Capitolo 34 - Mamma Ish molto bella
Trovarono ser Nessen ad attenderli insieme ai loro bagagli sotto i rami dell'albero di acero, all'interno del cortile.
Avvicinandosi, ad Annalith non sfuggì l'espressione sofferente del suo volto, ma quando sentì i loro passi l'uomo fece del suo meglio per andare loro incontro con aria determinata.
«Che vi è successo, Enki? Avete bevuto?» chiese, non appena notò il pallore del volto del menestrello e il passo esitante. In effetti sembrava proprio ubriaco, non fosse che una profonda stanchezza aveva preso il posto dell'euforia della sbronza.
«Ha usato troppa magia in un colpo solo e non c'è abituato.» spiegò Kassa, che aveva capito subito quale fosse il problema. «Camminando un po' e mangiando qualcosa dovrebbe passargli.»
Fu così che Enki si ritrovò con un pezzo di carne secca in mano, i suoi liuti in spalla e una pesante bisaccia legata alla vita, a camminare al fianco della ragazzina impegnata a non farlo inciampare.
Lasciare il castello dalla via del fedifrago con tutti quei bagagli non era possibile, quindi i quattro si fecero strada verso l'ingresso principale, certi che il permesso reale ottenuto da ser Nessen avrebbe aperto loro ogni porta.
Alla fine ad aprire loro ogni porta fu il paladino stesso, il quale procedette in testa al gruppo e controllò ogni angolo prima di lasciarli passare.
Per quando arrivarono alla sala d'ingresso Enki stava un po' meglio e non avevano ancora incontrato una sola guardia.
«La sicurezza di questo castello fa un po' schifo.» si permise di far notare Annalith, mentre lei e il paladino spalancavano il portone d'ingresso per poi proseguire lungo l'ampio piazzale sterrato. Mancava poco ormai a superare le mura del castello quando in un cigolare di armature si trovarono la strada bloccata non da uno, non da due, ma da venticinque paladini di Awalen pronti al combattimento e capitanati da un furente ser Lincal, col suo giovane fratello al fianco. Impossibile dire chi dei due fosse più arrabbiato.
«Fate largo!» intimò loro ser Nessen. «Ho qui il permesso del re in persona di lasciare il castello insieme ai miei compagni.»
«Me ne fotto del permesso del re.» ringhiò ser Lincal.
«Le pare questo il modo di esprimersi di fronte a due signore?» Annalith si finse davvero offesa ma non funzionò. Tutti loro l'avevano sentita imprecare durante il duello.
«Dov'è ser Ivor?» volle sapere il paladino, incrociando le braccia sul petto possente.
«Non ne abbiamo idea.» rispose secca l'elfa.
«Sta mentendo.» giunse una voce dal gruppo di paladini. Almeno c'era qualcuno ancora in grado di capirlo.
«Allora diciamo che non abbiamo intenzione di rispondere. Sappiate solo che per il momento sta bene.»
«Sta mentendo!» ripeté la stessa voce.
«Oh, insomma!» sbottò Enki, rimasto qualche passo indietro. «Fate largo, dobbiamo passare!»
Funzionò. Su uno solo dei paladini.
Un giovane dall'aria inquieta si fece da parte come d'istinto, solo per poi tornare rapido al suo posto quando l'effetto della Voce svanì, lasciando lui assai confuso ed Enki esausto.
«Che razza di stregoneria è mai questa?» sbottò ser Vengar, voltandosi verso il menestrello. «Prendeteli!»
«Fermi, nel nome di Awalen!» tentò di contrastarlo ser Nessen, ma la sua invocazione non ebbe alcun effetto. I paladini avevano già sguainato le spade quando Annalith fece un passo avanti, il fuoco che brillava nelle iridi azzurre.
«Chi vuole essere il primo? Fatevi sotto!»
