Parte 45
Il lago era gigantesco, Thomes aveva spiegato loro che in passato quella era una grande grotta sotterranea. In seguito, la cupola era crollata, creando una dolina, un enorme cratere. Con l'Inondazione, una voragine sul fondo era stata riempita di detriti e negli ultimi secoli quell'enorme vuoto era stato riempito dalle piogge. Si trovavano al lago Sercone.
Erano arrivati da un sentiero nel sottobosco, dopo aver camminato a lungo. All'improvviso la boscaglia si era interrotta e di fronte a loro si era aperto un panorama grandioso. Si erano trovati sul bordo roccioso di una cavità gigantesca nella montagna, colma d'acqua. Alcuni rivoli alimentavano il lago con delle piccole cascatelle; dalla parte opposta, verso valle, l'acqua si riversava dal bordo e scendeva con una cascata a strapiombo su un lembo di terra sottostante, per proseguire fino a un fiordo in cui sfociava. Da dove si trovavano riuscivano a vedere il mare, le isole, i monti lontani dall'altra parte del golfo.
«Quello è il fiordo di Lanaitho. Tisc-al si trova dentro quel monte», disse Thomes, indicando un cucuzzolo alla loro destra. Elias non aveva mai immaginato potesse esistere un panorama simile. Avrebbe potuto trascorrere il resto della sua vita ammirando il mondo intorno a lui.
«Possiamo fare una pausa?» chiese a Thomes, il quale acconsentì con un cenno della testa. Vide Thalàna allontanarsi. Durante il pranzo gli aveva raccontato del consiglio di Thomes di procurarsi delle frecce, di sicuro stava andando a cercare materiale.
Poi vide Jacu in un istante togliersi i vestiti e tuffarsi in acqua. Era emozionante vederlo nuotare: sembrava a suo agio in quell'elemento, che invece spaventava tanto lui. Aveva sempre avuto paura di nuotare; i racconti di come il mare aveva invaso le terre, decimato le popolazioni, i rituali degli anziani lanciati dalla rupe nel suo villaggio, lo avevano portato a non fidarsi del mare. La paura si era estesa a comprendere l'acqua in generale, quando non toccava con i piedi sul fondo. Per questo non aveva mai nuotato.
I pensieri lo riportarono alla nonna e a come tutta quell'avventura fosse iniziata. Le vicende di quei giorni lo avevano distratto e ora si sentiva in colpa per non aver più pensato abbastanza a lei.
«Spogliati, ti avevo promesso che ti avrei insegnato a nuotare, l'acqua è bellissima, è il momento perfetto». Jacu aveva interrotto i suoi pensieri.
«Tu stai scherzando, non voglio nemmeno immaginare quanto sia profondo questo cratere, lo faremo in qualche piccola pozza di fiume, o in spiaggia, dove posso toccare con i piedi a terra».
«Non hai bisogno di toccare con i piedi a terra, ti sostengo io, non ti fidi?».
Bella domanda, pensò Elias, si fidava? Ancora non lo sapeva. La sua vita era stata catapultata in quell'avventura e quei due erano comparsi dal nulla; si erano autoinvitati a seguire lui e Thomes, ma in realtà non li conosceva affatto. Entrambi erano simpatici e alla mano, sembravano affiatati, ma ancora non sapeva se potessero essere affidabili. Si rese conto che in quel viaggio avrebbero messo l'uno la vita nelle mani dell'altro in più occasioni; quindi, prima avesse imparato a fidarsi di Jacu, meglio sarebbe stato. Quale momento migliore di quello? Avrebbe sperato che Thomes fosse lì presente per intervenire se qualcosa fosse andato storto, ma si era allontanato.
«Aspettiamo che torni Thomes, almeno».
«Stai tranquillo, qualunque cosa accada, ci sono io, non ti farò affogare».
Elias fece un profondo respiro per prendere coraggio, ripose i suoi vestiti ben piegati su una roccia e si avvicinò al bordo del lago. Jacu era emerso, lo aveva preso per mano e lo stava accompagnando all'interno.
«Non irrigidirti, ti tengo io, non ti lascerò mai», lo rassicurò il ragazzo.
«Restiamo qui un attimo dove puoi ancora toccare con i piedi. Senza staccare i piedi dal fondo, trattieni l'aria e prova a mettere la testa sott'acqua. Prima che ti venga voglia di respirare di nuovo esci fuori. Ti tengo io».
Elias lo fece, quando uscì dall'acqua fece una serie di smorfie che dovevano essere proprio buffe, perché Jacu si stava sbellicando dalle risate.
