2. Mancavi tu
"Penso a come stavo prima
Mi sa che mancavi tu
La strada era la mia vita
Però sei arrivata tu..."
I soffitti affrescati della grande sala studio lo incantavano ogni volta togliendogli il respiro. L'odore dei libri si espandeva nell'aria rendendogli l'anima più leggera.
La biblioteca rappresentava un porto sicuro, un rifugio.
Tra le parole poteva tornare a respirare, sognare una vita semplice dove non era il figlio del boss, ma solamente un ragazzo di venticinque anni con sogni e speranze.
Sedersi su quelle scomode sedie di legno, bere una tazza di caffè e stare tra quegli studenti lo rendevano felice e lo allontanavano da quella maledetta casa in campagna...Dalla sua famiglia.
Gli occhiali con le lenti scure coprivano l'ennesima "lezione creativa" impartita dagli scagnozzi; una volta era una costola incrinata, un'altra erano bruciature di sigaretta mentre adesso era toccato all'occhio sinistro e lo zigomo destro.
Saliva le scale di legno lentamente le quali scricchiolavano al suo passaggio, saggiava con le mani il corrimano sentendo sotto le sue dita le venature del legno massello; chissà quanti prima di lui hanno percorso quel corridoio in cerca di un rifugio o semplicemente di un po' di pace dalla vita caotica.
Perso nelle sue riflessioni si trovò davanti alla sua sezione preferita; i grandi classici. Amava perdersi tra le mirabolanti avventure di Ulisse, ritrovarsi nei versi di Pirandello, innamorarsi della passione travolgente di Anna Karenina verso il conte Aleksej.
Vivere cento vite lasciandosi cullare dall'aroma del caffè caldo e dai caldi raggi del sole che penetravano dalle grandi finistre.
Abbassando gli occhiali cercava febbrilmente quel libro che aveva stravolto la sua vita, permettendosi di lasciare vagare la mente immedesimandosi nel protagonista e provando le stesse emozioni che gli facevano battere il cuore. Lo stesso organo che tentava di spegnere con ogni mezzo suo padre.
« Freddo e spietato... » sussurrò quelle parole stringendo la mascella mentre una lacrima scappò incontrollata dagli occhi scorrendo lungo la guancia per morire sulle sua labbra. Con mano tremante si asciugò la goccia salata, guardando se nelle vicinanze ci fosse qualcuno, trovando una ragazza con in mano una pila di libri che lo osservava incuriosita.
« Posso darti una mano?» abbandonò i romanzi sul primo scaffale e lentamente si avvicinò al ragazzo che con gli occhi spalancati dalla sorpresa cercava disperatamente di ritrovare il suo autocontrollo. « Bambi, smettila di guardarmi con quegli occhioni non sono il cacciatore cattivo» alzò entrambi i palmi delle mani mentre un sorriso biricchino compariva sul suo volto e gli occhi verdi brillarono di divertiti.
« Bambi?» con un sopracciglio alzato la squadrò dall'alto della sua altezza.
La prima cosa che catturò la sua attenzione fu quel verde splendente più degli smeraldi, così simili ai suoi,ma anche profondamente freddi, come l'iceberg più freddo e gelato. Ma una cosa era chiara quegli iridi avevano la stessa voglia di libertà che scorreva anche nei suoi. Un mix letale che lo stava attirando senza via di scampo, come il canto delle sirene faceva con i marinai.
E questo terremoto da dove era saltato fuori?
« Si dai il cartone, non mi dire che non lo conosci?» piegò leggermente il capo mentre una cascata di capelli rossi si spostava sulla spalla, rendendola terribilmente misteriosa agli occhi del nuovo arrivato. « Letteratura francese eh...Sei uno tosto tu!» fece un passo avanti affiancandosi al moro mentre con l'indice percorreva il dorso dei libri esposti cercando di indovinare il racconto per il ragazzo misterioso. « sembri uno da romanzi francesi... Un romantico scrittore perso tra le sue parole»
colpì la spalla con un buffetto scherzoso mentre gli occhi non perdevano di vista i libri
accarezzando ogni titolo con una tale cura da incantarlo; anche lei doveva amarli, nonostante avesse cercato in tutti i modi di nasconderlo.
Emanuele ancora frastornato da quel piccolo tornado cercava di star dietro a ogni suo movimento o parola. Era impossibile non rimanere affascinato dagli smeraldi che brillavano di luce propria, dal rosso rubino dei suoi capelli e alla sua carnagione di pesca poteva benissimo far concorrenza alla primavera di Botticelli. Una ragazza con tratti così delicati, ma con un carattere deciso e sicuro di sé; era una contraddizione vivente e questo rendeva il tutto terribilmente affascinante.
