L'insolito bambino


Come ogni mattina, il Cacciatore si era svegliato verso le cinque e in quindici minuti, era stato pronto ad uscire.

Di norma, a quell'ora, non incontrava anima viva sulla sua strada. In quel periodo dell'anno poi la bruma rendeva tutto più affascinante e misterioso e lui si sentiva come cullato nel silenzio del risveglio del mondo; come al solito, prese la strada centrale per addentrarsi nel bosco.

Come ogni mattina, fissava i suoi passi per uscire dal villaggio, per poi guardare dritto il bosco davanti a sé, ma quella mattina il suo sguardo fu attratto alla sua sinistra, nel campo del vecchio contadino con un solo braccio.

Un puntino in movimento si stava avvicendando nella sua direzione. Incuriosito, decise di fermarsi per dargli il tempo di avvicinarsi.

Un bambino, sui dieci anni o poco più, stava giungendo trotterellando; aveva capelli color del grano e un sorriso carico di buoni propositi.

"Buongiorno!" esclamò il bambino con un ampio gesto della mano.

"Buongiorno" rispose il Cacciatore senza troppo slancio "Che ci fai in piedi a quest'ora?"

"Colazione" rispose il bimbo allargando un sorriso sincero.

Era particolarmente minuto e basso di statura, per guardare il Cacciatore dovette inclinare quasi tutta la piccola testa all'indietro e puntare verso l'alto.

"Alle cinque del mattino? Non ti sembra un po' presto per svegliarsi?" gli domandò il Cacciatore.

"Non posso farne a meno" rispose il bambino allargando le braccia "Anche voi vi svegliate presto. Siete la seconda persona a svegliarsi nel villaggio, subito prima di me."

"E chi sarebbe la prima?" domandò il Cacciatore incuriosito.

"Il fornaio. La mia casa è vicino alla sua bottega e ogni mattina mi sveglia a quest'ora con il profumo delle sue creazioni."

"Sei stato dal fornaio a fare colazione, dunque?"

"No, ho preso una mela da quell'albero" rispose il bambino indicando un punto lontano alla sua sinistra.

"L'albero del vecchio contadino non fa frutta da molti anni ormai" lo redarguì il Cacciatore "Non ci sono mele laggiù."

"Si, che ci sono!" esclamò il bambino rammaricato.

Il Cacciatore, spinto dall'espressione risentita del bambino, voltò lo sguardo in direzione dell'unico albero di mele che cresceva al margine estremo delle terre del vecchio contadino. Strinse gli occhi per mettere a fuoco e poi disse:

"Hai ragione, ci sono ben tre mele."

"Caspita! Che vista! Siamo lontanissimi!" esclamò il bimbo sorpreso "Visto che avevo detto il vero? Ci sono le mele, erano ben quattro... prima che ne mangiassi una."

Il Cacciatore lo guardò con aria di rimprovero.

"Lo sai che non si rubano le cose degli altri?"

"Lo so ma è presto, non volevo svegliare il vecchio contadino per chiedere il permesso. Non penso sentirà la mancanza di una mela... "

"Tu dici?" lo provocò il Cacciatore con aria bonaria.

"Io sarei felice nel sapere che una mia mela ha sfamato qualcuno" ribatté il bambino allargando un sorriso più che sincero.

"Quindi tutte le mattine ti svegli a quest'ora?"

"Già, non posso proprio farne a meno."

"E cosa fai tutte le mattine, oltre a rubare le mele?"

"Osservo voi."

"Come?!"

"Sento il profumo del pane che mi fa aprire gli occhi e quando mi metto seduto e guardo fuori dalla finestra, vedo sempre la vostra sagoma che si allontana dal villaggio per entrare nel bosco. Vi riconosco dal modo di camminare. Fate sempre la stessa strada. Prima di andare nel bosco, venite in centro a bere un sorso di acqua fresca dalla fontana, vi fermate un poco a guardare l'acqua che cade nella vasca, come se aveste perso qualcosa in un punto ben preciso. Poi respirate tutta l'aria che potete, stringete la mano sulla tracolla del fucile e vi mettete in cammino."

"È vero... " si sorprese il Cacciatore.

"A me non fa impazzire l'acqua così fredda, per berla strizzo gli occhi per sentire meno freddo" commentò il bambino facendo spallucce "Vi seguo fino a quando riesco e dopo che siete sparito tra gli alberi, torno a dormire. Ma stamattina avevo fame, così sono andato all'albero per prendere una mela."

