9.2 La resa dei conti


...C'è una guerra in corso dentro di me stanotte
Tutto è destinato a cambiare
Lo sento nelle vene
Non se ne andrà via...

Alcune volte si vocifera che la notte porti pensieri e quella sera Diego ed Emanuele potevano confermarlo.
Erano completamente divorati dai loro grattacapi, mentre le loro moto sfrecciavano per le famose vie di Napoli.
Diego continuava a pensare la frase appena accennata dal suo scagnozzo abbiamo trovato i famosi artisti.
La serata non poteva andare meglio, poteva finalmente dimostrare a suo padre e a Don Salvatore di potersi fidare ciecamente di lui.
Dall'altro canto Emanuele era davvero preoccupato, non ne poteva veramente più, per quanto avesse desiderato quel tempo libero per sé stesso subito accadeva qualcosa di grave, come se la vita si prendesse gioco di lui e quell'ambito che tanto ripudiava sembrava non abbandonarlo mai.
Questa volta però una domanda ronzava in modo imperterrito nella mente dei due ragazzi, chi erano questi famosi artisti?
Non vedevano l'ora di dargli una bella lezione e fargliela pagare per tutti i problemi che gli stavano causando.
Arrivarono davanti alla "scena del crimine" dove trovarono ad attenderli Don Salvatore, i ragazzi sapevano quanto lui fosse irrascibile, ma speravano che con questa notizia fosse più tranquillo.
Speranza andata completamente in mille pezzi, anzi era più nervoso del solito e le sue urla rabbiose rimbombavano nei vicoli del quartiere di Forcella.

«Voglio che mi portiate la testa di quei due! Li ho visti che scappavano da quella parte...Ora rivoltate tutta Napoli, voglio vederli in ginocchio ai miei piedi!» puntò il suo sguardo  inferocito sui due poveri ragazzi che rimasero per un'attimo impietriti.

«Non vi preoccupate Don Salvatore, li troveremo e ve li porteremo qui» così Diego cercò di riappacificare l'animo del boss, anche se fu preso dalla paura deglutendo un groppo di saliva alla vista del suo volto malefico.

«Dai andiamo..» Emanuele lo tirò per la manica del giubbotto spazientito da tutte queste vicissitudini.
Ormai odiava tutto di quella vita, per una volta che filava tutto liscio, una serata con suo fratello a ridere e scherzare come ragazzi normali ci pensava ancora una volta suo padre a tirarlo dentro quella gabbia maledetta. «Mio padre ha rotto il cazzo e questa vita di merda anche!» diede un calcio ad un piccolo sasso che si trovava lì per terra, il tutto sotto gli occhi minacciosi dei scagnozzi del boss di Napoli.

«Ema, ma che cazzo fai! Stai buono e tranquillo, passerà anche questa, ma per adesso non fare minchiate! » lo tirò per il braccio proteggendolo da quelle persone. «Non qui davanti agli occhi di tuo padre, sai non vorrei avere l'ordine di farti fuori» cercò di sdrammatizzare quella situazione che si stava rivelando sempre più complicata; era il tempo di dedicarsi alla caccia.

Le strade del quartiere di Forcella sembravano così tenebrose da far salire sempre di più l'ansia nel loro corpo. Percorrevano in fila di due persone i stretti vicoli, le pistole brillavano sotto la luce aranciata dei lampioni, gli sguardi concentrati, determinati a cogliere il minimo rumore.
L'erede dei Mallardo decise di fermarsi un'attimo, così da rassicurare suo fratello Emanuele, non gli piaceva quello sguardo vacuo che mostravano i suoi occhi. Suo fratello era al limite così con le sue mani grandi prese per il suo volto guardandolo fisso nelle sue iridi tentando di infondergli il proprio coraggio.

«Ema mi spieghi cosa ti è preso?» le mani stringevano con forza la pella della faccia, sicuramente sarebbero rimasti dei segni rossi, ma era l'unico modo per tenerlo concentrato, per tenerlo accanto a sé.

«Non ce la faccio più Diego... Voglio farla finita, questa vita del cazzo sembra non abbandonarmi più» rispose con voce tremante per poi perdersi in un mare di lacrime che scendevano copiose sul suo viso.

«Ei, fratello non fare così, ci sono io con te, presto finirà tutto, ti giuro che ti aiuterò a te e a quella famosa ragazza a scappare via da qui per poi dedicarvi solamente a voi e alla vostra vita» cercò di convincerlo e calmarlo nel modo più pacifico e possibile.

