9.1 Tic- toc



"...Meglio che tu stia calmo,
sei nei miei domini
Tutta la folla
sta urlando il nostro nome
È un'esplosione,
è un uragano,
è finito prima che tu lo sappia.
Perché tremi?"...

Un tramonto bellissimo colorava i palazzi e le chiese barocche della città rendendole ancora più suggestive e malinconiche.
Sofia si trovava davanti al grande cancello che dava sulla grande villa comunale di Napoli.
Un leggero vento scompigliava i suoi capelli biondi ricadendo sugli occhi azzurri, prontamente spostati dalle sue mani affusolate e curate.
Per l'ennesima volta controllava l'orologio al suo polso, Elettra era in ritardo come al solito; ogni volta che si decideva a seguirla nei suoi allenamenti puntualmente era in ritardo.  Non è possibile però...
Sbuffando afferrò il suo cellulare e compose il numero della sua migliore amica lasciando un messaggio dai toni minacciosi in cui le diceva che l'avrebbe aspettata all'interno del parco.

Si alzò dal muretto ed entrò all'interno della villa,
come ogni pomeriggio c'erano persone che correvano dando il massimo con le cuffie all'orecchio estraniandosi dal mondo esterno, immergendosi nella propria bolla personale, gruppetti di ragazze che più che correre camminavano unite, raccontandosi le ultime novità successe nelle loro vite e bambini che rincorrevano felici un pallone da calcio, sotto lo sguardo attento delle mamme sedute sulle panchine e un dolce sorriso illuminarle il volto.
Ed ecco gli inconfondibili capelli rossi della sua migliore amica svolazzare; il suo tornando rosso stava arrivando. Correva come una forsennata, il petto florido stretto in un top sportivo fece sbandare i poveri atleti che incrociavano il suo cammino.
La sua bellezza era così dirompente anche con dei semplici vestiti sportivi che era impossibile non notarla e bruciarsi con la fiamma viva che ardeva all'interno di quelle giade preziose e infine perdersi tra quelle curve mozzafiato che avrebbero corrotto anche l'uomo più devoto.

« Finalmente! Ma si può sapere che fine avevi fatto!»sorrise sotto i baffi guardandola buttarsi a peso morto sulla panchina « E non mi rifilare le tue solite scuse! Niente cani, alieni e chicchessia...» chiuse le mani in due pugni portandoli sui fianchi assumendo la tipica posa da generalessa, assomigliando alla sua maestra di danza.

« Ho dovuto lasciare la jeep lontano da qui, perché ovviamente non c'era un parcheggio libero manco a pagarlo oro! Dovrebbero fare seriamente qualcosa per questo problema!» alzò lo sguardo verso l'amica mettendo su la faccia da cucciolo indifeso; nessuno resisteva neanche suo padre, figuriamoci quel cuore di panna della bionda.

« Mmm... Farò finta di crederci, adesso via la felpa e iniziamo; ho già perso tempo! » si legò i capelli in una coda alta per poi sistemarsi i leggins sportivi e per finire una controllata alle scarpe.

« Tu lo sai che dovresti stare a riposo e non sforzare la caviglia miss Esposito, il dottore è stato chiaro!» appena tolta la felpa, parecchi occhi maschili si posarono sulle suo fondoschiena, facendola ringhiare innervosita. « Idioti, come se non avessero mai visto una donna...» un imprecazione lasciò la sua bocca mentre scuoteva la testa infastidita.

« Da quando mi ha fatto quella puntura sto molto meglio, non ti preoccupare! Piuttosto muoviti, marpione a ore quattro!» gli diede una cuffia come erano solite fare « tocca a te scegliere la musica!»
scoppiò a ridere per il suo sguardo "se ti avvicini ti uccido" lanciato in ogni direzione verso quegli esseri che avevano il coraggio di farsi chiamare uomini.

« Va bene, però incominciamo a correre, non eri tu a voler iniziare?!» quasi la strattonò per darsela a gambe, non poteva sopportare quel tipo di persone così diverse dal suo Stefano. Il mio Stefano?
Non potè impedire alle sue guance di prendere colore ripensando al quasi bacio della volta scorsa e i brividi lungo la schiena ogni volta che incrociava quello sguardo così dolce e magnetico al tempo stesso.

«Sei già stanca?» gli domandò osservando il fiato corto e il viso rosso; se fossimo in un cartone animato adesso in testa avrebbe avuto un triangolo gigante con scritto pericolo a caratteri cubitali. Che mi nascondi piccolo uragano?

