8. Mi manchi
"...Chi è forte non cadrà mai
ma guardando le stelle senza te,
la mia anima ha pianto..."
Napoli quella mattina si era svegliata in balia delle nuvole grigie che oscuravano il sole, il vento soffiava dal mare, portando con sé l'odore del mare e se si prestava attenzione si poteva sentire il suono delle onde azzurre che si infrangevano sugli scogli.
Le note di un pianoforte risuonavano docili e sinuose attirando le ballerine incantate dalla melodia che si espandeva nell'aria.
Sofia si era appena spogliata di jeans e camicia azzurra per indossare collant bianche e il suo amato body nero. I capelli erano perfettamente legati in uno chignon, chiuso dall'elastico portafortuna che gli aveva regalato la madre poco prima dell'incidente.
Con mano tremante accarezzava le punte nere che giacevano nel suo borsone e subito un ricordo dolce quanto amaro si palesava ai suoi occhi facendoli diventare lucidi e malinconici.
Lei e sua madre passeggiavano a braccetto scherzando tra i negozi di Galleria Umberto I...
Il sorriso di sua madre era bellissimo tanto da far impallidire il sole stesso, suo padre glielo ripeteva all'infinito per poi baciarla innamorato come il primo giorno... Mamma.
Le nuove punte nere comprate assieme per l'audizione più importante della sua vita...Quel maledetto incidente.
Una lacrima sfuggiva al suo controllo scivolando sulla guancia arrossata dal freddo, le braccia esili si stringevano attorno al suo corpo alla ricerca dei loro abbracci speciali...Quanto mi manchi.
La voce marcata da quell'accento russo inconfondibile la risvegliò da quel sogno ad occhi aperti, con il borsone in spalla percorreva il lungo corridoio e davanti ai suoi occhi comparve la sala prove.
Madame Olga era ferma accanto al pianoforte con una mano accarezzava pigramente il legno scuro dello strumento e i suoi occhi azzurri scrutavano ogni ragazza che entrava nel suo campo visivo; non a caso era soprannominata dalle sue allieve La Generalessa.
Aveva lasciato la sua carriera di prima ballerina al teatro Bol'šoj di Mosca e si era trasferita in città per amore del suo Pietro;suo attuale marito.
Le ragazze come di consuetudine entravano una dietro l'altra, una fila ordinata e composta le sfilava elegantemente davanti salutandola educatamente.
« Buongiorno ragazze! Ben arrivate, sistemate i vostri borsoni in angolo e cominciate a riscaldarvi! Oggi voglio vedere come vanno i pezzi che vi ho assegnato!» la donna sbatteva le mani per attirare la loro attenzione mentre il chiacchiericcio spariva e le sue allieve si divisero in coppie pronte per fare gli esercizi di rito.
Sofia a gambe divaricate stava eseguendo quelli per l'allungamento della schiena, davanti a lei nella stessa posizione si trovava Vanessa, a turno si aiutavano a stendere braccia e busto.
La maestra passava tra le sue ballerine osservandole con sguardo attento e fiero, proprio come una mamma faceva con le proprie figlie.
Gli occhi ghiacciati si soffermarono sulla ragazza bionda e un luccichio di puro orgoglio li illuminò. Ricordava benissimo la prima volta che la vide, era una bambina timida accompagnata dalla mamma, i lunghi capelli biondi circondavano un ovale di porcellana, ma quello che la colpì fu quello sguardo curioso e determinato al tempo stesso mentre osservava in estasi le ballerine ballare. In quei piccoli occhietti belli come il cielo, vedeva il destino di una grande ballerina, stroncato da quel doloroso incidente che le aveva portato via la persona più importante al mondo per una ragazzina di solo quindici anni e così anche un pezzo del suo cuore se n'era andato via per sempre.
Per quanto Sofia fosse brava e conoscesse a memoria i passi della coreografia, non riusciva più a trasmettere quelle emozioni che da sempre l'avevano caratterizzata; era diventata il fantasma di se stessa, senza più passione e se dall'esterno la bionda poteva sembrare quella di prima, quando ballava era tutta un'altra storia, perché la danza aveva quella capacità di spogliarti di ogni cosa, mostrando solamente la tua anima. Quei sorrisi erano finti e il suo cuore era racchiuso da spesso strato di ghiaccio.
« Dai ragazze che cosa sono queste espressioni? Vi devo ricordare che tra pochi mesi ci saranno nuovamente le selezioni per entrare nella compagnia del teatro più importante della città; il San Carlo!» cercò di spronarle aiutandole a dare il massimo, quel posto era il tempio della danza, ma soprattutto esibirsi su quel palco da napoletana rappresentava il coronamento di un magnifico sogno, come lo era per i ragazzi giocare nello stadio Maradona, indossando la maglia numero 10 appartenuta al Dio del calcio.