Di colpo tutti e venticinque gli uomini davanti a lei esitarono. Ormai la fama della sua violenza si era sparsa tra i ranghi e nessuno voleva essere il primo ad assaggiare – o riassaggiare – le sue daghe e i suoi pugni.
«Restiamo uniti! Non possono batterci tutti!» chiamò ser Lincal, e il terrore iniziò a scemare.
«Fatevi da parte.» le mani di Kassa spinsero da parte Annalith e ser Nessen. La furia del memelith era pronta a scatenarsi sul piazzale del castello quando, di colpo, tutti i paladini crollarono a terra addormentati.
Oltre il mare di uomini stesi a terra, nascosta dall'ombra, una figura incappucciata e avvolta in un mantello abbassò la mano sottile.
Facendo attenzione a non calpestare nessuno dei paladini, tranne Kassa che fece del suo meglio per camminare addosso a quanti più riuscisse, i quattro si affrettarono a raggiungere Fillan, approfittando dell'ombra del muro.
«Questi uomini devono imparare a tenere segrete le loro mosse se vogliono evitare di essere presi a calci ogni volta.» commentò la maga, lanciando uno sguardo di disapprovazione ai corpi preda del suo incantesimo del sonno. «E pensare che la sicurezza del regno dovrebbe essere in mano loro.»
«Come possiamo ringraziarvi?» ser Nessen era già pronto a prostrarsi e pronunciare voti di eterna gratitudine, ma lei lo fermò con un gesto della mano.
«Mi sembra di capire che avete fretta. Io volevo solo salutarvi. Non perdete tempo.» la maga accettò la stretta di mano del paladino e tra le pieghe del cappuccio Annalith vide un sorriso illuminarle il volto.
«Temo questo sia un addio, carissima Fillan.»
«Che sia un addio lieto, allora! Il vostro posto non è più qui, Vincent. Solo felice lo abbiate capito da solo.» i due esitarono per un attimo, poi la maga aggiunse: «Seguite la strada per il cancello principale. C'è qualcun altro che vuole salutarvi.»
Dopo un rapido addio i quattro si affrettarono a scendere tra le intricate strade di Teban fino a che non sbucarono sull'arteria principale della città. Proseguirono con cautela, come ladri nella notte, ma nessuno prestò loro attenzione. Solo un paio di guardie, che si limitarono a fare un cenno di saluto col capo quando videro le insegne di Awalen sulla pettorina del paladino.
Erano quasi arrivati alle porte della città, spalancate nella notte come se Teban non temesse alcun pericolo, quando un nitrito sommesso attirò la loro attenzione.
«Vi prego, fate con calma, non è che la gente ha un bambino a casa da cui tornare!»
«Fianna?» Enki strizzò gli occhi nella notte, ma solo quando la figura venne avanti riuscì a distinguere gli accesi capelli rossi e, soprattutto, il pollo tenuto saldamente sotto braccio.
«Fillan ha pensato che potessero servirvi questi.»
Con "questi" il druido si riferiva a tre magnifici stalloni dal manto marrone che scalpitavano, sellati e pronti al galoppo, legati a un palo alle sue spalle.
«Per noi?» Nessen il Senza Parole si avvicinò con ammirazione agli animali. «Ma non possiamo ripagarvi!»
«Dovevano essere un regalo.» l'uomo scrollò le spalle. «Ma abbiamo mandato Lok al mercato e lui ha terrorizzato a tal punto in venditore di cavalli che quello glieli ha regalati. Non so se l'ha fatto apposta, in effetti. Io gli ho solo detto che c'erano degli splendidi stalloni e che sarebbero stati perfetti per un lungo viaggio. C'è anche dell'avena per il viaggio.»
Senza sapere cosa dire, Enki e Annalith si affrettarono a caricare i loro bagagli sulle groppe scalpitanti e assicurarli bene mentre ser Nessen lo ringraziava profusamente e Kassa si teneva in disparte, un po' intimorita dai grossi animali.