« Stavo cercando il romanzo di Dumas, ma non lo trovo? Sai che fine ha fatto?» si voltò verso la rossa appoggiando la mano sullo scaffale in legno flettendo il braccio e mettendo in evidenza i muscoli coperti dal maglione grigio che subito saltarono agli occhi della rossa che apprezzò lo spettacolo offerto mentre un ghigno compiaciuto si delineò tra le labbra di Emanuele.
Adesso che si era avvicinato poteva notare dei piccoli dettagli come il tatuaggio sulla spalla, un piccolo colibrì colorato che spuntava dal collo largo del maglione della ragazza.
Ma quello che lo colpì fu la catena di spine che sembrava intrappolare il piccolo uccellino. Qual era il significato di quel particolare tatuaggio?
Questa era la domanda che occupava i suoi pensieri, era ovvio che quella fosse una personificazione di se stessa, ma cos' era la catena di spine che la imprigionava?
Aveva una voglia matta di chiederlo ma il suo intento sfumò quando sentì la mano delicata della ragazza posata sul suo braccio in cerca della sua attenzione.
« Ma mi stai ascoltando?» il sopracciglio alzato e il piccolo broncio presente sulla faccia della ragazza, lo fecero ridere di cuore. In quel momento aveva perso la sua aura da donna del mistero e assomigliava a una bambina che faceva i capricci. « ti stavo dicendo che non mi sembri uno da " I tre moschettieri" quindi presumo che il libro che tu stia cercando sia questo!» tra le mani teneva la copia del suo libro preferito; La Signora delle Camelie".
« Ma come...» gli occhi verdi del moro brillarono davanti a quel libro. Il suo rifugio, quel romanzo gli faceva credere che oltre al grigiore di una vita già decisa, la variabile impazzita dell'amore poteva stravolgere tutto rendendo tutto colorato e bello. « quante strade e quante ragioni crea il cuore per arrivare a quello che vuole...» come per magia si ritrovò a citare i suoi versi preferiti e percorrere con un dito la curva di un boccolo rosso per poi sistemarlo dietro l'orecchio mentre lo sguardo rimaneva incatenato a quello di lei.
Elettra d'altro canto spalancò gli occhi per quella vicinanza improvvisa e per quel tocco così caldo e familiare; le sembrava di conoscerlo da una vita.
Il cuore batteva frenetico ascoltando quelle parole; le stesse che amava e che aveva tatuato sul fianco sinistro, per ricordarsi che l'amore esiste per tutti, non importa quante saranno le difficoltà le anime gemelle se destinata sapranno sempre ritrovarsi in qualsiasi luogo o tempo.
« Wow...» per la prima volta nella sua vita era rimasta senza parole, nessuno aveva mai decantato quei versi con una tale forza e fragilità allo stesso tempo.
Voleva vedere i suoi occhi, doveva capire chi fosse quel ragazzo che sembrava venire da un altro pianeta. Con mano tremante e il con il cuore in gola si alzò sulle punte per togliergli quegli occhiali diventati così fastidiosi.
« Chi sei?» sospirò rilasciando queste semplici parole che ebbero la potenza di un uragano mentre il livido sullo zigomo compariva davanti alla rossa che spalancò gli occhi alla vista di ciò. « che cosa...» il tocco delle piccole mani sul suo volto risvegliò il ragazzo che si allontanò quasi scottato dalle dita.
« Io... Devo andare, non mi serve più il libro!» abbassò nuovamente gli occhiali coprendo quello scempio e a passi svelti si allontanò da lei.
Non poteva, non era giusto incasinare un'altra persona con la sua vita. Lui doveva restare da solo quella era la sua condanna. Queste erano le parole che si infiggeva come la più tremenda delle torture, scacciando quelle che provenivano dal suo cuore e che senza saperlo anche Elettra si stava facendo tenendo tra le mani il loro libro appoggiata alla balaustra mentre lo osservava andare via.
Ci incontreremo di nuovo?
****
A causa della chiamata ricevuta poco fa, Diego fu costretto ad interrompere quel gioco di sguardi nato tra lui e la ragazza. Non era affatto una telefonata di cortesia, anzi tutt'altro.
Don Salvatore, il padre di Emanuele, era arrivato alla piazza di spaccio molto nervoso, gli affari non stavano andando bene e voleva scoprire che cosa stesse succedendo nella sua zona.
Diego con la sua moto correva tra i vialetti stretti dei Quartieri Spagnoli e proprio li comparve davanti ai suoi occhi quel maledetto ricordo.
