Parte 15

La bestia appariva come l'aveva vista nel sogno: la coda corta e tozza, ricoperta di scaglie, i baffi lunghi e spessi. Giorni prima non aveva individuato il luogo, ma adesso identificava il mostro dei racconti di Nora: "Iskultone, il basilisco che pietrifica con lo sguardo".

Si sforzò di richiamare alla mente tutto ciò che di lui conosceva, consapevole che si trattasse dello stesso animale che nella visione lo aveva ucciso. Non riusciva molto a concentrarsi; era dunque in procinto di morire? Nel sogno non era stato pietrificato, però ricordò la sensazione di paralisi. E le altre visioni che aveva avuto? A metà strada tra lui e il mostro, quello che sembrava un cadavere cominciò a sollevarsi. Mentre muoveva verso di Elias, assumeva le sembianze di sua madre.

«Elias, cucciolo mio, come sei diventato grande. Ti stavo aspettando da così tanto tempo. Vieni qui, abbracciami. Non immagini quanto mi sei mancato. Non so come abbia fatto a vivere tutto questo tempo lontana da te».

«Mamma?! ». Non poteva credere ai suoi occhi e alle sue orecchie. Si avviò incontro alla madre, quante cose avrebbe voluto dirle. Mentre correva la zampa di Iskultone schiaffeggiò la parete di roccia accanto a lui. Comprese di essere sotto attacco. Doveva raggiungere la madre, ma il lucertolone incalzava nel tentativo di schiacciarlo. La madre invece di andargli incontro, si allontanava sempre più verso il fondo della grotta. Dall'interno uscì un'altra figura, Elias riconobbe all' istante il padre. Perché erano lì? Come potevano essere ancora vivi?

«Elias, figliolo, vieni ad abbracciare tuo padre. Sei diventato più alto di me; guarda che muscoli, sei il mio orgoglio», ma intanto, invece di avvicinarsi a lui, andavano in profondità, dentro la grotta. Elias distratto da loro, si trovò a schivare solo all'ultimo momento una nuova zampata della lucertola gigante.

«Elias, Elias...» la nonna adesso lo stava chiamando «Ci hai trovati!».

«Nonna che ci fate qui?».

«Quando i tuoi genitori sono stati esiliati sono venuti a vivere qui».

«Esiliati? Perché mi hai sempre detto che fossero morti? Come ti sei salvata dalla caduta?».

«Non potevo raccontarti di loro. Ho giurato di non dirti nulla per non farti soffrire, ma quando sono stata gettata dalla rupe, sono riusciti a salvarmi e mi hanno portata qui. Vieni Elias, vieni qui, potremo vivere tutti insieme adesso».

Elias era euforico, non solo la nonna era viva, ma persino i suoi genitori. Quante cose avrebbe voluto raccontare loro, ora potevano recuperare tutto il tempo perduto.

Elias lanciò un urlo nell'istante in cui un artiglio della zampa di Iskultone gli sfiorò e tagliò la pelle del viso in verticale, nel tentativo di schiacciarlo contro la parete rocciosa.

Il sangue cominciò a fluire. Elias strappò un lembo della sua camicia per asciugarsi il sangue, non vedeva più da un occhio. In quell'istante la visione gli tornò in mente: in battaglia contro i mori, mentre era al comando, aveva una cicatrice sul viso!

La lotta con il lucertolone poteva diventare la sua tomba, ma anche portarlo verso il suo destino. Nel sogno quando affrontava il mostro era bendato; quell'immagine gli fece ricordare i racconti di Nora quando spiegava che il potere di Iskultone consisteva nel pietrificare con gli occhi.

Capì che "pietrificare" non era da intendere come trasformare in pietra. La lucertola gigante immobilizzava la preda, distraendola con le visioni, per poterla sopraffare. Prendendo ispirazione dal sogno, si fasciò gli occhi, legando il lembo di stoffa intorno alla testa. Nello stesso istante udì un tonfo in fondo alla grotta, come dei corpi che cadessero a terra senza vita, là dove avrebbe dovuto trovarsi la sua famiglia.

Quella fu la conferma che si fosse trattato solo di un'illusione creata dal mostro per ingannarlo e riuscire a ucciderlo. Il suo cuore si strinse per essere stato beffato in quel modo e per la rabbia che la bestia lo avesse illuso di poter riabbracciare i suoi cari. Ora aveva scoperto le armi del nemico, lui che armi possedeva?

