Sei mio, piccolo Jimin 🎃
_Parte 3_
ATTENZIONE: Questo capitolo non è ASSOLUTAMENTE adatto a chi è sensibile a scene di sangue e morte. Sconsiglio caldamente la lettura a questo genere di lettori.
«Nam-Namjoon?» le gambe di Jimin indietreggiarono senza neanche rendersene conto. Un conato di vomito lo fece piegare in due e rimettere sull’erba fredda e umida che ora solleticava i palmi.
Alzò nuovamente gli occhi umidi di acqua salata e Namjoon era ancora là, leggermente illuminato dalla sua stessa torcia che era rotolata per terra. Il sangue colava copioso dalla ferita lunga, afflitta alla gola. Sgorgava senza smettere, come se fosse stata fatta solo da qualche minuto.
Jimin aveva il fiato alla gola, credeva di poter svenire da un momento all’altro e con un moto di speranza gattonò affondando i palmi nella pozza di sangue che circondava il corpo, seduto malamente contro il tronco. Jimin si trascinò più vicino a quella pelle già mezza fredda.
«Nam» singhiozzò facendo correre le mani sul suo addome maledettamente fermo «Joonie…» continuò poggiando l’orecchio sul petto.
Niente, il cuore era fermo.
«Namjoon, cosa ti hanno fatto?» a Jimin non importava di essere ricoperto di sangue, in quel momento non riusciva a staccarsi dal corpo del suo amico. Lo abbracciava, provando a tirarlo su, perdendo le speranze ogni volta che lo vedeva scivolare inevitabilmente a terra.
«Perché piangi Jiminssi?» una voce lontana, quasi un rimbombo, lo fece saltare. Tossì strozzandosi con la sua stessa saliva.
Gli occhi corsero nei dintorni.
Alberi.
Alberi.
Solo alberi.
Poi una figura. Sembrava la stessa che aveva visto all’inizio del loro percorso. Quando ancora erano uniti e nessuno era morto. Quando Namjoon era vivo, lui stava con Yoongi ed erano solo allegri ragazzi, pronti ad una stupida avventura.
Non indietreggiò subito, quasi proteggendo ciò che rimaneva di Namjoon.
«Sei stato tu, vero?» urlò, sentendo la gola bruciare per averlo già fatto troppe volte «Chi sei? Perché lo fai? Cosa vuoi da me? Da noi?» si fece forza portando le ginocchia a puntare per terra, sul terreno bagnato.
«Jiminssi… Non hai visto come ti toccava? Non hai visto quanto era vicino a te?» rispose la voce lontana, neanche tanto anziana. Era una voce che sembrava riconoscere ma sembrava non ricordare davvero.
«Non potevo sopportare di vederlo così a contatto con te. Non stare male per lui. Vedrai che te ne dimenticherai presto, una volta al mio fianco» la figura sfocata si arrampicò sull’albero vicino e Jimin non poté più vederlo.
I brividi lo fecero sudare freddo, mentre la paura gli si insidiava sin dentro le ossa. Qualcosa toccò l’orecchio da gatto, facendo inclinare il cerchietto in avanti.
Quasi cadde con la faccia a terra, mentre balzò per spostarsi da quel tocco.
Guardò su, dove non si notava neanche uno sprazzo di cielo per via degli alberi, notando solo delle dita scomparire tra i rami secchi.
«Perché non vieni con me Jimin? Posso amarti e trattarti bene. Non ti farei mai del male. Non come Yoongi, che ha solo giocato con il tuo povero cuore» ringhiò quella voce, parendo molto più vicina di prima.
«Come… Come conosci i nostri nomi?» fece il ragazzo per terra, mentre cercava la forza di alzarsi.
«Io so molte più cose di te di quanto immagini»
La stessa mano di prima, coperta da un guanto sporco di liquido rosso, cercò di prendergli il polso e quello fu abbastanza per farlo scattare e scappare a per di fiato.
Inciampò qualche volta, ma riuscì a tenersi in piedi, poi un pianto lo fece fermare.
Era un pianto conosciuto.
«Hoseok?» si chiese mentalmente mentre seguiva quei versi strozzati. Fin quando il ragazzo fece capolino davanti a lui.
Era di spalle e la schiena si muoveva scossa dai singhiozzi forti «Hobi?» allungò una mano, ma appena lo sfiorò l’altro si girò di scatto, spaventandolo più di prima.
