6. Un tramonto per due.



Guardami negli occhi ,
dimmi cosa vedi
Paradiso perfetto
a cui si stanno separando
i pezzi...

Passo dopo passo percorreva il bellissimo lungomare della sua città, sotto gli ultimi raggi di un sole che si nascondeva tra le onde accogliendolo docile come una mamma che consola il suo bambino dopo essersi sbucciato le ginocchia, giocando a calcio tra le vie tortuose del quartiere.
Il respiro corto, i battiti del cuore accelerati e l'adrenalina che scorreva nelle vene lo rendevano sordo a tutto quello che lo circondava; esisteva solo il senso di infinità libertà che provava mentre correva.
Non c'erano le voci dei passanti che passeggiavano e  si fermavano con gli occhi brillanti a vedere il più bello spettacolo che madre natura offriva all'umanità ogni sera, mai sazia di quelle espressioni in estasi che comparivano sui volti di grandi e piccini.

La musica rimbombava attraverso le cuffie, lasciandolo libero di non pensare per una volta a quella vita che gli toglieva il respiro.
Il ricordo indelebile della serata appena trascorsa, le mani grandi che una volta lo accarezzavano con tanto amore ora erano divenute come spire velenose che lo stringevano in una morsa sempre più pericolosa e letale che gli mozzava fiato ogni volta. Quegli occhi scuri come la pece bruciavano sulla pelle quando si posavano sulla sua figura e poteva leggerci tutto il disprezzo e la vergogna che provava verso il suo erede. Colui che avrebbe dovuto prendere le redini della famiglia più importante e potente di Napoli non era che solamente un ragazzo debole e senza spina dorsale capace di perdere il suo tempo dietro alla gonna della ragazzetta di turno e dietro quei libri sciocchi ed inutili. Queste erano le parole di suo padre che rimbombavano nella sua testa come una triste litania e per non farsi mancare niente ora si era aggiunta anche questa Black Rose.
Chi diavolo è stato così pazzo da sfidare la sua famiglia?

Scosse la testa cercando di scacciare i cattivi pensieri, quando correva la sua mente si svuotava di ogni cosa. Non c'erano le urla di suo padre, le risate di scherno da parte dei suoi scagnozzi, il pianto mal trattenuto di sua madre nella notte buia ed oscura. Poteva finalmente essere libero da ogni costrizione e imposizione... Era solamente un ragazzo normale che correva cercando di superare i suoi limiti.
Aveva cominciato a correre da ragazzino quando era scappato da quella maledetta cascina e da quel momento non si era più fermato.
Ogni sera afferrava le sue cuffie e percorreva tutto il lungo mare fermandosi senza fiato davanti all'imponente Castello che si affacciava sul mare, li passava la maggior parte delle serate quando non era con il suo migliore amico, gli piaceva lasciarsi cullare dal suono delle onde che si infrangevano sugli scogli, cercando quella pace tanto agognata in quel silenzio così intimo ed accogliente.

All'imbrunire si era fermato davanti a Castel dell'Ovo abbassando il volume della musica per osservare qualche scampolo di tramonto e sentire sulla sua pelle l'odore salmastro del mare. L'imponente struttura si ergeva davanti ai suoi occhi, maestosa dominava il mare quasi a volerlo sfidare con la sua staticità.
Le onde del mare si infrangevano sugli scogli come il suo respiro si scontrava  con la brezza marina, ma questa volta oltre all'odore salmastro percepiva chiaramente un profumo dolce, ammaliante e allo stesso tempo avvolgente; essenza di rose.
Possibile che...

Si voltò alla ricerca della proprietaria trovando solamente una ragazza seduta sul muretto con in mano un blocco da disegno.
Non poteva non riconoscere quei capelli che lo avevano tormentato la notte e che adesso sotto i raggi del tramonto sembravano lingue di fuoco sparse attorno alle sue spalle quasi fosse una corazza per proteggersi dal mondo.
Era lei, quel profumo così particolare poteva appartenere solo a lei e ne ebbe l'assoluta certezza quando il vento scompigliò i suoi capelli e lei si voltò mostrando quelle due pozze di giada  che brillarono lucide a causa di quella leggera corrente.
La ragazza della biblioteca era davanti ai suoi occhi; finalmente l'aveva trovata.
A differenza della volta precedente la osservò con grande devozione, quel bagliore dorato dato dal sole morente le donava un'aurea eterea, una sirena moderna ammaliata dai colori e luci che si riflettevano nel mare. Stringeva tra le mani quello che a prima vista sembrava una matita nera e il foglio era attraversato da linee sinuose e rigide che lo incuriosirono tanto da spingerlo ad avvicinarsi.

