| Capitolo 7 - Parte 1 - Non per lei, per la missione |
«Melanie, registra pure» disse Trenino, attendendo un bip di conferma della sua assistente vocale.
«Terzo giorno su Risma. Siamo accampati in prossimità di Scultoria, un agglomerato urbano sito in corrispondenza del Cimitero d'Argilla. Ipotizzo che l'assenza di segnale possa essere dovuto alla congiunzione astrale di quella che gli indigeni chiamano "Costellallegra". La manovra terra-formante, tipica dei complottisti di Qamon2, dev'essere avvenuta di recente, interferendo con le installazioni tecnologiche» disse.
Più tempo passava sul pianeta, più i dubbi si moltiplicavano. Non era possibile che nessuno avesse riportato un'azione di tale impatto. Erano tutti così omertosi in quel distretto della galassia? «Propongo di ispezionare Scultoria così da recuperare dati o strumentazione utile dalla Capanna.»
Anche se non era certo quando il suo messaggio avrebbe raggiunto il centro operativo, annotava ogni cosa e la riascoltava.
Nei tre giorni su Risma non aveva mai sentito il peso della noia e, quando ne intravedeva i sintomi si fiondava su un'altalena installata per i momenti come quelli. Amava lo slancio, il vento che gli rinfrescava la pelle e la risalita, il decollo. Qualcuno un giorno gli disse che se si fosse impegnato a fondo avrebbe potuto raggiungere le stelle. E le stelle un giorno raggiunse.
- Sono molto più belle viste da lontano - pensò, allentando la presa sulle corde: l'altalena riusciva sempre a calmarlo.
Prima o poi avrebbe trovato un modo per contattare il centro operativo, anche perché necessitava di un mezzo per tornare al quartier generale una volta recuperato Dubois. Immaginò la vecchia, dolce e cara tata Francesca, non passava giorno che non pensasse a lei.
«Quando la vita ti strappa il ciuccio di mano, puoi sempre metterti il dito in bocca...» gli aveva detto una volta. Custodì quelle parole per anni, come ispirazione al non arrendersi mai.
«...Però non lamentarti se ti vengono i denti storti.»
Vecchia, dolce, cara e violenta tata Francesca: venne fuori che picchiava tutti i bambini del Centro di crescita; fu licenziata e giustiziata la sera stessa in diretta extragalattica. Le sue parole nascondevano sempre preziosi insegnamenti, bastava solo andare oltre alle percosse. Nella vita c'era sempre un'alternativa, l'importante era assumersi la responsabilità delle scelte prese.
Tra loro c'era qualcuno tra loro che non lo stava facendo e il pensiero gli inquinò l'umore. Balzò giù dall'altalena, atterrando in una posa da supereroe.
«Attendiamo che la mobilità del Dottor Pannetto torni a livelli accettabili» disse a Melanie, «abbiamo dovuto tarpargli un'ala e fare altrettanto con l'altra per simmetria: non potrà più planare, ma almeno ora abbiamo eliminato una fonte di distrazione non indifferente. Ha una caviglia slogata e abbiamo provveduto a provocargli il medesimo trauma anche nell'altra sempre per lo stesso motivo. Il tempo stimato per il suo recupero è di due giorni indigeni.»
Rimase a osservare i soli sparire dietro al profilo di picco Gallo e incoronarlo di un'aura infuocata. Joe aveva sconsigliato loro di accamparsi su quel suolo sacro e preferire una collina non troppo distante, dove la presenza del pollame era nella media e si stava abbastanza in alto da poter tenere sotto controllo il territorio circostante.
Joe rimpinzava il focolare con dei legnetti secchi, preparando tutto il necessario per la cena. Su un tagliere di legno giacevano una montagnetta di cipolle sminuzzate e di patate tagliate a pezzettoni.
«Ben fatto, perdura nei tuoi servigi piccolo barbaro e potrai riavere non solo la tua libertà, ma anche quella della tua figliastra» disse Trenino, modulando la tensione dei bracciali quantici che tenevano l'umano prigioniero. L'ex guardia di Uma lo ascoltò senza alzare il capo, né smettere di lavorare. Era come se non lo avesse sentito, o lo stesse ignorando.
«Capisco la tua riluttanza ad aprirti a noi, soprattutto dopo quel che è successo nel tuo insediamento, forse c'era qualcuno di caro tra i caduti?» chiese, e ottenne uno sguardo tiepido.
«Nessuno di così importante, capisco» Joe annuì.
Trenino non riusciva a leggere nell'animo di quel prigioniero, imperturbabile a ogni scossone.
Aveva letto che gli uomini crescendo diventavano cinici e austeri, ma non pensava potessero raggiungere un tale livello di menefreghismo.
«E questi bracciali non ti incentivano a fidarti di noi. Ma credimi se ti dico che abbracciare il nuovo è sempre positivo, soprattutto quando il vecchio è logorato dallo scorrere del tempo. Imparerai a veneraci, ne sono certo» disse.
- O perirai per non averlo fatto – pensò.
Era convinto che, vedendo un tale grado di avanzamento, i barbari li avessero creduti divinità venute dal cielo. Invece si erano scagliati su di loro, con spade e forconi.
«Umani, così stupidi e così essenziali» commentò poi, allontanandosi da Joe e dirigendosi alla tenda di Pannetto.
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