2.
Non sapeva con precisione quante ore avesse dormito, ma ormai era buio quando si svegliò. Si stiracchiò, sfregò le sue mani sugli occhi e sbadigliò rumorosamente. Quando si mise seduto, si accorse che non era solo. Un vecchio senza tetto era seduto per terra appoggiato contro il tronco di un albero poco distante da lui. La barba copriva la maggior del suo viso, dal berrettino spuntava qualche ciocca di capelli bianchi e i suoi vestiti erano sporchi e vecchi. Aveva, inoltre, una strana lanterna destinata a durare poco dato che la sua fiamma era molto debole.
«Ti sei fatto proprio una bella dormita, sai? Iniziavo a pensare fossi morto!» Ruppe il ghiaccio in maniera alquanto particolare.
«Chi sei? Non ti ho visto quando sono arrivato e non ti ho nemmeno sentito avvicinarti.» Disse Mark confuso.
«Poco importa chi sono. Potrei dirti qualsiasi cosa e tu l'accetteresti come verità. Sono un vecchio, la cui vitalità diminuisce con il passare delle ore. Non sai quello che darei per tornare giovane.» Rispose preferendo rimanere nell'anonimato. «Osservandoti bene posso dire che tu, nonostante lo sia, hai buttato all'aria la tua vita. O sbaglio?»
«Fosse solo la mia vita ciò che ho sprecato... eppure è solo una delle tante cose.»
«Non siamo qui per piangerci addosso e neanche per raccontarci le nostre disgrazie. Non credi? Voglio farti una domanda.» Fece una breve pausa come se stesse scegliendo con cura la parole da pronunciare. «Credi nelle seconde opportunità?»
«Sono Mark, piacere, colui che ha avuto migliaia di seconde opportunità, ma le ha prontamente bruciate in un nanosecondo.» Rispose ironicamente, mentre un sorriso amaro si dipinse sul suo volto.
«Non hai ancora sprecato la mia. Ti piacciono le storie? Ne ho una formidabile.»
«Detesto solo la mia storia, le altre le ascolto volentieri perché, come potrai immaginare, la mia vita è così vuota che qualsiasi cosa può darle un senso. Magari le tue parole mi illuminano finalmente.»
«Illuminarti? Mmm, io direi il contrario, ma lo scoprirai presto.» Concluse il vecchio. Si schiarì la gola, si sistemò meglio e respirò profondamente. «Vedi quell'albero poco distante da noi? Quello con la corteccia più scura e le possenti radici che escono dal terreno?» Chiese il vecchio mentre indicava un albero i cui rami cadevano stanchi e sembravano voler giacere sul suolo per riposarsi. «Proprio quello che sembra in fin di vita perché, a differenza degli altri, ha poche foglie. Sai come mai è ridotto in quelle condizioni?» Mark osservò prima l'albero con attenzione e poi si voltò ad osservare l'uomo. «È dannato, quell'albero è stregato!» Spiegò mentre beveva un sorso dalla sua bottiglia di Whisky. «Lo so cosa stai pensando!» Scoppiò in una risata e poi tornò a parlare. «Quella pianta è piena di anime maledette che vi sono rimaste intrappolate da molti anni ormai. C'è chi racconta ci sia perfino un pezzo dell'anima di Satana che fa da guardia.»
«Certo! E tu, a tua volta, sei il guardiano personale di Satana, non è vero?» Mark rise di gusto, ma Jack non sembrava altrettanto divertito. I suoi occhi scuri erano puntati sull'uomo e sembrava non voler distogliere il suo sguardo. Balbettò qualcosa di incomprensibile tra sé e poi tacque assorto nei suoi pensieri. «Suvvia! Era solo una battuta, non ti arrabbiare! Devo ammettere che hai una fantasia strabiliante.» Disse Mark cercando di riacquistare la sua compostezza.
«Ride bene chi ride ultimo, ricordalo.» Il vecchio portò la bottiglia alla bocca e, quando si rese conto che era vuota, fece una smorfia di disapprovazione e imprecò poco elegantemente. «La vedi questa?» Chiese, poi, rimboccandosi la manica sinistra e mostrano una parte del braccio. Mark si avvicinò maggiormente a lui e scorse una strana macchia nera. «Guardala, osservala con attenzione. Vediamo se ti passa la voglia di ridere.» Una croce, sul suo polso vi era una croce nera. In un primo momento avrebbe detto fosse un tatuaggio, ma in realtà quella figura aveva qualcosa di particolare. Il colore non era ben definito e non tutta la pelle era stata macchiata dalla tinta. Piccolissimi pezzi di pelle sembravano più scuri di altri. «C'è una sola notte all'anno in cui le porte dell'inferno restano aperte e le anime possono uscire dalla loro prigione quotidiana per vagare nel regno dei vivi. E quella notte è proprio questa. Allo scoccare della mezzanotte Satana si risveglierà, ma c'è qualcosa che nessuno sa.» Fece una pausa e guardò l'albero.