«È colpa tua!» urlò spingendolo e facendolo cadere «Sei tu il pazzo che ha voluto andare avanti e Yoongi ti ha seguito e ora… e ora»
Hoseok, cadde in ginocchio, non smettendo un momento di piangere, dando l’opportunità di vedere alle sue spalle Yoongi, impiccato ad un robusto ramo
«Yoon?» sussurrò Jimin, mentre scavalcava il corpo di Hoseok, dimenticandosi presto delle sue accuse e del suo dolore. Come in trance agganciò le braccia intorno ai fianchi del suo ragazzo ora morto «Yoongi» prese a piangere silenziosamente, affondando il volto nel suo ventre. Mille ricordi dei loro momenti insieme gli ruppero completamente il cuore.
Aveva perso il suo amore.
«Va tutto bene Jimin. Lui è stato cattivo, ricordi?» nuovamente quella voce a tagliargli le orecchie. Non alzò il volto, strinse maggiormente gli occhi.
Voleva solo che tutto quello finisse, che tutto quello non fosse mai iniziato.
Cosa voleva da lui quel mostro? Perché era sicuro che fosse lui il suo obiettivo. Ne era certo.
Anche Hoseok sembrò sentire quelle parole, perché cacciò un urlo sovraumano.
«Anche tu… come puoi dare al mio Jiminie del pazzo? Come puoi trattarlo così?»
«Ji-Jimin…»
Il ragazzo che era stato chiamato si staccò finalmente dal corpo privo di vita di Yoongi, cercò il coraggio perso e si voltò lentamente, dietro le sue spalle, dove Hoseok stava scomparendo nella fitta boscaglia
«Non preoccuparti Jimin. Faremo scomparire anche lui»
«Non farlo… non anche lui» Jimin si staccò da Yoongi e provò ad inseguire il suo amico, oramai mangiato dal buio «Non farlo» supplicò, non vedendo più nulla per le lacrime.
«Non avvicinarti amore… Non vuoi davvero guardare…»
Si sentì solo il rumore di qualcosa che trafiggeva la carne, un gemito strozzato e Jimin fu sicuro che anche Hoseok era morto. Anche Hoseok lo aveva lasciato. Anche Hoseok non avrebbe più potuto continuare la sua vita.
«Tu mi fai schifo. Tu non puoi chiamarmi amore. Dimmi cosa vuoi da me e uccidimi, uccidimi subito»
Nessuno rispose. Quella… creatura scomparve com’era arrivata, lasciandolo piangere là, da solo e inerme.
«Non piangere così» la maschera bianca e crepata di un coniglio dagli occhi pazzi, quasi sfiorò il volto di Jimin che cadde all’indietro, sbattendo lievemente la testa.
Jimin sentì il respiro farsi pesante, mentre seguiva con gli occhi stretti per la torcia luminosa, i pantaloni scuri, la maglia aderente e consumata e il volto, da cui si intravedevano solo le labbra e i capelli scuri a circondarlo. Si portò una mano a coprire i singhiozzi quando notò nella sua mano, un lungo coltello dalla lama sporca di sangue. Lo stesso che sicuramente aveva usato per uccidere Namjoon e Hoseok.
Lo sconosciuto si abbassò sui talloni, chinandosi tra le gambe del ragazzo ai suoi piedi.
Attraverso la maschera studiò quei lineamenti che amava, distorti dal pianto. Con la punta del coltello sfiorò la pelle del dorso della mano che gli copriva la faccia, voglioso di vederlo completamente.
«Shhh» sussurrò, trattenendosi dalla voglia di toccarlo, abbracciarlo e baciarlo. Avrebbero avuto tempo per quello.
«Il mio gattino non dovrebbe passare neanche un minuto a piangere» continuò, toccando con due dita l’orecchio morbido sulla testa. Quel costume lo stava facendo diventare matto. Era da quando lo aveva visto fuori casa sua che aveva voglia di tirargli la coda per trascinarlo da lui.
Jimin nel frattempo stava studiando quel poco che poteva vedere, mentre lentamente cercava di strisciare indietro.
Un neo sotto il labbro ciliegia attirò la sua attenzione bloccandolo.. lo stesso neo che aveva Jeongguk… Jeongguk… Jeongguk?
«Tu… Tu... Tu» gracchiò, guadagnandosi l’attenzione dell’assassino «Sei Jeongguk?» esalò.
