| Capitolo 2 - Parte 2 - Dubois |

Le profondità di Picco Gallo sono considerate un mistero da chi non ne ha mai sentito parlare. Per tutti gli altri è quel che resta di un antichissimo sistema di strade sotterranee che attraversava il continente di Pipa. Ogni traccia di civilizzazione è oggi polvere o ricoperta da una patina impenetrabile di muschio. Di quei tempi andati resistono gli sfarzosi lampadari, sui quali i pennuti trasportano quel che resta degli avventurieri.
Thelon aveva letto qualcosa su quel posto, ma mai prima di allora aveva osato avventurarsi così in profondità. Negli scritti si parlava di una metropolipana, un luogo dove i cefalopodi si muovevano a testa in giù lungo fili metallici.

Superò il sistema di allarmi sonori di Zoe e illuminò il corridoio roccioso davanti a sé. Le lumache passeggiavano sul soffitto, lasciando una scia luminosa.
Si chiese se stesse facendo la cosa giusta: avrebbe potuto sigillare ogni imbocco alla loro grotta e ignorare tutto fino all'indomani. Non era difficile: bastava solo tossire quando le urla si facevano più fastidiose. Era la filosofia di vita del vecchio zio Hansem Dubois: tutti pensavano avesse una pessima tempra, quando invece era solo una brutta persona. Si domandò se anche lui lo fosse.

Zoe lo superò di corsa, illuminandogli il cammino. I rumori non erano troppo distanti: qualcosa muggiva, qualcosa ringhiava, qualcos'altro frullava l'aria.
«Insetti» disse Zoe.
«Almeno non sono i soliti ratti giganti.»
«Non siamo mica principianti.»
Chiunque strillava avrebbe presto smesso di farlo e raggiungerlo era solo un'enorme perdita di tempo. Non era meglio lasciarli soli nei loro ultimi istanti? Magari a morire era qualcuno che se lo meritava.
«Ti muovi Dubois?» lo ammonì Zoe «non sono lontani.»

Indicò uno slargo dove si incrociavano più vie. I pulviscoli fosforescenti vorticavano attorno a fasci di luce lunare, che spiravano da una fenditura sul soffitto.
Tra i tentacoli metallici di un polpo si consumava una battaglia concitata.

«Cosa ci fa Brillo lì?» si chiesero entrambi. La bestiola danzava attorno ai nemici, scomparendo nel nulla e riapparendo alle loro spalle per azzannarle. Brillo era una spora d'ombra, una creatura magica dalle fattezze canine e il coraggio di un venditore porta a porta.

Mentre una tozza figura taurina si arrampicava su quel che restava di un pilastro, un'altra veniva circondata da una dozzina di esseri e trafitta ripetutamente dai loro pungiglioni. Implorò pietà finchè uno non gli attraversò la gola, lasciandolo esanime a terra.

«Sono zanzapi» spiegò Zoe, incoccando una freccia e prendendo la mira. Spiegò di come dissanguassero le proprie vittime per diventare più grandi. Liberò il dardo, accompagnandolo con un urlo liberatorio. La freccia trapassò il ventre di una di loro, esplodendo in una pioggia di sangue.

«Dobbiamo puntare a quelle più gonfie. Usano il sangue per lanciare – una sfera infuocata, grossa come una mela, gli sfrecciò accanto – magie.»
«Coprimi» disse Thelon, lanciandosi all'attacco. Doveva avvicinarsi ancora per rendere efficace la magia. Lasciò che l'energia fluisse dai suoi palmi. Non aveva ancora confidenza con quell'incantesimo, ma sapeva di poter reggere lo sforzo fisico.

Respirava piano il mago, focalizzando l'immagine di un fiume di lava che sfocia in mare. Pensò al fuoco che si spegneva in un sussurro e al muro di fumo bianco che saliva verso il cielo. Un brivido percorse la schiena.
Zoe sputava frecce dal suo arco, Brillo ringhiava intraducibili latrati di sfida.

«Kinetinė barjeras!» urlò Thelon.

Una sostanza rossastra sgorgò, densa come lava, dai suoi palmi. Si depositò a terra tutt'attorno a lui, formando un muro difensivo. La cupola s'indurì presto, annerendosi e fumando. Una volta completata l'opera, con uno schioccò di dita Thelon la infranse in mille pezzi. I detriti schizzarono da tutte le parti, conficcandosi sui pilastri, le pareti e i tentacoli del polpo.

«Ce l'abbiamo fatta ragazzi. Fortuna che c'ero io» disse ansimando. Si aggrappò a ogni lingua d'ossigeno, divorandola per non perdere i sensi. Non era ancora pronto per quella magia che, in fondo aveva provato a emulare solo un'altra volta.
«Non so come dirtelo Dubois... ma li abbiamo sistemati io e Brillo mentre facevi tutto quel casino con la barriera. Però bella, suggestiva.»