«Bene, ora prova a fare la stessa cosa, ma mentre sei sotto, fai uscire l'aria dal naso». Andarono avanti così per un po', aggiungendo ogni volta una difficoltà maggiore: aprire gli occhi sott'acqua, far uscire l'aria anche dalla bocca e fare le bolle. Provare a muovere le braccia mentre era sotto, provare a staccare i piedi e muoverli come un cagnolino con la testa fuori, poi tutte queste cose insieme. Faceva lenti progressi, ma la cosa che lo rendeva più felice era che la paura iniziava a dissiparsi. Sapeva che ci sarebbe voluto molto esercizio e pratica, ma Jacu era riuscito a infondergli coraggio. Ormai sapeva che sarebbe stata questione di tempo, ma che sarebbe riuscito a nuotare.
«Ora io ti sostengo con le mie braccia, tu sdraiati a pancia in giù», dicendo questo gli aveva messo un braccio sotto al torace, di traverso, e uno sotto al bacino. Elias sentì le gambe sollevarsi, la testa scendere, come se cadesse nel vuoto, ma dopo un instante di paura si accorse che Jacu lo sosteneva con attenzione. La sensazione era simile a quella che aveva provato volando con Titione, ma qui l'acqua rendeva tutto in qualche modo più stabile, con la sua resistenza contro il corpo. Jacu si muoveva in tondo e lui si sentiva trasportato sulla superficie come una danza.
«Ora per gradi toglierò il braccio che sostiene le gambe. Usa i muscoli della schiena per tenerle tu a galla». Fu abbastanza semplice, sentì i muscoli sulla parte bassa della schiena irrigidirsi, quando il braccio tolse il sostegno. Le gambe restavano a galla, provò a muoverle su e giù come aveva visto fare a Jacu. Come ultimo esercizio, sentì che Jacu alleggeriva il sostegno sotto il torace, fino a che tolse il braccio del tutto. Elias non se ne accorse subito; galleggiava da un po', quando Jacu sollevò entrambe le braccia in aria capì che era rimasto solo, ma non ebbe nessuna paura. Continuò a muovere le braccia e le gambe in maniera un po' scomposta, ma riuscendo a rimanere a galla.
L'acqua intorno a lui ribolliva per i suoi movimenti, Jacu gli nuotava intorno. Gli era molto grato per averlo aiutato a dissipare quella paura radicata in lui. Aveva sbagliato a non fidarsi, si ripromise di non cadere più nello stesso errore. L'acqua prese a ribollire in maniera smisurata rispetto al movimento che loro le stavano procurando. Elias vide degli enormi tentacoli uscire fuori dal lago, afferrare Jacu e portarlo verso il fondale. Terrorizzato, nuotò verso il bordo, cercò di scrutare l'acqua, ma nulla più si muoveva.
«Jacuuu», urlava in nome dell'amico, nel panico, poi chiamò Thalàna e Thomes, ma non ricevette risposta. Andò verso i suoi vestiti, afferrò il Bronzo, mise le pietre al loro posto e si concentrò sull'acqua: la luce verde iniziò il consueto bagliore nella mano, ma non riusciva a fare nulla. C'era troppa acqua, non riusciva a spostarla, a sollevarla; per farla evaporare sarebbero stati necessari giorni. Il fuoco era inutile, la terra inutile, le altre pietre inutili. Non aveva scelta, prese coraggio, invocò una bolla d'aria intorno alla sua testa e si lanciò in acqua.
Entrò e uscì dall'acqua un paio di volte, per capire se la sua soluzione stesse funzionando. Stava manipolando l'aria, per riuscire a respirare sott'acqua. Appurato che l'espediente, per quanto folle, fosse funzionale, tenendo il Bronzo tra le sue mani, si avviò sott'acqua, nuotando in maniera scomposta. Non era semplice, perché la bolla tendeva a farlo risalire verso la superficie. Muoveva le gambe e le braccia in maniera vigorosa, guardandosi intorno, ma non vedeva traccia di Jacu o del mostro; poi notò una voragine, sembrava uno sfintere.
Era tappata da massi e detriti. Lì accanto vide il mostro e Jacu che si divincolava dai tentacoli. Una luce rossa scaturì da Jacu, il ragazzo si era trasformato in un tritone, aveva la coda di pesce e stava nuotando nella sua direzione. Lo afferrò, lo riportò verso l'alto con un guizzo, che li fece saltare oltre la superfice dell'acqua.
Atterrarono all'esterno del lago, con qualche escoriazione, ma sani e salvi. Durante la discesa Jacu aveva ripreso a trasformarsi. Per quando avevano raggiunto terra, era già tornato umano.
«Cos'era quella cosa?», chiese Elias ansimando.
«Sembrava una piovra gigante, ma non chiedermi come possa vivere qui o come ci sia arrivata».
«Trasformarsi in mezzo pesce è stato geniale».
