbarazzo, lui notò ciò e si mise a cantare forte per coinvolgermi.
Misi la testa fuori dal finestrino ed il vento freddo mi colpì il viso, non importava, volevo sentire di essere viva.
«Rimetti la testa dentro che diventi un ghiacciolo»
Rimisi la testa dentro e mi guardai nello specchietto, il mio volto era rosso.
«Preferisco vederti arrossire a causa mia,
ma anche così sei adorabile»
Gli diedi un pugnetto sulla spalla e risi.
Arrivammo dopo qualche ora a Valencia, la città era di una bellezza mozzafiato, perlomeno per me.
Andammo a piedi fino al mare, tolsi le scarpe, volevo sentire la sabbia.
Il mare era calmo, il cielo era leggermente grigio, ma non poteva essere più bello di così.
«È davvero bello qui»
Dissi ammaliata, mi era mancato il mare.
«Già, ci venivo con i miei genitori da bambino.
Devi vederlo l'estate, con la sabbia calda, il cielo di un colore vivido, sembra irreale»
Era la prima volta che parlava della sua vita.
Mi avvicinai al mare, toccai l'acqua con una mano, era meno fredda di quel che mi aspettassi.
Ci sedemmo sulla sabbia, aspettando il tramonto.
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