« Abbiamo perso ancora questo tramonto. Nessuno ci vide questa sera con le mani intrecciate mentre la notte azzurra cadeva sopra il mondo...» cercava di dissimulare il suo stato d'animo osservando la distesa azzurra, calma e placida a differenza del suo cuore che batteva impazzito nel suo torace, sentendo il suo sguardo addosso.

« Ciao Bambi!» continuava ad osservare l'orizzonte, ma con la coda dell'occhio lo aveva già visto dapprima che lui l'avesse notata. D'altro canto era impossibile non vederlo, era l'unico elemento dissonante  in quel marasma di persone.
Unico nel suo genere, immerso nella propria bolla incurante dello sguardo esterno del mondo, ma allo stesso tempo riusciva ad attirare su di sé tutta l'attenzione « mi stavo chiedendo quando tempo ci avresti messo per venire qui da me sai?» si decise a voltare completamente il volto rivelando i suoi smeraldi e quel mezzo sorriso che lo mandava fuori di testa.

« Touche!» alzò entrambi le mani in alto con un ghigno divertito, quella rossa era incredibile, lo attirava come una calamita. « che ci fa una bella ragazza come te da sola in un posto così romantico? » incrociò le braccia al petto guardandola negli occhi sfidandola senza rigore facendola sussultare sorpresa da quel cambio repentino.

« Potrei farti la stessa domanda sai?!» il sorriso si allargava mentre il sopracciglio destro si inarcava studiandolo, dove era finito il ragazzo timido della biblioteca? « anzi dimmi, citare Pablo Neruda funziona come tecnica di rimorchio?» arricciò le labbra rispondendo a quella sfida silenziosa fatta di sguardi e parole non dette.

« Ouch! Questa faceva male sai? Mi hai spezzato il cuore e adesso come farò ad andare avanti?» con voce melodrammatica si toccò il petto proprio dove il cuore perse un battito ascoltando la risata melodiosa della rossa accanto a sé e come il più pazzo dei marinai seguì rapito la sua voce sedendosi sul muretto.  « E già che ci sei la smetteresti di chiamarmi Bambi, hai già ferito il mio ego maschile abbastanza per oggi» incrociò le braccia al petto indispettito dal nomignolo, insomma non era a livelli di Diego, ma di certo nessuna si era riferita a lui con quel nomignolo e soprattutto nessuna si era mai lamentata delle sue doti amatorie.

« Perché? Io trovo che Bambi si adatti benissimo alla tua persona. » lo canzonò appoggiando i gomiti sulle gambe reggendosi la testa con le mani. « con quegli occhioni grandi puoi fare concorrenza al cerbiatto della Disney!» non ce la fece più a trattenersi e ancora una volta il moro accanto a sé potè sentire la sua risata notando questa volta delle graziose fossette attorno alla sua bocca.

« Sei io sono Bambi tu sei...» come un bambino capriccioso cercava un nomignolo altrettanto fastidioso, accarezzandosi la barba incolta di pochi giorni, per la rossa impertinente con una lingua tagliente quanto una lama affilata. A lui ricordava una ninfa dei mari, ma  non poteva dirglielo o l'ultimo briciolo di virilità sarebbe svanito come granelli di sabbia all'interno di una clessidra di vetro. « Pippi Calzelunghe! Si, sei la sua copia sputata!» ghignò nella sua direzione per poi ridere di gusto vedendo come le sue guance si erano gonfiate facendola sembrare davvero come il personaggio di quel cartone che vedeva a casa di sua nonna quando era piccolo.

Quella giornata iniziata nel peggiore dei modi con la convocazione di suo padre che li comandava  come se fossero soldatini di piombo tra le sue mani e Diego che se ne usciva con frasi senza senso e assomigliando sempre di più a suo padre,  lei appariva come un regalo del cielo. Quella ragazza dagli occhi simili alla foresta amazzonica, pericolosi, ma terribilmente magnetici lo stava aiutando inconsapevolmente a respirare ossigeno puro e si sentiva bene come non lo era da tanto, troppo tempo. A risvegliarlo dal suo monologo ci pensò la mano della rossa davanti agli occhi.