«Veramente faresti questo per me?» un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra, una piccola speranza illuminava di nuovo quegli occhi facendolo tirare un sospiro di sollievo; suo fratello era ancora lì e non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.

«Certo fratello mio, stai tranquillo, ora cerchiamo questi bastardi e dopo pensiamo a tutto il resto» diede il cinque al suo migliore amico per poi perdersi in un caloroso abbraccio fraterno.

Peccato che quel meraviglioso momento fraterno fu interrotto dalla voce sgradevole di un personaggio che conoscevano molto bene. Vito era davanti a loro attorniato dai suoi fedelissimi e batteva le mani facendole rimbombare in quel vicolo. Le risate di scherno riempivano le orecchie di Diego che si voltò stringendo le mani in due pugni così forte da far sbiancare le nocche, non poteva sopportare che quel mezzo uomo si prendesse gioco di lui e di suo fratello. Gli occhi azzurri avevano perso il loro colore naturale trasformandosi in blu intenso simile al mare in tempesta. Quel colore erano in netto contrasto con la calma che si ostinava a tenere, non erano nel suo territorio e lui era un uomo d'onore e rispettava la sacre leggi della Camorra.

«Non sapevo che l'erede dei Cimmino fosse omosessuale...Vuoi abbracciare anche me?» si avvicinò con la moto insieme al suo clan, di fianco ai due ragazzi perdendosi in una grande risata.

«Vito hai ragione che non sono nel mio quartiere, e visto che sono una persona rispettosa, non faccio casini nei quartieri altrui, ma se vieni nel mio di quartiere ve lo metteremo così in culo da farti diventare veramente omosessuale, sicuramente ti piacerà frocio di merda» si avvicinò in modo fulmineo al suo nemico afferrandolo fortemente per il colletto della camicia.

«Dai Diego lascia perdere, ora non è il caso abbiamo altro a cui pensare » afferrò suo fratello per la maglia allontanandolo, scoccando un'occhiata di sufficienza a quel poveretto che aveva il coraggio di sfidare gli eredi delle famiglie più potenti della città.

«Ecco Diego ascolta la tua ragazzina» esclamò con tono molto ironico ridendo insieme al suo clan.

«Non ti preoccupare Vito non è finita qua, continua a fare il pagliaccio, poi ride bene chi ride ultimo» con tono e sguardo davvero minaccioso lanciò un avviso al suo nemico che subito dopo se ne andò via insieme al suo clan.

Diego era davvero furioso, non si era mai fatto trattare così da nessuno, ma la sua mente machiavellica stava già escogitando un modo subdolo per fargliela pagare. Sapeva quando poteva vendicarsi e ora non era il caso.
Così prese per il braccio Emanuele e salirono di nuovo sulle loro moto per continuare la famosa caccia, i due erano molto concentrati a guardare ogni vialetto del quartiere per vedere se incrociavano quei famosi artisti, e così fu, dopo vari giri di perlustrazione, arrivarono davanti ad un vialetto e  videro due persone correre all'impazzata dopo aver
incrociato i loro sguardi.

«Eccoli Diego!Vai!Vai!» Emanuele si accorse subito di loro e avvisò suo fratello che diede tanto di quel gas alla sua pantera nera che subito riuscì a raggiungerli.

