Parte 5
"Posso darti un bacio, se credi che possa essere d'aiuto," continuò il più grande e, ancora una volta, Yanhvar rabbrividì.
"V-visto che siamo promessi sposi... E che ci baceremo al matrimonio... Immagino che sarà d'aiuto," disse.
[...]
La mano destra dell'imperatore si posò sulla sua, stretta al tessuto che copriva il divano.
"Non accadrà durante la cerimonia, non è usanza nella famiglia reale... Inoltre indosserò la maschera per tutto il tempo."
Yanhvar avrebbe voluto mordersi un labbro ma non osò muovere un muscolo perché era troppo vicino a lui. Temeva che lo avrebbe sfiorato inavvertitamente e il solo pensiero bastava a fargli sentire caldo ovunque.
Malgrado ciò che aveva detto, Lang annullò la distanza che separava le loro labbra posando le sue su quelle del più giovane.
Dopo un attimo di esitazione, quest'ultimo si lasciò andare e spostò la mano libera per aggrapparsi al petto del compagno.
La sua mente si era riempita di un turbinio di emozioni confuse ma piacevoli. Incapace di pensare a qualcos'altro che non fosse Lang, mosse istintivamente la bocca nel tentativo di rispondere ai suoi movimenti.
Questo finché non ebbe l'impressione che qualcosa non andasse. Che Lang fosse teso anche più di lui, o che lo stesse toccando in modo freddo e volutamente distaccato.
Trattandosi del suo primo bacio, si disse che forse non era davvero così. Forse, semplicemente, non riusciva a capire davvero ciò che stavano facendo.
Quando Lang mise fine a quel breve contatto prendendo le distanze dalle sue labbra, non poté fare a meno di perdersi negli occhi di Yanhvar che sembravano caldi di un sentimento nuovo.
Eppure qualcos'altro si era fatto strada nella mente dell'imperatore. Una pressione e un'ansia di prestazione che aveva cercato di zittire da molto tempo, e che nell'ultimo periodo stava provando a ignorare.
Tutti i suoi sforzi erano diventati vani in quell'unico istante nel quale aveva unito le labbra con le sue, ricordandosi che presto si sarebbe dovuto mettere nuovamente alla prova.
Dalle narici gli sfuggì un sospiro lento e sofferto, carico di tutta la tensione che ora avvertiva di nuovo sulle spalle.
"Ti senti bene?" gli chiese Yanhvar, spezzando il flusso dei suoi pensieri.
"Non dovrei chiedertelo io?"
Il più giovane scosse la testa.
"Mi sei sembrato..." si rigirò il resto della frase con indecisione nella bocca, incerto se pronunciarla o meno. "Teso..."
"Sono solo stanco," rispose brevemente Lang Ah Rinn, e la loro conversazione privata terminò così.
Quando i consiglieri gli proposero una data per le nozze, l'imperatore diede subito il via ai dovuti preparativi.
Così ebbero inizio delle giornate intense nelle quali lui dovette delegare alcuni dei suoi compiti per dedicarsi alla prova dell'abito e a controllare che fosse tutto a posto.
In quanto a Yanhvar, era felice di avere finalmente tante cose da fare. Al villaggio lo avevano abituato così, ad avere pochi momenti di riposo, invece a palazzo si era ritrovato con una grande quantità di tempo libero.
Malgrado questo, però, più il grande giorno si avvicinava e più lui si sentiva divorato dalla tensione.
E poi il momento fatidico arrivò davvero.
Nell'abito sontuoso che gli avevano fatto indossare i domestici, il giovane non si sentiva per niente a suo agio. Era così teso che gli tremavano le gambe.
Riuscì a capire ben poco di ciò che gli stava accadendo intorno, perciò si limitò a lasciarsi trasportare.
Quella sera, Lang Ah Rinn e Yanhvar Naye si sposarono su una balconata del palazzo che permise all'intera corte di assistere all'evento.
In quel momento il più giovane prestò poca attenzione alle parole dell'officiante, troppo a disagio a causa dell'intera situazione. Capì che la cerimonia era terminata solo quando suo marito intrecciò un braccio con il suo e lo sollevò per mostrare la loro unione a tutti i presenti.
