Capitolo 2


Erano le 7,30 di domenica mattina. La casa la accolse immersa nel silenzio; tutti dormivano, solo gli ospiti quadrupedi della famiglia le andarono incontro.

Lola e Lilly scodinzolarono affettuose: avevano fame. Chissà se la sera prima avevano mangiato. Appena entrata incontrò gli altri quadrupedi miagolanti. Laura preparò il pasto per i gatti e lo sistemò nelle loro postazioni, poi si occupò delle cagnolone, mise loro dell'acqua fresca e pulita. Andò nel locale lavanderia e aprì l'oblò della lavatrice, il pomeriggio prima aveva caricato il bucato. Svuotò la lavatrice e andò fuori per stendere i panni. La famigliola di tortore, che abitava sugli alberi del giardino intorno all'abitazione, iniziò a tubare mentre, dall'alto dei rami la guardava svolgere le faccende. Tutto intorno si udivano solo suoni della natura. 

Si accomodò nell'amaca stesa tra i due grandi alberi e chiuse gli occhi. Era stanca, ma non aveva sonno. Aveva bisogno di pensare. Pensò a Stefano. Cosa stava facendo? Si era coricato? La stava pensando? Il desiderio di inviargli un messaggio era forte, ma respinse all'istante quell'intenzione. Durante il viaggio di ritorno le erano tornate in mente le emozioni forti che da tanto tempo non aveva più provato. Si sentiva investita da rinnovata energia. Tutto questo le capitava adesso che non poteva permetterselo. Provava quella smania di volersi riappropriare della sua vita. Le occasioni sfumate, le rinunce, le scelte operate sulla base di forti ideali. Era stata sincera con Stefano? Davvero avrebbe scelto la stessa vita  senza pentimento alcuno? 

Aveva fatto un profondo respiro. Un'immagine affiorò alla sua mente e la fece sorridere: il modo in cui si erano incontrati e la piega folle che aveva preso tutta la nottata. Tutti i gesti e le espressioni di lui, i suoi sguardi, il tono della sua voce. Assaporò quelle sensazioni che le procuravano piacere e gratificazione. Non le aveva mai mancato di rispetto. Era stato gentile, educato, piacevole, audace ma senza mai oltrepassare un confine che potesse offenderla o turbarla. 

Quando era stata l'ultima volta che aveva provato una tale emozione durante un bacio? Avvertire quei brividi scorrere sotto la pelle. 

Le donne, in alcuni momenti della loro vita, emettono degli ormoni di richiamo sessuale, quando comunicano disponibilità, apertura, desiderio. Era questo ciò che era accaduto la sera precedente? Si spaventò a quel pensiero.

Provò una pena enorme ripensando a tutto il dramma vissuto da lui, dalla sua famiglia. Povero Stefano, che macigno nel cuore portava da tempo, al punto da parlarne con lei. Cosa aveva visto in lei? Una specie di amica più grande con la quale confidarsi? Una donna matura per sfogare la sua disperazione? Una professionista qual era?

Sentì un alito caldo vicino alla mano. Lilly aveva finito di mangiare e si era avvicinata a lei per manifestarle il suo affetto. Dall'altro lato dell'amaca, Lola la guardava scodinzolante. Succedeva sempre così, appena si concedeva un attimo di relax  la cercavano con le loro richieste d'affetto.  Lei li amava come fossero altri figli della famiglia. Parlava con loro, li accarezzava, se ne prendeva cura, gli donava tutto l'amore. Loro lo sapevano. Era la grande madre, come la definì una volta un caro amico. 

Le bestiole si alzarono di scatto e si avviarono verso la porta della veranda che, nell'aprirsi, cigolò rumorosamente. Era Marco.

"Sei tornata" disse con voce ancora assonnata "Da quanto sei qui?" A Laura parve di cogliere un tono appena seccato.

"Una mezz'ora, forse più" rispose lei, asciutta.

"Com'è andata ieri sera?" Le si avvicinò mostrando sincero interesse. 

"Bene, c'era molta gente. Abbiamo finito tardi". Laura non lo guardava e continuava ad accarezzare il muso umido di Lilly. 

