Capitolo 24

Capitolo 24

Laura stava seduta davanti ad una tazza di infuso fumante. Caterina,  davanti a lei, la guardava con affetto.

"E Stefano? Lo hai sentito?"

"È da ieri sera che mi invia messaggi, ma ora non ho voglia di parlargli".

"Almeno scrivigli due parole. Così, si preoccuperà..."

"Sì, hai ragione. Ora gli scrivo". Prese il suo telefono pensando a un messaggio efficace da inviare.
Scusa, ma non posso parlare. Poi ti chiamo io. Stai tranquillo

"La mia parte adolescente mi spingerebbe a rifugiarmi tra le sue braccia" disse Laura all'amica   "ma quella adulta mi suggerisce di finirla qui. Il sacrificio di Lilly è un segno. Devo mettere fine a questa storia".

"Ma dai, Laura! Non punirti adesso! Poteva accadere anche se tu fossi uscita per raggiungere un paziente o per fare la spesa".

"Ma non è accaduto mentre ero a fare la spesa!" disse, con tono severo "È accaduto mentre me la spassavo con il mio amante".

"Laura, stai sbagliando a punirti così... Ma non sono io che posso svegliarti da questo stato di coscienza. Devi arrivarci tu. In fondo, la professionista sei tu".

Laura la guardò con occhi lucidi e l'abbracciò.

"Scusami..." mormorò.

La sera prima, era rimasta a dormire giù in soggiorno. Con Marco non aveva più parlato. Alessio non si era fatto vivo. Stefano le aveva inviato diversi messaggi. A mezzanotte, lei aveva spento il telefono. Il mattino dopo, quando aveva sentito Marco uscire per recarsi al lavoro, era uscita dalla stanza e si era cambiata per raggiungere Caterina. Quando aveva acceso il telefono, un ripetuto bip le aveva segnalato un nuovo messaggio di Stefano,
Mi chiami appena puoi?


"Non ho voglia di tornare a casa, sai? Non ho voglia di vederli" disse Laura all'amica.

"Resta qui allora" le propose l'altra. Laura non rispose, rimase pensierosa qualche secondo.

"Vado a fare due passi, tu fai pure le tue cose" disse poi.

"Va bene".

Mentre passeggiava udì il suono di numerosi messaggi che arrivavano sul suo telefono. Immaginò fossero ancora di Stefano. Quando guardò, vide invece che si trattava di Alessio. 

Mi dispiace. Scusami mamma  

Poi di Sara.  Mamma dove sei?  
Poi Marco. Sara ha detto che sei uscita presto. Dove sei?

Tutti scrivevano. Nessuno aveva il coraggio di parlarle a voce. Codardi! 

La testa era invasa da pensieri confusi. Non riusciva a capire se provasse di più dolore o rabbia o senso di colpa. Pensò che la morte di Lilly era stata una punizione per il suo comportamento immorale. Se lei fosse rimasta a casa non sarebbe accaduto, si ripeteva. Passeggiò ancora in mezzo agli alberi. Il sole era pallido e l'aria  tiepida. Decise di chiamare Stefano. Improvvisamente avvertì il bisogno di sentire la sua voce. Lui rispose subito.

"Laura... mi stavo preoccupando! Che succede?"

"Niente... qualche discussione in famiglia" minimizzò "volevo raggiungerti" aggiunse, con un tono di voce più delicato che potesse trovare.

"Laura... Ti cercavo proprio per dirti che sono venuto dai miei per qualche giorno. Devo passare in Università e dedicarmi alla tesi". La voce di lui sembrava incerta, leggermente a disagio.

"Ah..." esclamò Laura, senza riuscire a nascondere la sua delusione. "Ma quando sei andato?" 

"Questa mattina. Mi dispiace. È una decisione che ho preso ieri e volevo dirtelo, ma non rispondevi ai messaggi" si giustificò lui. Laura provò irritazione a quella notizia. Improvvisamente si sentì molto sola e così , con tono polemico disse:

"Beh... a cosa sarebbe servito rispondere ai tuoi messaggi? Vedo che hai comunque deciso".

