Per il bene di Numenor

In quei giorni crebbe il timore per una nuova guerra civile, ché i Númenóreani Neri avevano accresciuto di molto la loro influenza, destando preoccupazione tra i Dúnedain; non appena fu deciso che il Consiglio dello Scettro e il Senato si sarebbero dovuti tenere a Yavannië, a metà del mese, entrambe le parti compresero l'importanza che le decisioni prese in quella assemblea avrebbero comportato.

Una sera d'Urimë, Erfëa camminava pensoso lungo un boschetto di malinorni, quand'ecco gli si appressò Amandil, signore della casata di Andúnië:

"Salute a te, figlio di Gilnar! La tempesta è vicina e giunge l'ora in cui le nostre spade dovranno essere sguainate insieme, a difesa della nostra Númenor".

"Mio signore Amandil, molto temo l'approssimarsi del Consiglio dello Scettro, ché ben mi avvedo quanto il braccio di Sauron sia diventato lungo. Tuttavia, ogni speranza non è vana, finché Tar-Palantir detiene lo scettro".

Amandil sospirò, poi lentamente rispose: "Erfëa Morluin, non ti nascondo che le tue paure sono anche le mie, ché molte sono le cose da temere in questi giorni oscuri. Se il sovrano è intenzionato a compiere la sua scelta, allora egli avrà bisogno di tutto l'aiuto possibile".

Erfëa annuì, poi replicò: "Le tue parole sono sagge, ma sono il parto di una mente lucida. Io e te sappiamo bene che la mente del sovrano vacilla: temo che egli non si opporrà, come dovrebbe essere suo diritto, qualora il Consiglio dello Scettro dovesse rendere nulla la sua scelta. È questo che io pavento maggiormente".

A lungo Amandil considerò quanto il figlio di Gilnar aveva detto, poi continuò: "Davvero bizzarri paiono i destini dei mortali! Siamo nella nostra dimora e ivi dobbiamo temere il nemico! Se tale si configura il corso degli eventi, non oso immaginare quali possono essere le conseguenze".

"No Amandil, questa situazione è figlia della follia degli Uomini. Noi siamo come costruttori: possiamo edificare mura e torri elevate, pari a quelle di Valinor, ma non possiamo impedire che la follia prenda il sopravvento sulla ragione, portando il nemico dove mai sarebbe giunto altrimenti. Abbiamo vegliato su Númenor per molti secoli, tuttavia è necessario che la scelta del sovrano sia giusta, se non vogliamo che non rimanga nessuna terra da difendere".

Annuì Amandil, e parole essi più non pronunciarono, sebbene la sensazione di oppressione e di sconforto non abbandonasse nessuno dei due.

Giunse infine il giorno del Consiglio dello Scettro, ché molti eventi futuri avrebbe decretato: fin dalla prima ora del giorno, legati inviati da tutte le circoscrizioni di Númenor avevano occupato i propri posti alle falde del Meneltarma; era lì, infatti, che sorgeva la grande dimora che ospitava i membri del Consiglio e gli Ataranya del Senato: Feneria, veniva chiamato, Luogo del Silenzio ché mai, tranne in tali occasioni, si udiva altro suono che non fosse lo stormire dei rami e l'eco della furia del mare. Qualunque altro suono taceva; perfino le grandi aquile di Manwë, sebbene ivi avessero i loro nidi, mai levavano grida, né sorvolavano lo spiazzale, limitandosi a osservarlo dall'alto delle loro rocce aguzze: tale era la maestosità del luogo, che finanche nei giorni oscuri, quando Sauron ebbe corrotto definitivamente il cuore del re, mai egli osò mettervi piede, temendo la collera di Manwë.

Feneria occupava tale area da tempi immemorabili, fin da quando Númenor emerse dalle acque; al centro vi era un albero, simile a quello, bianco, che allietava il giardino del sovrano: Vardariana era il suo nome, consacrato alla regina dei Valar, e si diceva che dalla gloria della dea ricavasse nutrimento e splendore. Taluni marinai che nelle epoche successive si avventurarono, per sorte o per follia, ai confini del mondo, riferirono che l'albero era ancora lì, a fondamento della maestà dei Valar e faro per le genti oppresse da Morgoth e dai suoi servitori. Scarsi sono i racconti su Númenor, sopravvissuti dopo Atalantë; tuttavia, essi menzionano quali fossero le consuetudini e i rituali che aprivano le riunioni dei due massimi congressi di Elenna. Primi fra tutti, facevano il loro ingresso i sacerdoti di Manwë e le sacerdotesse di Varda, i quali dopo aver intonato canti e litanie in onore dei reggenti di Endor, liberavano due colombe bianche, simboli della pace e della concordia che dovevano trionfare in quel luogo; dopo aver svolto queste mansioni, essi si inchinavano davanti al sovrano, e sedevano nei posti riservati ai loro ordini, per far largo al re, seguito dalla consorte e all'erede designato a prenderne il posto. Una volta che la famiglia reale avesse preso posto, il sovrano si rialzava nuovamente e apriva le porte di eog del tempio di Eru Ilúvatar, dichiarando, con tale gesto, che l'assemblea era aperta: nel seguente ordine facevano il loro ingresso i principi di Númenor, seguiti dai capitani della flotta, della fanteria e della cavalleria e infine dai rappresentanti dei mercanti, dei contadini, dei pescatori e dei pastori. In alcune occasioni anche gli ambasciatori di reami stranieri potevano presiedere al consiglio, per sottoporre un problema all'attenzione del sovrano e della corte intera; nelle riunioni che erano indette a Yavannië, inoltre, i nuovi capitani dell'esercito eletti durante l'Estate dalle gilde cui essi appartenevano, giuravano fedeltà al sovrano di Númenor.

Il Senato, composto dalla totalità degli Uomini e delle donne appartenenti agli ordini sopra descritti, con l'eccezione del sovrano e dell'erede al trono, discuteva di quanto accadeva nella propria isola e nella Terra di Mezzo, fino a stilare un documento che nel pomeriggio veniva consegnato nelle mani del re, il quale, dopo averne esaminato i contenuti, riuniva il Consiglio dello Scettro. Tale era dunque l'organizzazione del potente centro amministrativo di Elenna, che ben pochi osavano disconoscere le decisioni in esso prese. Molti furono i temi dibattuti nel corso dei secoli, eppure, tra gli esuli Dúnedain che ancora dimorano nella Terra di Mezzo, è sempre viva l'immagine della sessione del Senato e del Consiglio dello Scettro che si tennero nell'Yavannië del 3154 Seconda Era.


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