Parte 28
L'atterraggio anche questa volta non fu come aveva sperato. Preso dai suoi pensieri e dalle meraviglie del paesaggio, il fiume, le valli e le montagne bianche che stavano sorvolando, Elias non aveva trovato il tempo di pianificare con Titione una discesa meno rivoltante della precedente. Il volo era stato abbastanza breve, giusto il tempo di riflettere sul fatto che anche lo spirito del fiume lo avesse chiamato Figlio di Eleonora.
Il posto dove erano atterrati era una dimora gigantesca come non ne aveva mai viste prima. Sembrava dotata di centinaia finestre, era dipinta di bianco, si sviluppava su tre piani. L'edificio era coperto da una vegetazione folta, fiorita, ma non invadente. Il tutto integrato alla perfezione nella natura circostante. Forse era vero che Titione avesse una famiglia così numerosa, ma chi avrebbe potuto costruire una casa come quella? Era al di là del comprensibile. Sembrava provenire dai tempi delle città fantasma. Questa però era conservata alla perfezione e vissuta.
«Benvenuto a Urtaddala, Elias, ti stavamo aspettando». La voce giunse da dietro le sue spalle. Elias si voltò e vide una fanciulla alla quale non era in grado di dare un'età. Poteva avere qualche stagione più di lui, ma non sarebbe mai riuscito a quantificarne il numero. E naturalmente non indossava abiti.
Faticava a toglierle gli occhi di dosso, non aveva mai visto una ragazza nuda. Un andirivieni dai seni sodi al pube glabro, lo sguardo basito. Avendo conosciuto Titione, era consapevole di doversi dare un contegno. Se come lui anche la ragazza non aveva coscienza della propria nudità, Elias sarebbe parso un vero imbecille.
«Grazie a voi di accogliermi nella vostra casa». Tentava di fissarle gli occhi e solo gli occhi. Erano color del fieno, come quelli di Titione, ma le iridi erano circondate da una linea rossa, dello stesso colore dei capelli, delle lentiggini sul naso e sulle gote.
«Elias ti presento mia madre Maimone; mamma lui è... Beh, lo sai già chi è».
«Madre? Ma stai scherzando, ha solo qualche stagione in più di noi, non può essere tua...»
«Non so di preciso quanti cicli abbia tu, Elias, ma il mio uovo si è schiuso circa diciassette cicli fa».
«Io ne ho appena conclusi diciotto» Rispose Elias a conferma dei suoi calcoli.
«Sto parlando di diciassette dei nostri cicli. Quello di mia madre si è schiuso circa quarantuno cicli fa. Vediamo, per farti capire: un ciclo dei nostri è fatto di quattrocentosettanta sar degli dèi. Un sar degli dèi è fatto di tremilacinquecento anni qui su Ki, o Gaia, o Terra, o come la vuoi chiamare, da quando Tiamat è stata distrutta. Un anno su Ki è costituito da quattro di quelle che tu chiami stagioni; quindi, un anno di Ki corrisponde a uno dei tuoi cicli, cioè al tempo che impiega il pianeta a fare un giro intorno al Sole. Trovo abbastanza difficile tenere il conto per stagioni, ma, se proprio preferisci... vediamo: io ho 118.440.000 stagioni e mia madre 269.780.000. Tu quante stagioni hai detto che hai?"
Elias non aveva capito una parola o almeno quel poco che aveva afferrato era inconcepibile. Maimone, intanto, si era avvicinata e con la punta di un dito toccò Elias al centro della fronte.
Elias era in piedi, a Urtaddala, davanti alla casa della famiglia di Titione, intorno a lui non c'era nessuno. Senza averne il controllo iniziò a sollevarsi verso il cielo. Si elevò sempre più, finché poté osservare tutte le Terre del Mare dall'alto: erano molto più ampie di quanto credesse.
Sollevandosi ammirava la vastità dell'oceano e prendeva coscienza di quante altre terre emerse ci fossero oltre il lembo in cui viveva lui. Gli sembrò stupido che il suo luogo d'origine fosse chiamato "Terre del Mare", tutte le terre abitabili erano circondate dall'acqua. Era giunto così in alto da riuscire a osservare l'intero globo terracqueo.
Titione l'aveva chiamato Ki. Era una sfera che ruotava, con la Luna che gli orbitava intorno. Raggiunta una maggiore elevazione, poté osservare come Ki a sua volta girasse intorno al Sole e lo stesso facevano altre sfere celesti in orbite differenti. Alcune avevano delle proprie lune, una era avvolta da anelli. Sembravano tutte diverse, in colori e dimensioni, ma unite nel destino comune di orbitare intorno al Sole, come se li trattenesse.