"Perché mi dici così? Non pensavo sarebbe stato un problema per te. Sapevi che dopo il Convegno mi sarei dedicato alla tesi... ne avevamo parlato diverse volte".  Stefano sembrava di voler trovare una  valida giustificazione alla sua decisione. Laura continuava a sentirsi incompresa. Stefano non poteva capire. Se lui adesso fosse stato lì, gli avrebbe spiegato, sarebbero stati vicini e lei si sarebbe sentita meno sola. Invece lui non c'era. Aveva deciso di andarsene, senza condividere questa decisione con lei dando per scontato che la sua vita scorresse nella normalità quotidiana.

"Laura, che succede?" Ma Laura non aveva voglia di raccontargli al telefono quanto era accaduto. Non in quel momento. 

"Niente, volevo stare con te". Stefano rimase in silenzio per un tempo che a Laura sembrò un'eternità.

"Mi dispiace..." disse poi "Avrei dovuto aspettare e parlare con te". A quel punto Laura si sentì infantile di fronte al disarmante rammarico di lui.

"Ma no... è giusto così. Tu hai la tua vita, io la mia". Stefano si preoccupò di quella frase. Era sicuramente successo qualcosa.

"Posso tornare questa sera e domani mattina ci vediamo" le propose.

"No, no. Rimani. I miei problemi devo risolverli da sola. Ciao".

"Laura, aspetta..." ma Laura aveva interrotto la telefonata. 

Il telefono squillò di nuovo, ma lei non rispose. Poco dopo arrivò un messaggio. Perché ti stai comportando così? Ti ho detto che mi dispiace e sono pronto a ritornare. Parliamo. Dimmi che succede. 

Laura però, non aveva voglia di parlare. Avrebbe semplicemente desiderato ritrovarsi con lui. Aveva bisogno di accoglienza, calore, accudimento. Ma lui non c'era e lei non poteva pretenderlo. In momenti come quello, Stefano le sembrava semplicemente il ragazzo che era,  un giovane studente che inseguiva i suoi progetti come era giusto che fosse. Quella constatazione la rattristò ancora di più.

Ripassò a casa di Caterina prima di salutarla.

"Va meglio?" le chiese la sua amica.

"Sì" mentì Laura. Si salutarono e Laura si avviò verso casa. Quando giunse guardò verso il recinto dei cani e vedendo Lola da sola provò una profonda nostalgia per Lilly che non c'era più. In casa trovò Sara e Alessio in soggiorno.

"Mamma... eravamo preoccupati" disse Sara andandole incontro.

"Perché? Sono uscita altre volte mentre voi dormivate e nessuno si è preoccupato" rispose  polemica.

"Ma oggi è diverso. Sei scossa" disse Sara  abbracciandola. Quel gesto provocò commozione in Laura che iniziò a piangere e Sara con lei e Alessio, che era rimasto fino ad allora in un angolo con lo sguardo basso, si unì a loro abbracciando sua madre e tra le lacrime le disse:

"Scusa mamma, mi dispiace tanto". Restarono così per un bel po'. La rabbia che aveva provato per tutta la mattinata sfumò a poco a poco. Ma il dolore e il senso di colpa, no. Quelli restarono. 

"Avverto papà" disse Sara più tardi.

Nel pomeriggio, faticosamente Laura mise mano ai suoi impegni di lavoro. Aprì la posta elettronica e trovò una lunga mail di Rita. La ringraziava e le comunicava la sua decisione di tenere il bambino e sposare Ronnie. Scrisse anche, che da quando aveva iniziato a frequentare Ronnie come una normale coppia, aveva capito quanto fosse grata a questo bambino. Si sarebbero sposati il mese prossimo e poi sarebbero partiti perché Ronnie avrebbe iniziato una tournée. Laura era invitata al matrimonio insieme a suo marito o chi lei desiderasse. A Laura venne da piangere, ma questa volta per la gioia e la soddisfazione. Finalmente una buona notizia! Pensò che le sarebbe piaciuto tanto condividerla con Stefano, ma in uno scenario completamente diverso da quello che si era venuto a creare. Invece, d'impulso scrisse a Loredana e le raccontò tutto il lieto fine della storia.

Le altre mail erano di un paio di pazienti che avrebbe incontrato a studio il giorno successivo e del gruppo di danza popolare che inviava il calendario per gli incontri preparatori per gli spettacoli natalizi. Laura non aveva voglia, al momento, di partecipare. 

Quando rientrò Marco si sentiva meno angosciata. Lui la salutò e la guardò. Lei rispose al suo saluto e accennò un sorriso. Marco la abbracciò forte e lei si lasciò andare a quell'abbraccio. Ne aveva bisogno.

