Il più bel compleanno della sua vita.

Era un bel pomeriggio sull'Argo II, e tutti i membri dell'equipaggio erano intenti a fare i loro lavori. Nico Di Angelo, che si era svegliato da poco*, camminava per i corridoi della nave, con un'insolito sorriso abbozzato sul volto. Era il 28 gennaio, il suo compleanno, e l'idea che avrebbe potuto passarlo con i suoi compagni di avventura per la prima volta lo rendeva stranamente felice. Si diresse perciò verso la mensa della nave, sicuro di averci trovato la sorella Hazel e gli altri e di aver ricevuto qualche augurio; ma una volta entrato rimase un po' deluso. 

Seduto al tavolo c'era soltanto Frank, intento a far fuori una porzione di budino di dimensioni notevoli. Quel ragazzo lo irritava. Tanto era concentrato sulla sua merenda, che per i primi dieci secondi non si accorse completamente di non essere solo, poi finalmente staccò gli occhi dal piatto.

- Oh, fiao Nivo - disse, con la bocca ancora piena di budino.

Il re degli spettri pensava che avrebbe continuato la frase, che avrebbe aggiunto un "tanti auguri!" o anche un'ironico "oggi mi sembri più vecchio...", ma il figlio di Marte non lo fece e continuò a mangiare come se nulla fosse. Nico rimase a guardarlo, deluso. Okay, poteva anche non ricordarsi del suo compleanno, ma perchè lo ignorava così? La cosa gli dava fastidio.

- Ciao - rispose, deluso. Poi, dato che Frank non sembrava molto disponibile, pensò che la cosa più giusta da chiedere sarebbe stata: - Per caso hai visto Hazel? O... Jason? Dove sono gli altri?

Il Cinocanadese si strinse nelle spalle, come se non glie ne importasse nulla. - Non lo so, non ho visto nessuno oggi.

Nico gli lanciò uno sguardo assassino. Sul serio?, pensò, Non ha ancora visto nessuno dei suoi amici, oggi, e se ne sta qui impalato a mangiare il suo schifo di budino? Riesce a pensare soltanto al cibo? Gli sembrava un pazzo, quello Zhang, non riusciva proprio a capire cosa ci trovasse sua sorella. Già abbastanza irritato, uscì dalla stanza senza dire nulla, risparmiando i suoi saluti al ragazzo per evitare di lanciargli insulti.

Dunque... dove potevano essere tutti? Proprio mentre se lo chiedeva, vide una delle persone di cui aveva chiesto notizie a Frank uscire dalla sua cabina con uno gigantesco scatolone in mano e guardarsi intorno con fare sospetto. Quando il suo sguardo cadde su Nico, sussultò.

- Jason? - gli chiese il moro, preoccupato. - Ehi, tutto apposto?

L'espressione del figlio di Giove cambiò da spaventata a felice. - Si, si... scusami. Pensavo non ci fosse nessuno, perciò appena ti ho visto... beh, lasciamo perdere. - Si passò una mano tra i capelli. - E' che Leo mi ha dato questo... ehm... rifornimento di... bende per l'infermeria di sotto, ieri, e volevo affrettarmi a portarle giù in maniera che se mancano non diano la colpa a me. Quindi... mi dispiace, Nico, ma devo proprio andare. Ci si vede dopo!

Jason lanciò un'ultimo sorriso al ragazzo e poi gli voltò le spalle, lasciandolo da solo, lì impalato con lo sguardo fisso nel vuoto. Dopo qualche secondo a star fermo in quella posizione, Nico abbassò lo sguardo, triste. Sembrava che nessuno avesse voglia di chiacchierare con lui, quel giorno, nemmeno Jason; che di solito avrebbe potuto passare ore intere a fargli domande e rivolgergli sorrisi amichevoli. Sembrava che nessuno ricordasse che era il suo compleanno, nemmeno quello che poteva essere considerato il suo migliore (e forse anche unico) amico. 

Il figlio di Ade si morse il labbro, cercando di attenuare il dolore emotivo con il dolore fisico. Era una tecnica che funzionava, di solito, e così fu anche quella volta. Quando si fu calmato, si fece invadere da quel minuscolo briciolo di positività che aveva dentro e decise di continuare a cercare gli altri, finché non avrebbe trovato qualcuno disposto a trascorrere un po' del suo tempo con lui. Era il suo compleanno, non voleva passare una brutta giornata. 

Scelse come meta le stanze dei ragazzi: non potevano essere tutte vuote, qualcuno doveva pur essere nella sua. Cominciò a bussare sulle porte, una alla volta, ma nessuno venne ad aprire o diede segno di esserci dentro. Tuttavia, proprio mentre stava per bussare all'ultima cabina (quella di Leo), la porta di quest'ultima si spalancò, e lui cadde in avanti ritrovandosi disteso a terra sopra la persona che l'aveva aperta.

