2.1
2.
HARRY
L'aria durante quella cena era pesante, negli ultimi mesi aveva consumato pochi pasti in compagnia della presenza dei suoi genitori. Ogni volta vedere quella sedia vuota era un dolore che a stento riusciva a sostenere, fingendo una tranquillità che in realtà aveva perso da tempo. Sapeva che sarebbe presto arrivato il momento di perdere anche gli ultimi stralci di libertà, aveva tentato vigliaccamente di rimandare l'appuntamento con il suo destino ma la severità negli occhi di suo padre, quella sera, suggeriva che non sarebbe più potuto sfuggire ai suoi reali doveri.
Suo padre era incredibilmente bravo con il linguaggio degli occhi e lui negli anni aveva imparato abilmente a tradurre i suoi sguardi in parole. Quell'occhiata sferzante che stava proponendo non era esattamente una richiesta. Doveva essere pronto ad intraprendere con un minimo di disilluso coraggio il tortuoso cambiamento in cui si era schiantata la sua vita, a cominciare dalla prima decisione che era stato costretto a prendere.
- Io non la sposerò mai – ribadì esausto ma con tono fermo e deciso.
Il Re digrignò i denti conscio che nessuno dei due si sarebbe arreso facilmente, eppure il piccolissimo spiraglio di sopravvivenza ancora presente nella sua ragione gli suggeriva che suo padre non aveva ancora usato tutte le frecce del suo arco.
- Figlio ingrato! – tuonò impetuoso, battendo un pugno sul tavolo, perdendo ogni barlume di razionalità – È così che aiuti la tua famiglia in un momento difficile: rovinandoci? Rovinando la dinastia, la corona! – le sue accuse erano dardi taglienti, come aveva immaginato.
- Alla rovina della mia vita non pensi? - forse chiedeva troppo, suo padre non si era mai domandato cosa lui desiderasse davvero - Non siamo nell' 800, i matrimoni combinati sono fuori moda –
- Non sarei mai ricorso a questo se non fosse stato per le tue sconsideratezze! –
- Felix – l'intervento di sua madre, la Regina Margherita, era il segnale che il suo spirito di sopravvivenza aveva visto giusto, se ne rese conto quando suo padre aveva ormai perso i reali freni inibitori.
- No! – sventolò la mano in un gesto isterico e scoordinato per fermare le sue proteste, quasi come se volesse fermare la sua stessa rabbia, la fumante rabbia che aleggiava nelle sue parole, un fulmine bloccato tra il rammarico e la sofferenza - È sempre stato accontentato, ha sempre fatto tutto ciò che più gli è parso, infischiandosene del nostro parere, infischiandosene delle conseguenze! – continuò furibondo – Per anni è stato al centro di rotocalchi, di gossip, di insulse frivolezze – prese un respiro profondo come se ogni parola avesse il peso di un macigno – Si è fatto fotografare negli atteggiamenti più promiscui, mostrando al mondo intero il suo sconsiderato comportamento e la totale mancanza di interesse e riguardo verso la sua famiglia e le sue responsabilità – la sua voce aveva catturato una nota solenne e roca - Sei la vergogna di questa famiglia – quello fece male - La dimostrazione che in questi anni non hai acquisito un briciolo, un dannato briciolo di maturità! – e ancora – Per una volta, smettila di pensare solo a te stesso ed affronta le conseguenze delle tue azioni –
- E quali sarebbero le mie azioni, eh? – lo sfidò ancora, alzandosi dal tavolo con impeto, tanto che perfino gli occhi di suo padre tremarono. Era quasi un mese che avevano attentamente evitato quella conversazione, nascondendosi dietro accusatori silenzi e rabbia nascosta. Ma sapeva fin dall'inizio che quella conversazione avrebbe presto svoltato in direzione delle sue colpe – Dillo! – il re esitò per un istante, in uno squarcio di ragionevole considerazione, ma poi la rabbia ed il dolore si impossessarono di nuovo completamente del suo cuore.
- Se non foste usciti quella sera, se non... -
- Se non? – incalzò tremante, aspettando che suo padre sferrasse quel colpo. Che gli mostrasse quanto lo considerasse colpevole di quella terribile vicenda.