Trascorsero una serata tranquilla, in quella che sembrava una serena situazione familiare. Era quasi mezzanotte quando Laura, prima di andare a dormire, controllò di nuovo la posta. Trovò una mail di Loredana che si dichiarava commossa per come si era conclusa la storia e la ringraziava per aver condiviso con lei l'epilogo. Poi, trovò una mail di Stefano:

Non posso esistere senza di te.

Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:

la mia vita sembra che si arresti lì,

non vedo più avanti.

Mi hai assorbito.

In questo momento ho la sensazione

come di dissolvermi:

sarei estremamente triste

senza la speranza di rivederti presto.

Avrei paura a staccarmi da te.

Mi hai rapito via l'anima con un potere

cui non posso resistere;

eppure potei resistere finché non ti vidi;

e anche dopo averti veduta

mi sforzai spesso di ragionare

contro le ragioni del mio amore.

Ora non ne sono più capace.

Sarebbe una pena troppo grande.

Il mio amore è egoista.

Non posso respirare senza di te.

John Keats

Un'altra poesia. Stefano trovava sempre una citazione adeguata per ogni momento. No Stefano, no. Non ce la faccio. Non riusciva a resistere Laura a tanta bellezza e sensibilità. Prese sonno dopo molto tempo.

Il mattino dopo salutò Marco mentre si recava a lavoro. Non si erano scambiati molte parole. Marco stava in evidente imbarazzo, ma lei riusciva a  percepire la sua vicinanza. Si accomodò in veranda per sorseggiare una tisana calda. Fuori, il cielo era grigio e lei si sentiva come quel cielo. Decise di chiamare Stefano. Il primo paziente sarebbe arrivato alle dieci.

"Laura..." rispose con voce assonnata dopo qualche squillo.

"Quando torni?" gli chiese con voce rotta dall'emozione.

"Laura, amore, che succede?"

"Ho bisogno di stare con te".

"Va bene, ma non ti va di parlarne ?"

"No. Desidero la tua vicinanza" rispose accorata. Seguirono attimi di silenzio in cui Laura pensò che forse stava esagerando. Non poteva avanzare certe pretese da Stefano, così, con tono morbido aggiunse:

"Vieni quando puoi".

"Ieri sarebbe stato più facile, ma domani ho un appuntamento in Università. Volevo prendermi tutta questa settimana e tornare domenica sera, ma posso anticipare a giovedì, così venerdì possiamo vederci" le disse con voce carezzevole. Laura si sentì un' egoista. In quel modo Stefano avrebbe passato tutto il fine settimana da solo alla casa al mare, perché era lei che non poteva raggiungerlo. Non era giusto.

"Mi dispiace che poi tu debba rimanere da solo per tutto il fine settimana. Non importa, fai come avevi programmato, ci vedremo la prossima settimana".

"No, verrò. Non posso sentirti in questo stato. Ti voglio vedere". Laura si sentì commossa da tanta premura.

"Va bene" disse con un filo di voce.

Quella settimana Laura lavorò distrattamente. Contava le ore che mancavano fino all'arrivo di Stefano. La vita familiare sembrava aver ripreso un andamento consueto, ma in realtà si svolgeva tra sfumati alti e bassi. Tutti avevano delle piccole attenzioni nei suoi confronti, mai manifestatesi prima. Marco era gentile e non faceva domande. 

Quando giunse il giovedì sera, Laura si sentì molto irrequieta. Il pensiero che Stefano fosse lì, a pochi chilometri da lei, che fosse venuto appositamente per lei e non poterlo vedere la innervosiva. Così, appena finito di cenare annunciò a tutti:

"Vado da Caterina e mi fermo a dormire da lei" con tono che non ammetteva repliche. Suo marito e i suoi figli la guardarono come se avesse annunciato un'assurdità, ma non dissero nulla. Solo Sara, poco dopo, le chiese:

"Mamma, va tutto bene?"

"Ovvio che non va tutto bene. Ho bisogno di parlare e Caterina è la persona giusta".

"Non puoi parlare con noi?" chiese gentilmente Marco "magari farebbe bene a tutti".

"Sono ancora troppo arrabbiata con voi" tagliò corto Laura. Nessuno aggiunse più nulla. Buttò in un borsone alcune cose e uscì. Appena fu in strada si sentì di colpo più leggera. Chiamò Stefano con una certa trepidanza.