Le fronti lucide da gocce di sudore erano uno dei sacrifici che una ballerina doveva compiere per realizzare il proprio sogno. Quel palco che sognavano da quando avevano indossato il primo tutù sembrava così vicino da poterlo afferrare con una mano.
Ballare illuminata da quelle luci, il pubblico che segue concentrato ogni tuo passo, lo scrosciare degli applausi a fine esibizione era la più alta aspirazione per ogni ballerina e Sofia non faceva eccezione.
Lo voleva più di ogni altra cosa, aveva dedicato la sua vita a quel giorno e a quel provino... Lo faccio per te!
Questo si stava ripetendo mentre indossava la gonna in tulle, essenziale per il suo assolo.
La voce di Madame Olga la richiamò per andare al centro del sala e iniziare a mostrare la sua coreografia, così per calmare il battito impazzito del suo cuore inspirò chiudendo per un attimo i suoi occhi azzurri e subito il sorriso dolce di sua mamma si presentò davanti a lei, immaginarla dietro al vetro ad osservarla fu la molla che le fece aprire di scatto le sue iridi cielo e dirigersi in mezzo alla stanza.
«Sono pronta!» si mise in posizione pronta per il suo assolo.
Le ragazze sedute in fondo alla palestra puntarono il loro sguardo sulla bionda rapite come ogni volta che lei iniziava ballare. Aveva questo magnetismo che non permetteva a nessuno di staccare gli occhi dalla sua figura.
L'attenzione era catalizzata su quelle movenze così sinuose e leggiadre quasi come se camminasse nell'aria, le braccia si libravano nell'aria come ali di un angelo, alla disperata ricerca di quella persona che le era stata strappata troppo presto; il suo pezzo di cuore perduto per sempre.
Le note della canzone risuonavano tra le mura trasportandola nel mondo creato dal grandissimo William Shakespeare ed in particolare quello di Romeo e Giulietta.
Madame osservava meravigliata la sua allieva, in quella coreografia era semplicemente perfetta, era stata cucita addosso e questa mattina riusciva ad intravedere qualche bagliore di speranza nei suoi occhi. Che si stia riprendendo?
Inaspettatamente durante l'atto finale, Sofia sentì la caviglia cedere facendole deformare il viso in una smorfia di dolore, ma strinse i denti finendo la performance.
Con lo sfumare della voce della cantante gli applausi presero più vigore tra le ballerine, con gli occhi lucidi ed emozionati si alzarono per abbracciare la ragazza al centro della sala.
La bionda cercava di evitare lo sguardo di Olga conscia che ci avrebbe messo poco a scoprirla, ma non poteva permettersi di sbagliare; quella era la sua occasione e nessuno si sarebbe messo in mezzo nemmeno il suo stupido ginocchio.
Così indossò il suo sorriso migliore continuando con la lezione, fino a che la maestra le congedò perché finita l'ora.
Cercando di camminare al meglio delle sue possibilità e sforzando la caviglia che sentiva pulsare, salutò la maestra per poi dirigersi verso lo spogliatoio.
Attese che anche l'ultima ballerina fosse andata via e finalmente con mani tremanti srotolò le bende che ricoprivano il piede destro scoprendolo molto gonfio; appena sfiorato sentì le stelle e la diagnosi fu molto semplice; si era infortunata. E adesso?
Con lentezza estenuante si spogliò e indossò nuovamente i suoi vestiti. Freneticamente cercò nel suo borsone il suo cellulare e compose l'unico numero su cui avrebbe potuto contare ad occhi chiusi, subito la voce frizzante della sua migliore amica risuonò nelle sue orecchie agendo come balsamo per le sue ferite.
« Ele, ti prego vieni alla scuola di danza...», un sospiro tremante abbandonava le sue labbra rosee mentre cercava con tutta la sua forza di ricacciare quelle lacrime traditrici che volevano per forza uscire.
Il suo sogno da bambina, il palco del San Carlo... Era davvero tutto finito?
***
A differenza della mattina le nuvole spinte dal vento erano sparite lasciando spazio a una dolce serata primaverile. La luna piena si specchiava sulle onde del mare, il lungomare di Mergellina veniva colorato dagli artisti di strada che con la loro voce dolce e sottile accompagnavano un suono soave che si mescolava alla perfezione con la melodia della chitarra per poi sfumare tra le chiacchiere dei passanti.