«Che cos'è quella croce sulla tua pelle?» Chiese Mark incuriosito dalle sue parole. Stava, piano piano, iniziando a credere al suo racconto e questo lo spaventava.
«Sulla corteccia di quell'albero, la porta degli inferi, è stata incisa una croce come la mia. Se questa rimarrà fino a mezzanotte, il Diavolo e tutti i dannati resteranno intrappolati.»
«Se qualcuno ha deciso di impedire il loro ritorno deve pur esserci un motivo. Forse è meglio così.» Lo interruppe Mark.
«Oppure si potrebbe sfruttare questa occasione, non credi?» Chiese astuto il vecchio stuzzicando la sua curiosità. «Voglio dire, se qualcuno mi liberasse, sarei in debito... mi spiego?»
«Che cosa vuoi dire?» Non capiva dove voleva andare a parare con il suo discorso.
«Mark, che cosa chiederesti se ti fosse concesso un desiderio? Qual è la cosa di cui hai più bisogno al mondo?» Sapeva quale sarebbe stata la sua risposta, non aveva dubbi.
«Mio figlio. Vorrei rivedere mio figlio, darei qualsiasi cosa pur di poterlo abbracciare anche solo per poco.» L'immagine del piccolo Charlie gli fece tremare le gambe, i suoi occhi divennero lucidi e un nodo alla gola stringeva più del dovuto. Aveva dimenticato la sua voce, la sua risata. Erano passati tanti anni ormai e quello che un giorno era la sua gioia più grande, era diventato un ricordo e poi l'eco di un'immagine sbiadita che si dissolveva nell'oblio.
«Devi fare solo un semplice gesto: bruciare la croce sulla corteccia della passa porta.» Frugò nella tasca del suo pantalone e, alzandosi a fatica, porse qualcosa a Mark. Era la prima volta che lo vedeva in piedi: era un uomo consumato dal tempo e piegato dal peso degli anni. Il suo corpo era estremamente magro, più di quello che sembrava. Forse i suoi vestiti larghi imbrogliavano coloro che non lo conoscevano. «Tieni questo accendino. È vecchio, ma, come potrai ben immaginare, l'ho usato solo una volta. Dovrebbe funzionare.» Gli occhi di Mark si sgranarono. Forse, ancora un po' scosso da quell'incontro, si aspettava che il suo nuovo amico se ne uscisse con un "Scherzetto! Ci sei proprio cascato come una pera cotta!". Ma niente di tutto ciò non successe. La mano rugosa del vecchio era davanti a lui che aspettava d'essere sfiorata e alleggerita. Non sapeva cosa stesse facendo, se tutto questo era vero o finzione. Magari aveva bevuto così tanto che ora il suo corpo si trovava abbandonato chissà dove a New York, mentre la sua mente vagava in strani sogni. Eppure tutto questo sembrava essere troppo limpido e reale per dubitarne. Prese l'accendino e se lo rigirò tra le mani. Poi si diresse verso la sua meta e, quando la punta delle sua scarpe sfiorò la corteccia, si fermò.
«Un'ultima cosa.» I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce alle sue spalle. «Non ricordo se ti ho menzionato un particolare.» Mark non si voltò, si limitò a inclinare leggermente la testa verso un lato per ascoltare meglio. «Puoi chiedere una sola cosa e devi desiderarla in silenzio, ma Satana vuole sempre qualcosa in cambio.» Chiuse gli occhi e poggiò la testa sopra il tronco dell'albero. Portò le sue mani vicino al capo e le strinse finché le sue nocche non divennero bianche. «Non farti spaventare da questo e pensa cosa sia più importante. La sua richiesta o tuo figlio?» Mark impugnò l'accendino in fretta e furia, come se avesse paura di pentirsi della sua scelta. La piccola fiammella ondeggiava nell'oscurità illuminando il suo viso. La portò vicino alla croce e, mentre la avvicinava alla superficie legnosa, pensava intensamente al figlio. Una folata di vento lo investì allontanandolo dalla pianta e facendolo quasi inciampare nelle radici. La corteccia dove era stato disegnato quel simbolo ardeva e si consumava velocemente, mentre le parti vicine rimanevano intatte. L'albero perse tutte le poche foglie che gli erano rimaste. Improvvisamente si sentì in lontananza l'ululato di un lupo e sussurri inconfondibili si mescolavano col vento.
