Parte 11

«Capisco che voi novizie vi svegliate a notte fonda per espletare tutti i vostri rituali, ma la prossima volta evita di farci trascinare fuori dal letto così di buon'ora» con queste parole l'aveva accolta la secondogenita Arianna.

«Quali urgenze giustificheranno mai questa levataccia» si chiedeva invece Marianna entrando nella sala della colazione con una vestaglia di seta ricamata di merletti.

Le sue sorelle... Non aveva mai capito perché si comportassero così ingiustamente con lei. Era crudele incolparla della perdita del castello. Non aveva chiesto lei di nascere femmina privando loro dell' eredità. Non prendevano neanche in considerazione che loro stesse sarebbero potute nascere maschio e risparmiare le pene a tutti quanti. Guardavano la realtà dal loro punto di vista esclusivo, in un mondo che esisteva e girava solo per renderle protagoniste della storia. In quella storia nella quale a loro tutto era dovuto, Rianna aveva rovinato i loro piani, non nascendo uomo e non garantendo la successione.

Eppure quando l'Oracolo aveva aiutato le due fazioni a patteggiare, proponendo il matrimonio degli eredi delle due famiglie allo scopo di unirle e riportare così la pace nella contea, era stata Rianna quella obbligata a lasciare la famiglia e unirsi alle novizie della Dea Madre in sostituzione di Marianna. Con tutto che, sacrificandosi, aveva garantito alle altre due la vita che desideravano, l'astio nei suoi confronti non le aveva mai abbandonate.

«Devo comunicare a voi e alla mamma, qualcosa, ma desidero attendere che ci raggiunga anche nostra madre».

«Giustina?» chiamò Marianna «Dov'è quella cameriera inetta quando c'è bisogno di lei? Portaci del tè caldo o del latte di capra, per scaldarci. Non credo che la mamma possa raggiungerci, sorella, non è in buona salute da un paio di giorni». Marianna lo disse toccandosi il grembo.

«Nulla di grave spero, perché non mi avete fatta chiamare?» Rianna sentì salire la preoccupazione per la madre.

«Non sarà nulla, qualche allergia a causa della nuova stagione che sta arrivando». Arianna incurante prese a sorseggiare il tè caldo appena arrivato. «È troppo caldo, maledetta incapace», urlò dietro alla cameriera che si stava dileguando.

«Quando sei diventata così scortese con il personale a servizio?»

«Non ne combinano una giusta, queste ragazzine, nulla a che vedere con la nostra vecchia tata».

«Certo, Bonacattu è insostituibile, ma devi ammettere che il tè era appena arrivato, è normale che l'acqua sia bollente; non devo spiegarti io che devi attendere il tempo dell'infusione. Nel frattempo si sarebbe raffreddato un poco».

Poi si rivolse a Marianna «Come procede la gravidanza?»

«Tutto secondo la norma, stava scalciando, tutta la notte questo monello. Non bevi nulla?»

Rianna fece cenno di no con la testa, si avvicinò alla sorella maggiore e pose una mano sul grembo. Dopo un secondo di ritrosia, la sorella si addolcì e le sorrise, forse la maternità stava riuscendo a piegare un po' il suo carattere duro.

«Ne parli come se già sapessi che sarà maschio», disse Rianna.

«Certo. Lui è un maschio, non ne ho dubbi», rispose Marianna ritrovando il suo solito carattere. Ora Rianna la riconosceva, quella intenerita di poco prima non le era neanche sembrata sua sorella.

«Ricorda che se dovesse essere una bambina, quando sarà più grande dovrà unirsi alle sacerdotesse della Dea Madre, ti stai preparando a questa evenienza?»

«Voi streghe e quella stupida tradizione. Siamo certi che è un maschio, ma nel caso remoto in cui nascesse femmina, Antine è pronto a offrire denaro e terre all'Oracolo. Non rifiuterà quella megera, tutti sono corruttibili».

«Marianna, non dovresti parlare così, hai discusso con la mamma di questo? È nostro dovere garantire...? Ma cos'hai sulla gamba?»

Rianna aveva colto un livido sulla carne della sorella, quando un lembo della veste si era spostato.

«Ti alza le mani anche ora che sei in attesa? Adesso lo rimetterò io al suo posto, sono stufa di questa situazione».

«Tu non ti azzarderai a fare proprio nulla. È mio marito e di lui mi occupo io».

Rianna sentì Arianna ridere sarcastica, poi si voltò verso Marianna insistendo:

«Non mi sembra che tu lo riesca a gestire. Come può farti del male anche mentre porti suo figlio in grembo?»

«Ho sofferto di più quando tu mi hai obbligata a uscire dal letto stamattina. Cosa dovevi dirci di tanto importante che non potesse attendere?»

«Domani sarà il giorno. Eseguirò le prove iniziatiche per prendere il bianco delle sacerdotesse. Dovevo dirvelo subito, perché sono attesa a Tamuli per metà mattina per iniziare la preparazione. Rimarrò chiusa in meditazione tutto il resto del giorno, fino a domani all'aurora, quando affronterò le tre prove».

