16.

Avevo medicato la ferita, lui era seduto su uno sgabello ed io ero in piedi davanti a lui.
Disinfettai e misi due cerotti, non avevo molto a disposizione, la mattina successiva sarei andata in farmacia a prendere della garza.

«Ho finito»
Dissi
«Menomale, cioè intendo, grazie dottoressa»
Rispose lui ed entrambi ridemmo.

Rimasi ferma davanti lui, lui mi guardava e nel mentre si alzò in piedi.
Il suo viso era talmente vicino al mio che potevo sentire il calore del suo respiro.
Improvvisamente le sue mani si posarono sui miei fianchi, avevo la maglia leggermente alzata e la sua pelle era a contatto con la mia.
Mi sentivo bruciare.

«Non scherzavo prima, non riesco a toglierti dalla mia testa, né da sobrio, né da ubriaco.
Non so perché succeda questo, ma tu sei speciale e l'ho sentito dal primo momento in cui ti ho vista.
So che ci conosciamo poco, ma abbiamo tempo, se tu lo vorrai»

Sospirai profondamente, il mio cuore batteva talmente forte che avevo paura lo sentisse persino lui.

«Devi dormire, vieni con me»
Riuscii a dire solo questo, ero una stupida.

Mi girai per andare giù, ma lui mi riprese per i fianchi e mi riportò davanti a lui.

«Dimmi che per te è lo stesso oppure no, altrimenti non ti lascio muovere da qui»

«Io...Sì per me lo è stesso, non riesco a toglierti dalla mia testa, ma questo mi spaventa, non sono pronta a nulla che riguarda i sentimenti»
Finalmente una risposta concreta.

«Io aspetterò»
Lui aspetterà.

Andammo giù.
«Sfortunatamente devi dormire sul divano, al piano di sopra nella mia stanza c'è Nora, la conosci, è la nostra collega e un'altra nostra amica»
Dissi

«Non è un problema, se dormirai con me, altrimenti dormo io a terra e tu sul divano»

Stesi il divano, presi due cuscini e due coperte.
Speravo che Nora ed Amalia non si facessero strane idee, ma molto probabilmente mi sarei svegliata comunque prima di loro.

«Grazie...»
Sussurrò assonnato, e si addormentò.

Mi misi su un fianco e guardai il suo viso, le sue mani, e mi addormentai così, ammirandolo.

P.O.V Hero:

Aprii gli occhi, avevo un terribile mal di testa.
Mi guardai attorno, lei era tra le mie braccia.
Ero confuso, ma tutto passò in secondo piano davanti a lei: i suoi lunghi capelli neri le coprivano leggermente il viso, glieli portai dietro l'orecchio.

Sembrava così tranquilla, e mi soffermai su quel viso così perfetto per me, le sue labbra erano rosee e carnose, aveva delle lentiggini sparse qua e la, un naso piccolino, il suo volto era così armonioso.

Le accarezzai il viso e lei aprii i suoi grandi occhi, i quali avevano un mondo dentro.

Vidi le sue guance arrossire non appena notò di essere tra le mie braccia.

«Non mangio mica»
Dissi per rassicurarla e funzionò, lei sorrise, ma si alzò e sentii un vuoto, l'assenza del suo calore.

P.O.V Meryem:
Sentii una lieve carezza sul viso e mi piaceva così tanto quella sensazione.
Quando aprii gli occhi Hero mi guardava ed io ero tra le sue braccia.
Ero in imbarazzo, le guance divennero rosse, ma lui, come sempre, salvò la situazione.

Mi alzai, non potevo permettere che succedesse tutto questo, stavo perdendo il controllo sulla situazione e stranamente la mancanza delle sue braccia mi colpii duramente.

"Non puoi."
Dissi a me stessa.
Ed in fondo mi chiedevo perché non potessi:
Perché non potessi avere una vita normale, perché non potessi permettermi le amicizie, l'andare a ballare con gli amici, l'uscire a tarda notte, il sognare.
Perché non potevo amare?

Tuttavia, sapevo che potevo, era questo il problema, nel mio cuore c'era ancora così tanto amore da dare...
Ma al contempo tanta paura di essere l'unica a donarne.

Non avevo paura di amare, avevo paura di essere l'unica a tenerci.

Andai in cucina, lui mi seguì, presi delle ciotole e misi latte e cereali per tutti e quattro.
Da un lato non volevo che Nora ed Amalia lo vedessero, volevo evitare domande strane, film mentali inutili, dall'altro poco importava tanto non c'era nulla da nascondere e soprattutto non volevo che lui pensasse che provassi vergogna, che fosse colpa sua.

Nora ed Amalia si svegliarono poco dopo, vidii sul loro volto un'espressione sorpresa.

«Ahm... Buongiorno...Hero»
Disse Nora perplessa
«Buongiorno Nora»
Rispose lui

«E tu chi saresti giovanotto?»
Chiese Amalia sorridente

Hero guardò nella mia direzione
«Sono un loro collega di lavoro. Ieri ho avuto un piccolo problema e Meryem mi ha ospitato, è stata molto gentile»

«Sei proprio un bel ragazzo»
Ribadii Amalia

«Amalia!»
Esclamai io.

Loro risero, anche se notai un lieve imbarazzo sul volto di Hero.

«Fate colazione»
Dissi io con un tono improvvisamente freddo ed andai in camera mia a vestirmi, non avevo più fame.

"Cos'è successo al mio umore?"
Pensai.

Quando tornai in cucina Nora era intenta a fare domande ad Hero su Mark, sperava che lui lo conoscesse.

«Ci conosciamo, ma onestamente non so se gli piaccia qualcuno»

Nora divenne rossa

«So che volevi sapere questo»
Ribadì Hero

«Però una volta mi ha detto che aveva notato una ragazza bellissima al lavoro»

In quel momento ricordai il complimento di Mark quando eravamo andati a pranzo io, lui e Nora, e speravo che la ragazza di cui parlava non fossi io.

Io e Mark da quel pranzo non parlammo più, solo qualche saluto, tuttavia mi resi conto che lo avevo sorpreso più volte a guardarmi.

"Sono solo coincidenze"
Dissi tra me e me.

Andammo a lavoro tutti e tre insieme, Nora non mollava il telefono, il suo sguardo era fisso sullo schermo.
«Nora non guardare il telefono quando attraversi la strada»
Mi sembrava di star parlando con una bambina.

Neanche il tempo di dirlo e lei attraversò senza guardare, un forte clacson si sentì, la tirai istintivamente per il braccio e cadde a terra.

«Cosa diamine fai Nora! Ti ho detto di stare attenta!»

Hero le chiese se stesse bene, ma la domanda sembrava più rivolta a me che a lei.

Avevo le lacrime negli occhi, non potevo vedere un'altra persona a cui tenevo andarsene davanti ai miei occhi.

Nora stava bene fortunatamente, a me mancava il fiato, mi sembrava di star per annegare nelle mie stesse lacrime.

«Respira, non è successo nulla, lei sta bene, tu stai bene»

«Odio il fatto che tu mi veda sempre così vulnerabile»

«Non devi essere sempre forte, non credi?»

Aveva ragione.
Non dovevo essere sempre forte.
Anche io potevo crollare.

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