Jeongguk sembrò essersi destabilizzato un po’. Ma sapeva che Jimin fosse intelligente, troppo intelligente per non percepire certi particolari. Lo conosceva bene, lo aveva studiato molto.
«Mi hai scoperto amore…» lasciò andare il coltello sul prato, lo fermò da una caviglia e lentamente si tolse la maschera. Rivelando un volto troppo giovane per essere la mente di quel macello. Le labbra vennero leccate dalla sua lingua, rendendole umide e fresche.
«Lo sai vero che non ti farei mai del male?» si imbronciò un po’ «E neanche tu dovresti farmene. Perché io e te dobbiamo vivere insieme per molti altri anni…» gli prese il volto con la mano, staccandogli dalla presa il coltello che aveva cercato di prendere «Aspettami qua Jiminssi» gli baciò le labbra salate a stampo e si alzò, raggirandolo per appostarsi dietro gli alberi.
Jimin rimase in stato di schok, finché capì la sua motivazione quando Jin e Taehyung fecero la loro comparsa.
In un attimo fu in piedi, voglioso solo di cacciare i suoi unici amici rimasti dalla morte. Piuttosto sarebbe andato con Jeongguk di sua volontà.
«Jimin. Ti abbiamo trovato finalmente» proruppe il suo migliore amico mentre il fidanzato stava già guardando oltre, dove vi era il corpo di Yoongi.
«Andate via. Non potete stare qua» cercò di spingerli per fargli indietreggiare in preda al panico, ma i due erano piuttosto irremovibili grazie alla loro stazza più grossa.
«Cosa cazzo? Jimin, sei stato tu?» sussurrò pieno di orrore di Jin
«TaeTae, Jin, vi prego andate via»
Ma Jin sembrava improvvisamente impazzito, aveva gli occhi fuori dalle orbite e gli arti che tremavano vistosamente.
«Come hai potuto farlo Jimin? È stato solo un tradimento» urlò, avventandosi sul piccolo ragazzo, facendo cadere entrambi per terra sulla fanghiglia.
Taehyung cercò di fermare Jin dal mettergli le mani al collo, ma fu invano, perché Jin sembrava davvero intento a volerlo uccidere.
«Lascialo Jin. Non può essere stato lui…» parlò insicuro Taehyung, questa volta guardando soltanto…
E se fosse stato lui? E se loro erano i suoi prossimi obiettivi?
«Tae, non capisci? Jimin è pazzo. Se lo lasciamo andare... Ci ucciderà tutti» Jin strinse la presa, ignorando le piccole mani di Jimin sulle sue, a cercare di allontanarlo. Ignorò i suoi occhi velati e la sua espressione cerea.
«No, No. Jimin non si tocca» una voce fece fermare tutti. Nessuno ebbe il tempo di pensare che Jeongguk, uscito dal suo nascondiglio, si avventò sul corpo di Jin. Pregno di fastidio e rabbia.
Lo tolse da quello di Jimin e con un’unica pugnalata al cuore, lo fece cadere per terra, esattamente sul corpo già esamine di Taehyung. Nessuno aveva sentito mentre lo uccideva.
Jimin tossì forte, sentendo il collo fare male. Pianse mentre cercava di prendere respiro.
«Shh, va tutto bene amore» Jeongguk prese di forza le sue braccia mettendolo seduto, lo resse non facendolo scappare e gli baciò la fronte prima di scendere sul suo collo, rovinato dalle impronte e dal taglio che la campanella aveva lasciato. Cercò di non ascoltare la rabbia per saperlo ferito. Era vivo tra le sue braccia.
Il suo amore aveva bisogno di lui.
«Shhh…» si sedette a terra tranquillo e rilassato, essendo finalmente riuscito ad eliminare tutti. Nessuno poteva fargli male, nessuno lo avrebbe portato via da lui. Se lo portò in grembo, bloccandogli le gambe che scalciavano «Va tutto bene Gattino. D’ora in poi saremo solo io e te. Ora devi imparare solo ad amarmi, come io amo te. Mi basterà anche solo un briciolo del tuo amore e mi renderai l’uomo più felice del mondo. Ora lasciati andare Jiminssi.»
Cullò il ragazzo piccolo di statura tra le braccia, baciandone il capo sporco di terriccio e foglie. Lo cullò e coccolò con dolcezza, finché non svenne, completamente stremato con il capo sulla sua spalla. Sotto i suoi occhi attenti e il suo cuore malato.
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