Cambiare
La pioggia era cessata e i raggi del sole al tramonto trovarono comunque la forza di uscire per dare una leggera scaldata al mondo sotto di loro.
I tre tornarono al villaggio, l'uno accanto all'altra: il Cacciatore al centro, Rosso stretto alla sua mano destra mentre la mamma, di tanto in tanto, gli sfiorava la sinistra.
Parlarono per tutto il viaggio di ritorno, di tutto quello di cui non avevano ancora parlato e di cui avrebbero parlato nei prossimi giorni avvenire.
Dopo il temporale tutto appare più tranquillo, in pace come se per un poco, il ritmo del quotidiano arrestasse la sua corsa per dare il tempo a tutti di riprendere il filo delle proprie esistenze.
Passando davanti al campo del vecchio contadino, lo videro intento a sistemare i filari di pomodori.
Il Cacciatore invitò Rosso e la sua mamma a proseguire, promettendogli che li avrebbe raggiunti presto ma adesso, disse, c'era una cosa importante che si sentiva di dover fare.
Si avvicinò al recinto che contornava il campo e richiamò il vecchio contadino con un saluto caloroso e cortese.
L'uomo, sollevandosi dalla sua posizione, trascinando un poco il passo, lo raggiunse.
"Cacciatore!" esclamò "Cosa vi porta a quest'ora da queste parti?"
"Devo fare qualcosa" gli disse.
"O cielo! Di nuovo?!" chiese l'uomo preoccupato.
"Devo fare qualcosa per me" lo tranquillizzò "Senza armi questa volta."
Il vecchio contadino lo scrutò con attenzione.
"Hai iniziato a cambiare le cose... "
Il Cacciatore gli sorrise in risposta.
"Sei pronto anche a cambiare te stesso?"
Il Cacciatore continuò a sorridergli.
"Bene!" esclamò l'uomo con entusiasmo "Cosa ti frulla per la testa, sentiamo?"
"Non voglio più essere un cacciatore, anche se non so fare altro che quello ma sono disposto a imparare."
Il vecchio contadino lo scrutò più attentamente di quanto non avesse fatto prima.
"Sei fortunato! Per imparare basta saper ascoltare e tu giovanotto in questo hai gran talento!"
Più tardi, il Cacciatore tornò alla sua casetta. Salutò il vecchio bracco dal pelo color argento rimproverandolo di aver taciuto per tutto quel tempo. Mise il fucile a riposo e si incamminò verso il centro del villaggio.
I compaesani che incrociava lo salutavano con entusiasmo, sembravano tutti sollevati; forse il Lupo, prima di morire, aveva fatto un altro dono (e non di poco conto) a tutta la comunità.
Trovò Rosso venirgli incontro raggiante.
"Vi piace il mio mantello?" gli domandò mostrandogli con orgoglio il cappuccio rosso fatto dalla mamma.
"È bellissimo" gli rispose il Cacciatore ammirato.
Anche gli altri si fermarono a osservare Rosso e il suo mantello, lo guardarono roteare su sé stesso, danzando a ritmo della musica che aveva in testa ma non dissero nulla o per lo meno non pronunciarono alcun commento né davanti né alle spalle.
La mamma di Rosso, con lo sguardo pieno di luce, li osservava stando sull'uscio di casa.
"Se vi va... potreste cenare con noi stasera" gli propose Rosso azzardando.
Il Cacciatore alzò lo sguardo verso la donna dai capelli color del grano che gli stava sorridendo.
"Cosa c'è di buono per cena?" chiese accentuando volutamente la curiosità.
"Stufato, senza cervo" rispose il bambino poi tirandolo a sé aggiunse sussurrandogli all'orecchio "La mamma ci ha messo le lenticchie al posto del cervo così ci sono lo stesso le proteine ma voi potete mangiarlo."
L'uomo sorrise, schioccandogli poi un sonoro bacio sulla nuca.
Lo prese per mano e senza indugio, sotto lo sguardo di tutti i presenti, entrò nella casa di Rosso e della sua mamma.
Chi aveva visto la scena, alla fine, non gli diede poi troppo peso.
In fondo, cosa c'era di strano o di diverso in una famiglia che si ritrovava per cena? Tutto o niente o forse dipende dai pettegolezzi e dai punti di vista anche se, spesso, chi fa la differenza, siamo solo noi: sia che scegliamo di restare chi siamo o sia che decidiamo di essere qualcun altro, l'importante è che non ci dimentichiamo di scegliere sempre di essere felici.
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