«Cerca di non farti ammazzare» si preoccupò Arianna «Non vorrei che quella strega venisse a cercare me al tuo posto, per mantenere il patto e la pace tra le casate».

Quando Don Predu Fiore era morto e le fazioni si erano sollevate, scontrandosi per le due famiglie, le battaglie erano state lunghe e sanguinose. Per porvi fine, l'Oracolo aveva chiesto una tregua e dopo aver conferito con Bella Bea, era stato proposto a Don Quirico di prendere in mano la Contea, a patto che il figlio Antine avesse sposato la figlia di Don Predu, Arianna.

Don Quirico, non riuscendo a prevedere una fine della battaglia, incoraggiato dalla sua avidità e dalla sete di potere, aveva accettato. In seguito si era indignato quando aveva saputo che Arianna fosse la secondogenita. Avrebbe accettato l'accordo solo se il matrimonio si fosse stipulato con la primogenita.

L'Oracolo aveva dato il consenso e al posto di Marianna, predestinata al sacerdozio, aveva scelto di portare con se Rianna, cedendo la primogenita, pur di mettere fine ai tafferugli. Rianna ancora non capiva cosa l'avesse spinta a scegliere lei piuttosto che Arianna. Immaginava che alla secondogenita sarebbe spettato di diritto prendere il posto della sorella maggiore, ma aveva accettato il suo destino pur di mettere pace tra le famiglie e far interrompere le sanguinose battaglie che avevano causato tante morti.

Arianna ne era uscita divisa tra la delusione di aver perduto la possibilità di diventare la contessa e il sollievo di aver scampato la vita religiosa. Pochi giorni dopo l'insediamento dei nuovi conti al castello, Donna Murichessa aveva iniziato la sua "opera di rinnovo"; aveva impiegato un mese di tempo per stravolgere l'organizzazione della dimora.

Bella Bea aveva dovuto cedere alle signorie la stanza padronale. Era stata relegata nella camera che era appartenuta alla tata Bonacattu.

Antine, in attesa del matrimonio era stato sistemato nella stanza di Rianna, rimasta inutilizzata poiché ella era subito partita per il noviziato.

Una volta celebrato il matrimonio con grande sfarzo, Antine si era trasferito nelle stanze di Marianna. Le rare notti in cui dormiva al castello, giaceva con lei. Ma da quando era rimasta incinta, lo si vedeva sempre meno, con la scusa che fosse impegnato con il lavoro sulle navi del padre e con la gestione del ducato di Montresta. Trascorreva settimane lontano dal castello e dalla moglie.

Adesso erano mesi che Rianna non lo incrociava; aveva intuito che fosse tornato, intravedendo i lividi sulla sorella. Dopo il matrimonio i conti avevano concesso a Bella Bea di occupare la stanza di Rianna, ma sua madre aveva preferito rimanere nella camera della tata.

Dopo nove mesi di noviziato Rianna era pronta per le prove, Marianna stava per diventare madre e Arianna stava per andare in sposa a un lontano cugino di Antine che ancora non aveva mai incontrato.

«Non ti preoccupare, non rovinerò i tuoi piani Arianna, non ho nessuna intenzione di morire domani» le ripose Rianna, riemergendo dai suoi pensieri.

«Così sia» rispose lei in maniera automatica. «Non so come possa riuscirci tu, ma io non vorrei mai vivere in un tempio, al freddo, nella povertà, per adorare una qualche divinità antica, frutto di leggende e superstizioni. Solo degli ignoranti possono ancora credere a simili sciocchezze al giorno d'oggi. L'Oracolo... ma mi faccia il piacere. Credi veramente che quella donna comunichi con una qualche dea? Non rovinerete i miei piani di certo. Mi sposerò e se quella creatura non sarà un maschio, mi impegnerò a sfornarne uno io al più presto. Vedremo poi quale contessa erediterà il castello, sorelline. Vai e torna tutta bianca, mi raccomando, grazie di avermi resa partecipe di questa notizia emozionante, la mia vita sarebbe stata vuota senza questa preziosa informazione. Io me ne torno a dormire». Le fece un occhiolino, posò la tazzina da tè vuota sul tavolo e se ne andò.

Marianna era infuocata in viso. Aveva entrambe le mani sul grembo, strette. Apparentemente sembrava stesse difendendo la sua creatura, poi Rianna vide che affondava le dita, come a minacciare la creatura che l'avrebbe uccisa se fosse nata femmina.

«Marianna fermati», intervenne preoccupata.

«Tu non mi dai nessun ordine, ragazzina, hai capito. Il giorno in cui quell'ubriacone stramaledetto di don Quirico schiatterà, sarò io la contessa; nessuna di voi due potrà prendere il mio posto».

«Non oso comandarti nulla, Marianna, mi era sembrato che stessi facendo del male a te e al bambino. Non ho mai desiderato prendere il tuo posto; se non perderò la vita domani, la mia strada è già segnata. Una volta pronunciati i voti, sarò una sacerdotessa della Dea Madre per il resto della mia vita».

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