- Dei, scusa Le... - iniziò a dire Nico, convinto che il ragazzo su cui fosse finito addosso fosse Leo, dato che quella era la sua cabina. Tuttavia, quando alzò lo sguardo per rimettersi in piedi, si accorse che non era così. Al posto degli occhi scuri del figlio di Efesto, ce n'era un paio color verde mare, dentro ai quali era praticamente impossibile non perdersi. Al posto dei suoi capelli crespi e appiccicosi, c'era una capigliatura scura e bellissima, anche se tutta scombinata. Al posto delle sue labbra sempre screpolate, c'era una bocca perfetta, così perfetta che...

- Uhm... Nico? 

Il figlio di Ade sbatté le palpebre, e si accorse di essere ancora seduto sulle gambe di Percy Jackson. Era rimasto fermo lì, chissà quanto tempo, soltanto a fissarlo, seduto sopra di lui.  Sentì le sue guance andare a fuoco, mentre il battito cardiaco accelerava e sentiva il cuore pronto ad esplodere. - S-scusa - riuscì a balbettare mentre si affrettava a mettersi in piedi.

- Tranquillo - rispose lui, che non aveva smesso un'attimo di sorridere. - E' normale rimanere irradiati dalla mia bellezza.

Nico sentì un vuoto allo stomaco, mentre nella sua mente malediceva il figlio di Poseidone con tutte le parolacce che conosceva. Sapeva che non lo faceva apposta, sapeva che aveva fatto quella battuta nella speranza di farlo sorridere. Ma per Nico la sua battuta non era altro che la verità: lui era davvero rimasto irradiato dalla bellezza di Percy, e sentirselo dire da lui come se fosse qualcosa su cui farsi due risate lo ferì profondamente. Ancora una volta, dovette abbassare lo sguardo per nascondere la sua tristezza.

- Stai bene, Nico? - gli chiese il figlio di Poseidone dopo qualche secondo, notando che non diceva una parola. Il sorriso era scomparso dal suo volto, ormai. - Non sembri molto...

- No, sto bene. Davvero - rispose lui, costringendosi ad alzare lo sguardo su Percy e trattenendo il respiro per evitare di perdersi nei suoi pensieri. - Solo... non sono dell'umore giusto, oggi. Scusami.

Il moro annuì, lanciando un'occhiata comprensiva al più piccolo. - Okay, allora... forse è meglio che ti lasci un po' solo. Resta pure nella mia cabina. Se ti va di chiacchierare, dopo, mi trovi nella mensa - disse, con un tono di voce triste e malinconico. Poi salutò il figlio di Ade e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Nico lasciò uscire dalla bocca il fiato che aveva trattenuto per tutto quel tempo, tornando a respirare. Poi mollò un calcio al muro. Idiota, pensò, sono un gran pezzo di idiota. Aveva passato tutta la mattinata a cercare qualcuno con cui parlare, e quando finalmente l'aveva trovato era riuscito a renderlo triste e a farlo scappare via. Era riuscito a rovinare la giornata alla persona che amava, perchè lui amava Percy, lo amava più di ogni altra cosa. Ma Percy non avrebbe mai amato lui, perchè Percy non era gay, era felicemente fidanzato con una bellissima ragazza di nome Annabeth e aveva un sacco di amici sempre pronti ad aiutarlo. 

Nico invece non aveva nessuno. Non aveva un fidanzato, non aveva amici... non aveva nemmeno una famiglia. Perchè era diverso. Come aveva potuto pensare anche solo per un'attimo che gli altri si fossero ricordati del suo compleanno? Come aveva potuto pensare che gli avrebbero fatto un po' di festa anzicché far finta che non ci fosse? Come aveva potuto pensare di poter essere felice, almeno per un giorno? Lui non sarebbe mai stato felice. Era quello il suo destino, non poteva opporsi. 

Una lacrima gli scese sul volto, e dovette mordersi il labbro per non cominciare a singhiozzare. Improvvisamente si sentì mancare l'aria e sentì il bisogno di uscire sul ponte all'aperto. Spalancò la porta della cabina di Percy mettendoci tutta la forza e la rabbia che aveva e si incamminò verso la sua meta correndo, le lacrime che gli scendevano sul volto, e una volta arrivato davanti alla porta che conduceva fuori la spalancò con altrettanta "delicatezza". 

Stava per precipitarsi vicino alla balaustra e scoppiare in un pianto disperato, ma quello che videro i suoi occhi glie lo impedì. Il ponte era completamente diverso da com'era di solito: dappertutto erano attaccati palloncini e festoni colorati e al centro era stato posizionato un'enorme tavolo pieno di cibi di tutti i tipi. Da una radio posta al lato della stanza proveniva una musica allegra, e un'enorme festone sull'albero maestro annunciava: "AUGURI, NICO!".  Sparsi intorno al tavolo, c'era tutto l'equipaggio della Argo II: Hazel, Jason, Piper, Leo, Annabeth, Frank e... Percy. Avevano tutti il sorriso stampato sul volto, e non appena lo videro entrare cominciarono a lanciare urli di gioia e a battere le mani.

