10. Ragione e Sentimento



"...Per poi ferire
Per poi graffiare
Per poi similare
Per poi guarire...
Venere
Venere, comm maje nun ci sta nisciuno,
Ca' me salvà e nun scompàr,
sto finènd in fondò o' mar..."


Quella sera la luna sembrava ancora più grande vista dalla grande vetrata della palestra. Aveva bisogno di pensare, di ripercorrere gli ultimi avvenimenti, capire quando il suo principe azzurro si era improvvisamente trasformato nel cavaliere oscuro. Sofia si trovava al centro della sala a farle compagnia solo uno stereo dalle cui casse risuonava la voce di uno dei suoi cantanti preferiti; Stefano Lentini. Si era innamorata della sua voce vedendo una serie tv ambientata nella sua amata Napoli che ironia della sorte parlava di un mondo così lontano da lei e da quello che aveva vissuto non accorgendosi che in realtà era molto più vicino di quello che poteva pensare.
Come un fiume in piena le immagini di quella notte terribile e infinita le passarono davanti togliendole il fiato, costringendola ad accasciarsi sul pavimento freddo della palestra. 

« Che stupida...» parole flebili si disperdevano nell'aria, i pugni stretti quasi a farsi sbiancare le nocche.
Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire la paura scorrere nelle proprie vene, il freddo metallo della pistola scorrere sulla sua guancia, quegli occhi un tempo dolci e caldi diventare glaciali e spietati. « Diego...» le urla, quella decisione pazza e incosciente di salvarle, anche se a pagarne il prezzo sarebbero stati loro.
Un pugno, due, tre... Ogni cosa doveva essere perfetta e più realistica possibile, dovevano simulare una fuga, le parole del moro rimbombavano nella sua testa.
Dovete sparire...Nessuno deve sapere chi siete o che cosa avete fatto! Mi hai sentito Sofia! Non farti più vedere da queste parti, non posso salvarti una seconda volta!
Le braccia si mossero da sole, ricercando quel calore che solo lui era capace di darle.
Una lacrima scivolò lungo il suo viso morendo sulle sue labbra, quando il suo sogno si era trasformato in un incubo oscuro senza fine?
Braccate dagli uomini di un boss che le voleva morte al costo di sacrificare ogni persona di quella città maledetta.
Aveva sempre saputo a che cosa andava incontro aiutando Elettra, ma ora la realtà aveva bussato alla sua porta chiedendo un prezzo altissimo; la loro vita.

Il peso di quello che avevano fatto, chi avevano sfidato, gli era piombato sulle spalle senza chiederle il permesso e adesso si ritrovava schiacciata al suolo senza possibilità di respirare, senza nessuno che le dicesse che andrà tutto bene, senza quell'abbraccio che avrebbe aggiustato ogni cosa.

« Mamma, aiutami ho tanta paura...» una folata di vento improvviso spalancò la finestra permettendole di respirare di nuovo, quel macigno sul cuore era divenuto più leggero come se qualcuno ne avesse preso un pezzo con sé, un odore di fiori d'arancio riempiva la stanza; quel profumo era impossibile da dimenticare era quello della sua dolce mamma.
La bottiglietta conservata gelosamente tra le sue cose più preziose, quella fragranza che aveva associato ai suoi ricordi d'infanzia più belli e felici.

Piano e piano riuscì a riacquistare il controllo del suo corpo e alzarsi dirigendosi verso il suo borsone, trovando le mezze punte e indossandole, si legò il gonnellino rosa alla vita in netto contrasto con il body nero che cingeva il suo corpo.
Controllò allo specchio la condizione dei suoi capelli optando per lasciarli liberi sulle spalle, non c'era nessuno oltre a lei e poteva permettersi di tenerli come le pareva.
Il male alla caviglia non la lasciava stare, ma aveva bisogno di ballare, di sentire le note scivolare sulla sua pelle, sentirsi più vicina a quel pezzo di cuore volato via troppo presto.
Cosi afferrò il piccolo telecomando dello stereo e cercò la sua traccia preferita.
La voce roca del cantante riempì la sala e subito Sofia mosse i primi passi spinta solamente dalla parole della canzone, le mani si muovevano a volte leggiadre come ali di un cigno altre invece pesanti quasi a calcare con i gesti ogni singola parola, ogni significato intrinseco. L' improvvisazione non era il suo forte ma quella voce, quella melodia la colpivano dritto al cuore ed era impossibile rimanere impassibili a tutto dolore, a tutto quell'amore che fuoriusciva come un fiume in piena travolgendola.

