La sfida del castello
Non serve che immagini l'espressione di Juliet, mentre mi ammiro allo specchio di camera mia. Dirà sicuramente che sembro uno scemo uscito da qualche videogioco.
Calo la visiera sui miei occhi, mentre comincio a sentire caldo.
Sto per togliermi l'elmo ma la stanza comincia pericolosamente a vorticare su sé stessa. Forse mia madre aveva messo qualche strana sostanza nei biscotti. Aveva protestato affinché li mangiassi a tutti i costi per paura che alla festa non ci fossero stuzzichini.
Tutto diventa bianco e nella luce noto avanzare una figura.
Indossa una strana tunica bianca e si sorregge a un bastone altrettanto bianco.
«Gandalf sei tu?» la voce mi trema leggermente, mentre convengo che sto sognando.
«Sono Folgar, il mistico mago».
Appena i miei occhi si abituano a tutta quella luminosità riconosco il pazzo del negozio.
«Che ci fai nel mio sogno?» gli chiedo stranito.
«Non è un sogno. Hai indossato l'armatura del cavaliere dei draghi!».
«Non so di cosa tu stia parlando...».
«Necessito del tuo aiuto o sarà la fine» farnetica.
«Oh no, non devo fare proprio nulla» protesto vigorosamente.
«Se non mi aiuterai il mostro del castello distruggerà il mio villaggio e tu rimarrai incatenato a questo luogo per sempre» continua e questa volta il suo sguardo è colmo di sconsolazione.
«E visto che sei un mago non puoi farlo tu?».
Lui scuote la testa senza rispondermi e si fissa l'orlo delle maniche con espressione triste. «Questa è l'ultima notte. All'alba il mostro si sveglierà e se non riuscirò a imprigionarlo di nuovo compirà la sua strage. Ho bisogno del potere di tre monili che mi sono stati rubati. Una strega mi ha maledetto e non posso avvicinarmi alla loro magia, ma tu puoi. Sei l'unico a cui l'armatura calza a pennello. Sei il prescelto».
Alzo lo sguardo al cielo. Un manto nero trapuntato da numerose stelle, illuminate dalla luce di una luna gigante. Attorno a noi è comparsa una distesa d'erba ricamata da gocce di rugiada e su un fiordo in lontananza noto delle piccole luci brillare. Sembrava tutto così reale. Potevo addirittura sentire la frescura del vento passare tra i buchi della visiera.
Rifletto. Forse se lo aiuto il mio sogno si concluderà e Juliet non mi ucciderà per essermi appisolato.
«Cosa devo fare?» sto al gioco.
«Segui questa mappa» mi consegna una pergamena. «Hai tempo fino all'alba per recuperarmi un anello, una collana e un bracciale. L'armatura ti aiuterà».
Si gratta la barba da cui fuoriescono dei piccoli insetti. «Il bracciale lo ha un orco. Il suo nome è Zolfo e detesta ogni tipo di compagnia. Sta attento, sa essere molto intelligente e perspicace. L'anello è passato attraverso molte mani di sovrani e tagliagole, ma ora so che lo ha ritrovato un'elfa. La collana me l'ha sottratta chi mi ha fatto il maleficio. La strega Yaga Makaonia. Lei è molto temibile e non aspetta altro che il mostro si risvegli. Dopo averli recuperati torna al castello» mi indica le luci sulla scogliera. «Ti aspetterò lì».
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