Nico era paralizzato davanti alla porta, le guance ancora bagnate dalle ultime lacrime e la bocca spalancata dallo shock. Non riusciva a credere a ciò che vedeva, anche se era proprio lì, davanti ai suoi occhi. Hanno organizzato una festa, non riusciva a smettere di pensare, loro hanno organizzato una festa. Una festa. Per me. Era per quello che l'avevano ignorato, quel pomeriggio: perchè non volevano che scoprisse qualcosa.

I ragazzi continuavano a sorridergli, sperando che lui gli venisse incontro, ma il figlio di Ade non riusciva a muoversi. Hazel sembrò notarlo e si avvicinò a lui, lentamente. Gli poggiò una mano sul viso e gli asciugò le lacrime, senza smettere mai di sorridere. - Perchè piangi, Nico? - gli chiese.

Lui ignorò la domanda, rispondendole con un'altra: - Voi... v-voi avete organizzato t-tutto questo... per me?

La figlia di Plutone rise, mettendo in mostra quelle sue fossette che Nico trovava adorabili. - Certo. Beh, l'idea è stata di Percy, ma... abbiamo collaborato tutti a realizzarla. 

Percy. L'idea era stata di Percy. Nico sporse il viso oltre la spalla della sorella, cercando lo sguardo del ragazzo che amava. Lo trovò subito: era il più bello tra tutti, il più luminoso, e stava guardando proprio lui, sorridendogli. E per la prima volta in tutta la sua vita, Nico trovò il coraggio di ricambiare quel sorriso. Lo fece, e per la prima volta in tutta la sua vita si sentì davvero felice.

Poi tornò a guardare Hazel, sorridendo anche a lei. Sentì un'altra lacrima scivolargli sulla guancia, ma questa volta era una lacrima di gioia. Lui ce li aveva gli amici... e aveva anche una famiglia. Erano loro la sua famiglia, lo erano sempre stata, solo che lui non era mai stato abbastanza felice  da accorgersene. Non riuscendo più a trattenersi, si lanciò addosso alla sorella e la strinse un'abbraccio.

- Piango perchè sono felice - sussurrò, alludendo alla domanda che Hazel gli aveva fatto prima. - Perchè vi voglio bene.

Le stampò un bacio sulla guancia e poi, mano nella mano, raggiunsero gli altri al centro del ponte, iniziando i festeggiamenti. 


#spazioautrice 

Eeeeeehi, mondo! :D

Dopo mesi e mesi di attesa, eccola qui, la fanfiction sul compleanno di Nico! Yeeeee, che belloooooooooooooo! ^-^

Dunque, dunque: un po' di precisazioni. L'idea di questa storia l'avevo già da un bel po', ma è stato solo quando ho letto quella di EmmaMarghe, la ragazza a cui ho dedicato la storia (shiau, cara! ♥), che mi sono decisa a scriverla. La ringrazio ancora per avermi acconsentito di farlo, nonostante le idee che avevo fossero più o meno simili alle sue. Le voglio troppo bene per questo :3

Per diversificarla dalla sua (ma anche perchè l'idea mi piaceva, devo ammetterlo) ho scelto come luogo di ambientazione la Argo II. Il tempo, invece, non l'ho definito. Ho deciso di mettere un'attimo da parte gli avvenimenti dei libri di HOO, immaginando che i sette abbiano avuto un po' di tempo libero per organizzare una festa al nostro amato Ghost King. 

Quanto alle ship... beh, sicuramente avrete notato qualche accenno di Pernico. Prego le shipper della Solangelo di non ammazzarmi, perchè ovviamente ho avuto i miei motivi per scegliere Percy al posto di Will. Innanzitutto sulla Argo II lui non poteva esserci, e poi volevo sempre diversificare da quella di EmmaMarghe. Se siete Solangelo correte a leggere la sua, che è bellissima. Se invece siete Pernico e gli accenni fatti in questa one-shot non vi bastano, NON TEMETE! La fanfiction continua, con una parte moooolto Pernicosa, sul mio blog! Troverete il link dell'articolo nei commenti... ma non uccidetemi se fa schifo, è la mia prima slash! :)

E ora... che dire? Penso che siamo tutti più o meno felici. Insomma... E' IL COMPLEANNO DI NICOOOOOO! *^*

Quindi fategli gli auguri e organizzate una festa in suo onore! 

Shiau! :3

*Eh, si sa! Un grande potere comporta una grande sonnolenza!


P.S. Ho scritto la parte Pernico di questa fanfiction quando ero ossessionata dalla ship perchè ancora non avevo letto Il sangue dell'Olimpo e non conoscevo la Solangelo. Adesso, dopo averla conosciuta, la shippo un sacchissimo, mentre la Pernico sempre di meno... perciò non temete shipper della Solangelo, perchè ho assolutamente intenzione di scrivere fanfiction su di loro! Mentre Pernico... beh non lo so. Cercherò solo di non deludere nessuno di voi, perchè sul serio, vi amo troppo <3


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