La scelta sbagliata

Quando torno al castello sulla scogliera, il cielo si sta già tingendo d'alba. Alle finestre non è accesa più nessuna luce.

Corro usando le mie ultime forze. «Gandalf ho i gioielli, dove sei?».

Mi appoggio al muretto che cinta i fianchi del ponte per recuperare fiato e poi noto il mago, che con la sua veste svolazzante, viene verso di me.

«Sei stato bravo» mi dice, ma ha l'aria ansiosa.

«Sono sfinito».

«Dammi i monili, non c'è più molto tempo».

Non ha modo di finire la frase che le mura tremano e da dentro il castello proviene un lugubre tintinnio di catene.

Non so per quale motivo, ma nella stanchezza ho la forza di ragionare. «Non avevi detto che non potevi avvicinarti alla loro magia?».       

Il mago spalanca gli occhi e mi sembra di scorgerci un flebile bagliore sinistro.

«Dammi i monili» mi ordina e si fionda a strattonarmi.

«No!». 

Mi libero dalla sua presa, ma mi blocca la strada verso la valle, per cui l'unica via d'uscita è quella verso il castello. Così riprendo a correre verso il portone.

«Hai fatto la scelta sbagliata». Sento la voce del mago colma d'ira. Rimbomba come un'eco di montagna.

Un rumore di cigolii mi costringe a voltarmi. Il ponte si sta sbriciolando come fosse fatto con i biscotti preparati da mia madre.

Le pietre fluttuano nel vuoto e cadono nel mare gorgogliante e ben presto i miei piedi non trovano più un appoggio solido.

Mi sento scivolare verso il basso. Nel vuoto.

Questa è la fine.

Dalle mie labbra esce un grido. Le onde mi avvolgono in un abbraccio gelido e sento la punta di uno scoglio trapassarmi lo stomaco, provocandomi un dolore allucinante e un sapore amaro in bocca.

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