***

Il rombo di una decina di moto e motorini si espandeva attraverso i vicoli del quartieri di Forcella, risate, urla, vetri di auto rotte al loro passaggio, allarmi che risuonavano impazziti nella notte.
Diego era una sempre stato un ragazzo di parola, ogni promessa per lui era sacra come le leggi che regolavano il loro mondo. Non si era di certo dimenticato del affronto subito ed era pronto a ripagarlo con la stessa moneta anzi lui non aveva intenzione di lasciare prigionieri durante quel raid che aveva organizzato nei minimi dettagli con i suoi scagnozzi.

«Ragazzi sapere che cosa dovete fare! Una cosa però, nessuno deve toccare quello stronzo di Vito, a lui ci penserò personalmente!» gli occhi blu brillarono maligni già pregustandosi che cosa gli avrebbe fatto passare una volta che lo avrebbe avuto tra le sue mani. « Nessuno fotte i Mallardo questo gli deve entrare in quella testa di merda che si ritrovano!» il ringhio si poteva sentire benissimo anche se coperto dal casco integrale che portava.

Il grido d'assenso che si elevò nell'aria fece tremare le poche persone che si erano affacciate ai balconi, tutti sapevano quanto il primogenito dei Mallardo fosse crudele e spietato tanto quanto il padre. Il rumore degli scuroni chiusi, delle tapparelle abbassate lo fecero ridere di gusto; nessuno avrebbe protetto quel mezz'uomo.

«Vito! Esci fuori se hai palle!» tre colpi di avvertimento ruppero il silenzio assordante di quella notte. Diego sembrava essere fuori controllo, avrebbe rivoltato l'intero quartiere se Vito e i suoi non si fossero presentati. « Tano avete trovato questa cazzo di raffineria?» urlò al cellulare, voleva radere al suolo ogni cosa; tutto per non pensare a quegli occhi tristi, delusi che lo tormentavano ogni ora del giorno e della notte rendendo la sua vita un vero e proprio inferno in terra.
Se le porte del Paradiso gli erano state precluse da un destino tanto bastardo, lui avrebbe trasformato ogni cosa in polvere incominciando da Vito e la sua famiglia che aveva osato sfidarli.

«Capo l'abbiamo trovata, non immaginerai mai dove si trova...» un ghigno si allargò sul volto ascoltando l'esatta posizione della raffineria. Erano intelligenti, questo doveva dargliene atto, chi avrebbe mai pensato di mettere una raffineria in una chiesa.

« E bravo Tano, allora sai che ti dico? Che è ora di andarci a confessare non credi anche tu? Raduna tutti; ci troviamo li!» chiuse la chiamata richiamando con un fischio gli uomini che erano rimasti con lui.

La chiesa si ergeva imponente davanti ai loro occhi, a farle da guardia vi erano un gruppo di sentinelle armate, Diego e i suoi si erano nascosti rimanendo nelle zone d'ombra ma circondando il posto, silenziosamente Gaetano e Rocco si avvicinarono alle loro spalle e li tramortirono con il calcio della pistola permettendo agli altri di uscire allo scoperto e sfondare il portone d'entrate.
L'erede dei Mallardo a capo del gruppo punitivo era una furia, distruggeva ogni cosa davanti al suo cammino seguito dalle risate sguaiate e spavalde dei suoi scagnozzi che lo incitavano a proseguire nella sua folle ricerca.
Scesero una scalinata ripida e trovarono la piccola raffineria che avevano messo in piedi, due file di tavoli di metallo erano disposti ai lati di quella che ad occhio e croce sembrava una "cripta" le persone munite di mascherina e non si affaccendavano attorno ad essi, tagliavi la cocaina con qualsiasi schifezza avessero trovato.

« Tutti fuori o vi faccio fuori uno a uno! Non voglio voi, ma quello stronzo del vostro capo!» quelli sguardi persi, impauriti lo nauseavano; erano tutti dei tossici ecco come li aveva convinti a lavorare per lui. « Bruciate tutto! Non deve restare nulla di questa merda!» un calcio spezzò di netto la fragile gamba del tavolo rovesciando ogni cosa.
« Vito! È l'ora della confessione esci fuori, mi sto stancando!» un rumore proveniente dalla sua destra lo fece ghignare divertito e con la pistola carica tra le mani si mosse fulmineo, scoprendo il nascondiglio di quell'infame che adesso tremava come una foglia.
« Ah, che delusione che sei! Pensavo avessi più palle! Come, prima mi sfidi, sfidi la mia famiglia e poi ti nascondi...» una risata roca a tratti glaciale si espanse nell'aria, gelando l'aria.