«Bella? Inutile vorrai dire!» tuonò una voce. Quel figuro che avevano visto sfuggire alle zanzapi balzò giù dalla colonna. Il terreno tremò. Era un tauros, un mammifero più vicino al bue che alla scimmia. Rimase in posa per nutrirsi della loro ammirazione. «L'esecuzione è deludente, come un primo appuntamento finito a parlare della propria ex. Il tempo di preparazione dell'incantesimo era superiore alla media e peccava di eccesso, cosa che può risultare fatale a un mago. Tuttavia questa era una variante unica della barriera d'energia e perciò ho deciso di premiarti con il mio bonus personalità. Voto: quattro» disse.

Scosse il capo, facendo molleggiare tutti i suoi cento riccioli corvini. Aveva un portamento regale, quasi schizzinoso «Il senso tattico della spora d'ombra lascia parecchio a desiderare: avrebbe potuto impiegare molto meglio il suo salto per farsi strada tra le fila nemiche e seminare il panico. Non vado nemmeno a darle un voto.»

Brillo inclinò il capo.
«Almeno conosce il suo ruolo, in genere tendono a volermi azzannare. La ragazza invece è stata impeccabile, non ha sbagliato un colpo, nonostante la scarsa illuminazione e l'imprevedibilità del movimento delle zanzapi. Mi piace: dieci!»
«Chi sei tu?» Chiese Thelon minacciandolo con il primo oggetto che era riuscito a pescare al taschino.

«Abbassa quel pezzo di formaggio mago, ho rinnegato la violenza fisica da decadi, ora pratico solo quella psicologica» accompagnò il tutto con un muggito sommesso. Diede loro le spalle, osservando quel suo compagno caduto, un tauros come lui «Non ho idea di chi fosse, ma come me amava i labirinti e i salatini. Riposa in pace grande guerriero» disse, liberando il suo corpo da tutti i pungiglioni che lo avevano trafitto. Si fermò al secondo.

«Conta il pensiero no? Sappiate che vi trovate al cospetto di Alfred Bourgeaux, noto al volgo come Le Sommelier, anche se non capisco perché, visto che non ho problemi con l'alcool» Ostentò un certo raffinato contegno nel suo bovino ridacchiare.
«Non ho idea di chi sia, Zoe.»
La ragazza scrollò le spalle.
«Certi livelli di conoscenza sono preclusi ai comuni esseri come voi. Non mi offendo tranquilli, non me la lego al dito. Al giorno d'oggi sono il terzo critico tuttologo più famoso al mondo!»
«Come Maledetto Crucis?»
«Sì, proprio come lui.»
«Come Sidro Montagnelli?»
«Esatto.»
«Come Padre Tholomeleon?»
«No, lui è un semplice, frugale, misero divulgatore. E di rado elabora dei giudizi articolati sulla vita, l'universo e tutto quanto.»
«Pippo D'avorio allora?»
«Già...»
I giovani presero a elencare tutta una serie di nomi di altissime personalità nel campo della critica internazionale, dal mondo letterario a quello musicale, dall'agricoltura alla zoologia, passando per enologia; a ogni nome il Sommelier rispondeva con un pizzico di brio in meno, come se il suo orgoglio, smantellandosi, lasciasse scoperto un fragile nucleo di noia e di stizza.

«Abbiamo capito che li conoscete, ma non conoscete me! E questa è una lacuna gravissima! E la mia deontologia professionale mi impone una sola cosa... eliminare, estirpare, colmare questa vostra grave lacuna! Ragion per cui vi seguirò e vi terrò compagnia. A titolo gratuito sia chiaro, non necessito di nulla per i miei servigi, se non una tazza di caffè fumante».
«No» risposero.
«Sarà per il tè, affare fatto.»
«Perdonaci ma non ci fidiamo di te, sei due volte noi» disse Zoe, accennando alla stazza del suo interlocutore al quale a mala pena arrivava al mento «Poi avresti potuto darci una mano poco fa.»
«E chi avrebbe commentato poi la vostra mattanza?»
«È proprio vero che chi non sa fare insegna, e chi non sa insegnare critica» disse Zoe lasciandosi sfuggire a mezza voce qualcosa che avrebbe dovuto solo pensare.
«Che hai detto ragazza?»
«Oh nulla, lascia stare. Si dice che voi tauros non siate così tranquilli come ci vorresti far credere: quando non siete ubriachi a cercare di attaccar briga con gli altri state cercando una locanda per sbronzarvi.»

«Qui mi sembra che qualcuno non abbia prestato attenzione a ciò che ho detto: non vi farei del male per nessuna ragione al mondo. Potremmo barattare il caffè con qualche informazione sulla zona, o perché no, sulle ultime correnti culinarie. Vi darei un parere sincero sul vostro outfit che, a quanto vedo, ha sinceramente bisogno di una bella rimodernata. Quindi fate strada che la giornata non sarebbe potuta terminare meglio per voi.»

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