«Anche la tua bolla non era male, però le lezioni di nuoto dovranno continuare, ti dimenavi come un maiale». Scoppiarono a ridere tutti e due, per rallentare la tensione. Elias iniziava a sentire il dolore del colpo che aveva preso atterrando all'esterno del lago. Gli sarebbe uscito un bel livido, ma meglio quello che morire affogato o mangiato dal mostro. Stava ancora ridendo di cuore quando sentì qualcosa avvinghiarsi alla sua caviglia e trascinarlo, schiena nuda contro la roccia calcarea, verso il lago.
*****
Un attimo prima stavano ridendo, l'istante dopo Jacu vide Elias trascinato all'interno del lago da un tentacolo del mostro. Senza riflettere, stava per afferrare il ciondolo, trasformarsi e lanciarsi in acqua, ma in quell'istante giunse Thomes, seguito da Thalàna.
«Cos'è successo? Dov'è Elias? Ci stava chiamando, la voce era un grido terrorizzato», chiese la fanciulla preoccupata. Jacu intuì che doveva averli chiamati mentre lui era sott'acqua; spiegò loro cos'era successo, sperando che Thomes avesse una soluzione, ma la fata aveva uno sguardo indeciso, poi si era voltato a guardare verso l'acqua. Jacu aveva seguito il suo sguardo, videro una forte luce azzurra comparire sul fondo del lago, una grossa bolla salire a galla seguita da un pezzo di tentacolo, poi sentirono il rumore di una sorda esplosione.
Jacu stava per intervenire e utilizzare il suo amuleto, ma si accorse che il livello dell'acqua del lago si abbassava vertiginosamente verso il fondale. Dove c'era stato il buco tappato dai detriti, che aveva visto quando il mostro lo aveva portato sul fondo, ora l'acqua defluiva vorticosa. Il corpo del mostro era all'interno del foro; tentava di non essere risucchiato via dalla furia della corrente, tenendosi aggrappato con i tentacoli al fondale del cratere. Jacu poteva vedere due dei tentacoli mozzati della loro parte finale che si dimenavano. Poi stremato, il mostro non riuscì a resistere alla furia dell'acqua che defluiva, emise uno stridio assordante, i tentacoli mollarono la presa e il mostro volò al di là del cratere, verso il fiordo.
«Elias!». Thalàna urlava il nome del ragazzo, disperata. La dolina, privata dell'acqua era enorme, una cavità gigantesca nella montagna. L'eco della sua voce rimbalzava da una parete all'altra; potevano vedere la voragine che Elias aveva liberato con la pietra azzurra, dalla quale era defluita l'acqua.
«Non posso credere che sia morto, è tutta colpa mia, se non mi fossi tuffato, se non lo avessi spinto a imparare a nuotare, non sarebbe successo, è tutta colpa mia». Jacu era isterico, aveva perso tutta la sua famiglia, il suo villaggio e ora anche Elias. Perché capitava tutto a lui? Non era giusto. Si era già affezionato a quel ragazzone buono e gentile, come a un fratello maggiore. E ora gli era stato portato via anche lui.
«Aspettate...», disse Thomes.
«Cosa?», Thalàna spostava lo sguardo dalla fata al cratere.
«Sento il suo flusso di pensieri» e Jacu vide Thomes cercare nel cratere.
«Cosa pensa?», chiese Jacu.
«Penso che se mi aiutaste, invece di stare lì a chiacchierare, riuscirei ad arrivare lassù prima... Un volontario che mi dia una mano?». Elias era sotto di loro, aggrappato a una roccia della parete del cratere, tentava di arrampicarsi serrando il Bronzo tra le labbra.
Thomes soccorse Elias in volo, lo afferrò e lo portò sul bordo, in salvo. La schiena di Elias era escoriata, aveva un grosso livido sulla coscia destra, ma era vivo.
«Bravo ragazzo, ottima l'idea di liberare la voragine dai detriti, con la pietra azzurra. La prossima volta che resti aggrappato a una parete, ricordati che puoi manipolare la terra, avresti potuto crearti una scala di roccia, ma per oggi ci possiamo accontentare».
Jacu stava per dire qualcosa ma fu preceduto da Thalàna, che saltò al collo di Elias per abbracciarlo.
«Ho creduto che fossi stato trascinato anche tu con il mostro fuori dalla voragine». Elias stava facendo delle smorfie di dolore, ma sorrideva all'abbraccio di Thalàna. Jacu in quel momento si meravigliò di non essere geloso e si unì all'abbraccio. Poi però Elias doveva essersi reso conto di essere ancora nudo, perché in un istante il suo viso era diventato rosso vivo, era sguisciato via dall'abbraccio ed era corso a vestirsi.
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