«Ma neanche per idea! Su aumentiamo il ritmo che  queste chiappe qui, non diventano sode da sole!» allungò il passo lasciando indietro la sua migliore amica che la osservava perplessa; adesso aveva avuto la conferma che qualcosa bolliva in pentola e forse aveva capito cosa affliggeva sua sorella.

« Lo sai che non mi sfuggi tornando rosso?!» accelerò il passo, ma subito una fitta alla caviglia le fece deformare il viso angelico in una maschera di dolore, ma stringendo i denti continuò a correre, facendo finta di niente per non insospettirla.

Dopo innumerevoli domande e altrettanti giri del parco, ora si trovavano sedute sull'erba fresca a riprendere fiato. Elettra era distesa con il capo sulle gambe di Sofia, entrambe perse ad osservare gli ultimi raggi di sole che lasciavano spazio alla sera.
Il loro petto si alzava ed abbassava a ritmo sostenuto, goccioline di sudore imperlavano la fronte e scendevano fino a perdersi nei top sportivi.
Le madri con i loro bambini erano già andati via e il chiacchiericcio si era trasformato in un bellissimo silenzio rotto solo dal vento che faceva muovere le foglie degli alberi e palme accanto a loro.

« Hai visto quell'orrore che è comparso a Forcella?» con le mani giocava distrattamente con i fili d'erba, ma la voce trasudava già di rabbia e furia cieca e questo mise in allarme la bionda che abbassò immediatamente i suoi zaffiri ottenendo così la sua piena attenzione.

« Elettra! Non ricominciare ti prego!» le sue iridi si spalancarono fino all'inverosimile, facendole assomigliare a due palle da biliardo « Io conosco quello sguardo! Che cosa sta frullando in quella testa calda che ti ritrovi?» con mani tremanti afferrò il suo volto e purtroppo quello che ci vide non gli piacque per nulla, « Sei un incosciente!» la sgridò senza minimi termini, aveva già tutto chiaro semplicemente osservandola,tra di loro era sempre così, quel legame permetteva a entrambe di capirsi anche senza parlare ma semplicemente guardandosi negli occhi.
Questa volta però uno strano presentimento si agitava nelle sue viscere, rendendola inquieta.

« Sofi, non posso permettere che la nostra arte venga contaminata con pillole di malvagità! Se lascerò impunito questo gesto, molto presto ci ritroveremo con murales di Raffaele Cutolo! » con rabbia strappò i fili d'erba « La gente di Forcella deve capire che c'è un'altra via a questo maledetto codice!» la fiamma della giustizia ardeva viva nelle sue iridi tanto da renderle brillanti e capaci di irretire qualsiasi essere nel raggio di kilometri.

« E dove dovremmo andare questa volta Black Rose?» un ghigno gemello a quello della rossa comparve sul volto della bionda.

Sofia incantata dal fuoco caldo e avvolgente che bruciava in quei smeraldi finì per sposare l'idea di giustizia di sua sorella.
Era sempre così per quanto si professasse diversa da suo padre, Elettra aveva ereditato lo stesso carisma e magnetismo. Nessuno era così testardo e così fiero come quei due; così diversi ma così uguali, avrebbero dato la propria vita per un'ideale giusto e valoroso.

« Forcella, Angel... Ho in mente una sorpresina che non dimenticheranno facilmente. » offrì la sua mano per aiutarla ad alzarsi dal prato verde, mentre la luce dei lampioni appena accesi, illuminava gli occhi chiari delle due rendendoli pietre preziose.

« Qualcosa mi dice che anche noi, non dimenticheremo questa notte...» un sospiro stanco abbandonò le sue labbra e di nuovo quella sensazione si ripresentò facendola rabbrividire. « Che la Dea bendata ci guardi la spalle...» le sue iridi azzurre si bearono ancora una volta di quel panorama magnifico, un'oasi verde nel centro cittadino per poi alzarlo verso le stelle. 

Mamma proteggici ti prego...