Abbandonò la moto a terra e corse dietro di loro, fortuna volle che uno dei due cadesse a terra inciampando su un sasso e subito dopo potè udire vari lamenti per un dolore alla caviglia.
Con un ghigno mefistofelico si avvicinò già pregustando la vittoria. Con un balzo degno di un animale feroce catturò l'artista stringendo tra le sue braccia un corpo così esile che altri non poteva appartenere se non a una donna. Adesso si che si fa tutto più interessante...
L'altro famoso artista sembrava continuare a scappare via, ma quando si accorse del suo compagno  a terra si fermò tornando indietro per soccorrerlo, ma a quel punto venne catturato da Emanuele che gli tagliò la strada con la sua R1. Finalmente uno dei suoi problemi più grandi si stava risolvendo...
***
La luna illuminava il sentiero sterrato sotto i loro piedi, l'erba solleticava i loro polpacci mentre la benda copriva gli occhi delle ragazze.
Elettra e Sofia si ritrovarono a percorrere quella stradina di campagna, con le mani legate da una spessa corda che sicuramente avrebbe lasciato dei brutti segni rossi sulla loro pelle chiara.
Il rumore dei grilli era l'unica cosa udibile nel raggio di kilometri; urlare non sarebbe servito a nulla, nessuno le avrebbe sentite.
Erano braccate, spinte dalle mani di due ragazzi che le stavano conducendo verso morte certa; nessuno perdona questi atti di ribellione.
La rossa cercava inutilmente una via di fuga, uno spiraglio che le potesse salvare, ma poi si ricordava della caviglia dolorante della sua migliore amica e anche se avesse trovato questa fantomatica via d'uscita non avrebbe mai abbandonato sua sorella.
Il rumore di una vecchia serranda arrugginita dal tempo la fece sobbalzare; questo significava una solo una cosa: game over.
Con la mente ripercorse la sua vita pensando alla sua adorata mamma, a quel papà molto spesso assente ma che amava alla follia e infine il pensiero volò a Stefano, il suo bambi dagli occhi dolci e grandi, avrebbe voluto tanto dargli quel bacio che gli aveva negato sere fa, assaggiare quelle labbra carnose e perdersi in quel verde che tanto ricordavano il suo amato mare.
Una spinta più forte delle altre e subito dopo un tonfo la risvegliarono dal suo monologo personale, un lamento proveniente da destra la allarmò e subito si agitò tanto che l'uomo dietro di lei la dovette bloccare su una sedia.

« Oh! Vuoi stare ferma o devo costringerti io! Sai mi piacerebbe giocare un po' con te...» un brivido di freddo la costrinse a tremare da capo a piedi, quella voce lasciva l'aveva congelata sul posto. Sapeva quanto potessero essere crudeli gli scagnozzi del boss di Napoli e avere le sue sudice mani sulla sulla pelle anche se coperta da pantaloni e maglione le faceva rivoltare lo stomaco. « Che belle queste bamboline non trovi?» spostò lo sguardo sul moro che osservava il tutto seduto su un tavolo, pronto ad intervenire se il suo migliore amico avesse sorpassato il limite; erano pur sempre delle donne e lui voleva ancora guardare negli occhi sua madre quando sarebbe tornato a casa.
« Vi piaceva imbrattare i muri della nostra città con quelle porcherie!» la sua mano percorreva lascivamente il braccio dell'altra ragazza. «Vi credevate invincibili... Guardatevi adesso legate, imbavagliate e tremanti al nostro cospetto!» un ghigno sadico comparì sul suo volto e la benda volò accanto alla ragazza rivelando due occhi azzurri che brillarono sotto i raggi della luna che penetravano da una finestra sporca.

Quel colore così vivido, così brillante fu come ricevere un vero e proprio pugno nello stomaco, quello sguardo era impresso nel suo cuore tanto che dovette allontanarsi immediatamente come se quella ragazza bruciasse. Che diavolo...
Diego respirava a fatica, non riuscendo a sopportare la vista di quei due zaffiri puntati su di sé. A chi appartenevano,perché avevano così tanto potere. Non può essere vero...
Doveva capire, il cervello stava fumando, le immagini della sua ballerina si contrapponevano alla ragazza legata sulla sedia; stava impazzendo aveva bisogno di uscire da lì.

« Continua tu...Io esco a fumare!» senza voltarsi verso l'amico di una vita, spalancò la porta ed uscì a prendere una boccata d'aria mentre cercava di mettere in ordine quei pensieri assurdi che gli venivano mostrati senza un'apparente motivo.

Emanuele seguì con lo sguardo suo fratello fino a che non scomparì dietro la grande serranda per poi voltarsi ed osservare le due ragazze davanti a lui.
Che sorpresa scoprire che in realtà i due grandi eroi che sfidavano il loro clan erano delle ragazze e che ragazze doveva ammetterlo almeno con se stesso, le forme della ragazza alla sua sinistra lo ipnotizzavano e un profumo di rose selvatiche annebbiava i suoi sensi. Ma dove l'avevo già sentito quell'odore così particolare?
Cercava di ricordare, ma il suo cervello gli rimandava indietro immagini senza senso; la biblioteca, il lungomare di sera... Starò impazzendo?
Con calma si alzò dal tavolo, afferrò dal suo zaino uno bottiglia di acqua calda e si diresse verso le due ragazze.