Percepì una vibrazione nel sacchetto e nella mente gli apparve l'immagine chiara della pietra azzurra nascosta in una conchiglia oltre la mole del mostro. Vedeva con chiarezza le immagini, come attraverso le trame di una stoffa o in sogno, eppure era bendato. Visualizzava la grotta, il mostro, la conchiglia e la gemma. Persino i tre cadaveri che il mostro aveva utilizzato per illuderlo, di sicuro sventurati che si erano imbattuti in lui ed erano rimasti vittime del suo potere.

Così bendato, avanzò verso l'obiettivo. La bestia era molto lenta e goffa, soggiogava e distraeva le sue prede per poterle sopraffare. Non fu difficile arrivare alla conchiglia, la ruppe e la pietra azzurra fu nelle sue mani.

Come la pietra viola, anche questa era intagliata e lucida. Poteva vederla con la mente attraverso la benda e sentirla con le mani. Si soffermò a cercare di immaginare quale potesse essere la funzione di questo nuovo elemento del suo amuleto. Se Leon si era preoccupato di nasconderla così bene in un posto protetto, un motivo doveva esserci.

Il pensiero si prolungò un attimo di troppo, una zampata della bestia lo fece cadere a terra e un artiglio gli tolse la benda. Elias era paralizzato dalla paura: era terminato così il suo sogno, ma lui evidentemente ora non era ancora morto. Subito sua nonna e i genitori cominciarono a chiamarlo, incoraggiandolo a raggiungerli. A uno a uno comparvero tutti gli abitanti del villaggio, si dirigevano nella sua direzione, armati di pale e picconi.

Elias diede un ultimo malinconico sguardo alla rappresentazione illusoria della sua famiglia, per un istante fu tentato di andare loro incontro, abbracciarli, ma la lucidità lo riportò alla verità. Schivò un nuovo attacco del mostro, estrasse il Bronzo, mise la pietra viola al suo posto per essere trasportato altrove, ma non successe nulla. Provò a toglierla e inserirla di nuovo, ma ancora nulla.

«Ti prego non abbandonarmi proprio ora!».

La sensazione di impotenza nel controllare la magia dell'amuleto era schiacciante. Si sentiva bloccato, non arrivava più nessuna idea, nessuna intuizione. Non voleva utilizzare la pietra azzurra senza conoscerne il potere, ma non vedendo altre possibilità, estrasse la viola ed inserì la azzurra. «Vediamo che sai fare...».

Niente, tutto era immutato e Iskultone stava per sferrare il colpo fatale. Elias decise di darsi alla fuga e prima di mettere il Bronzo nel sacchetto, mise anche la pietra viola al suo posto nell'artefatto. Un gesto automatico, per comodità, per paura di perderla.

All'istante un raggio di luce azzurra scaturì dall'amuleto e andò a scagliarsi contro una roccia, disintegrandola. Il lucertolone si arrestò. Elias, sbigottito, lasciò la presa sul Bronzo, che cadde. L'impatto fece disincastrare le pietre, la gemma viola stava ruzzolando verso l'acqua. Elias fece in tempo a ridestarsi dalla paura e si lanciò per raggiungerla prima che affondasse nel mare. Mentre immergeva la mano in acqua e afferrava la pietra, la grotta fu invasa ancora dai suoi compaesani armati, ma Elias ormai conosceva il trucco del lucertolone e mantenendo la concentrazione su di lui, tornò a recuperare il Bronzo e la gemma azzurra.

Il lucertolone stava per sopraffarlo. Con sangue freddo Elias inserì le pietre al loro posto, indirizzò la mano verso Iskultone e questi con un'agilità che fino a quel momento non gli era appartenuta, si lanciò in fuga, tuffandosi in mare e scomparendo nelle cavità subacquee.

Fu un'enorme fortuna per Elias, perché mentre il lucertolone aveva intuito che il raggio lo avrebbe polverizzato, in realtà nessuna magia era scaturita dal Bronzo. Era come se le pietre funzionassero una prima volta per empatia, per rivelare il loro potere o per soccorrerlo durante una necessità impellente, ma poi richiedessero una conoscenza più approfondita o una connessione maggiore per essere adoperate di nuovo o solo intensa pratica.

Uscendo dalla grotta, pianse lacrime dolorose per la ferita all'occhio e per l'ennesima conferma di essere l'unico superstite della sua famiglia. Si concesse alcuni instanti per osservare l'orizzonte, volando con la fantasia verso lidi remoti. Dopo un sospiro profondo, si sentì pronto per riprendere la sua ricerca. Era soddisfatto per essere riuscito a conquistare la seconda pietra, ma aveva chiaro che al più presto doveva imparare a utilizzare gli strumenti a lui affidati o il possederli non avrebbe garantito alcun vantaggio.

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