- Ora basta! – la voce candida e perentoria di sua madre ruppe quella battaglia di accuse, insulti e odio. Lei aveva sempre vantato di una forte empatia nei suoi confronti, lei aveva cercato il più delle volte di capire cosa corresse nella sua mente, si era preoccupata dei suoi pensieri, delle sue sofferenze. Non sempre, ma sicuramente più di suo padre, aveva a cuore i suoi sentimenti – Harold, la tua famiglia ha bisogno di te in questo momento e sarebbe opportuno che tu facessi ciò che è giusto – letali furono quanto una raffica di coltellate sferrate nel suo punto più debole. Anche sua madre gli aveva voltato le spalle proprio nel momento in cui ne aveva avuto più bisogno. Racimolò gli ultimi stralci di coraggio, nascondendo perfino a sé stesso l'improvviso desiderio di piangere.
- Vi ho già annunciato le mie intenzioni, voglio sposare Isabel – la sua volontà si era quasi trasformata in una supplica, quando le sue parole erano uscite esasperate da quella conversazione, tanto che lo sguardo di sua madre era mutato in una triste carezza.
- E avremmo lasciato che la sposassi in circostanze normali – un respiro di incolmabile rassegnazione ferì la sua voce – Ma i tempi sono cambiati, tutto è cambiato e di conseguenza devono cambiare anche i tuoi programmi –
- Perché Isabel non può andare bene – il suo corpo prese a tremare come anche la voce perse la caratteristica audacia che l'aveva sempre contraddistinta e con essa anche le sue ultime speranze stavano dolorosamente sfumando.
- Non in questa circostanza, non può salire sul trono e governare questo paese accanto a te –
- Perché? - guardò il volto di sua madre in una silenziosa supplica - Vi ha fatto qualche sgarbo forse? –
- Si è dimostrata inadatta in tante occasioni – l'ennesima coltellata. Inadatta, esattamente come lui. Altra rabbia defluì dal suo cuore al ricordo della sua totale inettitudine vomitata addosso in ogni circostanza.
- E perché non vi siete mai premurata di dirmelo, eh? –
- Perché stare con lei ti teneva a freno dalle tue... - sua madre esitò. Sapeva che cercava sempre di trovare le parole meno affilate, era rimasta l'unica che si preoccupasse per lui, eppure il colpo di grazia stava per essere proprio lei a sferrarlo. La guardò non preoccupandosi di mostrare tutta la tristezza che aleggiava nel suo cuore, il rammarico, il dolore per tutto ciò che era riuscito a perdere e per ciò che stava per perdere ancora.
- Dalle mie? – notò chiaramente i suoi occhi velarsi di delusione.
- Sconsideratezze – prese un respiro, quasi come se fosse altrettanto doloroso anche per lei vedere andare in frantumi l'ultima possibilità di una vita felice per suo figlio, l'unico rimasto, dato che l'originario erede al trono giaceva inerme in un letto di ospedale, per colpa sua – Con lei ti eri calmato in qualche modo e la cosa non poteva che giovarti, sembravi cominciare a mettere la testa a posto e a fare le cose con maggiore attenzione, per questo motivo avevamo deciso di tralasciare tutto il resto. Ma ora non possiamo più farlo – ogni angolo del suo corpo cominciò a tremare e a sua madre sembrò ancora più difficile continuare a parlare - Ci dispiace Harold, ma non puoi tirarti indietro. Domani mattina io stessa mi premurerò di spiegare alla famiglia Lannoy la nostra decisione, se Miss Lannoy dovesse rifiutare allora non ti imporremo nessun'altra. Ma se lei dovesse accettare – un brivido di terrore percosse di tremori tutta la spina dorsale. La parola fine l'avrebbe decretata sua madre, senza sapere che avrebbe posto un velo nero anche sulla sua vita, sull'ultimo barlume di una vita meno infelice di quella che gli si stava prospettando. Annaspò continuando a tenere gli occhi incollati ai suoi aspettando come un condannato attendeva l'esecuzione della sua pena – Dovrai sottostare alla nostra decisione, per il bene della corona e della nostra nazione – con quelle parole sua madre segnò il preludio della fine.