«Purtroppo non ho trovato un altro cavallo alla loro altezza, dovranno bastarvene tre.» si scusò il druido.
«Non importa, Kassa cavalcherà con me.» Annalith montò in groppa con un volteggio e fece cenno al paladino di aiutare la ragazzina a raggiungerla. Non fu facile, ma alla fine ci riuscirono senza destare le ire del memelith.
«Li ho chiamati Ca, Va e Lo.» aggiunse Fianna, lasciandoli tutti in un silenzio sbigottito.
«Scriverò una ballata sulla vostra generosità, amico mio. E mi premurerò di sottolineare la vostra bravura nello scegliere i nomi.» salito in groppa a sua volta, Enki era serio.
«È bello sapere che qualcuno mi apprezza, eh Karen?» il pollo chiocciò piano in risposta. «Veloci ora. La Terra dell'Estate non è vicina come sembra. Ci rivedremo, se qualche divinità lo vorrà, ma fino ad allora, addio!»
Con un'ultima pacca di ringraziamento sulla spalla, ser Nessen montò in groppa al suo cavallo e il gruppo superò al passo il cancello principale della città, per poi avventurarsi lungo la campagna incolta che circondava le alte mura.
«Anche con questi cavalli, Ostradas è a cinque giorni da qui, abbiamo il fiume da superare e trovare un guado ci chiederà del tempo!» gridò Annalith, per farsi sentire da tutti sopra il rumore degli zoccoli.
«No, Ostradas è troppo lontana.» concordò ser Nessen. «Se vogliamo fare in fretta abbiamo un'unica possibilità.»
Per un minuto intero nessuno di loro parlò, condividendo la silente realizzazione di quale sarebbe stata la loro prossima meta.
Poi Kassa lasciò che il vento portasse via il suo sussurro tremante.
«Gloffok.»
Intanto, nella Terra dell'Estate, la situazione non era molto diversa.
O meglio, faceva più caldo, il cielo non era nuvoloso e la notte era calata da un pezzo. E le figure che si erano lanciate al galoppo verso la loro destinazione lo avevano fatto in groppa a cavalli fatti di fiamma.
«Lo lascio solo un paio di giorni. Un paio di giorni!» sbraitò Aavi, non per farsi sentire al di sopra delle grida della popolazione terrorizzata, ma perché era davvero arrabbiata. «E lui che fa? Drow dappertutto, la Fortezza scomparsa, nessuna traccia degli altri!»
Con uno scatto lei e Ish spronarono i cavalli a superare più in fretta il piccolo villaggio che avevano dovuto attraversare, sperando di non aver appiccato fuoco a nulla nella fretta.
«Noi stati via quasi mese.» le fece presente il mezzodemone, una volta che le grida di terrore furono scemate.
«Non importa! Quando arrivo lo prendo a schiaffi comunque!»
«Aavi piace Carry» sghignazzò Ish, che da quando era stato contattato da Làithune e Finnegan non aveva fatto altro che ascoltare le lamentele della mutaforma, la quale aveva tenuto la sua forma femminile per ben tre giorni. Un record non indifferente.
Forse nei panni di una donna si trovava più a suo agio a lamentarsi del warlock.
«Non dire assurdità!» sbottò, arrossendo furiosamente.
«Tutti sanno.» la informò Ish, con tutta la pedanteria di un mezzodemone che aveva puntato dieci delle cinquanta monete d'oro – che presto sarebbero finite nelle tasche di ser Nessen – contando sul fatto che i due avessero iniziato una strana sorta di relazione clandestina.
«Nessuno sa niente!» Aavi iniziava a sentirsi frustrata. «L'unica cosa che so al momento è che quando lo vedo gli torco il collo con le mie mani!»
«Violenza pessima scelta.» Ish scosse la testa. «Palla di fuoco!»