Emanuele ancora una volta si trovava a percorrerlo lentamente, questa volta con uno spirito diverso, non c'erano le urla di suo padre a fargli compagnia, ma solamente questo fantastico paradiso, cornice di una sensazione davvero magica che alla mente non poteva ricordargli la sua dolce bibliotecaria.
Quel suo viso di porcellana, i suoi occhi verdi cristallini e quei capelli rosso fuoco erano impressi nella sua mente; la ragazza sapeva come far girare la testa, quel suo carattere ribelle lo aveva ipnotizzato.
All'imbrunire il ragazzo si era fermato davanti ad un furgoncino di street food a causa del gorgogliare del suo stomaco, ma la sua attenzione venne catturata da un profumo meraviglioso di essenza di rose e subito lo associò alla sua fragranza, si guardò intorno come un assettato alla ricerca dell'acqua ed eccola lì, non poteva non riconoscerla, ormai l'avrebbe riconosciuta anche in mezzo a migliaia di persone; la sua rossa preferita per l'ennesima volta era davanti ai suoi occhi.
« Mi stai spiando per caso?» cercava di fare il simpatico davanti ai suoi smeraldi cercando allo stesso tempo di nascondere il suo cuore che batteva forte come ma prima d'ora.
«Bambi, hai mai provato la carriera di comico?» gli chiese continuando a guardarlo fisso negli occhi per intimidirlo nel modo più assurdo, vederlo in difficoltà la divertiva molto.
«Ehm no?» le rispose cercando di capire dove volesse andare a parare, ormai aveva capito il suo modo di fare schietto e tagliente e si sarebbe aspettato di tutto.
«Ecco bravo! Non ci provare neanche, non è roba per te...» il ghigno si allargava osservando l'espressione non molto divertita del moro davanti a leo
« Non sapevo lavorassi all'ufficio di collocamento oltre a fare la bibliotecaria» la guardò dall'alto del suo metro e novanta restituendole il ghigno facendole capire che aveva trovato pane per i suoi denti « Ma passiamo alle cose serie, da bravo gentiluomo stasera offro io» gli fece l'occhiolino per poi grattarsi la nuca spiazzato da quel sorriso imbarazzato sul suo volto.
« Prego, signor Bambi faccia pure, prenda ciò che vuole per me è indifferente, ma mi raccomando una bella birretta ghiacciata la pretendo! » lo canzonò dedicandogli un dolce sorriso per poi stemperare la situazione dandogli un buffetto sulla spalla.
Emanuele aspettò con pazienza il suo turno mentre Elettra si era seduta sul muretto grigio dando le spalle al mare, quella sera l'unico spettacolo degno di nota era il ragazzo. Il giubbotto di pelle nero fasciava alla perfezione i suoi muscoli, il maglioncino griglio delineava perfettamente il suo torace e gli dava un tocco classico che gli si addiceva notevolmente visto quanti sguardi e sorrisi smielati il suo Emanuele stava catturando facendola sbuffare infastidita. Scosse la testa come per scacciare quei pensieri assurdi appena formulati, dando la colpa alla fame nera che gli era venuta. Il moro salutò il ragazzo del chioschetto e con una vassoio di carta si diresse dalla sua rossa.
La serata nonostante tutto sembrava aver preso una bella piega, la rossa aveva uno spiccato senso dell'umorismo, doveva ammetterlo.
Come doveva riconoscere che quella splendida ragazza stava diventando importante, sapeva perfettamente come fargli girare la testa anche solo guardandolo proprio come in questo momento,
era ossigeno puro e si sentiva come in Paradiso; solo con lei riusciva ad essere se stesso.
« E chi lo avrebbe mai detto... Io, te, due panini, una birretta e il mare» incrociò le gambe tra di loro, appoggiando la schiena al muretto dietro di lei
« Ti ho portato qua mica per caso sai?» bevve un sorso della sua Becks per prendere coraggio
«Tu sei bella quanto il mare, sei immensa, per me sei Napoli, sei il mare, sei la più bella della città» la guardò dritto nelle sue gemme preziose e illuminate dalla luce lunare lasciandola senza fiato. Le aveva fatto uno degli apprezzamenti più belli che si potessero mai immaginare con una naturalezza disarmante.
« Aspettate, fermi tutti, il grande pugile Stefano ci sta provando con me?» cercò di dissimulare il suo stato d'animo, ma le guance tinte di un rosa più acceso la colsero in fallo, facendo sorridere Emanuele intenerito da questo nuovo lato della ragazza del mistero. «Va benissimo dopo questa dedica posso dire di aver assistito a tutto nella mia vita» alzò le mani divertita, stavolta Emanuele l'aveva proprio spiazzata.