Poi non ci fu il tempo per parlare con nessuno né per festeggiare, ma d'altra parte lui aveva lo stomaco chiuso dall'emozione quindi gli andava bene così.
Ancora mano nella mano con l'imperatore, lo seguì lontano da sguardi indiscreti fino a una stanza dove non era mai stato. Una volta attraversate le porte scoprì che si trattava della sua camera da letto personale, ampia e arredata in modo accogliente.
Un'altra porta conduceva a un balcone e Yanhvar si domandò quale fosse la vista da lassù.
Poi notò l'ampio letto di Lang, sui toni del blu che rappresentavano la famiglia imperiale, e tornò subito alla realtà.
Si accorse che Elsin, la concubina dai capelli neri, li stava aspettando seduta su una poltrona poco distante. Indossava una vestaglia di un tessuto chiaro e lucido che le fasciava perfettamente il corpo.
Lei si alzò e rivolse loro un inchino, al che Yanhvar iniziò a sudare freddo.
Lang sentì che la sua mano stava tremando, perciò gli si avvicinò di più per lasciargli un bacio tra i capelli. Fu un contatto brevissimo, ma bastò a rassicurarlo un pochino.
L'imperatore aveva detto a Elsin di non pronunciare alcuna parola quella notte, perciò la donna rimase in piedi in attesa di una loro mossa.
Lui condusse gentilmente il più giovane fino al letto, dove si sedette per primo. Rimase sul bordo, ma abbastanza in là perché il suo consorte potesse sedersi davanti a lui, tra le sue gambe.
Come se avesse capito le sue intenzioni, lui lo fece.
Si ritrovò con il petto di Lang appoggiato alla propria schiena mentre il più grande lo spogliava lentamente dagli abiti tradizionali che indossava.
Gli slacciò la cintura di stoffa e scostò la veste facendola scivolare dalle sue spalle, solleticandolo inavvertitamente con la punta delle dita e provocandogli dei brividi.
Intanto Elsin si era avvicinata fino a posarsi di fronte a lui. Si scoprì a sua volta rivelando il suo corpo nudo e Yanhvar a quella vista tremò forte.
Mentre la donna gli baciava il collo, lui cercò di concentrarsi solo sulla mano destra di Lang appoggiata sulla sua. Sulle loro dita intrecciate e sul respiro dell'imperatore che si infrangeva contro il suo orecchio sinistro.
Percepiva del calore provenire dai corpi di entrambi e sapeva che nessuno dei due voleva fargli del male. Erano persone che conosceva, anche se ancora non benissimo, e di cui si poteva fidare.
Iniziò a prestare attenzione ai baci di Elsin sul suo collo e ai punti sfiorati dalle sue dita. Gli sembrò di sentirsi sempre più accaldato e il suo respiro si fece pesante e affannato.
Quando la donna si avvicinò per unire le loro labbra, Lang glielo impedì coprendo le sue con la mano sinistra.
Yanhvar capì che aveva scosso la testa perché i suoi capelli gli avevano sfiorato le spalle per un istante. Fu un contatto breve ma quasi elettrico che lo fece rabbrividire.
La ragazza finì di spogliarlo e si posizionò sopra alle sue gambe. Stava per succedere davvero e, sebbene lui non lo avesse voluto, doveva ammettere di essersi aspettato di peggio. A rassicurarlo però era soltanto la presenza del suo sposo, seduto dietro di lui.
Il suo calore che gli irradiava la schiena nuda.
Buttò indietro il capo per cercare il suo sguardo in un gesto compiuto d'istinto, ma purtroppo lui indossava ancora la maschera per non spaventare la concubina.
Fu allora che lei calò su di lui facendolo gemere di un piacere improvviso.
Sentì la presa di Lang farsi più salda sulla sua mano e si ritrovò a sospirare il suo nome.
L'imperatore venne percorso da un brivido che aveva dimenticato da tempo.
Ascoltava i gemiti del suo consorte e si sentiva inquieto ogni volta che udiva il proprio nome uscire dalle sue labbra.
