Canto V

Scuserete tanto il ritardo
all'umile e lento bardo.
Mi son svegliato sonnecchiando
e ho preferito restare a ristorarmi
piuttosto che presto precipitarmi
qua. E qui sto sbadigliando
spettinato e vestito
come un vecchio infreddolito.

Il solingo sedeva in solenne attesa
di potersi presentare al potente
marchese. Una corda tesa
era il suo spirito, dolorante e dolente.
- Il marchese ha molta bontà,
ti riceve e ti ascolterà;
ti ho dato un'occasione,
ti sconsiglio di fare il burlone! -

La mastodontica e maestosa porta
si schiuse e s'affrettò il solingo a
sorridere, entrando, costringendosi a
contenersi. Torreggiava una torta
di mele nel mezzo della stanza
e la mangiava un uomo molto
magro, mingherlino e privo di panza.
- Dimmi tutto, ti sento e t'ascolto. -

Sentenziò senza scomodarsi
ad alzar l'occhio sul solingo.
Non c'ero, non so, ma può darsi
e può tanto, non fingo,
che il marchese fosse
il leggendario Michele, noto come
il mangiamele! La tosse percosse
il busto e il minuto addome

del solingo, ma non attirò l'attenzione
del maiestatico marchese.
- Signor solenne e cortese,
vagavo e m'ha avuto l'acquazzone,
viaggiavo e vagabondavo e volevo
veder un'altra volta il volto del mondo,
mostruoso e immenso e tondo.
L'età mi ha infiacchito! Potevo

portare un ridicolo niente addosso
e restare a prender la neve per notti
e notti e interi mesi e rotti!
Invece, da adulto più non posso
e invoco e imploro aiuto
e ausilio! Per lei lotterei! - Pregò il rosso.
- La invito, se del goloso affare ha il fiuto,

l'orgoglio ad accantonar ed accettare! -
A tali e tanti detti, il marchese
sobbalzò dalla sedia e chiese:
- Hai le palle, ad azzardarti a minacciare
un uomo come me! Non noti i soldati?
Le guardie e i gagliardi cavalieri?
Le meningi mi piangono! I neonati
e i numerosi marmocchi nati ieri

son meno stolti! Dimmi tu
il tuo nome e cosa faresti per me,
il tuo buon signore! Avanti, su!
Potresti portare il mio vessillo, se
volessi salvarti? - Concluse.
Non era malvagio o malevolo,
ma uomo di bontà, benevolo.
Non sto scagliando accuse,

mi s'intenda; il marchese era
solo sentitamente preoccupato,
portato a patir paura vera!
L'avevan appena minacciato!
"Kenneth!" Ragliò il solingo, zittendo tutta corte,
intimorita e terrorizzata a morte.
Perché, miei cari, mi domanderete?
S'era sentito dell'esuberante sete

di sangue e d'avventura d'un ambizioso
eroe, anni e anni avanti, per lo meno
dieci prima degli atti qui narrati. Un tortuoso
e altalenante cammino ameno
l'aveva condotto a battersi e combattere
i signori di sette sontuosi manieri
e le loro lunghe spade e i loro arcieri!
E indovinate? Chi fu ad abbattere

l'avvilente arroganza di quei cialtroni?
Il fulvo e fiero e fresco fante,
famigerato ed effervescente e pimpante!
Kenneth Caparossa! I pigri poltroni
e i rapsodi e i bardi e gli aedi dissero
di saper per sicuro il suo nome
e tanto era! Se sentissero
cos'accadde dopo! Il contorto come

continuò il caso del cavaliere
ve lo dico domani! Altre sere,
altre e quante notti e mattine
intere passeranno perché
si scoprano le sopraffine
mire del matto canterino? Affinché
possiate saper di più, venite
domani e il mio assolo sentite!

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