"Laura..." rispose lui con sorpresa.

"Sto venendo da te".

"Stai venendo da me?... alla casa al mare?" chiese con esitazione.

"Sì, certo. Tra pochi minuti sarò lì e mi fermerò da te tutta la notte" gli annunciò lei con entusiasmo.

"Aspetta, aspetta, Laura... io non sono ancora lì" disse Stefano facendo improvvisamente precipitare Laura nello sconforto.

"Come non sei lì? Avevi detto che saresti venuto stasera". Il suo tono oscillava tra la delusione e il risentimento.

"Fermati. Ferma l'auto che ti spiego. Non ho fatto in tempo a mettermi in viaggio stasera, così ho pensato di partire domani mattina presto, con il pullman delle 5.30 in modo da esserci per quando tu mi avresti raggiunto". Laura provò sentimenti diversi. Risentimento verso Stefano e disperazione, essendosi ormai esposta con la sua famiglia. A casa non poteva tornare. Da Caterina non poteva presentarsi così all'improvviso.

"No, Stefano, io non posso tornare indietro. Vengo a prenderti". Stefano restò qualche secondo in silenzio, sorpreso.

"Vieni fin qui?" 

"Certo. Sono solo le otto e trenta. Entro mezzanotte saremo di nuovo qui" disse con decisione.

"Aspetta Laura, allora facciamo così...prendo un treno. I treni viaggiano fino a mezzanotte. Prendo il primo treno e tu vieni a prendermi alla stazione centrale. Così arriverò prima" propose lui.

"Va bene, ma sbrigati". Laura  si apprestò a fare inversione di marcia. Procedette lungo la strada con calma, tanto, sarebbe arrivata lei per prima. Quell'imprevisto smorzò il suo entusiasmo. Aveva immaginato una situazione tutta diversa, lei che sarebbe arrivata e Stefano che l'avrebbe accolta calorosamente. A quest'ora sarebbero stati insieme nel calore dei loro corpi e invece si trovava da sola a percorrere una strada buia verso una stazione ferroviaria che a quell'ora sarebbe stata ormai deserta. La maggior parte delle persone utilizzavano il treno come mezzo per recarsi al lavoro o all'università e ormai, a quel punto della giornata erano tutti rientrati. 

Più volte si chiese cosa stesse facendo. Si comportava come una ragazzina. Cosa voleva dimostrare? Che aveva il potere di fermare il tempo? La sua vita ormai era già in scena, dove, nel secondo atto i suoi figli, a breve, sarebbero andati via e nel terzo atto, lei e Marco, sarebbero invecchiati insieme nel bene e nel male, e Stefano rimaneva soltanto l'intervallo tra un atto e l'altro. Quella prospettiva le provocò angoscia e tristezza. Lei non voleva finire così.

Giunse alla stazione che erano poco più delle nove. Un treno doveva essere arrivato da poco perché c'era un gruppetto di persone fermo ad attendere l'autobus. Se avessi avvertito prima Stefano lui avrebbe potuto prendere quello stesso treno e adesso sarebbe già qui. 

Le sue infantili sorprese. 

Rimase dentro l'auto. Non le piacevano le stazioni di notte. Lo squillo del telefono la fece sobbalzare. Era Stefano.

"Ehi..."

"Sono appena salito sul treno. Ė partito alle nove e dieci" disse lui con voce ansimante.

"Caspita, hai fatto presto!"

"Appena abbiamo chiuso la telefonata sono uscito. Non ho neanche acquistato il biglietto! Spero non passino a controllare".

Povero. Le fece tanta tenerezza constatare la sua premura. Lo aveva scombussolato da una serata tranquilla stravolgendo tutti i suoi piani.

"Dai, speriamo di no" rispose lei "ci vediamo tra poco allora".

"Sì, a tra poco". Chiuse la telefonata, sul treno in movimento il segnale telefonico non sarebbe durato. Laura si sentì pervadere da un sentimento di amore profondo. Lui si era precipitato alla stazione per raggiungerla. Questo, la faceva sentire grata e innamorata. Decise di chiamare Caterina.

"Pronto, Laura?" rispose l'amica.

"Ciao Caterina... Stasera ho fatto un'altra pazzia delle mie".