« Avete sete? Volete un po' d'acqua?» nessuna risposta da entrambe solo che la ragazza con gli occhi azzurri non lo perdeva di vista, soprattutto perché adesso era vicino alla sua amica. Non ci voleva un genio a capire che fossero legate da un sentimento simile a quello che legava lui e Diego.
« Siete state coraggiose fino alla fine, devo farvi i complimenti; nessuno ha mai sfidato il clan in questo modo!» una risata roca fuoriuscì dalla sua labbra « Ci avete dato tanti problemi in questi giorni sapete? Notti in bianco solo per cercare voi due!» con una mano sollevò la benda dagli occhi della rossa rivelando due occhi verdi come giada preziosa. Attenti, infuocati osservavano il ragazzo, sfidandolo senza remore. Se fosse arrivata la sua ora l'avrebbe affrontata a testa come degna figlia di suo padre.
« Calma leonessa, non voglio farti niente ...Ancora.» quel ragazzo assomigliava terribilmente al suo Stefano, ma non era possibile lui non poteva essere lì, non poteva averla legata in quel modo subdolo, eppure quelli occhi verdi erano impressi nella sua mente e nel suo cuore.
Si osservavano persi nei loro sguardi, il loro cuore batteva con ritmo accelerato come se si fossero già riconosciuti prima di ogni cosa, prima delle parole.

Ad interrompere quel gioco di sguardi ci pensò il rumore di una porta sbattuta e Diego che faceva il suo trionfale ingresso. Sigaretta tra le labbra e un ghigno che Emanuele sapeva non promettere niente di buono; il tempo di giocare era finito.
Il moro si frappose tra lui e le ragazze quasi a volerle proteggerle da qualsiasi cosa avrebbe fatto suo fratello.
Le mani passavano nervosamente tra i capelli tirandoli indietro, un tic che aveva da sempre, quando il gioco si faceva complicato, Diego reagiva a quel modo, indossando la sua maschera di ghiaccio lasciando in un cassetto della sua testa rimorsi e sentimenti.

« Il gioco è bello quando dura poco e voi mi avete già causato tanti di quei problemi che non vi potete immaginare! Don Salvatore vuole la vostra testa se no prenderà la nostra; e scusate ragazze ma io ho voglia di vivere ancora!» sfilò la pistola da dietro i suoi pantaloni e avvicinò alla ragazza degli occhi azzurri. « Sono curioso però di vedere che faccino si nasconde sotto questo passamontagna, che dici è ora di toglierlo no?» il freddo metallo della canna seguiva i suoi lineamenti e i suoi occhi si fecero immediatamente lucidi; spaventata a morte per quello che stava per succederle.

Stanco di aspettare oltre fece un cenno al moro ed in contemporanea alzarono i passamontagna rivelando le due persone che mai avrebbero voluto li in quel momento. Sofia ed Elettra osservavano con gli occhi lucidi i due ragazzi impietriti davanti a loro.
La rossa distolse immediatamente lo sguardo girando il capo verso la sua migliore amica, controllando le sue condizione e cercando di confortarla. Era tutta colpa sua, adesso anche sua sorella sarebbe morta per i suoi deliri di onnipotenza. Oh Sofi, avrei dovuto ascoltarti...

« Ditemi che siamo in un fottuto scherzo! Non è possibile che tra tutte le persone...» Diego stringeva quasi strappava con le mani i suoi capelli, la sigaretta era caduta dalla sua labbra appena il volto della sua ballerina gli era comparso davanti. Non era pazzo, il suo cervello e il suo cuore avevano già capito che si trattasse della bionda che tormentava i suoi sogni. « Sofia...» si avvicinò velocemente alla ragazza per toglierle lo stretto bavaglio che le impediva di respirare correttamente. Una mano decisa afferrò il coltellino nascosto negli anfibi e immediatamente la liberò dalle corde, accarezzando dolcemente i segni rossi lasciati sulla pelle diafana; quasi a volersi scusare per quell'atto osceno che aveva commesso.

« Diego...» il suo nome uscì a fatica da quelle labbra screpolate, i suoi occhi erano spalancati dalla sorpresa e dalla paura. Non poteva essere il suo principe azzurro quello che pochi minuti fa le puntava la pistola contro, non erano sue le parole cattive che le aveva rivolto; questo era il peggiore degli incubi che avesse mai vissuto.

« Elettra...» aveva imparato da poco il suo nome ma era inciso sul suo cuore da tempo. Emanuele osservava la rossa che gli aveva rapito il cuore, ricollegando finalmente quell'odore di rose selvatiche a lei. Tutti quei luoghi avevano un comune denominatore; lei sempre e solo lei.
Come l'amico le tolse il bavaglio e slegò le corde attorno alla braccia. Peccato che la reazione di Elettra fu l'opposta di quella di Sofia, un sonoro schiaffo echeggiò nel capannone e subito dopo la guancia del moro pulsava e un colore più acceso era comparso.