Osservava il suo corpo dall'alto, quasi non vedendo la concubina che stava compiendo il suo dovere.
Il suo sposo aveva braccia e gambe toniche, eppure sembrava così piccolo e fragile in confronto a lui. Lo sentiva rigido, teso, premuto contro il suo petto, ed era felice che gli stesse così vicino. Felice che cercasse conforto in lui, anziché tentare di sfuggire alla sua presa. Felice che non stesse guardando né toccando in alcun modo la concubina.
Allo stesso tempo però gli dispiaceva non essere parte attiva di ciò che stava succedendo.
Gli dispiaceva essere relegato a guardare, perché dopo tanto tempo desiderava partecipare.
Non resistendo alla tentazione di rendersi più presente nell'esperienza che stava facendo Yanhvar, tolse la maschera e si chinò su di lui per impadronirsi delle sue labbra. Il bacio stavolta non fu freddo e superficiale come il primo che si erano scambiati, bensì più caldo e profondo.
Sentì che le labbra del più giovane cercavano di imitare le sue, mentre i gemiti gli si fermavano in gola.
E poi avvertì il suo corpo tendersi di più contro il proprio, le sue labbra arrestarsi e un gemito gutturale sfuggire dalla sua bocca impegnata.
Un istante dopo era tutto finito.
La concubina si era scostata e coperta con la sottoveste, Yanhvar invece riprendeva fiato appoggiato contro di lui, con le labbra schiuse e lo sguardo ancora perso da qualche parte, lontano.
Con un gesto della mano libera Lang intimò a Elsin di lasciare la stanza e lei obbedì senza guardarlo negli occhi.
Ora solo con il suo sposo, l'imperatore si scostò da lui combattendo contro l'impazienza che, dopo tanto tempo, avvertiva di nuovo.
Sempre sorreggendolo, lo fece sdraiare sul letto e appoggiare la testa su un cuscino morbido. Non lo rivestì, anzi si soffermò a osservare ancora il suo corpo esile e la sua pelle colorata dagli anni di lavoro sotto al sole.
E poi lo guardò negli occhi scoprendolo a osservarlo a sua volta con un'espressione rilassata ma al contempo curiosa.
Con un gesto lento e gentile gli scostò dal viso un ciuffo ribelle di capelli, sfiorando la sua fronte madida di sudore.
"Sei stato bravissimo," gli sussurrò, intrecciando di nuovo le loro dita e facendosi più vicino. "So che probabilmente chiedo troppo, ma ti andrebbe di continuare?"
"Continuare?" ripeté il ragazzo, con un tono di voce basso che non gli aveva mai sentito.
Allora Lang si premette contro di lui facendolo gemere per la sorpresa. Gli diede un bacio superficiale ma non veloce e sospirò tutta la sua frustrazione sulle sue labbra.
"Nessuno mi faceva sentire così da tanto tempo... Se te la senti, vorrei consolidare il nostro matrimonio unendomi a te questa notte..." rispose, combattendo con i suoi istinti perché intendeva rispettare la volontà di Yanhvar.
Lui, sebbene avesse la mente svuotata dal piacere appena provato, aveva compreso le intenzioni dell'imperatore. Ancora preoccupato ma più rilassato di prima adesso che una parte era fatta, pensò di non aver niente da ridire perché, dopotutto, la loro unione era prevista sin dall'inizio.
Lang gli aveva detto che sarebbe successo e lui lo aveva accettato da tempo, anche se aveva temuto quel momento.
Ora che stava per succedere, però, sentiva di desiderarlo davvero. Il bisogno che avvertiva nella voce di Lang poteva essere colmato solo da lui... e lui voleva disperatamente colmarlo.
Così, non trovando le parole giuste, aumentò la presa sulla sua mano facendo intrecciare di più le loro dita.
Un attimo dopo il suo sposo lo stava già baciando, adesso in un modo profondo che gli trasmise chiaramente tutto il suo desiderio. Le loro lingue si incontrarono per la prima volta in un contatto che per Yanhvar fu impacciato ma anche travolgente.
