Proemio
Benvenuti signori,
benvenute signore!
L'arme, gli amori,
la gioia e il dolore
io canto! M'han detto
di dir altro, di cambiar dialetto,
di far altro, ma me ne infischio
di loro e del greve rischio.
Le muse m'aiutino. Ma
le languide preghiere loro
le lanciano solo a chi ha l'alloro.
Ed eccomi, io son senza. Ma
sai cosa? Non ne ho bisogno.
Son scrittore, saltare alla poesia
non dev'essere una follia!
Son sicuro, sarà soave, un sogno.
Son qui e qui rimango,
le dee se ne facciano una ragione.
Un giorno sì e l'altro pure, piango
e strillo e strepito tra le rime della mia canzone.
Ascoltatemi, adesso, miei cari.
Come me ci son pochi cantari.
Se sentir volete, sedete.
Se permettete, non ve ne pentirete.
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