« Tu! Non ti vergogni neanche un pochino a lavorare per quello schifoso di Don Salvatore, Stefano!?» lo aveva riconosciuto anche se coperto dal passamontagna. « il grande pugile che altro non è che uno degli scagnozzi di un uomo con le mani sporche di sangue! » a fatica si alzò da quella sedia,le gambe le dolevano ma non avrebbe permesso a nessuno di calpestare la sua dignità. « Ti credevo diverso, invece sei uguale a tutti gli altri! Mi fai schifo!» la mano era già pronta per assestargli un altro ceffone ma fu prontamente fermata dalla mano del moro che le afferrò il polso e la tirò verso di sé.

« Svegliati bambina, tutti lavoriamo per Don Salvatore e prima impari questa cosa e meglio è per tutti! Smettila di voler salvare questa città, non capisci che è solo tempo sprecato!» i suoi occhi bruciavano di qualcosa che Elettra ancora non era capace di scorgere. « Non sai in che casini ci hai cacciati in questo momento! Vogliono la tua testa Elettra, lo capisci!» strinse il suo piccolo polso tra le sua mani in maniera disperata.

Possibile che l'unica ragazza che gli piacesse fosse l'eroina della città e che lui altri non era che l'erede di quel mostro e di quella parte di città marcia e corrotta.
Emanuele Cimmino, il ragazzo che non aveva avuto scelta, nato in una famiglia di mafiosi, legato a doppio filo a quell'eredità che lo stava aspettando da quando era nato.
Mentre pensava tutto ciò, si fece strada dentro di lui una convinzione sempre più forte; Elettra non doveva sapere mai la verità.

Angolo autori...

Buonasera splendori,
Per prima cosa volevo scusarmi con voi, io ( mari) ho avuto problemi di famiglia che mi hanno tenuto lontano da voi e dalla scrittura; fortunatamente si stanno risolvendo così la prima cosa che ho potuto fare e scrivere il capitolo assieme al mio collega.
Ma come dico sempre bando alla ciance e ciancio alla bande XD ormai dovrei brevettarlo XD
Tralasciamo i miei deliri e partiamo con l'analisi di questo tranquillo capitolo 😉
Come molti hanno ipotizzato le nostre Black Rose e Fallen Angel sono state catturate da niente meno che Emanuele e Diego.
Ma partiamo dall'inizio e dall'arrivo dei ragazzi nel quartiere di Forcella, ad accoglierli c'è Don Salvatore in persona ( sempre molto tranquillo XD, ma una camomilla no?) vuole la testa di coloro che lo hanno sfidato, cosi i due eredi partono alla caccia seguiti dai loro uomini, ma il nostro bambi ha un crollo emotivo e ci deve pensare suo fratello a tirarlo su di morale; peccato che questo bellissimo momento è stato interrotto da un idiota e il suo clan ( attenti a questi eh...)
Ed ecco che Sofia e il suo dolore alla caviglia causano la cattura delle due, Elettra non l'avrebbe mai abbandonata. Ricordate? Insieme per sempre.
E le ritroviamo imbavagliate, con una benda sugli occhi e con gambe e braccia legate alla sedia. I due ancora non le hanno riconosciute e mostrano il loro lato più cattivo soprattutto Diego fino a che due occhioni blu gli tolgono il fiato e lo mandano talmente in confusione da allontanarsi per un po'.
Ed ecco che tocca ad Emanuele occuparsi delle ragazze, lui sotto sotto le ammira è combattuto tra ciò che deve fare e ciò che è non coglie i segnali che il suo cervello gli dà.. 🤦🏼‍♀️
Ci vogliono gli occhi taglienti, verdi e letali di Elettra per risvegliarlo dal suo letargo XD.
Lo shock è ben visibile negli occhi dei 4 quando scoprono le loro rispettive identità.
E adesso che succederà?
Attenti che non tutte le bugie sono state svelate...🤭
Come sempre ringraziamo tutti i nostri lettori di cuori dal primo all'ultimo; dai lettori silenziosi, a chi stellina e chi commenta. Grazie davvero! 💜🙏🏻
Vi invitiamo a seguire la pagina instagram
Il_codice_dell_innocenza per edit, spoiler e per sclerare con noi sui vostri personaggi preferiti.

A domenica prossima!

Mari
Kekko

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