Un vecchio, un armadio e un costume
Nella vetrina sono esposte varie statuine impolverate, raffiguranti draghi con gli occhi composti da pietre preziose e ancora fatine dalle ali delicate come foglie, e gnomi con alti cappelli a punta.
La porta si apre da sola e un calore accogliente mi spinge a entrare. Delle piccole lanterne azzurre illuminano l'interno del negozio. Con la coda dell'occhio vedo svolazzare qualcosa dentro il vetro.
«C'è qualcuno?» domando avventurandomi tra librerie ricolme di tomi dall'aria antica e teche di vetro che contengono monili vari, sacchetti dall'aspetto sospetto e strane piume colorate.
Sto per andarmene quando una stretta alla spalla mi fa sussultare.
«Cosa ti porta alla bottega di Merlino?» mi saluta un vecchietto con una lunga barba bianca e la testa pelata. Sotto due spessi occhiali i suoi occhi gialli mi scrutano curiosi.
Steven. Leggo il nome sul cartellino attaccato al suo petto. Spicca su un quadratino sopra ad una camicia verde con degli ananas sorridenti.
«Sto cercando un costume per Halloween» improvviso.
Il vecchio alza un sopracciglio insospettito e si gratta la pelata. «Sai che cos'è un drago?».
«Certo che lo so».
Un sorrisetto sdentato compare sulle sue rughe. «Certo che lo sai!».
Bene, sono appena entrato nel negozio di un pazzo.
Sto pensando ad una scusa con cui congedarmi quando lui esulta. «Ho il costume per te».
«Ah davvero?» chiedo cominciando a preoccuparmi, ma il vecchietto annuisce e mi prende allegro sottobraccio.
Mi trascina per la sua bottega, mollandomi solo per aprire un armadio a muro dallo stile barocco. Calo la testa e cercando di combattere la mia titubanza mi ci infilo subito dopo di lui. Ma mentre lo seguo perplesso, si apre davanti a noi una stanza colma di vestiti medioevali.
«Quella» mi indica un'armatura sfavillante, posta in cima a un piccolo piedistallo, quasi fosse un manichino in un negozio di abbigliamento. «C'è anche la spada abbinata».
«Costa troppo» ipotizzo. Non sembrava fatta di plastica.
Il vecchietto si gratta la barba. «Te la vendo per il portachiavi».
«Quello sul mio zaino?» gli domando, facendolo scendere dalla spalla e portandoglielo in bella vista. Era una vecchia moneta che mio padre mi aveva regalato da un viaggio a Las Vegas. Un souvenir tarocco che rifilavano come porta fortuna.
I miei occhi si posano ancora una volta sull'armatura. Era bellissima. Dall'elmo color argento alla gorgiera riccamente decorata da spirali blu, dai mitteni per proteggere le mani agli schinieri su cui era dipinta la testa di un drago.
«Allora?» il vecchio m'incalza.
«Affare fatto» esce dalla mia bocca.
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