"Che succede?"

"Non riuscivo a restare a casa e così ho detto a tutti che venivo da te, ma in realtà sto andando da Stefano".

"Ah..." disse Caterina ridendo un po' "E quindi lui è tornato?"

"No, in realtà. Sarebbe dovuto tornare stasera e stavo per raggiungerlo, ma quando l'ho chiamato per avvisarlo, mi ha spiegato che non era più partito questa sera, ma che sarebbe arrivato domani mattina, così ora ha preso un treno e lo sto aspettando in stazione" spiegò.

"Ma pensa... Meno male che lo hai chiamato! Beh dai, non è così tardi, avete ancora abbastanza tempo per passare una bella serata. Domani mattina a che ora torni a casa? Passi da me?"

"Sì, va bene. Poi ti chiamo".

"Sì. Hai fatto bene Laura a chiamare Stefano. Ti farà bene questa serata" le disse poi la sua amica con affetto.

"Grazie, Caterina".

Caterina era l'unica che alleggeriva i suoi sensi di colpa, le sue autocritiche. Quando lei pensava che tutto quello che stava facendo era sbagliato arrivava Caterina a riportare normalità nel significato degli eventi.

Erano le dieci meno un quarto. L'altoparlante annunciò l'arrivo di un treno. Era quello di Stefano. Laura scese dall'auto per raggiungere la banchina adiacente ai binari. Dopo qualche minuto apparve da lontano il treno che avanzava lentamente. L'altoparlante annunciò di nuovo l'arrivo e le successive destinazioni. Il treno sarebbe giunto a Napoli. Laura ricordò il loro viaggio di pochi giorni prima e provò un moto di nostalgia. Quando il treno si fermò e vide Stefano scendere e incamminarsi provò un tuffo al cuore. Neanche al liceo si era mai sentita così. Aveva barba e baffi di qualche giorno. E i capelli più lunghi. Sembrava più adulto. Gli andò incontro e poi si abbracciarono. Rimasero così qualche secondo. Tra i passeggeri scesi dal treno, qualcuno si voltò a guardarli.

"Andiamo?" disse lui. Laura fece sì con la testa e abbracciati si diressero verso l'auto.

"Sono passati a controllare?" chiese Laura quando stavano per entrare.

"No" disse lui sorridendo.

Una volta dentro l'auto, Stefano chiese:

"Ma come hai fatto a liberarti stasera? Cosa è successo?"
Ma Laura non parlò. Si voltò per abbracciarlo e baciarlo appassionatamente. Lo guardò con profonda ammirazione.

"Mi piaci con questa barba incolta" mormorò. Anche Stefano ricambiò quel bacio con trasporto.  Poi Laura si staccò, si mise al volante e partì.

"Almeno la chiave di casa l'hai presa?" gli chiese ridendo.

"Sì certo, ma poi ti rivelerò un segreto" le disse Stefano ridendo a sua volta. Durante il tragitto parlarono poco. Stefano non le chiese più niente. Aveva capito che Laura non aveva voglia di parlarne. Gli bastava che fosse lì con lui. 

Arrivarono su al paese immerso nel silenzio e nella penombra. Laura parcheggiò davanti alla villetta. Stefano scese dall'auto e avvicinatosi al cancello d'entrata allungò un braccio all'interno di esso, sfiorando il muretto di recinzione.

"Che fai?" chiese Laura, che nel frattempo aveva preso le sue cose e chiuso l'auto.

"Guarda". Stefano le mostrò come un mattone di copertura del muretto, appena all'interno della recinzione, si sfilasse e nascondesse una cavità dove erano nascoste delle chiavi.

"Ecco il segreto" le disse. "Da quando eravamo ragazzini i miei hanno sempre nascosto un altro paio di chiavi di riserva in caso di emergenza".

"Ah... ecco" esclamò Laura avvicinandoglisi.

"Qualche volta con mio fratello uscivamo di nascosto di casa la sera tardi perché sapevamo di poter rientrare senza problemi. Oppure, i primi anni che Luca si trovava a Milano è capitato che tornasse e in casa non c'era nessuno. In questo modo poteva entrare tranquillamente. Mio padre ci ha sempre raccomandato di non rivelare a nessuno questo nostro segreto. Tu sei la prima a saperlo". Laura provò una profonda tenerezza. Gli prese le mani e le portò alle labbra. Quelle, scivolarono sul collo di Laura e la baciò. Le parve una scena decisamente romantica, loro due, avvolti dalla luce dei lampioncini notturni, davanti l'ingresso della casa, come una coppia qualunque di innamorati che si accingeva a rientrare. Stefano le cinse le spalle e aprì il cancello dirigendosi all'interno dell'abitazione. La temperatura era un po' fredda, la casa era rimasta chiusa per diversi giorni.