La mano libera dell'imperatore gli accarezzò il corpo facendolo tremare di piacere e di impazienza.
Lui, senza neanche accorgersene, si aggrappò alla veste di Lang nel tentativo di spogliarlo, per sentire la sua pelle nuda premuta contro la propria.
Quando il più grande se ne accorse mise fine al bacio per osservare la sua mano. L'espressione costantemente corrucciata che aveva in viso non nascose del tutto il fatto che ne fosse compiaciuto.
Allora raggiunse la mano di Yanhvar con la sua sinistra, che era libera, e insieme rimossero quegli strati di tessuto in un gesto lento, esitante, ma anche carico di qualcos'altro.
Lui non stava affrettando le cose, stava semplicemente aiutando il suo giovane sposo permettendogli di spogliarlo con i suoi tempi.
E poi lo vide abbassare lo sguardo su di lui, studiare con imbarazzo ogni centimetro della sua pelle scoperta, e non poté resistere più.
Fece unire nuovamente le loro labbra mentre con la mano libera raggiungeva i punti del suo corpo che sapeva di dover toccare. Ci arrivò mentre la mano di Yanhvar riposava sul suo petto proprio nella zona in cui il battito incessante del suo cuore era percepibile al tatto.
Sentì il più giovane tendersi sotto di lui, trattenere un gemito strozzato dalla sorpresa. Eppure non cercò di spingerlo via, non smise di baciarlo né gli fece capire in altro modo che voleva fermarsi.
Lasciò che Lang lo toccasse con mano abile in un modo che l'imperatore stesso aveva trovato difficile da immaginare. Difficile perché per la prima volta stava avendo un rapporto con un uomo, quando da tempo non riusciva ad averne nemmeno con una donna.
Ma in quel momento gli sembrò la cosa più naturale possibile, anzi fremeva al pensiero che presto si sarebbe unito a lui.
Presto il suo sposo si rilassò e Lang lo sentì trattenere dei gemiti tra le labbra. Le stesse labbra che stava baciando incessantemente, incapace di darsi un contegno ora che ne aveva conosciuto la morbidezza e la passione.
Le lasciò libere per riservare le stesse attenzioni al suo collo, per cancellare e riscrivere ciò che gli aveva fatto poco prima la concubina. Lo sentì sospirare il suo nome e questo lo rese ancora più impaziente, ma non voleva mostrarsi frettoloso al suo giovane amante.
Qualche istante dopo però, quando si interruppe un momento per guardare negli occhi Yanhvar, dovette ricredersi. Lo trovò che lo osservava con lo stesso bisogno nello sguardo, che si stringeva a lui con la stessa impazienza. E allora capì di non doversi più trattenere.
Liberò la mano e si posizionò meglio per poter affondare dentro di lui, lentamente ma senza alcuna possibilità di fermarsi.
Sentì il suo sposo tendersi sotto di lui, applicare una leggera resistenza alla quale non diede voce. Lo vide stringere le labbra per soffocare un gemito, allora gliele accarezzò perché le spalancasse. Perché accogliesse la sua lingua tra di esse, perché non si trattenesse più come lui stesso non si stava più trattenendo.
Yanhvar era sconvolto da un piacere che gli impediva di pensare lucidamente. Era sopraffatto da Lang, dalle sue attenzioni e dal suo corpo ora unito al proprio, eppure sentiva che non gli bastava. Non voleva che si fermasse sentendo un gemito provocato dal dolore misto a piacere che stava provando.
Avvolto dal suo corpo prestante, era completamente in suo potere. Lo sentiva affondare dentro di sé in un modo che lo faceva tremare e ansimare senza sosta, e ogni suo pesante respiro si infrangeva sulle labbra o sul viso del compagno.
Se con Elsin aveva provato un profondo imbarazzo e disagio, con Lang era una sensazione completamente diversa. Era qualcosa che sentiva giusto con ogni fibra del suo corpo, anzi di cui sentiva il bisogno.
Così si lasciò pervadere da quelle sensazioni finché un piacere più intenso lo travolse. Si tese di nuovo inarcando le braccia e la schiena, dalle labbra gli sfuggì un gemito intenso mentre il suo campo visivo si riempiva di piccole luci.