Quelle parole tagliavano più di cento lame, l'orgoglio ferito di un camorrista era un'onta che si poteva togliere solo in un modo; uccidendo chi aveva provocato l'offesa.
Così Vito memore delle leggi tramandate da suo nonno, dalla vecchia guardia si gettò a capofitto su Diego riuscendo a disarmarlo.
Lampi di follia coloravano gli occhi di entrambi i ragazzi, l'adrenalina scorreva come magma incandescente nelle loro vene.
Ghigni gemelli dipinti sui loro volti, entrambi pronti ad affrontare il loro destino; morire per le loro leggi era un'onore, questo gli avevano insegnato fin da piccoli e loro erano pronti a tutto pur di far trionfare la propria famiglia.
Diego riuscì a levarselo di dosso con un calcio ben piazzato allo stomaco riuscendo a bloccarlo il respiro per pochi secondi, Vito era grande e grosso, una montagna a suo confronto, ma lui era quello dal "cervello fino", dalle mille strategie e sapeva come avere la meglio.
Il colosso quasi lo scaraventò sul tavolo di metallo provocandogli sicuramente qualche contusione.

« Fai tanto grande solo perché sei il figlio di Don Antonio, ma tu senza di lui sei il nulla!» un pugno andò a segno spaccandogli il labbro inferiore. « Toglimi una curiosità chi sta sotto tra te e quella femminuccia di Emanuele?» le mani stringevano il suo collo facendolo tossire alla ricerca di aria, mentre la mano si allungava alla ricerca di qualsiasi oggetto da sbattergli in testa per liberarsi da quelle braccia che sembravano essere delle tenaglie d'acciaio. « Niente, tu sei il nulla e noi ci prenderemo tutto e sai da cosa inizierò?» gli occhi rossi, spiritati, dove si poteva leggere tutto il disprezzo, l'ossessione che provava nei suoi confronti e della sua famiglia.

« Non osare pronunciare il suo nome, feccia che non sei altro!» il cuore incominciò a battere impazzito avendo già capito dove Vito voleva andare a parare.

Sofia...

Finalmente riuscì ad afferrare una manciata di cocaina e gettarla negli occhi dei suo avversario. Nessuno doveva pronunciare quel nome, nessuno era degno della sua ballerina e non avrebbe permesso a nessuno di sporcare il suo angelo. Con una furia cieca si buttò addossò immobilizzandolo con il suo corpo, il tirapugni nascosto nei suoi pantaloni cadde accanto a loro e subito sul suo viso si allargò un ghigno mefistofelico che fece tremare Vito dalla testa ai piedi, Diego lo infilò nella mano destra e senza dargli il tempo di respirare iniziò a riempirlo di pugni, sfigurando la sua faccia, il sangue schizzava attorno a loro, sporcando la sua maglia bianca. « Quella ragazza non esiste sono stato chiaro! Non devi neanche azzardarti a pensarla figuriamoci pensare di toccarla! Uomo di merda! » il cuore batteva impazzito, la paura che ancora una volta potessero farle del male lo stava facendo impazzire.

« Oh! Diego! Muoviti qualcuno ha chiamato la polizia! Dobbiamo andarcene! Muoviti!!» Gaetano era tornato per avvisarlo dell'arrivo delle sirene blu.

« Arrivo Tano! » Diego si alzò lentamente dal corpo martoriato del suo avversario, gli lanciò un'occhiata di sufficienza; aveva vinto. Lui e quegli imbecilli non avrebbero più dato fastidio alla sua famiglia. « Mezz'uomo mettiti di nuovo sulla mia strada e torno per finire il lavoro! Sono stato chiaro?» sputò sul suo corpo in segno di disprezzo più totale per poi allontanarsi con i suoi scagnozzi; dietro di loro la chiesa in fiamme.

***

La moto parcheggiata al solito al posto e lei i quella palestra dove tutto era iniziato. Diego aveva lasciato i suoi a festeggiare per il successo del raid punitivo e si era diretto nell'unico posto dove il suo cuore trovava pace. Ed eccola li che ballava come la prima volta, una colata di oro dorato ricopriva le sue spalle, il body fasciava il suo corpo in modo perfetto esaltando le forme sinuose ed eleganti, solo gli occhi erano chiusi persi dietro la canzone che si poteva sentire anche da fuori. Che cosa avrebbe dato per poter rivedere quell'azzurro limpido che brillava di luce e purezza.

« Sofia...» come richiamata dalla sua voce la ballerina rivelò i suoi zaffiri che si spalancarono alla vista del ragazzo che come la prima volta si era perso a guardarla incantato.

« Diego...» immobile come la statua di Venere, bellissima da mozzargli il fiato lo osservava con gli occhi lucidi e innamorati; si perché lei lo amava dalla prima volta che lo aveva visto ed era inutile negarlo ancora.

Il moro si mosse fulmineo e corse quella scala con il cuore in gola, aveva provato a starle a lontano ma non ci riusciva, lo sapeva che stava firmando la sua condanna a morte, ma se doveva andare all'Inferno l'avrebbe fatto il con il sapore delle sue labbra. La porta si spalancò producendo un tonfo sordo che fece la bionda e finalmente erano di nuovo faccia a faccia.