"E come mai questa decisione di fermarvi fino al mattino?" Quel fare indagatorio la infastidì, ché in quel momento, non aveva nessuna voglia di giustificarsi o dare spiegazioni, anzi non aveva proprio voglia di dialogare con lui.

"Era tardi, eravamo su di giri. Faceva caldo, siamo andati tutti a piedi fino al faro ad aspettare l'alba". Tagliò corto voltandosi verso il lato opposto. 

Lui parve accontentarsi, per il momento, di quella spiegazione. Le sfiorò timidamente un braccio.

"Volevo proporti di andare al mare, ti va?" La voce ammorbidita, a voler persuadere sua moglie a condividere con lui quel desiderio.  

"Lo sai che non vado mai al mare di domenica...  e poi, per oggi basta mare". In quel modo non gli lasciò possibilità di replica.

Era vero, non sopportava la spiaggia di domenica, l'isteria collettiva, la lotta per il parcheggio, la corsa alla postazione ombrellone -- che poi, lei l'ombrellone non lo usava mai; indossava un cappello  a falda larga, si bagnava spesso e quando il sole era più caldo andava via. Non sopportava la calca del periodo vacanziero, piuttosto vi rinunciava. Faceva i salti mortali per arrivare al mattino presto quando la spiaggia era ancora quasi deserta e per fuggire appena si popolava. Invece, Marco era tollerante al caldo, alla folla, alla confusione. Per lui non faceva differenza. 

Anni prima, quando non era ancora nata Sara, Laura lo aveva convinto a seguirla in escursioni insolite, all'alba, per osservare alcuni animali nei boschi, o in itinerari poco frequentati alla scoperta di antiche civiltà. Quando avevano i figli ancora piccoli portarli al mare per Laura diventava una vera fatica. Non riusciva mai ad arrivare all'orario desiderato. Arrivava in spiaggia che era già stanca. In compenso, la rendeva felice vedere i bambini divertirsi a giocare con la sabbia e con l'acqua insieme al papà, con il quale si intrattenevano davvero tanto.

Marco continuò a gironzolare  per il giardino, indeciso su cosa fare. Poi riprese a parlare.

"Ma se vado io, a te dispiace?" 

"No, non mi dispiace, vai pure". Anzi, ne era sollevata. In quel momento desiderava restare da sola, così lui non disse più nulla e rientrò in casa.

Le venne in mente quel periodo in cui suo marito aveva preso l'abitudine ad andare in spiaggia senza di lei. A Laura, per un po' era andata bene, finché non aveva compreso il vero motivo che spingeva Marco a restare da solo. 

I rapporti tra loro due negli ultimi tempi erano diventati più formali, parlavano poco. Laura gli era affezionata, ma dentro di sé provava tanto risentimento che le impediva di amarlo come un tempo. Restava sempre il padre dei suoi figli, ma la stima e la fiducia avevano perso il vigore che animava il loro rapporto in passato. E il dolore di una ferita ancora aperta tornava a pulsare ogni volta che lei provava a dimenticare. Era accaduto tutto per caso, un pomeriggio di tre anni prima che lei si era trovata da sola a casa.

Forse fu solo  intuito femminile a spingerla a curiosare nel PC di Marco.  Non aveva trovato nessuna password. Stava tutto lì, a disposizione, senza dover affrontare alcuna fatica. In famiglia era risaputo che l'ignorante in materia tecnologica era lei. Utilizzava il PC  per la posta elettronica o per trascrivere delle relazioni, ma per tutto il resto preferiva carta e penna. Probabilmente era per questo motivo che Marco non si era curato di chiudere tutto e bloccare l'accesso.  

La porta della veranda si aprì di nuovo a interrompere i suoi pensieri.

"Allora io vado" annunciò Marco esitante, come se nutrisse una vaga speranza che lei cambiasse idea. Indossava camicia, bermuda bianchi e scarpe da ginnastica. Non passava inosservato Marco, soprattutto in spiaggia. E lei lo sapeva, ma disse:

"Va bene. Ciao" e le parve così di sentirsi più leggera. I ragazzi dormivano e si sarebbero svegliati tardi. Aveva tutto il tempo per pensare, per metabolizzare quello che era accaduto.  Lilly e Lola si accovacciarono di nuovo sotto l'amaca.