****

Lentamente l'oscurità calava sulle piccole stradine dei Quartieri Spagnoli, a fare da cornice a questa scena c'era una fantastica luna piena che prendeva in modo vizioso il suo posto nel cielo rendendo la serata davvero maestosa.
Diego sfrecciava con la sua pantera nera per i piccoli e stretti vicoli del quartiere e per poco non investiva dei ragazzini che giocavano a calcio, sentendo in lontananza le loro imprecazioni; ogni volta che le percorreva si sentiva a casa.
Fino a quando non passò davanti a quel maledetto viale e immediatamente il volto di Raffaele gli comparì davanti agli occhi. Suo cugino morì in una sparatoria con dei ragazzini del clan rivale e da quel giorno il cuore dolce del piccolo Diego diventò di ghiaccio, diventando la Pantera nera che tutti conoscono e temono.
Iniziò ad andare con suo padre nelle campagne per imparare a maneggiare quella pistola, promettendogli che un giorno sarebbe diventato un uomo d'onore proprio come lui.
Finalmente arrivò sotto casa di Emanuele, si levò il casco, controllandosi immediatamente i capelli allo specchietto per poi suonare in modo imperterrito il clacson della sua moto in modo da far scendere subito suo fratello; non era uno a cui piaceva aspettare.
Il ragazzo si affacciò dalla sua finestra accennando un sorriso e prontamente diede un bacio a sua madre per poi scapicollarsi di sotto, felice di poter trascorrere una serata insieme.

«Diego!» lo salutò con la loro stretta di mano fraterna, per poi tirare fuori dal garage la sua moto.

«Ema! Sei sempre la solita femminuccia, io non posso sempre aspettarti! » sbuffò innervosito, odiava i ritardatari era più forte di lui e ovviamente si era scelto il re dei ritardatari come migliore amico.
« Se continui così mi sa che al tuo matrimonio arriverà prima la sposa... Ah no, giusto se si fa attendere, sei tu la sposa» gli rispose scoppiando a ridere immaginandolo con un vestito vaporoso bianco.

«Sei sempre il solito idiota!» esclamò dandogli dei piccoli pugni sulla spalla; quando erano insieme era come se tornassero bambini.

«Mia cara sposa dove vuole che la porti oggi?» gli domandò con tono divertito, con quella faccia da ruffiano che spesso e volentieri il suo migliore amico avrebbe preso a schiaffi.

«Madame, mi porti a prendere una bella birretta ghiacciata» stette al gioco infilandosi il casco pronto per partire verso il luogo prescelto per quella sera.

Quella sera via Toledo brulicava di gente che passeggiava lungo quel viale che collegava il centro al lungomare di Mergellina. Turisti che si intrattenevano con la musica e i giochi degli artisti di strada, vari gruppetti di ragazzi seduti fuori da paninoteche e pizzerie e infine coppie che si baciavano allegramente.
Parcheggiarono le moto al solito posto, per poi andare a prendere le due famose birre gelate dal loro bar preferito.
Diego vide il suo migliore amico con la testa fra le nuvole, quello che lo colpiva maggiormente era il sorriso a trentadue denti che mostrava ogni secondo.

Qualcosa mi dice la rossa sia la causa di tutto quel miele sugli occhi verdi di mio fratello...

«Ma cos'è quel sorrisetto da malandrino? Scommetto che mi nascondi qualcosa di davvero importante» gli appoggiò una mano sulla spalla sorridendo, Emanuele ormai aveva nella mente un solo pensiero fisso.

«Diego non puoi capire, ero tanto così per baciarla» ghignò maliziosamente, mentre i suoi occhi brillavano di lussuria ripensando a quelle labbra rosse e invitanti.

«Che aspetti a dirmi di dettagli..Prendi magari questa ti fa un po' sciogliere vecchia volpe! » gli passò la sigaretta mentre si prestava ad ascoltarlo.

«Finalmente ho scoperto il suo nome, si chiama Elettra..» un brivido gli percorse la schiena al solo pronunciarlo « Non puoi capire appena mi ha detto il suo nome io non ho capito più niente e mi sono precipitato a baciarla» un grande sospiro gli usciva dalla labbra e subito di nuovo quel sorriso appagato si espanse sul suo viso.

«Dal nome sembra una tipa di carattere veramente duro, ma soprattutto secondo me è una gran figa eh...» il fumo fuoriusciva dalle sue labbra, alzando il sopracciglio con il suo ghigno malizioso da play boy; tutto per far ingelosire il suo migliore amico.

« Stai alla larga Mallardo; lei è mia» gli puntò il dito contro per simulare una scena di gelosia ma dopo poco osservando gli occhi il suo migliore amico scoppiò a ridere.

