Dolcetto o scherzetto?

«Dolcetto o scherzetto?» mi chiedono in coro tre bambini sulla soglia della porta. Sono vestiti da fantasma, con un lenzuolo sopra la testa e due buchi per gli occhi.

Mi tasto il ventre: sono vivo, respiro, sono a casa.

I bambini ridacchiano, divertiti dalla mia reazione. 

«Spostati o mi riempiranno l'ingresso con la carta igienica». La chioma bionda di Cindy mi sgattaiola accanto per riempire le buste dei bambini con delle caramelle colorate.

Lei ha un vestito dalla gonna cortissima, bianco, da infermiera con qualche macchia di sangue finto sparsa qui e lì.

Mi tasto la fronte, appoggiandomi allo stipite. Come sono arrivato alla festa? Che fine ha fatto l'armatura?

«Dov'è Juliet?» le domando confuso.

Cindy sbuffa con le mani sui fianchi. Un ciuffo le è caduto davanti la fronte. «Che ne so! Forse è a pomiciare da qualche parte con Caleb» mi risponde ancor più scocciata.

Una musica dal ritmo basso e vibrato si alza di volume, mentre fisso i bambini che si allontanano nel vialetto, decorato dalle immancabili lanterne a forma di zucca. 

Un'ombra svolazza sotto la lama di luce prodotta dal lampione.

«Lo hai visto?» le chiedo, indicandole il punto dove è sparita. I bambini attraversano la luce ignari, come se non ci fosse proprio nulla al loro fianco.

«Vuoi cercare di spaventarmi?» mi rimprovera. Mi alzo dal mio appoggio, ma ad una seconda occhiata mi accorgo che non mi sbaglio.

Un cavallo nero si apposta davanti l'entrata del vialetto e in sella c'è l'armatura.

«Tra rischi indicibili e controversie innumerevoli, io ho superato la strada per il castello oltre la città di Goblin» rantola una voce che sembra provenire dall'oltretomba.

Delle luci rossastre si illuminano sotto la visiera.

«Non è divertente» strilla Cindy.

«Sono venuto per le vostre anime» continua, spronando il suo destriero verso la casa.

Il fumo muta forma e diventa un grosso lupo nero. Dalla sua bocca cola della bava che bagna il ciottolato come fosse pioggia.  

Cindy si pietrifica ma io ho la prontezza di chiudergli la porta in faccia. Anche se sento che non basterà a farci da scudo. Infatti poco dopo odo un rumore che non mi piace per nulla.

Sono i suoi artigli che raschiano il legno.


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