« Io ci ho provato e Dio solo lo sa quanto ci ho provato a starti lontano a non farti entrare nella mia vita, nel mio cuore, ma cazzo tu e i tuoi fottuti occhi me lo rendete difficile. Mi tormentate giorno e notte e io non so che cosa fare...» camminava avanti e indietro stringendosi i capelli in modo isterico

« Diego io...» le parole le rimasero incastrate nella gola quando si sentì tirare andando a sbattere contro il suo petto caldo. Il labbro stretto e martoriato dai denti bianchi, gli occhi febbricitanti divisa tra ragione e sentimento.

« E tu diavolo tu... Sei il mio nemico, perché non potevi limitarti a fare semplicemente la ballerina, perché mi sei entrata qui!» le afferrò la piccola mano portandosela al petto stringendola con la sua « e non vuoi uscire più? Io non ce la faccio più...» le dita si mossero veloci liberando le labbra, il pollice percorse lento l'arcata inferiore, sentendo sui polpastrelli la carne calda e pulsante.

Incatenò i suoi zaffiri a quelli di Sofia affogando dentro quel mare in tempesta che erano le sue iridi.
Lentamente si calò a baciarla, mordette dolcemente il labbro inferiore per poi pretendere l'accesso alla sua bocca dove incontrò la sua lingua calda e fremente e la ragione fu abbandonata da entrambi che lasciarono parlare i lori corpi. Diego lentamente la spinse verso lo specchio bloccandone con una mano le mani all'altezza del cuore mentre l'altra era libera di percorrere le sue curve invitanti che lo stavano velocemente portando a perdere il controllo.
Non c'era battaglia o resa più dolce.

«Sofi... aspetta!» lei non meritava quello che stava per succedere se avessero continuato di quel passo; il suo dolce angelo non avrebbe sopportato quello che sua madre era costretta a subire ogni giorno, non l'avrebbe mai permesso a costo di rinunciare a lei e alla felicità. « È sbagliato! Tu...Io...Dimenticami e vivi la tua vita; io non posso essere la tua felicità ..» raccolse la lacrima che cadeva dai suoi occhi lasciandone una carezza dolce per poi fuggire da quel posto, da lei, dalla sua felicità per sempre.

Angolo autori...

Buonasera splendori!! Eccomi finalmente da voi! Come state? Io rinchiusa a casa per l'esito del tampone che vedrò lunedì.. incrociate le dita per me!
Mi voglio scusare perché ci sono stati dei ritardi per la pubblicazione ma purtroppo davanti a problemi di salute ogni cosa diventa secondaria... spero possiate capire. 🙏🏻💜
Ma bando alla ciance e ciancio alle bande lo so che volete analizzare con me il capitolo XD
Vi ricordate come finiva l'ultimo? Con la scoperta dell'identità di Black Rose e Fallen Angel ...😏😏 e ovviamente chi le doveva scoprire se non Diego ed Emanuele? I due erano davanti a un bivio che poi è il filo conduttore di questo capitolo : seguire la ragione o il cuore?
In questo capitolo scopriamo che hanno scelto il cuore, d'altronde al cuor non si comanda? 😍 Sofia ed Elettra sono vive ma un prezzo quale? Ancora non lo sappiamo..
Ed è con la nostra ballerina che inizia questo nuovo capitolo, divisa tra l'amore che prova per Diego e la ragione, ovvero quella di stare lontana da quel mondo pericoloso e marcio dove lui sempre stare così a suo agio.
Ma il nostro occhi di ghiaccio in questo capitolo ha sempre di più le fattezze di un angelo caduto a cui gli viene precluso il suo paradiso personale e cosa fare se non trasformare la terra nel suo Inferno personale... aveva giusto un conto in sospeso con Forcella e Vito... direi che adesso è più che concluso, Diego ha mostrato la sua parte oscura quando il ragazzo ha minacciare Sofia.
Sofia che se lo ritrova davanti agli occhi quando smette di ballare un po' come la prima volta. 😍😍 e stavolta scatta il primo bacio ... 😍😍🙊 peccato che poi Diego scelga di seguire la ragione e lasciarla perché nemmeno lui era degno di quell'angelo dagli occhi azzurri e biondi.
E adesso??
Che succederà?
Emanuele alias Stefano ed Elettra dove sono finiti?
Come sempre vi ringraziamo per aver letto, stellinato, commentato e sclerato con noi... XD Grazie di cuore non sapete che effetto ci fa leggere commenti così belli! 💞🙏🏻
Come sempre vi invitiamo a seguire la pagina instagram: il_codice_dell_innocenza per edit, spoiler, canzoni e tanto altro..

Non ci resta che augurarvi i nostri auguri più sinceri alle vostre mamme alla mamma che rendono tutto più bello e colorato.

A domenica prossima

Mari

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