"Accendo il camino, ti va?"

"C'è il camino? Dove?" chiese Laura sorpresa.

"Qui". Stefano fece scorrere uno scaffale di libri che chiudeva l'entrata del camino con un sistema di binari.

"In estate è sempre chiuso, ma in passato, d'inverno, qualche volta lo abbiamo acceso. Proviamo?"

"Ma la legna c'è?" 

"Sì, è nel retro". Andarono insieme a prendere la legna e insieme si dedicarono ad accendere il fuoco. Anche Laura aveva il camino in casa sua e conosceva tutte le operazioni necessarie .

"Speriamo non faccia scherzi" commentò osservando le prime fiammelle. In poco tempo le fiamme crebbero dando vita a un bel fuoco scoppiettante. La legna era di buona qualità e il camino sembrò funzionare bene. Stefano, che si era allontanato poco prima, tornò con una grande coperta imbottita e la distese davanti al fuoco. 

 Non avrebbe potuto chiedere di meglio per provare un po' di pace. Si accomodarono sulla coperta abbracciati, rapiti di fronte a quella magia. Laura apprezzò tantissimo la vicinanza di lui, e il suo silenzio, il suo rispetto verso di lei.

"Grazie" sussurrò, accoccolandosi nell'incavo del suo collo.

"Sei scappata e resterai per sempre qui da me?" Le sfiorò il volto con le labbra. Laura sorrise e sentì che era arrivato il momento di dargli qualche spiegazione.

"Domenica scorsa, quando sono tornata, alla stazione mi aspettavano mio marito e mia figlia. Percepivo una strana tensione. Poi, Sara mi ha detto che una delle mie cagnette, Lilly, era stata investita sulla strada... ed era morta". Laura fece una pausa. Stefano la strinse più forte.

"Sabato, Alessio è uscito e siccome pioveva e c'era il temporale ha lasciato il cancello aperto e nessuno ha controllato che il recinto dei cani fosse chiuso... così lei è uscita in strada..." disse con la voce strozzata mentre le uscivano le ultime parole.

"Ho provato tanto dolore e rabbia. Non avevo voglia di parlare neanche con te perché ritenevo fosse colpa mia, per il fatto che mentre Lilly moriva, io ero con te" continuò "poi, quando ti ho chiamato, perché volevo vederti, tu non c'eri e così mi sono sentita in collera anche con te" concluse. Stefano la teneva abbracciata e con una mano iniziò ad accarezzarle il viso rigato di pianto. Poi iniziò a baciarla e la vicinanza, il calore e la fiamma che danzava davanti a loro fecero tutto il resto.

Quando Laura aprì gli occhi era ancora notte fonda. Sentiva un po' freddo. La fiamma nel camino non c'era più. Erano rimasti con i corpi allacciati per tutto il tempo. Laura si buttò uno scialle sulle spalle, poi chiamò Stefano sussurrando il suo nome.

"Andiamo a letto" gli disse quando lui aprì gli occhi "qui fa freddo". Così si diressero in mansarda. Quando furono su, dalla finestra penetrava una luce singolare.

"Guarda, Laura" le disse Stefano " la luna ha un aspetto davvero insolito ". A quell'ora, nel petto della notte buia, la luna appariva come un grande medaglione di rame. La sua luce era tra il rosso e l'arancio.

"Usciamo fuori. Voglio scattare delle foto" le disse d'impulso.

"Adesso?" chiese Laura con voce incerta.

"Sì, adesso, dai, ormai siamo svegli" incalzò lui. Laura pensò che era un'idea bizzarra come tutte le azioni che commetteva con Stefano, ma il bello della storia con lui era proprio questo: vivere di imprevisti.