"Quando ti scorderai di me, quando mi avrai rimosso dalla tua tesa, io ritornerò.
Invaderò il tuo corpo e frugherò finché non troverò qualcosa che mi soddisfi e mi sazi.
Quando mi dimenticherai e penserai che io avrò fatto altrettanto, io tornerò per te."
Un grande velo di seta nera uscì dalla porta creatasi nel tronco e fluttuò nell'aria per pochi secondi. Alcuni pipistrelli investirono la stoffa facendola volteggiare a destra e a sinistra. Un urlo straziante costrinse Mark a tapparsi le orecchie e a piegarsi dal dolore. Inginocchiato per terra si contorceva pregando Dio che mettesse fine a quella sofferenza. Quel grido disperato sembrava fosse entrato nel suo corpo e stesse spezzando le sue ossa, una per una senza pietà. Stringeva forte i denti. Improvvisamente l'urlo cessò e quando aprì piano gli occhi, vide una figura esile davanti a sé. Non poteva crederci, era impossibile. Charlie era proprio a pochi centimetri da lui e gli tendeva le braccia sorridente.
«Mi sei mancato Papà! Ti ho aspettato per così tanto tempo, la mamma diceva che non saresti più tornato! Io sapevo che si sbagliava.» La sua voce era quella di sempre, quella dolce melodia che infondeva tranquillità e pace. Quel bambino era il suo angelo e si pentiva amaramente per aver ceduto al diavolo, il gioco. «Vieni papà! Abbracciami!» Lo implorò il piccolo e calde lacrime rigarono il suo viso. Tutti quegli anni passati a stringere una fotografia e ora poteva toccare un corpo umano che emanasse calore e amore. Poteva coccolare suo figlio. Si alzò piano e gli andò incontro per abbracciare Charlie e non lasciarlo più. Si era promesso di rimediare ai suoi errori e di non commettere più gli stessi. Quando le esili braccia del bambino cinsero il suo corpo, gli sembrò di sfiorare il cielo con un dito. «Ho messo qualche goccia del tuo profumo per averti vicino, papà.»
«Conservi ancora il mio profumo?»
«Si, ma la mamma... »
«Cosa?» Chiese Mark.
«La mamma non vuole.» La voce di Charlie divenne più profonda e cupa, non sembrava essere quella di poco prima. «E sai perché?»
«È molto arrabbiata con me, ci sono cose che non puoi capire.»
Charlie iniziò a ridere in un modo strano. Demoniaco. «Sciocco, la mamma non vuole perché dice che all'Inferno non ce n'è bisogno.»
«Charlie, che cosa stai dicendo?» Mark si staccò dal bambino e lo guardò inorridito.
«Io non sono Charlie.» Gli occhi oceano del piccolo divennero rossi e il suo corpo si tramutò in una nube nera che sovrastò completamente il corpo dell'uomo, togliendogli il respiro.
*
Il piccolo boschetto tacque, non si udì niente. Tutto era immerso nel silenzio.
Un giovane uomo camminava per un piccolo sentiero di ciottoli con in mano una lanterna a forma di zucca, la cui fiamma illuminava la sua visuale. Un gruppetto di bambini travestiti da scheletri, streghe, vampiri e mummie gli passarono accanto correndo e cantando allegramente qualche strana canzoncina. La giovane strega urtò involontariamente l'uomo con il suo cestino a forma di zucca piena zeppa di dolciumi. «Mi scusi, non volevo!» Esclamò la piccola voltandosi verso di lui, mentre continuava a correre con i suoi amici.
Un lieve venticello lo avvolse e un sussurro invase la sua testa.
«Oh Jack, non ti avevo quasi riconosciuto! Avevi proprio bisogno di un'anima nuova! Ora hai le tue sembianze. Comunque... ti conviene fare attenzione, sai? Ti ricordo che devi far durare quella lanterna fino al prossimo 31 ottobre. O forse dimentichi che quelle povere vittime ingannate, che ora sono intrappolate propri lì dentro e illuminano la tua via, fremono per essere liberate? Loro vogliono vendetta e non avranno pietà.» La voce di Satana vibrò nell'aria chiara e limpida. «Con il tuo permesso, ho un appuntamento con la morte. Abbi cura di te, ci vediamo tra un anno.»
***
Vorrei ringraziare Ciomps93 per avermi coinvolta in questo bellissimo progetto. Non ho mai scritto una storia con qualcuno, ma lei ha saputo guidarmi perfettamente.
Cara Silvia, come ti ho già confessato in privato, spero di poter collaborare nuovamente con te in futuro (scrivendo insieme, confrontandoci, consigliandoci).
Grazie ancora!
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