Avvertì Lang che aumentava la frequenza delle spinte e che gemeva allo stesso modo. Fu l'ultima cosa che sentì prima che lo sguardo gli si sfocasse del tutto.
Perse i sensi, sopraffatto dalla stanchezza.
Quando riprese conoscenza era ancora notte e la debole luce di una lanterna illuminava la stanza con la sua luce calda.
Nel suo campo visivo c'era Lang, il petto nudo e i lunghi capelli disposti su un lato del suo corpo. Si accorse quindi di avere la testa in prossimità della sua spalla e per un istante sentì il dovere di spostarsi, ma indugiò.
Ancora appoggiato a lui, ruotò il viso verso l'alto per guardarlo in faccia. Trovò molto affascinante il profilo dell'imperatore, che per una volta non era corrucciato. Dormiva sereno al suo fianco.
La sua pelle liscia, ma pur sempre cosparsa di piccole e grandi cicatrici, era così invitante...
Gli percorse il petto con una mano delicata e arrivo a toccare una treccina di capelli. La portò verso di sé facendola scorrere nella sua mano e restò ad ammirare la sua lunghezza e lucentezza.
Poi tornò rivolto verso il suo viso e gli parve di trovarlo diverso rispetto a prima. Un movimento impercettibile delle sue palpebre attirò la sua attenzione, e un attimo dopo Lang aprì lentamente gli occhi.
Yanhvar si scostò appena, rimanendo però appoggiato alla sua spalla. La treccina di Lang era ancora stretta gentilmente nel palmo della sua mano, quasi fosse un tesoro preziosissimo e fragile.
Lang si accorse del suo tocco sui propri capelli e voltò il viso verso di lui. Trovò il suo consorte che lo osservava con sguardo curioso e non riuscì a trattenere un accenno di sorriso al pensiero che si fossero finalmente sposati.
"Scusa se ti ho svegliato," sussurrò il più giovane con la voce impastata dal sonno.
Lui scosse la testa e quella treccina tra le mani di Yanhvar gli provocò un leggero solletico sul petto.
"Vuoi che torni nella mia stanza?" gli chiese, non osando però muoversi.
Quella sera la concubina era stata mandata via subito, invece lui doveva aver perso i sensi perché non ricordava di essersi coricato al suo fianco.
In ogni caso, aveva una camera da letto per sé e questo sembrava un chiaro indizio su cosa ci si aspettasse da lui.
In risposta, Lang ruotò il busto facendo finire la sua testa sul morbido cuscino. Portò le mani dietro la sua schiena e lo strinse contro il proprio petto in una presa che non era serrata ma gentile, e che gli impediva di scappare.
"Resta," sussurrò vicino alla sua testa e Yanhvar si sentì arrossire. "Puoi venire qui da me quando vuoi... anche solo per... dormire..."
Il giovane capì che il suo sposo si era già riaddormentato, perché non aveva aggiunto altro e il suo respiro si era fatto di nuovo regolare.
Il calore del suo corpo lo avvolgeva facendolo sentire al sicuro, anzi nel posto dove era giusto che fosse. E così, rassicurato dalle sue braccia forti che lo tenevano vicino a sé, si lasciò catturare nuovamente dal sonno.
Al mattino, quando Yanhvar riaprì gli occhi, Lang non era più lì.
Si mise a sedere di scatto, quasi si fosse svegliato da un brutto sogno. Si sentì rassicurato nel vedere che si trovava ancora nella stanza dell'imperatore, la quale adesso era illuminata dalla luce dei due soli che filtrava dalla balconata.
Sul letto notò un cambio d'abito pronto per lui quindi lo indossò subito, per coprire al più presto la sua nudità che gli ricordò cos'era successo la sera precedente.
Sul tavolino basso della stanza trovò una teiera, una tazza e la miscela per il tè, probabilmente pronti per lui dato che l'acqua era ancora calda.
Se ne versò un po' e raggiunse lentamente la balconata dove sorseggiò la bevanda guardandosi intorno.