«Dai su, era un bellissimo complimento ammettilo!» con la mano libera le accarezzò il ginocchio coperto da un paio di jeans che delineavano le sue divinamente. La guardò negli occhi,ancora una volta, gli aveva mozzato il fiato e le aveva fatto battere forte il cuore come un rullo di tamburi.
« Va bene, hai perfettamente ragione, infatti apprezzo moltissimo» ormai persa nelle sue iridi verdi come gemme di primavera non si accorse nemmeno di come le sue mani lo stessero accarezzando dolcemente. Risvegliandole emozioni che da tempo non provava.
«Adesso, posso sapere il nome di questa fantastica ragazza che ho davanti?»prese quelle mani piccole e delicate tra le sue forti e grandi godendosi quella carezza soffice come una nuvola.
«Mi chiamo Elettra» si avvicinò pericolosamente al suo volto, per poi sussurraglielo all'orecchio per me poi distogliere lo sguardo osservando lo splendido spettacolo che si estendeva davanti a loro.
« È stupendo proprio come te...Vorrei tanto assaporare quelle tue labbra dolci come fragole maturate al sole» con atteggiamento molto da play boy si avvicinò ancora di più a lei tentando di strappargli un bacio.
« E no mi spiace Bambi» lo spinse lontano da ghignando divertita alla faccia scioccata del conquistatore davanti a lei « Non sono mica così facile da conquistare...» alzò il sopracciglio sinistro guardandolo con sufficienza « Sono una ragazza complicata... Se mi vuoi veramente, hai presente le dodici fatiche di Ercole? Ecco moltiplicale per due e poi vediamo...» un sorriso birichino comparì sul suo volto per dissimulare le sue emozioni reali. « Mi sa che si è fatto tardi, meglio che torni a casa, altrimenti chi li sente i miei» lo salutò dandogli un bacio sulla guancia per poi andare via lasciandolo ancora una volta lì da solo.
Emanuele sorrideva vedendola andare via e perdersi tra la gente. Era davvero contento di com'era andata la serata, infondo stava finendo nel modo che avrebbe voluto, aveva quasi ottenuto il bacio che tanto desiderava. Mentre si allontanava verso la sua moto custodiva dentro il suo cuore un dolce ricordo, davvero strepitoso, indelebile, ma allo stesso tempo gli lasciò l'amaro in bocca. Alla prossima non mi scapperai!
« Elettra...» si infilò il casco con un sorriso malizioso a contornare il suo volto e subito partì per dirigersi a casa.
...Angolo Autori...
Buonasera splendori,
vi vogliamo augurare una serena e felice pasqua a voi e tutte le persone care vi circondano.
Dopo questi auguri partiamo con l'analisi del capitolo che vi piace tanto XD
Avete presente la sensazione di quando andate sulle montagne di russe? Ecco questa è l'emozione giusta per questo ottavo capitolo.
Finalmente ritroviamo la nostra Sofia, sempre in palestra XD ma cosa ci si può aspettare da una ballerina?!
In questo pezzo cerchiamo di entrare nel passato del nostro orsacchiotto dolce e vediamo come la passione è nata con sua mamma, il legame tra una mamma e figlia è indelebile e anche se spezzato come è successo a lei, rimane una parte fondamentale della sua vita, tanto che le sue punte nere le ricordano il loro ultimo giorno insieme 😭😭
E come se non bastasse arriva anche l'infortunio alla caviglia e adesso che succederà? È tutto finito?
Arriva la sera, la primavera è alle porte, gli artisti di strada colorano il lungomare di Mergellina rendendo l'atmosfera magica e potevano non incontrarsi quei due?
E infatti ecco Emanuele che peggio di un cane da tartufi XD riconosce il suo profumo di ROSE....( fossi in voi terrei conto di questo particolare 🤔😇)
Elettra si trova davanti al chiosco di street food ... 🤤🤤 Che combo meravigliosa 😍
E vuoi non stuzzicarlo un pochino? Ma giusto un pochino XD peccato che lui gli dedica uno dei complimenti più dolci e veri che abbia mai sentito e la nostra rossa ci rimane di sasso e addirittura finalmente Ema dopo otto capitoli sa il suo nome e tenta perfino di baciarla, peccato che lei sia di un altro parere e lo lascia a bocca asciutta letteralmente XD
Quanto ancora dovrà subire il poveretto? 🤣🤣
Come sempre vi ringraziamo dal profondo del nostro cuore per dedicare un po' di tempo alla nostra storia! Grazie 🙏🏻
Vi invitiamo a seguire la nostra pagina per edit, spoiler e tanto altro.
Come sempre vi diamo appuntamento a domenica prossima con il nono capitolo... che succederà?
P.S. Ma blackrose che fine ha fatto... Bah
Alla prossima
Mari
Kekko
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