"Che farai ora? Tornerai a dormire?"

"Oggi vorrei entrare nel bosco" rispose il bambino risoluto.

"Perché? Non dovresti andare nel bosco, specialmente da solo."

"Voi ci andate però."

"Ma sono più grande di te e sono anche armato."

"So chi siete... " disse il bimbo trattenendo un sorriso furbo "Vi chiamano lo strabico... anche se i vostri occhi sono perfettamente diritti... Dicono che non avete una buona mira per cui... siete solo più grande."

Il Cacciatore sorvolò su quell'affermazione.

"Se ti succedesse qualcosa, non pensi che a tuo padre e a tua madre dispiacerebbe?"

Rosso abbassò lo sguardo ma lo rialzò subito dopo per ribattere:

"E voi? Non avete qualcuno a cui dispiacerebbe altrettanto?"

"No, non c'è nessuno che sentirebbe la mia mancanza."

"Nemmeno a voi dispiacerebbe morire?"

"Che cosa sciocca! Se morissi non me ne accorgerei nemmeno!"

"Ma i vostri sogni? Non vi dispiacerebbe non essere riuscito a fare tutto quello che volevate fare?"

"Ho smesso da tempo di sognare."

"Non si deve mai smettere di sognare! E se succede che quello che hai sempre sperato si realizza quando non te lo aspetti?"

"Meglio, sarebbe una bella sorpresa."

"Eh, no! Se stai morendo ti dispiacerebbe proprio e non sarebbe per nulla una sorpresa!"

"Forse hai ragione... "

"Comunque siete un po' bugiardo... "

"Perché dici così?"

"Dicono che avete una pessima mira, ma avete visto da qui tutte e tre le mele sull'albero. Con una vista così è difficile credere che facciate fatica a prendere la mira... "

"Ci sono altri fattori che determinano una buona mira, oltre alla vista: una mano ferma, il controllo del respiro, la direzione del vento."

"Sarà come dite" concluse il bambino prendendo un filo d'erba e giocandoci distrattamente "Comunque a me dispiacerebbe se voi moriste."

"Ma ci siamo appena conosciuti."

"Ci siamo appena conosciuti di persona, ma io è da mesi che immagino storie su di voi" continuò il bambino trotterellandogli accanto "Ogni mattina, so che vi alzate e andate nel bosco e immagino tutte le avventure che potete vivere tra la natura, gli animali selvatici, i ruscelli e tutte le meraviglie che ci possono essere là dentro!"

"Perché ti brillano così tanto gli occhi? Sono solo un cacciatore e non faccio mica una cosa tanto bella, sai?"

"È vero... però se voi non cacciaste nel bosco, noi cosa mangeremmo al villaggio?"

Il Cacciatore rimase senza seguito alle parole; non ci aveva mai pensato a quella chiave di lettura del suo ruolo nel villaggio, non aveva mai pensato a sé come a qualcuno di utile per qualcun altro.

"Dovremmo tutti ringraziarvi per il vostro lavoro, come dovremmo ringraziare il contadino, il costruttore, il fabbro, il fornaio... tutti quelli che qui fanno qualcosa" specificò il bambino entusiasta "Non vedo l'ora di essere utile anche io, ma non ho ancora deciso cosa farò da grande"

"Hai tempo per decidere e mi raccomando scegli bene."

"Che età avevate quando avete scelto di essere cacciatore?"

"A dire il vero, non ho scelto. Tutti gli uomini della mia famiglia lo erano, perciò anche io lo sono diventato."

"Perché lo dite senza sorriso?"

Il Cacciatore, preso alla sprovvista, strabuzzò gli occhi.

"Forse... per abitudine?"

"Vorrei fare un lavoro che non mi faccia mai smettere di essere felice."

"Non è il lavoro a rendere felici le persone ma tutto il resto."

"Qual è il resto che vi rende felice?" chiese avido il bambino allargando i grandi occhi color dell'acqua.

Il Cacciatore si impegnò a riflettere sulle sue ultime parole, ma nulla arrivò alla sua mente per elaborare una risposta degna di venire pronunciata.

"Devo andare, si sta facendo tardi" disse poi sistemandosi il fucile sulla spalla sinistra "Lieto di aver fatto la tua conoscenza... "

"Rosso" disse il bambino allargando l'ennesimo inesauribile sorriso "Mi chiamo Rosso."

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