Qualche anno fa in quelle maledette stradine, Diego era con suo cugino, quasi un fratello maggiore da quanto erano inseparabili. Avevano un legame davvero forte e bello, ma la strada che avevano deciso di percorrere la pensava diversamente, così in un pomeriggio caldo di luglio, Raffaele venne ammazzato proprio davanti ai suoi occhi; una cicatrice che non sarebbe mai guarita.
Arrivato finalmente sul posto si ritrovò faccia a faccia con Don Salvatore insieme ai suoi fidati scagnozzi. Il volto trasfigurato dalla rabbia e
uno sguardo pieno di cattiveria, fecero capire a Diego che qualcosa non andava. Si vedeva da lontano come la rabbia dentro di lui lo stesse divorando, la vena sul collo pulsava pericolosamente, la mascella stretta quasi poteva sentire il digrignare dei suoi denti.
«E tu saresti il capo di questa piazza di spaccio?Beh se tu lo sei, allora io ed i miei scagnozzi non contiamo un cazzo!» con ghigno provocatorio si avvicinò al ragazzo. Come suo solito fece segno ai suoi uomini di circondare Diego, amava esercitare il suo potere, e far sentire gli altri delle nullità.
«Don Salvatò credetemi, noi stiamo cercando di fare del nostro meglio per vendere la nostra roba, ma non so perchè la gente che arriva è poca» cercò lui di giustificarsi nel miglior modo possibile e cercando di non avere problemi.
«Vuol dire che vi state impegnando poco, e questa cosa non va affatto bene! Guagliò cerca di non fare la stessa fine di mio figlio...» gli strinse la spalla con forza, come avvertimento
« sei un ragazzo sveglio e si vede, però vedi di non deludermi perché altrimenti dopo finisce male!» gli strinse tra le grandi male callose il mento «per questo cercate di far funzionare come prima la piazza di spaccio che ti ho assegnato, altrimenti tu e tutti i tuoi amichetti qui presenti...Potete dichiararvi dei morti che camminano! Stammi bene Diè» lo trafisse con quegli occhi così uguali a suo figlio, ma così diversi nell'animo e Diego questo lo sapeva bene.
«Non vi preoccupate Don Salvatò, faremo del nostro meglio e fidatevi di me, non vi deluderemo più» abbassò il capo in segno di rispetto verso il boss mentre il Don gli diede un non tanto leggero schiaffetto sulla guancia.
Diego era davvero preoccupato da quelle parole, non voleva rischiare di fare la stessa fine di suo cugino, anzi la voglia di riscattarsi era tanta in ricordo anche del suo povero e amato cugino; quindi cercò a tutti i costi di convincere i suoi scagnozzi a dare il massimo e cercare di vendere quanta più roba possibile.
Si erano fatte le 11:00 di mattina così si precipitò di corsa a prendere la sua moto e di fretta e furia corse di nuovo davanti a quella palestra, ormai dopo tutte le varie dinamiche della sua vita personale, il suo pensiero ora era fisso su quella ragazza, lo aveva davvero colpito e stavolta era lui che voleva colpire lei e trascinarla nella sua vita.
****
Rare volte capita di poter incontrare una persona e sentire che ha qualcosa di speciale che ti trasmette anche solo con uno sguardo o con un sorriso, ed era proprio quello che sentiva dentro di sé la bellissima e tenera Sofia.
Come di routine si trovava in palestra, aveva completato la lezione e adesso si ritrovava a provare il suo assolo. Come sempre aveva le sue cuffie alle orecchie e ascoltava la sua musica preferita. Improvvisamente girandosi verso la grande vetrata trovò di nuovo il misterioso ragazzo; la stava osservando ancora e sembrava proprio che aspettasse lei, e questa consapevolezza la fece rimanere senza fiato. Corse sotto la doccia per poi prepararsi e scendere di sotto dove ad attenderla c'era sempre quel ragazzo.
« Ehi!» sorrise vedendo uscire la bellissima Sofia dalla palestra.
« Ehi! ciao, ci conosciamo?» giocò nervosamente con l'elastico sul polso, sintomo della sua timidezza mentre il rossore prendeva sempre più forma sul suo dolce volto.
«Non ci conosciamo, ma sono qui per questo» si abbassò lentamente gli occhiali da sole rivelando i suoi occhi di ghiaccio che colpirono immediatamente Sofia mettendola in difficoltà.
«Ehm e tu saresti? » si rivolse a lui un pò preoccupata, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quello magnetico di lui. Adesso avrebbe saputo la verità finalmente, quegli occhi l'avevano tormentata tutta la notte non facendola riposare a dovere.
« Io non sono un principe, non c'è l'ho un cavallo, ma se mi chiedi qualunque cosa posso farlo...Dai vieni con me che ti porto a vedere la mia città quanto è bella, se sei pronta e pronto anche un posto sopra la mia sella» la canzonò ghignando in modo determinato toccando con la mano la sella della sua moto.