« Poi non puoi capire è una forza della natura quella ragazza! Ti fa provare delle forti emozioni solamente osservandola...Quei suoi occhi sembrano smeraldi e e i suoi capelli rosso fuoco farebbero impazzire chiunque, soprattutto me!» parlò a cuore aperto, le sue emozioni fuoriuscivano come un fiume in piena perché davanti a lui c'era il fratello di una vita intera.

«Beh, dopo questo fantastico racconto...» aspirò il fumo dalla sua sigaretta, notando come il moro accanto a sé tratteneva il fiato in attesa di un suo giudizio «Non farmela conoscere, altrimenti gli salterei addosso» lo fissò negli occhi per farlo ingelosire nuovamente; per poi scoppiare a ridere di fronte al suo broncio.

«Sei sempre il solito imbecille! » gli diede un pugno sulla spalla destra, ridendo di cuore.

« Io sono contento per te, spero che questa ragazza ti aiuterà a tenerti fuori da tutto ciò che ti circonda e tu sai a cosa mi riferisco» improvvisamente lo afferrò per le spalle guardandolo fisso cercando di rincuorarlo come solo un fratello maggiore sa fare.
« Mi auguro che la rossa possa regalarti una nuova vita, che ti faccia provare emozioni vere che tu meriti, fratello mio!» lo strinse tra le sue braccia come erano soliti fare da piccolini quando il piccolo Emanuele si sbucciava le ginocchia.
« Tu non meriti questa vita, devi salvarti, meriti il meglio » queste parole gliele sussurrò all'orecchio come il più prezioso dei segreti per poi guardarsi negli occhi mentre sui loro volti cadevano libere lacrime di gioia, di paura e di amore fraterno.

Emanuele non disse una parola, ma si perse completamente in quel abbraccio che valeva più di mille parole e che per un attimo risanò tutte le ferite, mentre nel cuore di Diego una nuova consapevolezza si faceva strada lentamente, incominciava a comprendere la voglia di ribellione di suo fratello, quella voglia di essere libero e vivere spensierato e magari con quella bionda che occupava la maggior parte dei suoi pensieri.

*****
Il quartiere designato per il nuovo attacco si estendeva davanti ai loro occhi, la luna illuminava le pietre dei vicoli rendendo l'atmosfera elettrica e surreale.
Un silenzio innaturale serpeggiava tra le strade, il rione sembrava addormentato, così Elettra e Sofia munite dell'inseparabile passamontagna e zainetto si mossero fulminee tra le zone d'ombra, controllando se ci fossero sui tetti le sentinelle.
Il loro cuore scoppiava all'interno della cassa toracica e il respiro si mozzava ogni volta che sentivano un rumore alle loro spalle, spaventandole a morte, ma incapaci di fermarsi per via dell'adrenalina che incendiava le loro vene.
Finalmente arrivarono davanti a quell'orrore, il Sistema che diventava realtà attraverso quel murales e l'altarino li davanti.

« Tze, anche i fiori e i cerini ...» con un calcio liberò lo spazio producendo un tonfo sordo che subito allarmò la bionda al suo fianco che si girò freneticamente controllando che ci fosse nessuno. « Angel, le bombolette...Adesso ci penso io!» con un ghigno mefistofelico iniziò la sua opera d'arte.

Il bianco coprì ogni scempio di quello che c'era prima e i colori presero il sopravvento, i soggetti prendevano forma piano piano e come sempre Sofia rimase incantata dal modo di disegnare della sua migliore amica.
Le figure dei giudici Falcone e Borsellino presero vita sotto gli occhi esterefatti della ragazza accanto a sé, un vero grido di ribellione contro quel Sistema corrotto che intossicava le strade della loro amata Napoli; quelli erano e sono i veri eroi della storia.
Elettra dal canto suo si sentiva libera, l'adrenalina che scorreva nelle sue vene come lava incandescente, la faceva sentire onnipotente; nessuno era in grado di fermarle.
Quello che era certo era che al suo posto si ergeva fiero un murales dedicato ai due simboli di maggiore spicco alla lotta contro la mafia e i loro sguardi brillarono estasiati di fronte a quel capolavoro.

« Manca la firma dell'artista!» arricciò le labbra soddisfatta quando il suo tag comparì sotto la sua creazione. « alla sua salute, Don Salvatore!» scoppiarono a ridere divertite per poi raccogliere in fretta le loro cose dirigendosi alla macchina.

