| Capitolo 6 - Parte 2 - Brillo |

Brillo si chiese cosa avrebbe fatto Thelon. Gli avrebbe consigliato di non preoccuparsi. Lui prendeva le cose sempre alla leggera, e questo gli semplificava l'esistenza, nei successi così come nei fallimenti. Non c'era ostacolo insormontabile, così come non c'era un unico percorso per arrivare ai traguardi della vita. Pensava a lui quando percepì qualcosa che gli fece rizzare le orecchie; passetti leggeri punzecchiavano un pavimento fin troppo pulito. Smuovevano l'aria, inacidendola di rabbia.

«Presto, presto! Presto!»
Un ammasso di costosi abiti servili sorprendeva il cetaceo intento ad annusarsi lo sporco sotto alle unghie. L'imbarazzo portò al silenzio, infinito fin tanto che il piccoletto non decise di eroderlo con la voce cavernosa, che fluiva rabbiosa dal fondo del cappuccio di lana d'orso.
«Chi è il pezzo d'idiota che ha trasferito qui la spora?» tuonò.

Da un mucchio di stoffa varia sbucò un braccino esile, esposto all'aria per il solo scopo di picchiettare il ventre molle della cuoca, affondandogli le unghie accanto all'ombelico. Lei non lo guardava mai negli occhi, anche perché era davvero complicato scovarli sotto a tutti quegli abiti.

«Io portato cane qui, cani sempre portati qui.»
«E chi ti ha detto di farlo?»
«Egar detto: cani e lupi sempre portati qui! Io no no no, io no so niente, no voglio sentire niente. Tu picchia Egar
«È qui?»
«No Egar no. Lui con Lilibeth a città per polichita, potilica. Politica!»
«La spora d'ombra, quella dannata, pulciosa, stupida creatura: grande come il tuo culone pigro, pelo nero viola, piccole ali da pipistrello e occhi rossi come le zecche che ti succhiano il cervello. È ancora qui?»
«Sì.»
«È nella pentola?» chiese puntando il dito verso la stoviglia. Il coperchio traballava lasciando schiumare fuori i fumi di un bollito di carne e verdure.
«No. Vuoli che metto?»

Sotto quel cappuccio ardevano due occhi arancio «No. No no, portami da lei, portatela in cantina!»

L'orco aveva agito troppo in fretta perché Brillo potesse sperare in un'evasione rapida e pulita. Irruppe nella cella frigorifera insieme a due camaleonti arrabbiati, o almeno così aveva interpretato la tonalità rossiccia della loro pelle. Gli occhi scattavano a ogni stimolo di luce e di suono sospetto.
Uno teneva un sacco vuoto, l'altro una corda. Lei impugnava una padella.

Brillo rimase basso, pronto a lanciarsi alla giugulare dell'orco alla prima occasione utile. Avrebbe potuto tentare la fuga, ma cosa ne sarebbe stato degli altri? Un urlo di guerra gli risalì dalle viscere.

Il suo latrato scosse i due camaleonti, ma non la cuoca, che infilava la chiave nella toppa della cella. Li minacciò di bollirli vivi se l'avessero lasciata in balia di quel branco di cani, molto più combattivi del solito.

Il labrador la caricò a testa bassa ma, afferratolo al collo con una mano, finì sbalzato contro il muro. Aveva sollevato 50 kg di carne con un solo braccio e non mostrava fatica alcuna. I calcinacci franarono sulla bestia, lasciando nuda quella porzione di muro, dove i reclusi incidevano i giorni di prigionia con gli artigli.

Il bulldog abbaiò per tutto il tempo, minacciandola di tutti i mali del mondo. Ma a stupire Brillo fu il bassotto: riusciva a muovere il corpo tenendo il capo immobile. Seppur non ne capisse il senso, la spora ne apprezzò l'esecuzione. Il cagnolino scattò come una serpe, affondando i canini sugli stinchi di un camaleonte. Si avventava su tutti e tre gli avventori senza distinzione.

Era la banana più agile che avesse mai visto; la padella smosse la paglia del pavimento per tre volte prima di prenderla in pieno muso. Qualche dente gli schizzò fuori dal muso, ma questo non le cancellò un sorriso di soddisfazione per l'impresa. Riuscì a portarsi via un boccone di carne di cetaceo prima di smettere di muoversi.

Gli altri reclusi stettero in disparte, accorpandosi nell'angolo più buio della cella. L'orco aveva agito troppo in fretta perché Brillo potesse provare a risvegliare il loro orgoglio. La spora provò a saltare nell'ombra, ma il fondo nero della casseruola sul grugno fu l'ultima cosa che vide.

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