Una festa inquieta
Da lungo tempo nel palazzo reale di Armenelos non veniva organizzato un simile banchetto; già fervevano i preparativi e alti risuonavano gli splendidi suoni dei corni e dei violini, delle viole e degli archetti. Un'immensa processione di luce venne posta a entrambi i lati della strada, simile a un immenso serpente di fuoco, che dal mare saliva in alto, verso il Meneltarma.
Carrozze di ospiti illustri giungevano da tutto il paese per rendere omaggio alla principessa, ansiosi di apprendere quali sarebbero state le parole che il sovrano avrebbe pronunciato, ché, nonostante il clima allegro e festoso, ben pochi riuscivano ad assaporare fino in fondo il sapore di una gioia improvvisa quanto violenta, circondata come era da nubi cariche di sventura e paura.
Finalmente tutto fu pronto e la festa ebbe inizio: per primi entrarono i principi di Númenor, coloro che sedevano al Consiglio dello Scettro. Il primo a far il suo ingresso fu Amandil, della casa di Andúnië, seguito dal figlio che, ancora giovane, avrebbe in seguito assunto una notevole fama: Elendil era il suo nome, e la gente stupefatta lo osservava, perché in lui splendeva immensa la luce di Aman e il suo viso non era ancora toccato dal crepuscolo, ma fiero brillava alla luce della sala. Stupito, ma lieto, il giovane principe replicava con gesti cortesi al pubblico, che lo scrutava con timore, rapito dalla sua maestà sublime. Erano, gli eredi di Silmarien, i parenti più prossimi del sovrano e grande era l'influenza che esercitavano all'interno del Consiglio; onorati dai Fedeli, mai essi avevano mancato alla parola data e infiniti atti di valore i loro animi avevano compiuto, spinti dalla necessità di quei giorni oscuri.
Dopo aver atteso alcuni istanti, ecco che fecero seguito Gilnar, sua moglie Nimrilien ed Erfëa della casata degli Hyarrostar: alla loro vista, molti dei presenti inchinarono il capo, ché erano del gruppo di coloro che onoravano gli dei, e ben conoscevano il valore del figlio di Gilnar, ammirandone l'orgoglio e la fermezza del carattere. Non tutti però, mostrarono un simile atteggiamento, e anzi, alcuni tra i più arroganti esponenti dei Númenóreani Neri palesarono odio e disprezzo per coloro che consideravano ospiti fastidiosi, quanto mai sgraditi alla loro vista, sebbene non osassero manifestare apertamente il loro dissenso con parole o atti crudeli, ché ancora non erano giunti i loro signori e i loro sottoposti avevano ricevuto disposizioni ben precise a tal proposito.
A stento, perciò, i nemici del re trattennero le lingue biforcute, senza mai distogliere i loro eloquenti sguardi dalla famiglia Hyarrostar, ma levando al contrario alte grida di giubilo, quando fecero il loro ingresso, seguiti dai loro servi e guerrieri, i principi dei Númenóreani a capo della fazione ribelle. I signori del Forastar, seguiti dai loro pari grado di Orrostar e di Hyarnustar, erano gli oppositori di Tar-Palantir: grandi ricchezze detenevano e la loro ingordigia di preziosi era pari solo alla lussuria che dimostravano; indossavano ornamenti preziosi e le dame ostentavano gioielli macchiati del sangue delle numerose guerre che i loro Uomini avevano combattuto per impossessarsene. Lentamente, i principi dei Númenóreani Neri attraversarono la sala, rivolgendo cenni di saluto solo ai propri pari, mentre uno stuolo di cortigiani cospargeva il suolo di petali di rose e aspergeva nell'aria essenze profumate e oli orientali; giunti che furono innanzi a Tar-Palantir, essi non proferirono saluto, né accennarono a un inchino, limitandosi a passargli accanto, in aperta sfida alla sua autorità, atto questo che parve molto irriverente agli occhi dei Dúnedain, sebbene non fosse l'unico e il più grave perpetuato a danno del sovrano, tra quelli che avevano compiuto, fin da quando la guerra civile era scoppiata a Númenor alcune centinaia di anni prima.
Nell'ordine, giunsero poi i sacerdoti di Eru Ilúvatar e delle altre divinità, gli ammiragli della flotta, della fanteria e della cavalleria, gli ambasciatori dei reami alleati, e infine i rappresentanti del popolo di Armenelos e dell'intera nazione. Grande fu la curiosità, quando entrarono nella sala del trono gli araldi di Durin III e di Gil-Galad, ché da molti anni gli Uomini di Númenor non posavano i loro occhi sui Figli di Aulë e sui Primogeniti: tuttavia, perfino in tale circostanza, solo i principi dell'Andúnië e dello Hyarrostar si alzarono dai loro scranni e si inchinarono innanzi agli ambasciatori; e furono sempre i principi dei Dúnedain a invitare Nani ed Elfi ad accomodarsi vicini a loro, come si soleva fare in quelle occasioni, fin dalla nascita dell'Isola.
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