« Ci hai dato dentro con la corsa stasera eh? Non ti facevo un'atleta Bambi»  incrociò le gambe tra di loro appoggiando la schiena al lampione dietro di lei.«È per questo che avevi un occhio nero l'altro giorno?» il carboncino passava da un dito all'altro della mano destra in modo distratto ipnotizzando per poco il moro che lo seguiva con sguardo assorto. E adesso che cosa gli rispondeva? Chi era? Bella domanda, non poteva di certo dirle la verità, si sarebbe spaventata e sarebbe corsa via da lui, non voleva sporcarla con la melma che viveva ogni giorno, noi lei si meritava di meglio, però non voleva rinunciare a quella ragazza e quelle sensazioni che gli faceva provare solo guardandolo. Che fare?

« Ehm, sono un pugile!» mentire gli sembrava l'unica opzione valida per riuscire ad ottenere quello che voleva. Si sentiva male a mentirle, ma forse la rossa era il segno che potesse vivere finalmente una vita normale senza il rumore degli spari e la cocaina sparsa sul tavolo. « l'altra volta mi sono allenato con il mio migliore amico, non sono riuscito a schivare il suo gancio destro e quello era il risultato.» si portò la mano dietro alla nuca imbarazzato mentre il suo sguardo si posava sul mare e tutto per evitare il suo sguardo limpido e puro. « comunque non hai risposto alla mia domanda, che cosa stai facendo qui da sola?» cercò di cambiare il discorso incentrandolo su qualcosa che non fossero i suoi lividi o la bugia che si stava costruendo nella sua mente.

« Vengo qui quando ho bisogno di sentire attorno a me solo il rumore delle onde e questa sera ne avevo particolarmente necessità.» le gambe si mossero da sole risalendo verso il petto, le braccia le circondarono come se sentisse il bisogno di proteggersi dal mondo, dal suo sguardo.
Elettra era uno splendido controsenso, si mostrava forte, sarebbe stata capace di prendersi una pallottola in petto pur di proteggere chi amava, chi considerava la sua famiglia, ma anche così pura e cristallina in quello sguardo potevi vedere come i sentimenti che cercava di nascondere venissero fuori.

«Anche a me piace il mare sai, trovo la pace solo guardando le onde che si infrangono sugli scogli.»distolse lo sguardo dalla ragazza per poi osservare la distesa placida davanti a loro. « mia madre mi raccontava che da bambino bastava portarmi qui e io smettevo di piangere mettendomi ad osservare le onde incantato.» le parole erano uscite da sole dalla sua bocca, era semplice parlarle, perdersi tra quegli occhioni verdi brillanti e curiosi. Quel sorriso spontaneo e genuino, così diverso da quelli precedenti che aveva mostrato lo aveva incantato come un potente sortilegio e spinto a raccontarle parte del suo passato.

«Il mare affascina da sempre poeti, scrittori e tu non fai eccezione Bambi. Non siamo noi a scegliere il mare ma è lui a scegliere te, un po' come fece con Ulisse. » si attorcigliava una lunga ciocca di capelli osservando il protagonista perso nei suoi pensieri. «però è curioso, un pugile scrittore penso di non averlo mai visto»  inclinò la testa scrutandolo, il suo sesto senso la avvertiva che c'era qualcosa che non quadrava nella storia appena raccontata, ma lo accantonò ben presto rapita da quello sguardo magnetico che le faceva abbassare le difese inconsciamente.

« Pippi, potrei dire lo stesso di te sai. » delicatamente liberò con le sue mani la ciocca di capelli attorcigliata al dito della ragazza provocandole dei brividi lungo la schiena «non è comune vedere una ragazza come te in biblioteca, ma è questo che rende interessante la nostra vita, i colpi di scena danno più sapore alla monotonia che ci avvolge. Cosi esistono pugili dal cuore tenero, scrittori cinici, bibliotecarie rock e personalità eccentriche che amano la lettura. Il mondo è bello perché è vario no?» le fece l'occhiolino mentre un ghigno malizioso compariva sul volto costringendo il cuore ad accelerare il suo battito.

