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La sabbia nella clessidra si era fermata, ma la Donna sembrava non dare importanza al tempo consumato. 

La Donna dai lunghi capelli neri si trovava in piedi, difronte ad un lungo tavolo da guerra con sopra dipinta una cartina stilizzata di ciò che conoscevano del pianeta terra. La figura era alta, magra e pallida come un fantasma, e non poco più indietro alcuni diranno che era trasparente come un foglio di carta velina, intangibile nella sua toga porpora. 

L'imponente portone alla sua destra si aprì, a differenza di come poteva suscitare l'immagine essa non produsse neanche un suono, limitandosi a far vedere una piccola testa e la sua chioma di capelli neri legati stretti in una stecca di legno, la piccola figura la guardò in silenzio per poi aprire bocca.

-Ryos... 

Gli occhi ambrati della donna, che fino ad allora erano rimasti immobili difronte alla tavolata, si mossero di colpo per puntare il proprio sguardo verso la figura, ammutolendola. 

Il silenzio immobilizzò l'area, anche le tende e i tappeti sembravano statici e non più interessanti al movimento del vento. 

-Ryo. Solo Ryo, lo sai bene. 

-Mi scusi Ryo. Ma tutti la stanno aspettando, quale movimento intende compiere? Iniziare una guerra?

La piccola figura entrò nella stanza a passo felpato e sguardo basso, impaurita dal poter rompere qualcosa se avesse provato solo ad alzare la voce o a fare un passo più pesante. La donna non capiva il perché di tanta paura, ma apprezzava il silenzio e non faceva notare che la cosa era alquanto bizzarra e dispendiosa di tempo. 

-Tu devi essere un Yokay, vi ricordavo diversi... Bussavate un tempo. 

La frase immobilizzo di colpo il messaggero che provò a balbettare un mi dispiace e a fare qualche passo indietro, la donna alzò una mano facendole segno di avvicinarsi, per la prima volta la ragazza alzò lo sguardo e si stupì nel vedere la donna sorriderle divertita ma non maligna, le sue guance si tinsero di rosso pensando che non aveva mai visto una figura così bella e pulita, le ricordavano le bambole di porcellana della nonna, pensò la ragazza. 

-Mi scu...scusi, sono ancora alle prime armi. 

La Yokay si avvicinò mentre Ryo tornava a guardare le antiche pitture ignorando le scuse della ragazza per poi tornare a parlare interrompendo la ennesima scusa della interlocutrice indesiderata. 

- Dovresti usare più pitture bianca per coprire quel rossore alle guance, fa capire alle persone cosa pensi.

La ragazza tornò color delle ciliegie per poi prendere dei bei respiri cercando di tornare il più normale possibile standosene in silenzio lasciando parlare Ryo. 

-Mmm... guerra.

-Guerra? dobbiamo iniziarne una ?

-Le guerre ci sono da secoli, noi ne iniziamo solo un altra, i nostri nemici si stanno diffondendo, non dobbiamo permetterci che prendano le montagne. 

-Ma il centro è molto più giù delle montagne mia signora.

-So perfettamente dove si trova ogni centro, bosco e mandria. Questa mappa è solo limitante. Hai capito cosa devi dire alla tavolata principale ?

Ryo si voltò verso la messaggera, se qualcuno che la conoscesse l'avesse vista in quelle condizioni, direbbero che era di un umore più sereno del solito, il sorriso lieve contrastava come olio in un bicchiere d'acqua con i suoi occhi d'acciaio. 

- Ma... Ma signora, loro stanno aspettando Lei, non può mandare me. 

-Non posso?

Le due figure rimasero qualche secondo a fissarsi impassibili, la donna irradiava energia pura mentre la ragazza ne veniva schiacciata. 

-Non può?

-Non posso resuscitare i morti, ma posso mandare te a far evitare che il centro muoia.

La ragazza aprì la bocca come se volesse dire qualcosa ma dopo aver guardato lo sguardo di lei ingoio le parole e annuì, fecce un leggero inchino mentre la donna alzò gli occhi al cielo e si dileguò. 

L'aria tornò a muoversi nella stanza dopo che la porta si chiuse dietro le spalle di un messaggero che portava parole  di morte, anche nei polmoni della donna sembrò smuoversi qualcosa, che sospiro e rilasso le spalle. 

Si mosse di colpo, come una freccia scoccata, la bambola di porcellana si mosse facendo tintinnare la Katana che fino a quel momento era rimasta nascosta nei tessuti morbidi che la fasciavano e la facevano sentire più una marionetta che una soldatessa pronta a morire. 

Ma lei non poteva ancora morire, lo sapeva bene, lo vedeva ogni giorno nella figura che la fissava allo specchio. 

Ryo ignorò il grande portone ormai chiuso e si avvio verso una statua di un antico soldato dalle vesti Giapponesi. Dietro di essa, nell'ombra e nascosta da un tappeto nero cera un passaggio segreto che portavano la Donna molto più in basso nella terra, ignorò la parete umida, i segni sulla pietra scavata a mano mille anni fa da qualcuno di qui nessuno ricordava il nome, scene ancora e ancora, l'ombra nera della statua ora sembrava pallida rispetto al buio in quella scalinata. Molto prima e molto più tardi molti caddero e si persero per quella via, ma la donna sapeva perfettamente dove mettere i piedi, sapeva dove non scivolare dove si trovava il gradino dismesso da saltare. 

La scalinata si fermò, Ryo fecce un paio di passi sicuri e con una precisione millimetrica tirò una maniglia di ferro vecchio che muovendosi portò con se una porta di legno scricchiolante alla luce dello sguardo della donna. Rimase qualche secondo ad osservare quella stanza illuminata da una fiaccola perenne, socchiuse lo sguardo guardandola e per la prima volta dopo tanto provò la seria sensazione di perdere qualcosa cercando di adattarsi alla nuova illuminazione. La stanza scavata nella roccia non era grande ma era particolarmente pulita, nessuna muffa o perdita d'acqua era riuscita a insinuarsi nella stanza, solo un leggero strato di polvere ricopriva il vecchio incantesimo. 

La donna che sembrava più una guerriera che una bambola di porcellana si addentò nella sala e non si prese neanche il disturbo di guardarsi intorno, quel luogo famigliare le faceva venire i brividi che non nascondeva sulla sue pelle che si era raffreddata nel frattempo. 

Ryo si girò verso un tavolo spoglio, unico segno di arredamento nell'intero abitacolo, sulla lastra di legno graffiato solo una leggera tovaglia di polvere aveva ricoperto, Ryo alzò la mano spostandolo sopra di esso, seguendo i contorni di oggetti che avevano lasciato un ombra pulita e nient'altro. 

Solo nel mezzo si poteva vedere una maschera rosso fuoco, un ghigno grottesco e un grido di battaglia per sempre silente. La donna la prese in mano con lunghe dite pallide e guardò la maschera nelle cavità degli occhi vuoti che si prendevano gioco di lei. 

-O mio caro, neanche tu non ci sei riuscito. 


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