Girava per il palazzo, tra quelle mura dorate che di lui tutto avevano visto e tutto conoscevano. Il suo spirito irrequieto era rinomato all'interno e fuori dal palazzo. E pensare che aveva desiderato mettere la testa apposto per lei, per Isabel, e si era rivelato vano. Vani i suoi sentimenti, vani i suoi desideri. L'aveva conosciuta quando aveva cominciato a lavorare a palazzo come organizzatrice di eventi per la corona e immediatamente era rimasto colpito dalla sua dolcezza, fino ad innamorarsi di lei come mai era successo prima, lei era stata l'unica che non aveva cercato di arrivare alla corona tramite la sua posizione, aveva continuato a lavorare piuttosto che vivere con lui a palazzo. Lei lo aveva sempre amato per ciò che era e non per qualcosa che tutti credevano fosse parte integrante di lui. Lui non era la vita che era costretto a vivere.
Non avrebbe dovuto preoccuparsi, quella ragazza avrebbe rinunciato, sarebbe diventata solo uno stravagante ricordo. Non sapeva nemmeno il suo nome e avrebbe dovuto sposarla? Ridicolo.
SELENE
La notizia era giunta velocemente da parte a parte e mentre la famiglia di Selene aveva accolto la lieta novella con maggiore gioia del previsto, la diretta interessata non l'apprese con la dignità che conveniva al suo rango.
- Io non voglio! – urlò sull'orlo del pianto. Il telefono le bruciava tra le mani tanto che avrebbe voluto scaraventarlo contro il muro, invece doveva sforzarsi di tenerlo incollato all'orecchio in attesa di un rimprovero di sua madre. Vagava come una pazza avanti ed indietro per la sua camera, il suo cuore sbatteva contro la cassa toracica frastagliandole il respiro, oppressa da una decisione che avrebbe infranto per sempre la sua vita, squarciandola in pezzi talmente piccoli che non sarebbe mai riuscita a ricomporre. Come potevano chiederle una cosa simile? Perché aveva commesso un errore in amore, doveva essere condannata alla completa sfiducia per le sue scelte tanto da pensare che decidere al suo posto sarebbe potuta essere la cosa migliore? Doveva pagare con il suo cuore. Doveva rinunciare per sempre all'amore, era questo che chiedevano?
- Fai una prova, vedi come va questa convivenza, il patto prevede che solo dopo un anno e mezzo di convivenza potrete confermare o meno le vostre intenzioni sulle nozze – sua madre pronunciò quelle parole con maggiore calma, quasi desiderasse volergliela infondere.
- Che conferma dovrei poter dare se poi voi non mi guardereste più in faccia, eh? Mi sembra solo una presa in giro! -
- Stai esagerando - replicò intimidatoria - Noi vorremmo solo che tu facessi una prova -
- E cosa sperate? Che possa innamorarmi? Mi avete riempito la testa per anni di frasi sulla crudeltà della realtà, sulla totale invenzione delle favole e poi vorreste dirmi che sperate davvero in un lieto fine da fiaba per un matrimonio combinato? Sapete anche voi che è impossibile -
- Eravamo convinti di sapere tante cose e adesso ci ritroviamo a doverci ancora riprendere dagli shock - quella fu una chiara frecciata che affondò in pieno nei suoi errori, quello che aveva passato e quello che aveva obbligato a subire alla sua famiglia.
- È per questo che mi avete accontentata quando vi avevo proposto di trasferirmi qui, avevate già deciso tutto non è vero? La visita alla regina era premeditata, era una sorta di prova – la sua voce tremò incapace di sostenere la sua delusione verso sé stessa e verso la piega che aveva finito per prendere la sua vita. La sensazione che maggiormente sembrava opprimerle il respiro era quel incessante martellio che la coscienza desiderava ricordarle come senso di colpa. Aveva fatto penare i suoi genitori e la promessa che aveva fatto, una volta tornata a casa in piena notte, in lacrime, vestita solamente di un appariscente pigiama, che non sarebbe più stata la pecora nera della famiglia, le stava schiacciando anche le ultime briciole di speranza.
