A Giovanni
Spazio autrice
Una premessa. Questa che segue doveva essere, per traccia, una lettera d'amore.
Forse ho sbagliato, ma ho scelto di cogliere l'occasione senza inventare.
Certo, così è una dichiarazione pubblica. Ma tanto lo faccio quotidianamente, di andare in giro mano nella mano col mio amore.
In paese non mancano gli ammiccamenti e gli scherzi, alle nostre spalle. Ci chiamano, ridacchiando, i piccioncini. Ma nessuno dei due ne è infastidito più di tanto. Siamo sempre stati appiccicosi, e un po' strambi. Ma parecchio felici.
Nella lettera, sempre per traccia assegnata, non doveva comparire alcuna M. Dunque per il mio migliore amico, e grande amore della mia vita, ho dovuto selezionare parole nuove. Ma il sentimento è comunque sempre lo spesso. Ti dedico questo, buon compagno che cammini accanto a me da molto prima che i capelli ci si striassero di bianco.
A Giovanni
C'era una volta...
e c'è ancora.
Il nostro anniversario; a contarli, son trentaquattro. Ancora uno e chiederò al Don di organizzare una cosa speciale, in chiesa. Per rinnovare il patto e ringraziare Dio.
Certo che la realtà batte la fantasia cento a uno!
Ricordi la paura per questa cosa che ci andava crescendo dentro, diventando ogni giorno più forte, più profonda, più incontrollabile? Una necessità che toglieva l'aria, così che tutto diventava più opaco, triste e noioso se non si poteva viverlo in due?
Pareva così strano e anche così poco ragionevole, tutto istinto, cuore, passione... non pareva che questo fuoco potesse durare a lungo. E tanto la prudenza ci suggeriva di non illudersi, tanto ci spaventava l'idea di perderci, di veder spegnersi quella luce che rendeva la realtà vivida, brillante di colori, festosa di suoni, incantevole di futuro.
Ricordi?
Era un capodanno di quasi quarant'anni fa, e persi in quella paura, che la vita di lì a poco ci separasse, ci venne l'idea di fissare una data futura. Una che non potesse sfuggirci. E un luogo. Un luogo piuttosto isolato che ci offrisse l'opportunità di rivederci in solitudine. Il frangiflutti di un porticciolo turistico.
"Qualsiasi cosa sarà diventata la nostra vita, in quella notte, noi due, qui!"
Ricordi? Il sollievo che ci diede; la speranza che se qualcosa ci avesse separato, in barba al destino ci sarebbe stata una seconda occasione.
Un altro incontro, anche solo per sapere l'uno dell'altra cosa fosse accaduto.
Perché era intollerabile pensare di perdersi e basta.
Una data che non potesse confondersi tra le altre, doveva però essere; e c'era: un passaggio storico anche per la società, il trapasso del secolo, l'inizio della nuova era.
Pareva tanto lontana!
Non c'è stato il Capodanno sui frangiflutti. Con le finestre ben chiuse, si è vegliato sulla culletta della nostra creatura, che i botti avrebbero potuto spaventare. E noi, neogenitori, si era lì, pronti a intervenire, a rassicurare, perché il nostro tesoro non doveva conoscere la paura.
Nessun botto la turbò, nonostante il fracasso fuori fosse tanto. Noi si incrociò i bicchieri al chiarore della lucetta notturna, e si brindò ad acqua perché allattavo. Nulla ci aveva separato, e ancora oggi la vita brilla e risuona di canti perché tu ci sei.
Perché dici buongiorno, perché prepari il caffè intanto che faccio scricchiolare le giunture, perché raccogli un geranio rosso dal balcone e lo infili in una tazzina tra noi, facendo colazione.
E quello che provo, non lo dico neppure ad alta voce, tanto il pensiero lo leggi.
Cinzia
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