14.
Canzone consigliata durante la lettura:
Sweden-Undo
Il brutto tempo svanì, il sole tornò ad essere la mia sveglia ogni mattina.
Quel giorno mi svegliai con una una strana nostalgia di casa, sapevo che sarebbe arrivato quel momento: d'altronde lì ero cresciuta, lì avevo fatto le prime amicizie, le prime esperienze, lì avevo avuto i miei genitori accanto.
Sentivo la mancanza della vita che avevo prima di perdere tutto.
Ero stata male per così tanto che quasi mi ero scordata di come mi sentissi prima e quante cose belle mi circondavano inizialmente.
Non mi pentivo di essere partita, non mi pentivo di aver messo tutto da parte per poter scegliere me stessa, ma in certi momenti pensavo a come sarebbe stato se invece fossi rimasta ed una parte di me rispondeva che col tempo mi sarebbe passata...
Ma la pura verità è che certi dolori non passano mai specialmente se ti ci ancori come fossero la tua ultima via di salvezza.
La monotonia delle mie giornate, per certi versi, mi pesava: non ero mai stata il tipo da giornata tranquilla, avevo sempre avuto il bisogno di emozioni nuove, emozioni forti, che ti bruciano dentro così tanto da far paura.
Mi piaceva sentire l'adrenalina nel corpo, poi le cose cambiarono o meglio dire le persone cambiarono...
O anche meglio: papà cambiò.
Non aveva più la stessa energia di una volta, aveva gli occhi spenti, mi guardava ben poco.
L'avevo già perso molto tempo prima che se ne andasse.
Quel giorno il sole era forte, ma io vedevo tutto grigio.
Quel giorno dell'anno prima mio padre si era suicidato.
Erano già passati tre mesi da quando ero a Madrid e per quanto avessi tentato di scordarmi dell'anniversario non ci riuscii.
Mi sembrava incredibile essere riuscita ad affrontare quell'anno, era vero, quel giorno era uno tra i più dolorosi ma significava anche che ce l'avevo fatto, avevo resistito, ero stata forte.
Ero seduta ad un tavolo, non riuscivo a concentrarmi sul lavoro, avevo la testa altrove, in un posto lontano e irraggiungibile.
Nora e Mark provarono più volte a parlarmi, ma riuscii solo a dire qualche monosillabo, ero disconnessa dal mondo, ma non dalla mia mente sfortunatamente.
«Stai bene Mery?»
Alzai lo sguardo e vidi Hero, lo guardai e non mi vennero le parole, mi alzai e lo abbracciai.
Io lo strinsi con tutte le mie forze e lui ricambiò stringendomi più forte, sentivo che tra quelle braccia potevo andare in frantumi perché lui avrebbe raccolto ogni pezzo.
Ed ero pazza, nulla aveva senso, come potevo pensare e provare ciò nei cofronti di una persona che a malapena conoscevo, in quel momento tuttavia non mi importava, in quel preciso istante mi concedevo la possibilità di essere vulnerabile.
Notai Nora guardare verso di noi e sorridere, era un sorriso fiero e dolce, sapeva quanto fosse difficile per me lasciarmi andare soprattutto quando ero con gli altri.
«Ti va se andiamo in un posto? Spiego tutto io a Juan»
Mi chiese e feci cenno di sì.
Gli ero grata.
Non mi considerava una pazza per averlo abbracciato dal nulla, non stava ignorando il mio dolore, ma lo ascoltava e voleva comprenderlo, affievolirlo, non si era tirato indietro.
"Forse gli fai semplicemente pena"
La mia mente aveva sempre avuto la brutta abitudine di autosabotarsi, però quel giorno ne avevo già troppi di pensieri per cui ignorai quest'ultimo.
Hero venne verso di me dicendomi che potevamo andare.
La sua macchina era parcheggiata a qualche metro dalla biblioteca, mi aprì la portiera e ne rimasi alquanto sorpresa.