D'un tratto tutti i globi si fermarono. Un attimo di sospensione, poi iniziarono a ruotare nel verso opposto, sempre più veloci. Elias tornò a guardare Ki. La visione lo stava facendo viaggiare indietro nel tempo. Il livello del mare si sollevò, le terre furono sommerse. Poi emersero ancora. Una serie di enormi funghi di fumo si riassorbivano verso la terra. In alto e in basso si erano formate delle vaste zone bianche, come ghiaccio. Il livello del mare era diminuito tanto che una quantità superiore di terre emerse ora era visibile.
Elias fu distratto dal passaggio di un globo con una propria luna. Ruotava intorno al Sole in un'orbita oblunga, ovale, non circolare come gli altri. Il Sole non era al centro di quel percorso.
Durante uno degli accostamenti di questa sfera a Ki, un'onda marina enorme regredì verso il sud, fino a riassorbirsi. In quel punto dal mare fuoriuscì la parte di ghiaccio che doveva esser caduta in mare procurando quel disastro. La calotta si riposizionò al suo posto a coprire l'estremo sud.
Mentre la visione continuava a portarlo a ritroso nel tempo, le terre emerse su Ki si avvicinavano l'un l'altra, a creare un unico continente. Il globo dall'orbita anomala stava per riavvicinarsi. Vide Ki spostarsi dalla sua orbita e posizionarsi in una più ampia, a metà tra la sfera rossa e la successiva, color grigio argento, tagliata da nette strisce orizzontali arancioni.
Giunto nella nuova orbita, fu come se su Ki il mare si aprisse in due, rivelando la parte sottostante rocciosa, una materia che sembrava calda, infuocata, viva. Il globo appariva con quella forma sferica, perché l'acqua era distribuita in maniera uniforme a riempire il vuoto; ma sotto il mare Ki era mozzata, come se un enorme mostro ne avesse strappata una parte.
Prese a ruotare intorno al Sole, riassorbendo una miriade di detriti che riempivano la nuova orbita nella sua interezza. Quando tutti i frammenti furono incorporati in Ki, la sfera era diventata molto più grande.
Una parte dei detriti si era ricongiunta con un corpo celeste più piccolo e deformato. La forma sferica, nel riacquisire le sue parti, fu ripristinata.
Il percorso a ritroso riprese. Il satellite ricomposto si allontanò da Ki e seguì il globo dall'orbita strana. Anche la Luna di Ki ora gli gravitava attorno. Si allontanò con tre lune, lasciando Ki senza satelliti nella grande nuova orbita ora priva di detriti.
Elias iniziò una discesa verso quel corpo celeste. Diminuiva la distanza in fretta e poteva ammirare la vastità delle terre, la vegetazione rigogliosa, piante e alberi con forme e colori improbabili. Nessuna costruzione artificiale; era popolato da esseri viventi di razze e specie a lui sconosciute. Gli unici che fu in grado di riconoscere furono i Caddos e gli esseri simili a Titione. Una in particolare colse la sua attenzione, cercò di metterla meglio a fuoco. Quando ella si voltò verso di lui, Elias non aveva più dubbi: era Maimone. Lei gli sorrise e ammiccando:
«È ora di tornare indietro, cioè, avanti!».
Tutto prese a muoversi nel verso opposto. Elias tornò in cielo, il globo con la strana orbita si avvicinò e una sua luna colpì il pianeta di Maimone. Uno schianto fece frantumare il satellite; la parte mozzata del globo fu spinta verso il Sole nella terza orbita, catturando con sé uno degli altri due satelliti che divenne la Luna. La sfera dall'orbita anomala proseguì per la sua strada, corredata soltanto di una delle sue tre lune originali. L'orbita precedente di Ki si era riempita dei detriti.
Su Ki nella nuova orbita Elias osservò i ghiacci sciogliersi per la minore distanza con il Sole, il mare riempire la voragine causata dallo scontro, poche terre emergere. I continenti iniziarono a separarsi, strani rettili li abitarono; poi una roccia enorme scese dal cielo e colpì la Terra, quasi tutti gli animali morirono nell'esplosione.
A ogni rotazione lo strano globo si approssimava a Ki e tra i due viaggiavano dei carri spaziali. Quando stava per allontanarsi di nuovo, tutti i carri volanti tornavano in tempo su di esso e il corpo celeste svaniva negli abissi siderali della sua orbita oblunga. Questo avvenne ciclicamente, mentre la vita nelle terre emerse su Ki continuava a evolversi. All'ultimo passaggio prima di allontanarsi dal Sole, tutti i carri volanti fecero ritorno. Tutti tranne uno.
Iniziò una discesa vorticosa verso Ki, rivide le esplosioni, i funghi di fumo generarsi, la coltre avvolgere le terre, i ghiacci sciogliersi, il mare sommergere tutto. Mentre stava per atterrare accanto alla casa, vide il mare ritirarsi in parte, mostrando le terre emerse, così come Elias le conosceva.
Era tornato al presente. Al momento dello schianto tutto fu scuro.
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