«Non pensi che stiamo correndo già un pò troppo? » incrociò le braccia al petto soppesando le parole dello sconosciuto ma tradita dallo splendido sorriso appena accennato; chiara dimostrazione che il buon Diego era riuscito a fare colpo.
«Dai vieni, non mettere il casco, il vento tra i capelli, se mi dici di no guarda non sai cosa ti perdi» gli sorrise in modo malandrino prima di voltarsi convinto che da li a poco avrebbe sentito le piccole mani della ragazza sul suo torace.
«Va bene dai, mi hai convinto andiamo!» salì delicatamente sulla moto aiutata dal moro seguendo il suo consiglio e abbracciandolo stretto.
La moto correva lungo le stradine mentre Diego le mostrava i suoi posti preferiti. I colori e i profumi si mischiavano inebriando la dolce bionda attaccata al suo corpo.
Tra i due sembrava esserci una bella e forte sintonia, gli piaceva il suo sorriso per lei era chiaro come una giornata di sole, la sua ironia, insomma per lei era così maschio da farle risvegliare istinti primitivi.
Il pensiero di Sofia era solamente uno, forse per lei quello era il ragazzo perfetto, non solo per quel fascino travolgente che scaturiva dal suo sguardo magnetico, ma da quella chimica che si scatenava tra i due, da quei sorrisi che irradiavano gioia, una sensibilità inaspettata in un uomo che fa di sé una poesia.
« Sai Sofi, tra queste stradine da piccoli giocavano a calcio e ovviamente io facevo sempre gol!» si pavoneggiò mentre sentiva la dolce risata della ragazza dietro di lui riscaldargli parte del suo cuore di ghiaccio.
« Ah quindi eri un piccolo Maradona eh...» lo canzonò bonariamente e lui per dispetto accelerò improvvisamente mentre un piccolo urlo e un piccolo pugno dietro di lui lo fecero ridere divertito.
Diego poi la portò sulle bellissime tredici scese di Posillipo, si fermò nel punto più bello dove ad attenderli c'era un bellissimo panorama e dove si poteva godere del bellissimo golfo di Napoli.
I due erano soli tra le loro confidenze, stranamente non c'erano imbarazzi, ma erano uniti dalle loro anime che si incontravano; insieme si misero a guardare quel bellissimo tramonto che si stese sul golfo mozzandogli il fiato, quel piccolo venticello che tirava su di loro proteggeva quella strana intimità che si era creata, ma poi l'attenzione di Sofia venne catturata da Diego; lo vide molto pensieroso e lei senza pensarci due volte gli chiese a cosa stesse pensando e la sua risposta fu una della più belle che avesse mai ascoltato in vita sua.
«Penso a come stavo prima, però mancava qualcosa, mi sa che mancavi tu» le sussurrò le parole di uno dei suoi cantanti preferiti e con la mano grande le accarezzò il volto, prima di girarsi e tornare verso la sua "pantera nera" seguito da Sofia che aveva sul volto un sorriso così bello che avrebbe fatto invidia agli angeli.
Angolo autori...
Buonasera splendori,
Come state? Finalmente abbiamo pubblicato il nuovo capitolo, ma che cos'è l'attesa, Se il piacere stesso? XD
Lasciamo perdere la mia filosofia spiccia 🤣🤣 e parliamo del capitolo.. 😍
Finalmente si sono incontrati non sentite le campane in festa? XD
Che incontro quello di Ema ed Elettra, il piccolo tornado rosso si è abbattuto sul povero Ema e lui non ha potuto far altro che rimanere incantato dalla vitalità e dalla sua ironia, non è vero Bambi? XD
Ma anche Elettra non è rimasta indifferente al suo Bambi personale, soprattutto dopo che ha citato una delle frasi più importanti della sua vita... segno del destino?
Ma veniamo a Sofia e Diego... qui abbiamo una Sofia livello sottona estremi ma come si fa a non cedere sotto quegli occhi glaciali e quel sorriso caldo e avvolgente del bel Diego...
E il nostro Bad boy??? Abbiamo già guai in vista? Che sta succedendo nella piazza di spaccio? Ma lui sa come farsi passare l'incazzatura andando sotto la palestra di una certa biondina di nostra conoscenza? Che dite avrà scalfito un pochino il suo cuore di ghiaccio.
Come sempre ringraziamo di cuore chi ha votato, commentato o semplicemente dedicato un po' del loro tempo alla nostra storia.
Vi invitiamo a seguire la nostra pagine instagram : il_ codice_dell_innocenza per tanti edit, spolier, canzoni e tanto altro.
Alla prossima
Mari
FrancescoGranata07
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