****
Gli occhi di ghiaccio di Diego adocchiarono subito la figura di uno degli scagnozzi del padre di Emanuele e con un gesto impercettibile lo indicò al moro che sgranò gli occhi vedendo Gennaro appoggiato sul muro nascosto dalla penombra. Che vorrà adesso?
I due subito si alzarono lasciando i soldi sul tavolo dirigendosi verso l'uomo che li stava aspettando fumando una sigaretta nell'attesa.

«Dai, magari non è nulla» cercò di tranquillizzarlo, anche se avrebbe voluto che qualcuno tranquillizzasse anche lui, non riusciva a capire che cosa fosse successo di così importante da scomodare addirittura Gennaro. Che diavolo è successo questa volta?

« Principini disturbo? Che bella scenetta davvero! Se ci fossero stati i vostri padri avrebbero vomitato la cena sicuro!» con stizza gettò la sigaretta per terra

« Che cazzo vuoi Gennaro? Sei venuto a rompere le palle perché tua moglie preferisce i ragazzini come noi?!» ghignò spudorato, fulminandolo con lo sguardo. Nessuno doveva mancargli di rispetto figuriamoci un sottoposto del cazzo.

« Forse abbiamo trovato quelli si divertono a imbrattare i muri della nostra bella città! È troppo chiedervi di occuparvene oppure volete fare i froci un altro po'?! » si avvicinò pericolosamente al ragazzo, quasi a sfidarlo; pessima mossa visto quanto gli occhi blu diventarono torbidi e tempestosi.

« Dove sono?» si mise in mezzo evitando a quell'idiota del sottoposto di suo padre di finire con il naso spaccato. Conosceva troppo bene quello sguardo prometteva guerra e quella scintilla di pazzia che brillava in quello sguardo era solo un avvertimento.

« Forcella!» si allontanò dai due ragazzi con le mani alzate e un sorrisino irritante per poi allontanarsi tornando a strisciare nell'ombra dal quale era venuto.

« Codardo!» sputò in terra in segno di disprezzo « Muoviti abbiamo del lavoro da fare!» gli battè una mano sul petto, eccitato da quella scoperta.
Ancora una volta bastò uno sguardo di intesa e immediatamente corsero a prendere le moto e dirigersi lì dove tutto ebbe inizio pronti a scatenare l'inferno contro chi aveva osato mettersi contro le loro famiglie.



Angolo autori...

Buonasera splendori, scusate il ritardo ma questo capitolo ha avuto bisogno del suo tempo per essere pubblicato. Come i più attenti hanno notato è diviso in due parti, proprio per dargli il giusto valore.
Capitolo importantissimo, i nodi stanno venendo al pettine, la matassa si sta sbrogliando e la reta attorno a Black Rose e Fallen si fa sempre più stretta. Ve lo sareste mai aspettato? E adesso che succederà??
Tra la bellissima cornice della villa comunale di Napoli, gli allenamenti di Sofia proseguono, ma quel dolore proprio non se ne vuole andare ... che dite sarà qualcosa di grave? Interferirà nella sua vita o nella sua cattura? XD
Elettra come sempre in ritardo, attira non pochi sguardi XD ma non ci fa caso persa tra i suoi pensieri e quel quasi bacio di Stefano .... poco cotta la ragazza 🤣🤣
La rossa cosi diversa ma così uguale a suo padre, con la stessa voglia di giustizia che gli scorre nel sangue decide che è ora di svegliare Black rose e farla agire e che piano ha ideato... un murales su Falcone e Borsellino 😍

A chi interessa questo è il murales realizzato dal nostro tornado rosso, preso in prestito da Keno ed Emeid, due bravissimi street artist vi consigliamo di vedere i loro capolavori.
Le ragazze si sentono invincibili ma sarà cosi?
Ma passiamo ai nostri protagonisti maschili,
Emanuele è un ritardatario cronico vi ricorda qualcuno? XD come si dice in questi casi " Dio li fa e gli accoppia?"
Ma rullo di tamburi la parte più importante ce l'ha il nostro Diego, qualcosa inizia a smuoversi nel suo cuore di ghiaccio, una scintilla di ribellione si è accesa...
che succederà adesso?
Come sempre vi ringraziamo per il vostro affetto, perché ogni giorno siete con noi leggendo, commentando e stellinando la nostra storia. Grazie di cuore 🙏🏻💜
Vi invitiamo a seguire la nostra pagina
il_codice_dell_innocenza per edit, video, spoiler e tanto altro...
A domenica prossima con la parte 2 .

Mari
Kekko

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