« Touchè! Hai vinto tu questa volta! E questo pugile mi vuole dire il suo nome oppure devo scoprirlo da sola?» alzava le mani in alto in segno di resa e un delizioso rossore le colorò le guance rendendola ancora più bella agli occhi del moro.

« Oggi mi sento magnanimo e ti permetterò di sapere il mio nome. Rullo di tamburi per favore...» Elettra assecondò il suo farneticare curiosa di dare un nome al volto che l'aveva tanto colpita, così sbattè le mani sulle sue cosce ricreando il  suono del tamburo. « hai davanti a te il noto pugile, Cage Warrior! Gli autografi dopo grazie!» scoppiò a ridere contagiando anche la rossa al suo fianco « piacere Stefano» sorrise allungando la mano verso Elettra.

«Sei molto modesto grande pugile, non so mica se ho voglia di dirti il nome adesso. Devi guadagnartelo Bambi!» sorrise malandrina prima di fare un balzo e scendere dal muretto.

Improvvisamente il suono del cellulare interruppe quello strano gioco di sguardi creatosi tra i due,
Elettra non riuscì a rispondere alla chiamata a causa della confusione che regnava sovrana nella sua borsa. Appena trovò il cellulare, il nome di sua madre comparì sullo schermo illuminato. Velocemente digitò un messaggio tranquillizzandola che sarebbe arrivata a casa in tempo per la cena.
Alzò lo sguardo dal telefono incontrando di nuovo quelle pozze smeraldine che la stavano fissando incuriositi dal sorriso spontaneo che era comparso mentre digitava il messaggio.

« Ste devo scappare i miei mi reclamano per cena. Mamma fa la sua famosa pasta, patate e provola. Ci vediamo in biblioteca Bambi! » sorrise malandrina salutandolo con la mano per poi mescolarsi tra la gente che seguiva le luci di via Toledo.

« Ehi, non mi hai detto il tuo nome...» saltò giù dal muretto con qualche secondo di troppo e la rossa era già scomparsa tra la folla lasciandolo con un sorriso sulla labbra sostituito immediatamente da una grande peso sul petto e l'unico che poteva aiutarlo a rendere quel peso leggero era solamente il suo migliore amico.
Afferrò il telefono dalla tasca e compose il numero che conosceva a memoria e immediatamente la voce roca di Diego si palesò alle sue orecchie.
Un sospiro tremante e la voce incrinata di Emanuele riempì la stanza da letto di suo fratello.
« Fra, ho combinato un casino...»

Angolo autrice...
buonasera splendori, questa volta sono in orario non ci credo nemmeno io XD
Ma questo capitolo meritava la mia puntualità.
Partiamo subito con l'analisi del capitolo dedicato interamente al nostro Ema e la nostra Elettra.
Ritroviamo il nostro scrittore che corre lungo il bellissimo lungomare di Mergellina e in testa ha ancora la strigliata di suo padre, le sue mani attorno al suo collo, quel senso di asfissia che lo prende ogni volta che il padre lo guarda e soprattutto la litigata avvenuta con Diego, secondo chi ha ragione dei due? Meglio la testa di black rose o la loro?
A proposito di rose, un profumo particolare lo fa fermare e chi si ritrova seduta sul muretto? Elettra ... se non è destino questo?!
La nostra rossa se ne sta seduta a disegnare il meraviglioso tramonto davanti a sé, ma dietro di lei ha già visto Emanuele.
Scambio di battutine tra i due e scopriamo finalmente il lato da playboy, purtroppo per lui Elettra lo smonta senza nemmeno troppa fatica XD
Elettra così forte, ma anche così fragile che si perde ascoltando il suono delle onde e ascoltando parte del passato del moro.
Ma lo so, arrivo al dunque...
Magicamente Emanuele diventa Stefano, un pugile, un ragazzo normale... finalmente Ema può vivere la vita che ha sempre sognato, ma si dice che le bugie hanno le gambe corte, che succederà quando la verità verrà a galla?!
Come sempre ringrazio chi dedica un po' di tempo alla storia e si emoziona attraverso le parole dei protagonisti.
Vi invito a seguire la nostra pagina il_codice_dell_innocenza dove troverete di tutto di più dalle canzoni, agli edit, piccoli spoiler e tanto altro..💜 fatti dalla nostra bravissima SeryPanda93 
Che dire di più? Se non darvi appuntamento a domenica prossima con il settimo capitolo.. 💜
Alla prossima

Mari

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