- Ti sbagli Lene - la voce di suo padre acquistava una sfumatura di dolcezza ogni qual volta utilizzasse quel nome, il nome di sua nonna. Dovevano aver messo il viva voce - Tua madre ha solo colto l'occasione per stringere nuovamente i contatti con la regina e, parlando successivamente della tua visita, hanno deciso di tentare questo...esperimento - l'intervento improvviso di suo padre era l'ultimo segnale che le stavano concedendo per abituarsi al peso di quella decisione ancor prima che venisse ufficialmente decretata - Il principe aveva bisogno di trovare qualcuno capace di stargli accanto –
- E davvero credete che io possa essere all'altezza? - le venne quasi da ridere e quasi provò pena per quel poveraccio che volevano obbligarla a sposare. Lei era sempre stata quella meno all'altezza di tutta la famiglia. Sua sorella Danielle, nonostante le sue apparenze di infinita perfezione, era nota per il suo carattere focoso ed iracondo, ma si era pacificamente sposata con il fidanzato di una vita ed ora viveva serena in attesa che il piccolo Claude le crescesse in pancia al punto giusto per venire accolto al mondo. Invece lei era sempre stata causa di imbarazzo, era quella conosciuta per le decisioni più assurde, per le altalenanti passioni e per la sua sconsiderata ricerca dei sentimenti più autentici. Lei era lo spirito selvaggio e passionale che tutti i restanti componenti della famiglia avevano continuamente ignorato per tutta la vita. Eccetto ovviamente quel troglodita del cugino Gilberto che non aveva fatto altro che prenderla in giro per tutta la vita. Lo spirito passionale, ardente e selvaggio che aleggiava come eredità sul ramo materno della famiglia doveva essere finito tutto addosso a lei e lei sembrava averne scolato interi biberon da piccola per essere poi cresciuta ed averne fatto la sua colonna vertebrale. Era lei a dire sempre la parola sbagliata nel momento sbagliato, e parola era riduttivo perché di solito si trattava di spropositati sproloqui, ad essere sempre troppo vivace, poco posata, troppo sportiva, troppo spettinata, troppo volgare, troppo tutto. Lei era sempre stata di troppo. Troppo era stata anche la terribile scelta alla quale aveva obbligato la sua famiglia a sottostare ben due anni fa. Quella aveva segnato un punto di non ritorno con il quale avrebbe dovuto fare i conti per tutto il resto della sua vita e per il quale si sarebbe dovuta sentire per sempre in colpa.
Where's my will? Can I find a way? The earth is wild and I can't sit still. A thousand stars, you will have my word, I'm bright enough to fill these cracks. A familiar sound, a familiar voice makes it so hard to make a choice, I don't know if I should stay. I ran to you like water, I threw my body in and I'll stand up on the ocean, just to show you that I am strong, strong. But what if I am wrong.
- Hai bisogno di frequentare ambienti diversi - sua madre era tornata alla carica, quel commento la fece quasi ridere. Suo padre era già stato troppo avventato nell'intromettersi in quella conversazione, doveva ammettere che era riuscito a stupirla.
- Per frequentare ambienti diversi mi avete promessa in moglie ad un estraneo? – e non un estraneo qualsiasi, uno che avrebbe segnato per sempre il suo stile di vita, imprigionandola come un'orca in una gabbia di aragoste. Sua madre era riuscita a piazzarla con un Principe. Se l'avesse saputo il perfido cugino Gilberto sarebbe morto di invidia per la sua smisurata posizione di supremazia.
- La nostra decisione è forse stata affrettata, ma non crediamo sia peggiore delle tue – quello fu un colpo basso. Tipico di sua madre quando voleva sopprimere in maniera semplice le proteste.
- Lo fate per punirmi? – le sfuggì quando ancora una volta un moto di ribellione galoppò veloce dentro di lei.
- Non lo faremo mai – il tono di sua madre le parve leggermente offeso - Puoi rinunciare se credi che stiamo sbagliando -
Trattenne una lacrima e per la seconda volta dopo tanto tempo, dopo quel fatidico momento, quello che la portò ad abbassare ancora una volta ancora il capo.
- Non lo farò, sia ciò che volete – si rassegnò, gettando l'aria dai polmoni quasi la potesse soffocare. Aveva combinato più guai lei di un gregge impazzito quando era stata accompagnata solo dalla sua volontà e dalla sua testardaggine, forse lasciarsi guidare delle volontà di qualcun altro poteva solo giovarle. Cos'aveva da perdere d'altronde?
Spazio Ila:
Più veloce della luce! Spero questi primi capitoli possano incuriosirvi <3
Grazie ancora a tutte le ragazze che ancora mi seguono e mi sostengono!
Quando arriva il fine settimana??? Io sono già stanca >.<
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