Sotto di sé vide la corte interna del palazzo, intorno alla quale c'erano le mura. Più in fondo era possibile scorgere altri edifici e infine Roth, la capitale imperiale che un giorno sperava di poter visitare.
Nel cielo azzurro e privo di nubi erano ben visibili i Fratelli.
Secondo la leggenda che dava loro il nome, erano scappati dalle cure della Nutrice per giocare indisturbati, quindi lei li cercava senza sosta mentre loro, spensierati, non se ne accorgevano nemmeno.
E la Nutrice, che illuminava il cielo notturno, era destinata a non ritrovarli mai.
Era una storia malinconica che l'aveva da sempre intristito, eppure in quel momento ripensarci non riuscì a scalfire la serenità che stava provando.
Dopo aver finito di bere il suo tè decise di uscire con l'intenzione di lavarsi e fare colazione. Non si stupì quando, fuori dalla porta della stanza di Lang, trovò un soldato in attesa che gli rivolse un profondo inchino.
Lo conosceva già, anche se solo di vista, perché lo aveva sempre trovato di guardia intorno a lui.
Yanhvar ricambiò il suo inchino con uno più breve del capo, senza proferir parola.
Trascorse il resto della mattinata in tranquillità e rivide Lang a pranzo, inaspettatamente.
L'imperatore aveva di nuovo l'espressione corrucciata di sempre, ma forse non era davvero come le altre volte. A Yanhvar parve che fosse felice di vederlo.
Inoltre lui stesso era contento di quella sorpresa. Avevano dormito insieme, eppure capì che in quelle poche ore che erano stati separati gli era mancato molto.
Così trascorse il pranzo a osservarlo di sottecchi, studiando il suo bellissimo viso, la sua postura perfetta e i suoi movimenti fluidi. Si soffermò soprattutto sulle sue labbra, ricordando inevitabilmente di come si erano baciati la notte precedente.
Scoprì di non provare imbarazzo in presenza di Lang, malgrado ciò che era successo tra loro... Almeno finché non indugiò troppo in quei ricordi.
Scambiarono poche parole mentre mangiavano perché non erano soli, infatti anche i domestici erano nel salone. Si aggiravano intorno a loro svolgendo i soliti compiti, attenti a non incrociare lo sguardo con il sovrano.
Lui sembrava non farci caso, ma in realtà sapeva bene che lo temevano perciò li stava ignorando deliberatamente.
"Avrei bisogno di parlarti in privato," gli disse Lang a fine pasto, in un tono neutro che però tradiva qualcos'altro.
Il suo tono lo preoccupò, ma Yanhvar non si oppose alla richiesta. Anzi, sperava che non si trattasse di niente di grave e voleva scoprirlo al più presto per poter scacciare quel pensiero dalla testa.
Lo seguì in silenzio fino alla propria stanza dove si sedettero insieme nel salottino.
Note di quella che scrive
Se avete letto le mie storie "La Voce della Dea" e "Una Luce nel Buio", ormai avrete capito che adoro dare dei nuovi nomi agli astri quando creo un mondo fantasy. Se poi posso inventarmi una storia legata a loro, sono super felice!
A parte questo dettaglio, cosa ne pensate del capitolo?
Qualche altro tassello si è unito al puzzle facendo capire qualcosa in più... ma adesso è Lang che vuole parlare con Yanhvar. Finalmente gli sta per raccontare tutto di sé?
Inoltre qui abbiamo una svolta! E che svolta! -Okay, se me lo dico da sola non ha senso, *facepalm*.
Sto dividendo la storia in parti man mano che la correggo, perché l'avevo scritta tutta per intero in un unico documento Word. Perciò, se dico che manca poco, è perché vedo il numero di pagine mancanti che diminuisce... Ma forse il prossimo capitolo non sarà l'ultimo, bensì il penultimo.
Vedremo! Comunque manca poco davvero!
Vi ricordo che potete farmi sapere cosa ne pensate lasciando un commento o anche solo votando i capitoli. Per me è molto importante, perché mi fate capire che non sono qui a parlare da sola xD
A presto!
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