Di tanto in tanto si affacciava quel vago senso di colpa, ma subito lo respingeva, in fondo non aveva fatto niente di male e se davvero suo marito teneva a lei, avrebbe potuto rinunciare ad andare in spiaggia per proporle qualcos'altro da fare insieme. Questo pensava.

Non aveva più voglia di cercare nuove strategie per risolvere conflitti o trovare soluzioni condivise. Provava ancora tanta  rabbia e risentimento, verso di lui, ma anche verso se stessa. Non sarebbe dovuta rimanere  lì. Con il suo comportamento  aveva avallato le azioni di lui. Aveva accettato la menzogna, l'inganno, il doppio gioco. Dove erano finiti tutti i suoi ideali, i principi? Vent'anni prima si sarebbe ribellata come una guerriera. Mai sarebbe passata su un comportamento del genere. Avrebbe difeso la sua dignità con tutte le armi. Ora invece, si ritrovava lì in quella casa, in quella famiglia che tanto aveva protetto, con la sensazione di essere un'ospite.

Tante volte aveva provato l'impulso di andare via, mollare tutto, ma allo stesso tempo questa possibilità le procurava una grande tristezza perché le sembrava di rafforzare il suo fallimento. E poi, dove sarebbe potuta andare?

Così, pian piano, aveva ricominciato a coltivare interessi, soprattutto culturali, e aveva ripreso a frequentare vecchie conoscenze e a condividere con esse attività di svago come il teatro, la danza, il canto. A loro non doveva alcuna spiegazione. Ognuno aveva le proprie storie dietro le spalle, i propri fallimenti, le proprie disillusioni. Ognuno cercava, in quel pezzetto di vita condivisa, il riscatto di quello che aveva perso o a cui aveva rinunciato. Aveva ripreso a studiare, a seguire corsi di specializzazione, a partecipare a seminari  di aggiornamento e poter  così esercitare la sua professione di psicoterapeuta. Tutto questo le aveva permesso di andare avanti. Spesso si trovava a constatare che la  gratificazione le giungeva più dal di fuori che dall'interno dell'ambiente familiare.

Dopo un paio di ore il cielo si incupì;  in lontananza si annunciava un temporale. Laura si preoccupò di ritirare i panni stesi e andò a controllare che tutto fosse in ordine. I temporali estivi spesso si abbattevano con violenza. Pensò che la spiaggia si sarebbe spopolata e provò un po' di compassione verso tutte le persone che dopo una settimana di fatiche e rinunce, avevano atteso quella domenica per trascorrere una giornata di riposo al mare. Marco sarebbe rientrato a breve. A lui non piaceva restare sulla spiaggia con il cielo coperto o peggio ancora sotto la pioggia. Una volta lo aveva convinto a passeggiare lungo la battigia sotto l'ombrello. Era accaduto verso fine estate. Faceva caldo, ma dal cielo aveva iniziato a cadere una pioggerella leggera e continua, poco dopo che avevano sistemato i loro  asciugamani sulla sabbia. A Laura era sembrato così romantico.

Il pensiero andò a Stefano e sentì i muscoli, i tendini e la pelle sciogliersi, farsi leggeri come quei  soffioni di tarassaco fluttuanti nell'aria. Chissà cosa stava facendo. Andò a controllare il telefono. Nessun messaggio.

Si apprestò per organizzare un pranzo, i ragazzi ancora dormivano. Intanto si udivano le prime gocce di pioggia sul tetto. Da lì a poco arrivò Marco. La pioggia adesso scendeva con vigore. Quando si guardarono non dissero nulla, ma sulle labbra di Laura apparve un sorrisetto e su quelle di Marco anche. Spesso avevano scherzato su alcuni poteri di Laura nell'ostacolare le cose con le quali lei non si trovava in accordo. Boicottare la mattinata di Marco poteva essere uno di questi.

La giornata trascorse tranquilla e ordinaria. Pranzarono e ognuno si dedicò alle proprie attività. Piovve per gran parte del giorno poi, nel pomeriggio finalmente Laura crollò in un sonno ristoratore. Il cielo si rischiarò che era quasi il tramonto.

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