"Forse gli faccio davvero pena"
"O forse dovresti stare zitta ed apprezzare"
Iniziai un battibecco con me stessa.
«Non andremo troppo lontano, nonostante ciò è uno dei miei posti preferiti, ci vado sempre quando voglio allontanarmi dal mondo e penso che ti piacerà»
Mezz'ora dopo mi ritrovai a scalare una piccola collina e il panorama che vi era davanti a me mi lasciò a bocca aperta, ero senza fiato, risi spontaneamente.
Davanti a me si vedeva un meraviglioso cielo arancione, giallo, rosa, un tramonto perfetto.
Là sopra c'era la pace.
«Dammi la mano ti mostro un'altra cosa»
Non esitai e gli porsi la mano.
«Un'altalena»
Dissi sorridendo.
Ero quasi, inevitabilmente, commossa.
Mi fece sedere e iniziò a spingere l'altalena, sempre più veloce, mi sembrava di poter toccare il cielo, di essere tornata una bambina.
Era tutto perfetto in quel momento.
Mi riprese la mano e ci sedemmo sull'erba verde.
«Ti sarò per sempre grata Hero, sei il mio eroe»
«Non hai bisogno di nessuno per essere salvata tu»
Mi scappò un ghigno.
«Esattamente un anno fa mio padre si è suicidato»
Dissi improvvisamente.
«Mery non sei obbligata, non ti ho portato qui per farti parlare, volevo che trovassi semplicemente un posto sicuro dove potrai rifugiarti quando avrai bisogno. Quindi se non te la senti non farlo»
Mi interruppe.
«Voglio farlo credimi... Non mi rendo conto nemmeno di come sia successo: io so che stava bene, che era felice e da un momento all'altro le cose sono cambiate, lui è cambiato e poi improvvisamente una mattina lui aveva deciso di finirla e sai qual è la parte peggiore? Che l'ho trovato io.
Era disteso a terra, dalla sua bocca usciva una schiuma bianca, lui era lì a terra privo di vita ed io non sono riuscita neanche ad urlare.
Mi sono diretta su di lui, ho iniziato a fargli il massaggio cardiaco, ma nulla, non si muoveva più.»
Mi fermai un attimo per prendere aria.
«Mia madre arrivò successivamente, io lo tenevo tra le braccia e neanche all'arrivo dei soccorsi volevo lasciarlo andare, non volevo crederci: non potevo credere di non essere riuscita a salvarlo, a rendermi conto di cosa stesse succedendo prima... Ma è sempre così no?
Ce ne accorgiamo tardi e poi ci chiediamo cosa avremmo potuto fare in più, ma ormai non ha più senso chiederselo.
E ti chiedi anche se sapesse che lo amavi, che lo amerai sempre, che ti dispiace di non essere stato la migliore versione di te stesso.
E ti senti in colpa, tanto in colpa, per cose a cui un tempo nemmeno pensavi.
Ma la cosa che più mi tormenta è che non ho mai saputo perché e forse non lo saprò mai»
Non piansi, le lacrime non scendevano.
«E cosa successe poi?»
Mi colse di sorpresa la sua domanda.
«Beh i soccorsi dichiararono che non c'era nulla da fare, si era suicidato prendendo una dose troppo grande di pillole.
Io corsi nella mia camera e gettai mobili, specchi per terra, avevo distrutto tutto e urlai, urlai tanto e piansi altrettanto.
E da quel giorno tutto andò a puttane»
«C'è una parola in giapponese wabi-sabi, il quale è l'apprezzamento per la bellezza transitoria e imperfetta, destinata a spegnersi presto ma apprezzata finché viva.
E tu l'hai fatto, hai amato tuo padre con tutta te stessa e lui ha amato te, nonostante tutti i difetti, nonostante tutto, l'amore tra voi due non svanirà mai e quindi sì, lui lo sapeva che ci tenevi nel modo più puro e vero possibile, perché prima di ogni cosa è stato lui ad insegnarti l'amore»
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