Canto VI
Il pubblico è più grande?
Il pubblico è cresciuto?
Sogni o scorribande,
cosa si fa non cambia! Cocciuto!
Il mondo è testardo!
Sono un angelo in terra
ma mi si tratta come un bastardo,
un infame, un criminale di guerra!
Ah, magari mi sbaglio?
Ah, fa tanto orrore il bagaglio
pesante dei miei peccati, tanto ribrezzo?
Ah, a certe cose credevo d'essere avvezzo!
Ai dubbi, ai dolori delle domande
sulla vita e sull'esistenza!
Una triste realtà, un terrore grande,
o superficialità e tanta demenza?
Basta! La smetto, zittisco
la zattera dei miei litanici lamenti,
con cui galleggio sull'oceano dei tormenti.
Fermatemi! Quand'inizio non la finisco!
- Kenneth! - Ripeté il solingo cavaliere.
Intimoriti, i cortigiani capirono
con chi avevano a che vedere
e d'averlo accolto si pentirono.
- Calma! - Li placò, lungimirante,
il Mangiamele. - Stolti! Idioti
di dannata voluttà e vacillante
vanità! È stremato! Doti
tremende e terrificanti ne avrà,
ma in tale stato temo non potrà
muovere manco un dito!
Non lo notate? Tutto stanco e intirizzito,
avrà appena le forze per tenersi
in piedi! Abbiamo ad attenderci
due possibilità," propose "tenerci
le ricche risorse e lasciarlo a dolersi,
a perire di brutto morbo, o fargli
la caritatevole grazia di dargli
un'opportunità, preservare
la sua anima angosciata, salvare
i saltuari riverberi di uno spirito ribelle,
averlo al fianco, fedele e forte, un vassallo
audace e altezzoso! Ve l'immaginate nelle
nostre battaglie? Oh, sarebbe uno sballo,
un'autentica gioia! I nostri nemici?
Morirebbero l'uno e l'altro pure, pregando
per una fine rapida! Diverrebbero tamerici
i guai di questo castello! Pagando
con un umile pasto e un bagno bollente
compreremmo una costosa spada,
un'arma mortale e letale, rovente
dell'ira di un mulo ebbro di biada,
sazio del servizio al suo signore
pronto a trafiggere anche il pontefice,
perfino una povera orda di suore,
a tramutarsi in un carnefice
perché ne ha ricevuto l'ordine!
Ascoltatemi, miei solidali sodali,
invoco la vostra ragione! Cardine
delle mie armate e nemico dei mali
miei, cavalier Bradamante del Cero,
te sei d'accordo, nevvero?"
Un uomo massiccio prese parola
dal fondo della sala, e una sola
cosa disse ( "Sì" ) con tono indeciso
e tentennante. Aveva addosso un elmo antico
e poco si sentiva della sua voce. Il viso
e lo sguardo erano un mistero pudico
e pareva nascondesse alcuna cosa,
con i modi di chi si contiene e nulla osa.
"Messer Salta del Lippo, te de che idea sei?"
Aggiunse il marchese, mostrandosi nei
panni di chi ha la decision in mano.
"Marchese mio amatissimo e santo,
la sua somma pietà è bella tanto!
Ma ne è sicuro, ne uscirà sano?
Se ha il nome di cui si vanta,
se sarà in forze e ci affronterà
non lo bloccheranno di una santa
né le suppliche né le orazioni. Sarà
sicuramente perverso pensarlo
e di più dirlo, ma mandiamolo
a morir per strada. Di farlo
dei nostri, nemmeno ne parlo!"
Il solingo era caduto a terra, mentre loro
discutevano del destino suo. "L'errore
è lontano dalle tue dissertazioni. Un ablatore
nato lo sei stato sempre, e brillante come l'oro.
Ma non darò retta all'onesta tua ragione!
Dobbiamo dare una svolta alla situazione
politica. Gli metterò in mano missioni mitiche
e non profane, non gli darò da assalire abbazie
e basiliche o da borseggiare nonne rachitiche.
Molto m'irrita buttare un'arma di tal calibro! Mie
le maledette colpe e le responsabilità,
ma miei i vantaggi che tanto comporterà!
Avremo un pugnale a doppio taglio,
periglioso e pericoloso. È uno sbaglio
che potrebbe portarci rovina,
ma se non si rischia non si può sperare
mai d'avere nulla di valore. - In rare
situazioni la fortuna tanto s'inclina
in favore del fato d'un misero mortale.
Il solingo ebbe salva la vita, e meno male!
Ma se sentir altro su di lui
doman dovrete mostrarvi, sui
primi minuti del pomeriggio. Avrò
impegni da sbrigare tutta la mattina,
ma per voi uno spiraglio lo cercherò.
La storia si fa sbarazzina.
Come si evolveranno le cose? Vi piacerà?
Beh, non lo so! Il tempo ce lo dirà!
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