«Non gli lanceremo una palla di fuoco!» anche se al momento le sembrava un'alternativa più che valida. «Chissà cosa stava combinando! Te lo dico io cosa stava combinando! Aveva la testa seppellita in quei maledetti libri e non si è accorto che un branco di drow stavano prendendo d'assalto la Fortezza. Oppure stava trafficando con qualche nuovo esperimento. O magari li ha fatti apparire lui stesso con qualche maledetto incantesimo.»
«Carry imprevedibile.» si trovò a concordare il mezzodemone, prima di fare cenno ai cavalli di rallentare. Davanti a loro, a un centinaio di metri, si estendeva la superficie luccicante del fiume Nagad, e sebbene a quell'altezza fosse facile trovare un guado non era comunque possibile affrontarlo con dei cavalli fatti di fiamme.
Alla fine impiegarono circa tre ore a raggiungere l'altra sponda, fradici fino al midollo ed esausti. Aavi aveva smesso di lamentarsi di Ràncaran solo quando era scivolata su un sasso e aveva trangugiato abbastanza acqua da stare ancora tossendo e Ish si godeva il placido silenzio mentre aspettava che la ragazza finisse di strizzare la gonna e svuotare gli stivali dall'acqua.
«Tu come pensi di fare?» chiese di colpo la mutaforma, distraendolo dai suoi pensieri. «Hai qualche idea su come affrontare i drow, a parte lanciare loro una palla di fuoco?»
«Ish molti incantesimi!» rispose allegro lo stregone. «Lancia di fuoco, muro di fuoco, tempesta di fuoco, lame di fuoco – brutto brutto, lame di fuoco – e spire di fuoco!»
«Conosci solo incantesimi di fuoco?»
«Ish molti incantesimi. Fuoco più bello.» il mezzodemone sospirò. «Mamma Ish demone maggiore di fuoco.»
«Che tipo è tua madre?» se doveva aspettare di asciugarsi, tanto valeva fare conversazione.
«Lei molto bella e molto gentile con Ish!» lo stregone annuì, convinto. «Mamma sei braccia, lunga coda, grossi artigli e quattro gambe! Mangia anche sei mortali al giorno, sempre preoccupata che Ish mangi bene!»
Ammutolita, Aavi sbatté piano le palpebre. «E lei... passa a trovarti spesso?» chiese, una volta che il silenzio si fu protratto troppo a lungo.
«Quando Ish dorme!»
«E tuo padre, invece?»
Con un gesto stanco, Ish indicò le corna che gli crescevano sulla testa. «Stregone Thiefling» disse, faticando enormemente a pronunciare l'ultima parola. «Lui tradito lei, lei mangiato lui.»
«Mi sembra logico.» Aavi annuì comprensiva. Se fosse stata un demone si sarebbe mangiata Ràncaran con immenso piacere. «Andiamo?» chiese, volgendo lo sguardo verso il bosco di Esta che li attendeva minaccioso all'orizzonte.
«'ndiamo.» assentì Ish, seguendo i passi della mutaforma verso la loro amata Fortezza.
Trivia
I demoni sono creature mostruose che abitano un diverso piano dell'esistenza. Il muro tra i due piani, però, è molto flebile e può essere superato senza troppa difficoltà da entrambe le parti. Per farlo i demoni hanno bisogno di un invito, per questo accettano di prestare il loro potere agli stregoni, dando così origine ai warlock. In cambio della loro forza, ottengono la possibilità di aggirarsi per la terra dove la loro primaria fonte di nutrimento, le essenze degli esseri umani, abbonda.
Parla Fros
CI RISIAMO. TORNA TRA NOI. LA SOLA. LA UNICA. L'INIMITABILE GLOFFOK!
Non vi era mancata, eh? Neanche a Enki e compagnia.
Per fortuna che questa volta è solo per un passaggio rapido... o almeno l'intenzione è quella.
Cosa succederà? Chi lo sa :3
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Ci vediamo al prossimo capitolo!
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