Indossarono dei maglioni e uscirono. Erano le tre. Lo spettacolo fuori era surreale. Sembrava di trovarsi in un presepe all'interno di un paesaggio lunare. Passeggiarono per il paese. Il silenzio era greve. Qualche gatto scappò spaventato interrompendo l'attività notturna. L'aria non era poi così fredda. Stefano iniziò a scattare diverse foto. Ripercorsero alcuni itinerari della loro prima passeggiata. Mentre Laura vagava qua e là, divertita di quella inconsueta situazione, si sorprese a ritrovarsi nell'obiettivo della macchina fotografica. Sorrise. Doveva sembrare una figura spettrale a quell'ora, con quella luce, conciata in quel modo.

"Dai, sembrerò un mostro!"

"Invece sei bellissima. Sembri uno spirito antico che abita questo luogo". 

Girovagarono ancora un po', fino a raggiungere i giardini della Corte, ma la discesa verso il teatro era chiusa.

"Peccato" commentò Laura. Restarono affacciati a guardare giù, verso le colline, vicini, uno accanto all'altra. Si udiva ogni tanto, solo il verso di qualche uccello notturno. Nessuno dei due sentiva il bisogno di parlare. Laura era grata a Stefano di permetterle di trovarsi lì con lui.

"La prossima settimana devo tornare in Basilicata; Giovanni mi ha chiamato due giorni fa". disse a un tratto Stefano rompendo il silenzio magico che si era creato. Non dissero nulla per alcuni secondi.

"Ma sei appena tornato..." commentò Laura.

"Lo so, ma adesso che le cose sono all'inizio c'è necessità di incontrarci più frequentemente".

"Avevi detto che potevi seguire il lavoro da lontano..."

"Ed è così, ma per ora, per avviare il lavoro abbiamo bisogno di vederci, poi non sarà così per sempre". Laura rimase ancora per un po' in silenzio poi, disse sommessamente:

"Questa volta io non potrò venire". 

 Stefano si girò a guardarla e con una mano le accarezzò il viso.

"Lascia tutto. Vieni via e potremo stare insieme quanto vogliamo". Laura rimase senza parole. Lo guardò negli occhi, incapace di pronunciare qualsiasi sillaba. Non si sarebbe mai aspettata una proposta simile.

"Che stai dicendo?" ebbe la forza di dire poi.

"Quello che penso. Che senso ha la vita che fai? A che serve restare dove non sei felice? Ė chiaro che con tuo marito è finita. Sei felice qui, con me" disse poi stringendola a sé. In un primo momento  Laura si lasciò stringere, ma subito dopo  si sciolse dall'abbraccio e si allontanò di mezzo passo.

"Non è così semplice. Ci sono anni e anni di vita costruita insieme. C'è una famiglia".

"I tuoi figli sono adulti e presto andranno per la loro strada e tu non sarai più necessaria per loro" la interruppe Stefano con tono determinato. 

Laura lo guardò sconcertata e turbata perché sapeva che in quelle parole c'era verità. "Ma perché mi stai dicendo questo?" 

 Lui non le rispose ma si mosse velocemente verso di lei e la prese per le braccia stringendola forte.

"Perché sei una donna bella, intelligente e meriti di essere felice e invece nella tua famiglia non lo sei. Perché mi chiami quando sei triste e hai bisogno di essere consolata e amata. Perché stasera sono qui dopo che tu mi hai chiesto di esserci. E io ci sono" le disse accarezzandole il viso. Stefano aveva ragione, era lì perché lei glielo aveva chiesto, ma non era tutto bianco o nero. In quel momento della sua vita, trascorrere il tempo con lui le faceva bene, ma sapeva anche che non sarebbe stato per sempre.

"Forse non ti rendi conto, che noi, non dureremo per sempre" mormorò lei provando paura per quello che aveva appena pronunciato. Stefano la guardò quasi con sfida. "Hai paura?"

Laura lo guardò con altrettanta sfida negli occhi. Trascorsero istanti, dopo dei quali lei rispose:

"Sì, ho paura". Stefano si voltò per affacciarsi di nuovo dal muretto . Erano quasi le cinque e all'orizzonte, dietro le colline, si cominciava a vedere un impercettibile chiarore  nel cielo. Che cosa stava succedendo? Si chiese Laura. Non poteva discutere anche con Stefano, con lui no. Lui era la sua isola di pace. Gli andò vicino e gli circondò le spalle con un abbraccio.

"Rientriamo?" gli propose. Lui non rispose, ma l'abbracciò a sua volta e insieme s'incamminarono verso casa.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top