Ti aspettavi un lieto fine?

«A cosa stai pensando?» domando a Juliet, mentre picchietta una matita su un blocco di fogli che tiene in grembo.

Lo teneva nascosto sotto il sedile e il che la rendeva una persona ancora più stravagante.

Siamo di nuovo nella sua macchina. Il mostro ci fissa dove solitamente si ferma l'autobus che prendo per tornare a casa da un lavoretto in un bar che mi sono trovato da qualche mese.

Credo che ci stia solo dando del vantaggio...

Riesco a sentire il suo divertimento vibrare nella nebbia.

«Ssshh, non mi deconcentrare» mi rimprovera, mentre finalmente comincia a scrivere.

Io stringo le mani attorno al volante, come se dovessimo scappare da un momento all'altro.

«Ci serve qualcuno di forte... un mago!» esordisce.

«Sì, proprio come quello che mi ha spinto dentro questo guaio... avanti Juls...».

«Qualcuno come Kell».

«Kell chi?».

«Kell, dai... il protagonista della saga della Schwab. Ti ho rotto per mesi con quei libri e già non te ne ricordi più?».

Alzo gli occhi al cielo esasperato, picchiettando con le dita.  «Se solo potessi schiacciarlo con la macchina...».

«Chi? Il mostro? Ci hai già provato ad investirlo e lo abbiamo letteralmente trapassato. Secondo te che sta aspettando?».

«Sta aspettando che ce la facciamo sotto, così siamo già conditi».

Lei mi tira una gomitata e poi ricomincia a scrivere.

Il battito del mio cuore sembra quasi esplodere per l'ansia. Non mi piaceva quell'attesa. Non mi piaceva proprio per nulla.

«Ho finito!» esclama trionfante e poi mi legge il suo elaborato, con voce timida, quasi si vergognasse e da lì capisco, coltivava questa sua passione senza far leggere mai nulla a nessuno. Forse per paura di essere giudicata o di rimanerci male.

«Thanlos era sempre stata una città nebbiosa. Un grigiore arcano l'avvolgeva, risalendo dalle acque del fiume su cui era situata e depositandosi sui tetti e sulle strade. La coltre faceva somigliare la città ad una vaporosa nuvola, anche da lontano, come se la nebbia avesse deciso di rubare un fazzoletto di terra al mondo. I suoi abitanti ormai ci avevano fatto l'abitudine, ma soltanto gli audaci osavano sfidare la nebbia e nessun cuore impavido riusciva a scovare la città o il suo fiume. Per questo motivo se volevi nascondere qualcosa o qualcuno, Thanlos diventava il luogo ideale. Nessuno poteva uscire. Nessuno poteva entrare».

«Meraviglioso Juliet» sussurro estasiato.

«Lo so. Lo so. Non ci sono cavalieri. Solo una città nella nebbia... ma l'ispirazione non si può comandare».

Fa in tempo a finire la frase che quello che mi sembra un corvo sfreccia veloce in linea col finestrino e ci lascia cadere sopra il motore una mela. Rossa e succosa e piuttosto familiare.

«Ma che?» se ne esce Juliet sorpresa.

Il lupo d'ombra lancia un ululato così forte da farci premere le mani sui timpani.

Forse sta esaurendo la pazienza.

Fissando il frutto ricordo le parole di Makaonia.

Il mago non mi aveva aiutato. Mi aveva incastrato in quella faccenda lavandosene beatamente le mani. Forse era lui il vero cattivo della storia. Aveva detto che poteva viaggiare tra i mondi. Forse... Voleva distruggere ogni mondo servendosi del mostro. Ma perché?

Il mostro tace e ci fissa. La mela è dal mio lato, proprio di fronte a me. Devo solo aprire il finestrino e allungare il braccio per prenderla.

C'è qualcosa di famelico nel suo muso scuro. Mi mostra i canini.

Sento Juliet sussultare al mio fianco.

Sta per scattare verso di noi, lo sento.

I miei occhi cadono di nuovo sulla mela, qualcosa mi diceva che dovevo afferrarla. Poso lentamente una mano sudata sulla levetta per abbassare il finestrino, mentre con l'altra giro la chiave per scaldare il motore.

Mi sollevo lentamente, mentre il vetro scende facendo inesorabilmente rumore.

Il mostro si passa la lingua rossa sui denti. Un guizzo di colore nel buio, come una lama pronta ad accoltellarti.   

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